Premio Racconti nella Rete 2016 “Il drago e lo spaventapasseri” di Michela Masci (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016C’era una volta un drago imponente e maestoso, ricoperto di dure scaglie, lucenti e coloratissime. Sapeva di avere dentro di sé un fuoco potente, ma non l’aveva mai usato. Aveva visto altri della sua specie seminare distruzione, paura e dolore con il loro fuoco e, essendo un drago dal cuore gentile, non voleva assolutamente rischiare di fare altrettanto. Dunque si manteneva quanto più possibile lontano da tutto e da tutti, controllava ogni emissione di fiato, ed evitava di aprire bocca se non fosse strettamente necessario. Conduceva dunque una vita abbastanza solitaria, ma non se ne crucciava troppo, convinto che il rischio di fare del male fosse troppo grande.
Un giorno se ne volava per le distese celesti, contemplando le nuvole e inseguendo i suoi pensieri, quando sentì una vocina chiamare dal basso: “Drago! Drago!”. “Chi è, chi mi chiama?”, rispose guardando in giù, non vedendo altro che una distesa uniforme di campi infiniti. “Sono io, quaggiù, non mi vedi? Sono lo spaventapasseri!” Finalmente il drago vide un puntino agitato dal vento. “Che cosa vuoi? Non posso venire da te, potrei farti del male…” “Ti prego, scendi, è da tanto che ti ho osservo, e ho imparato ad amare i tuoi stupendi colori e il tuo ampio volo, ma sei così lontano e desidero toccare le tue lucide scaglie, sentire il suono della tua voce!” “No, è troppo pericoloso, io stesso non conosco la potenza del mio fuoco, e se perdessi controllo del mio fiato per un solo attimo mentre sono accanto a te, potrebbe essere un disastro…” “Avvicinati un po’, ti prego. Il tuo animo è troppo gentile e generoso per permetterti di nuocere davvero. A una certa distanza non potrai farmi niente, e potrai farmi un po’ di compagnia. Sono triste e solo, condannato all’immobilità in questo campo deserto, e se qualcuno si avvicina riesco solo a spaventarlo col mio aspetto orribile. Tu voli e vedi il mondo, ti prego, parlamene, allarga i miei orizzonti.”
Il drago finalmente acconsentì e, sempre mantenendosi a debita distanza, cominciò a far visita regolarmente allo spaventapasseri, raccontandogli del suo vagabondare e poi, pian piano, dei suoi pensieri, e del suo grande timore del fuoco che aveva dentro. Lo spaventapasseri lo ascoltava, assetato di ogni sua parola, e ne traeva grande gioia, ma anche si rattristava sempre più per la propria situazione di immobilità.
Si avvicinava l’inverno, e nuvoloni grigi riempivano il cielo, mentre un vento gelido squassava le membra stanche e intirizzite del povero spaventapasseri. Un giorno, quando arrivò il drago, lo spaventapasseri gli disse: “Senti, ho da rivolgerti una preghiera: ho bisogno di un po’ del tuo fuoco, ho sempre più freddo.” Il drago indietreggiò sconvolto: “Ma cosa dici, sei impazzito, chissà che cosa potrebbe succedere!” Lo spaventapasseri era ben deciso: “Ci ho pensato, e se non avrò un po’ di calore al più presto, davvero morirò marcendo nell’umidità e nel freddo. Tu puoi riscaldarmi. E sono comunque disposto ad affrontare il rischio di bruciare, di consumarmi per sempre nel tuo fuoco, pur di sfuggire a questa fine inevitabile.” Il drago aveva una gran paura, ma tanto lo implorò lo spaventapasseri, che cominciò pian piano a soffiare, e una lieve, brillante fiamma, uscì dalle sue fauci e ravvivò il grigiore circostante. “Che bello, come mi piace questo calore! Ancora, dammene ancora, e vieni più vicino, ti prego…” Il drago, sia pure titubante, si avvicinò, e da lui divampò una fiamma caldissima che illuminò di una luce diversa tutto quanto era intorno. “Mi sento vivo, finalmente, e il mondo sembra diverso, stupendo, in questa tua luce; ma ancora, dammi ancora il tuo fuoco, te ne supplico!” Il drago esitava… Guardandolo negli occhi, lo spaventapasseri gli disse: “Con te ho conosciuto il mondo e la vita, con te ho sperimentato il calore e la gioia. Io non ho niente da darti, se non qualcosa di molto fugace, ma ti prego, accetta il dono che desidero farti. Devo chiederti però di fidarti di me, e di chiudere gli occhi.” Il drago era un po’ turbato, ma decise di accontentare lo spaventapasseri e chiuse gli occhi. “Dammi il tuo fuoco, dunque, mio drago gentile, soffia, soffia, e ti sorprenderò…” E il drago soffiava. “Ancora, ancora, ancora un po’… e ora sì, è giunto il momento: apri gli occhi e guarda, mio drago, guarda come mi hai trasformato, guarda come mi hai reso bello!” Il drago aprì gli occhi e con sgomento vide che lo spaventapasseri ardeva, ardeva del suo fuoco. In quel momento lo spaventapasseri si staccò da terra e si innalzò nel cielo tra le fiamme divampanti. “Mi vedi, drago, sono bellissimo, vero? Non ho altro da darti per ringraziarti del tuo dono, se non questo spettacolo di vita e di morte. Devo lasciarti ora, ma ti prego, ricorda questo sorriso sulle mia bocca ardente, ricorda come hai fatto volare me, che ero ancorato a terra. E non temere mai più il tuo fuoco, che brucia sì, ma può dare vita e gioia. Addio…” E il drago attonito, guardando lo spaventapasseri, sentì qualcosa di umido ed amaro scivolargli dagli occhi giù fino in gola, e andare a spegnere per sempre il suo fuoco.
Tornò a volare sopra i campi, solitario e pensoso, e ogni tanto guardava in giù, alla ricerca di un puntino sventolante. E ogni tanto il ricordo di un sorriso tra le vampe gli riempiva ancora la gola ormai spenta di qualcosa di umido e di amaro.
Brava Michela, mi piace lo stile lineare e fiabesco.
Complimenti!
Grazie! Infatti si tratta di una favola che raccontavo a mio figlio quando aveva 4 anni. Gli adulti, naturalmente, torveranno altri livelli e alter chiavi di lettura.
Il fuoco potrebbe rappresentare le ‘passioni’ che abbiamo dentro, le quali, a volte, stentiamo a manifestare per timore o paura, ignorando il fatto che magari potrebbero essere d’aiuto al prossimo ed in primis a noi stessi. Se fosse così, non mi spiego come mai una passione possa far del bene e allo stesso tempo esaurirsi.
Sono stata troppo contorta o fantasiosa, diciamo che ci ho provato! 🙂 Brava!
Grazie, Barbara. La tua interpretazione e’ interessante.