Premio Racconti nella Rete 2016 “L’ uovo arcobaleno” di Gloria Fontanive
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016L’ ultima tazzina di porcellana scivolò dalle mani di Sandra, sbriciolandosi in centinaia di microscopici pezzi.
Incurante del piccolo incidente, la donna allungò una mano in direzione della vetrinetta e prese
un bicchiere per rovesciarvi all’ interno il caffè bollente.
Così le piaceva: scuro, amaro e bollente.
Il primo sorso le bruciò la gola ma parve non farvi caso.
Allontanò da sé il bicchiere di un paio di spanne e lo sollevò a mezz’aria per scrutarne il contenuto, quasi volesse leggervi un ricordo…
Rimase immobile in quella posizione il tempo sufficiente per vedersi materializzare, tra il fumo e l’ aroma del caffè, una donna che le sorrideva con una sorta d’ espressione dolce beffarda… le pareva addirittura di riconoscerne la voce mentre canticchiava un improbabile motivetto degli anni sessanta . Era evidente non ne ricordasse le parole.
” Caffè! ” le parve di sentire.
E, ancora: ” caffè !”.
Quello era l’ ultimo ricordo che Sandra serbasse di Francesca. La sua Francesca.
Ancora un lungo sorso, prima di implodere in un singhiozzo sordo.
Sandra non versava una lacrima da mesi e si era allenata a risucchiarlo il proprio dolore.
D’ improvviso si sentì una vocina provenire dalla stanza in fondo al corridoio.
” Mamma! Mamma Sandra! Mammina! “.
La donna deglutì, si passò le mani tra i capelli ricci e crespi ed avanzò verso la stanza della bambina.
” Eccomi Emma , la mamma è qui! “.
” Ho fatto un sogno! ” – disse la bambina – ” Eravamo su un prato, io, te e Francesca. Forse era il giardino della nonna, quello dove mi dici sempre che facevi merenda prima che la nonna si arrabbiasse con te .”
Sandra, che era seduta sul letto accanto alla figlia, abbassò la testa accarezzando quella della bambina e la esortò a continuare .
” C’ era un uovo in mezzo al muschio, dietro al grande albero , tu e Francesca lo scaldavate a turno con le mani. Poi, l’ uovo si è aperto ed è uscito un pulcino bellissimo! “.
Il sorriso di Emma si fece, a questo punto, così grande e vero che riuscì a fare aprire anche quello della madre, così raro ultimamente.
La sveglia sul comodino segnava le otto e trenta. Era tardissimo poiché Sandra, come avveniva ogni mattina, doveva accompagnare la figlia all’ asilo prima di passare in ospedale.
Là c’era Francesca. Stanza 11/C – terzo piano . Quante volte le aveva salite quelle scale negli ultimi mesi…
La prima volta che le dissero dell’ incidente e che Francesca era caduta in coma le fece talmente di corsa da doversi accasciare per terra fuori dalla stanza, perché stremata e senza fiato.
Poi, ogni nuovo giorno le aveva salite con più lentezza.
Ormai era tardi per riuscire ad incastrare tutti gli impegni perciò Sandra decise di tenere la figlia con sé quella mattina e andarono insieme in ospedale.
Quel giorno la donna preferì prendere l’ ascensore.
Si sedettero sul letto. Il pallore del viso di Francesca si confondeva con quello della biancheria.
Sandra prese la mano di Francesca e quella della bambina, unendole alle proprie.
Ci fu un breve silenzio, interrotto dalla voce della figlia che disse: ” mamma cosa sono le famiglie arcobaleno ? La mia amica Anna ieri ha detto che noi siamo una famiglia arcobaleno, che lo ha sentito dire dalla sua mamma”.
Sandra sapeva che quella domanda sarebbe arrivata un giorno, ma non immaginava certo così presto. Rimase, così, interdetta, muta, immobile.
Mentre Emma restava in attesa di una risposta, accadde che Sandra si sentì stringere una mano ed una conosciuta voce flebile disse: ” E’ la famiglia nella quale, due mamme che si vogliono tanto bene, tengono tra le loro mani un uovo color arcobaleno e lo proteggono, lo coccolano e lo scaldano fino a quando non nasce un bellissimo pulcino. Per noi, Emma, quel pulcino sei tu “.
” Come nel mio sogno mamma Francesca! “disse la bambina felice .
Francesca guardo’ la compagna con occhi interrogativi e la donna, piangendo, annuì con il capo.
Intanto, dal corridoio dell’ ospedale si diffondeva un ottimo aroma di espresso ed un’ infermiera diceva a gran voce: ” caffè! Caffè!”.
Un tema non facile da trattare, sopratutto in un paese come il nostro. L’amore è amore sempre, in qualunque sua combinazione, uomoxdonna, uomoxuomo, donnaxdonna… Che importa. Per un pulcino mamma chioccia non è la gallina che ha fatto l’uovo, ma quella che l’ha tenuto al caldo e che era lì quando l’uovo si è schiuso, sostenendolo fin dai suoi primi passi e prendendosene cura… Metafora puntuale e funzionale alla storia. Una storia raccontata con un tocco delicato adattissimo al tema. Bravissima Gloria.
Grazie luigi, hai colto il senso che volevo dare al mio racconto e il tono, che hai, amabilmente,riassunto nell” aggettivo ” delicato “
Davvero un bel racconto, che si svela un po’ per volta, ti tiene sulla corda e, come una fiaba delicata come l’amore, ha un lieto fine. Brava e complimenti
Grazie delle tue belle parole Ottavio e di averlo letto!
..
Sono d’accordo con i commenti precedenti. L’argomento è delicato e altrettanta dolcezza è stata usata per affrontarlo.
Brava!
Grazie Barbara, grazie davvero!
Il tema è un tema delicato, ed è vero, tutto viene affrontato con molta dolcezza… a me sono piaciuti molto i rimandi alla visione nel caffè e al sogno della bambina. È un modo per tenere ben collegato tutto il racconto.
Molto bello!
Orsola
Ti ringrazio Orsola.L’ idea del rimando al caffè è venuta da sé dato che, nello scrivere il racconto me lo sono rovesciato addosso..nero, amaro e…sopprattutto bollente..hahaha…appena ne avrò il tempo andrò sicuramente a leggere il tuo racconto e tutti quelli che ispireranno di più…ce ne sono di veramente belli…
Bello,bellissimo poche righe scritte accuratamente ricche di significato,stupenda l’idea dell’uovo arcobaleno credo sia il concetto principale che ti ha permesso di sviluppare questa stupenda storia d’amore.il messaggio poi,quello arriva dritto al cuore.Complimenti e in bocca al lupo
Cara Noemi, che la freccia sia arrivata ” proprio lì ” mi riempie di gioia! Ti ringrazio davvero tanto!
Il tuo racconto viene giù con una serie di fatti elencati uno dopo l’altro, che fanno scivolare la lettura senza inghippi fino al colpo di scena finale. Sei stata sobria ed equilibrata nel descrivere la vicenda e forse ( ma questo è solo il mio punto di vista ) ci sarebbe stato bene un coinvolgimento più profondo dello spettatore in questa storia d’amore, ci avrei messo un po’ più di sentimento, malessere a vera esultanza finale ( la bambina poi non sembra nemmeno essere turbata più di tanto dalla mancanza della madre, e invece di avere incubi, fa anche bei sogni…). Ci racconti una storia bellissima, ma forse ci tieni un po’ troppo lontani da tutto il travaglio emozionale che ( per forza ) ci deve essere dietro. E questo è solo per trovare un difetto nella tua dolcissima storia, che mi è proprio piaciuta molto. Brava!
Patrizia, ti ringrazio infinitamente per aver voluto apprifondire il tuo punto di vista, regalandomi l’ occasione di poter spiegare le mie intenzioni.Non immagini quanto sia costato ad una ” sentimentalemotiva ” come me dover penalizzare proprio “il sentimento”, “il malessere ” e ” l” esultanza “. È stata una scelta ( sofferta ) affinché la narrazione divenisse funzionale al racconto. Spiego: – IL MALESSERE – Sandra non lo può e, soprattutto, non lo deve manifestare (si allena a trattenere il dolore per proteggere la figlia, per non caricarla delle proprie ansie)rende la situazione ” normale ” e la bimba la percepisce come tale. Infatti, l’ armonia non viene intaccata e, come giustamente tu sottolinei, Patrizia, ” la bambina fa, addirittura, bei sogni”. – IL SENTIMENTO- L’ amore tra le due donne non lo descrivo per non mettere in ombra il vero protagonista che è ” l’ amore genitoriale”.- L’ ESULTANZA nel finale – Ti confesso che anch’ io mi sono chiesta se fosse necessario mettere più enfasi nella gooia del finale positivo.Ci ho anche provato…però…” faceva troppo chiasso ” e finiva per coprire la voce flebile del risveglio di Francesca e…non so se ho sbagliato…ma ho preferito così. ..
Ciao Gloria, il tuo racconto tocca un tema importante, come anche io ho cercato di fare col mio. Mi fa piacere vedere che la narrativa non trascura nessun aspetto della contemporaneità, e mi complimento con te per il tuo linguaggio chiaro e senza fronzoli, e la tua capacità di intreccio mai faticosa e ingarbugliata. Brava.
Grazie Alessio! Davvero ti sono sembrata ” chiara e senza fronzoli? “…pensa che la mia paura più grande era quella di non essere compresa e di essere contorta! Mi hai rassicurata! Adesso però sono proprio curiosa di leggere di cosa tratti il tuo racconto…a presto
Tema attualissimo, trattato con garbo e misura. E molto sentimento.
Grazie Costantino!!
Grazie Gloria per il tuo commento. Ti spiego subito il perché della “e” dopo la virgola: alcuni dei miei scrittori preferiti la usano (la usavano) abbastanza regolarmente, sostenevano che ne guadagnava la lettura ad alta voce. Alcune volte la uso anche io e non me ne accorgo neanche, ma complimenti per il tuo spirito di osservazione.
Molto carino e delicato. Brava.
Grazie Katia!
Un racconto che parla con delicatezza dell’amore, quello vero, quello che travalica le congetture ed i canoni stereotipati della società.
Confermo la chiarezza e l'”assenza di fronzoli”.
Brava, brava, brava! 🙂
Grazie, grazie, grazie! 🙂
Premesso che gli argomenti ‘attuali’ non mi piacciono..ma che invece senza caffé non saprei vivere…non voglio usare il termine delicato, perché molti lo hanno usato.io uso invece ‘fiabesco’ perché il risveglio di Francesca mi ricorda quello tipico di molte ‘eroine infelici ‘ delle fiabe .L’arcobaleno lo adoro come fenomeno atmosferico , non come è usato nel sociale..a volte anche a sproposito. È la forza dell’amore che ri – sveglia , l’amore di una madre ,chiunque essa sia.( se son due, ancora meglio). io avrei preferito un finale tragico, ma tant’è , che fiaba sarebbe stata altrimenti!!
…e comunque complimenti per avermi solleticato il cuore ! …(amo le fiabe!!! )
Cara Gloria, il mio plauso a chi ha voglia di scrivere di un’Italia nuova e diversa. E’ strano, sono tutti campioni di modernità e progresso ma, quando si tratta di scrivere, preferiscono storie più rassicuranti e, come si dice, più spendibili nel “sociale”. Hai una notevole proprietà di linguaggio. Un racconto interessante. Brava!
Che bel racconto. Un finale che colpisce. Hai saputo estrarre un frammento toccante e dolce di vita famigliare, uno di quei momenti significativi che sintetizzano il vivere insieme, il crescere insieme, l’affrontare le cose insieme. Mi piace che il racconto si conclude in ospedale, un luogo in cui di storie ce ne sono sempre tante e diverse, in cui si percepisce più che in altri luoghi il valore della vita. Così i colori arcobaleno di questa storia diventano i colori di tutti, in fondo.
Un grazie di cuore a Laura Florio, Marco Speciale e Maurizio Minetto per i vostri commenti
Grazie Gloria per il tuo parere al mio racconto! Ho letto il tuo racconto, mi piace chi sa scrivere brevi storie e in poche righe è capace di catapultarci dentro il lettore! La tua poi è colma d’emozioni semplici e complicate come l’animo e la vita dell’essere umano.
“Semplici” e ” complicate”…mi piace! Grazie Lie’
Hai affrontato un argomento che non fa parte del mio quotidiano e che io non ho mai affrontato, ma sei stata brava, in poche righe hai detto tutto. Hai parlato d’amore e della sua potenza, del rispetto dovuto ai bambini e dell’amarezza per i contrasti che si possono verificare dietro alle quinte (specialmente in un caso come questo): l’accenno, da parte della bambina, all’arrabbiatura della nonna è magistrale. In bocca al lupo.
Grazie Maria Rosaria per essere riuscita a cogliere le intenzioni nelle sfumature…ho sempre pensato che un bravo scrittore debba essere, prima di tutto, un lettore attento..e tu lo sei.
Scusami, non ti ho ringraziato per il tuo, per me appagante, commento. Lo faccio ora: grazie.
Je suis Orlando…
Complimenti Gloria per questo racconto che “più lo butti giù, più ti tira su” per dirla citando una vecchia e famosa pubblicità di un caffé italiano.
Ristretto come un buon caffè, trovo il tuo racconto estremamente “efficiente” e pieno di immagini scelte con cura, tra le quali : il caffè che alla fine risveglia, l’uovo che (pre)annuncia la (ri)nascita, l’arcobaleno che oltre ad essere diventato il simbolo della comunità LGTB era ed è ancora la “bandiera della PACE”.
È un bel racconto che trasmette pace. E sotto l’arcobaleno si trova sempre un tesoro! Per me, il tesoro si riassume in 3 parole : PACE AMORE & SALUTE!
In bocca al lupo, Renato
Tema attualissimo e difficilissimo, descritto qui in modo colorato, con sette perfetti colori…. 🙂
Complimenti!
Grazie Renato e grazie Elena .Pace amore e salute a voi e ( perchè no? ) un buon caffè 😀