Premio Racconti nella Rete 2016 “Una notte, un amico…” di Cinzia Di Luzio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Si fermò sulle strisce pedonali ed attese per attraversare.
Sulle strade lucide di una città immersa nel torpore della prima nebbia autunnale, procedeva alta e severa.
Il passo deciso, sicuro ed elegante pur nelle vecchie scarpe da ginnastica.
Uno sguardo imperscrutabile, francamente anacronistico alla sua età, tentava invano di celare un’ insolita bellezza.
Costeggiò noncurante le vetrine illuminate dei negozi, qualche ristorante che si preparava per il servizio serale ed un supermercato che, sopravvissuto all’assalto dei clienti del fine settimana, si apprestava alla chiusura.
Ancora una volta, quella sera, fu molto abile a sfoderare il suo repertorio di scuse e di improbabili impegni, per scivolare via, rapida e indolore, dalla morsa affettuosa di quanti la invitavano a fermarsi per un aperitivo, un caffè o anche solo due chiacchiere.
Intanto iniziarono ad accendersi i primi lampioni.
Passò indifferente davanti al portone di casa sua, proseguì oltre con la ferma determinazione di chi sa esattamente qual è la meta del suo andare.
Si stava allontanando dal centro della città, si attutivano i rumori del traffico ed il vociare dei passanti.
Arrivò all’imbrunire e si accovacciò accanto a lui.
I clamori dell’estate ormai alle spalle, ora poteva finalmente avere il suo amico tutto per sé.
Il vento freddo le scompigliava i capelli mentre lui le accarezzava dolcemente le gambe.
Pensò che non c’era un altro posto al mondo in cui avrebbe voluto essere se non lì, insieme a lui, l’unico che riusciva a comprenderla senza che lei parlasse.
Si spogliò di tutte le maschere che indossava quotidianamente e si abbandonò liberamente al groviglio dei suoi pensieri.
Lui sentì intensamente la sua inquietudine e capì il suo dolore.
Cercò di consolarla avvolgendola sempre più e stringendola a sé, ma lei si abbandonò alla disperazione del pianto.
Sembrava avesse deciso di non combattere più e di arrendersi all’intensità del suo dolore.
Lui si arrabbiò.
Diventò sempre più agitato e la tirò a se con le sue possenti braccia cercando di scuoterla e di farla ragionare, ma lei era sempre più arrendevole.
Allora iniziò a farla volteggiare impetuosamente.
La travolse completamente e nell’impeto dell’emozione prese a raccontarle dei tanti mondi che aveva visto, di uomini con cui aveva condiviso straordinarie avventure, storie di guerre, di passioni, di paura, di amicizia, di lealtà, di coraggio, grandi storie d’amore.
Le raccontò di come il suo ventre avesse più volte donato la vita e di come molti avessero abbandonato la loro vita a lui.
Le raccontò di posti meravigliosi e lontani nello spazio e nel tempo e di creature incredibili che popolavano il suo ed il loro mondo.
Le fece sentire la tenerezza e la dolcezza delle mille risa di bambini che a lui facevano tanta compagnia.
Le mostrò l’incredibile magia dell’alba e del tramonto, della diversità delle stagioni, della forza straordinaria di una tempesta. La magia del mondo intorno a lei.
Le donò tutto il sapere e la conoscenza di cui aveva fatto tesoro nella sua vita millenaria.
L’alba arrivò a scaldarla con un tiepido raggio di sole.
Lui era sempre lì ed aveva ripreso a carezzarle dolcemente le gambe.
Aprì gli occhi e si sorprese a sorridere nel vedere un gabbiano che le stava accanto, quasi avesse vegliato sul suo sonno.
Si sentì inspiegabilmente più leggera.
Il suo dolore era sempre lì, custodito gelosamente nel suo cuore, ma le sembrava di non esserne più prigioniera.
Ne aveva preso consapevolezza ed era finalmente capace di gestire le sue emozioni.
Sentì irresistibile il desiderio di venire fuori dal guscio nel quale per troppo tempo si era nascosta. Iniziò a correre.
L’aria fredda riempiva i suoi polmoni, il tepore del timido sole sulla pelle, i piedi nudi sulla sabbia, respirava intensamente l’odore di salsedine, mentre il fruscio delle onde scandiva il ritmo delle sue falcate.
Corse senza sentire fatica, con passione, con grande forza.
Quando fu esausta si fermò e riprese fiato.
In lontananza le allegre voci di bambini che giocavano le strapparono un sorriso, dapprima timido, poi più aperto e sincero, fino a diventare una risata limpida e cristallina che da tempo aspettava di poter esplodere.
Rise.
Rise come non aveva più fatto da tanto tempo, come credeva che non avrebbe fatto mai più.
Guardò intensamente il suo immenso amico blu, consapevole di quanto, ora più che mai, il loro legame fosse indissolubile.
Gli strizzò l’occhio, complice dei suoi segreti e grata per il suo aiuto.
Si sentiva finalmente viva.
Raccolse le sue cose, pronta ad andare.
Pronta a riprendersi la sua vita.
Il mare personificato.Bello, ma anche qui manca la storia: perché tanto dolore? Chi legge se lo chiede e sarebbe stato onesto fornire una risposta.
Penso che chiunque nella vita abbia vissuto un dolore intenso possa in qualche modo identificarsi in questo personaggio. Volutamente ho tralasciato di approfondire le ragioni del suo tormento, e’ la storia di un dolore e di una rinascita.
Grazie per aver letto il mio racconto.
Hai fatto molto bene a tralasciare Cinzia,non sempre i dattagli fanno la differenza anzi a volte appesantiscono e offuscano la naturale bellezza delle cose.Credo che sia così anche per il tuo racconto.Semplicemente bello
Ti ringrazio molto per aver letto il mio racconto, sono felice se sono riuscita nella semplicita’ a trasmettere un po’ di emozione.Grazie
‘Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare…meraviglioso!’
Mi è venuto spontaneo citare questi versi, dopo aver letto il tuo racconto e poi, quanto è bello leggere una storia di rinascita. ce n’è tanto bisogno!
Se è vero che nel tuo racconto manca la storia, io non ne ho sentito la mancanza… Sei stata schietta, pulita e sincera, hai raccontato di un conforto arrivato dalla natura che ci circonda che , essendo immensa e meravigliosa, ci aiuta a capire quanto in realtà siamo piccoli e insignificanti. Mi piace molto il tuo personaggio: una donna bella e affascinante che riesce da sola a rigenerarsi, rattoppando le sue ferite ( qualsiasi esse siano) e affronta la sua vita con quel misterioso ottimismo che la gente a volte ha il coraggio di trovare in se stessi. Complimenti per il tuo racconto e per il messaggio racchiuso in esso.
Grazie Patrizia, grazie Barbara per aver letto il mio racconto, sono felice che il mio messaggio vi sia arrivato.