Premio Racconti nella Rete 2016 “Due milioni e cinquecentoquarantottomila folli” di Edelweiss Ripoli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Lei chiude il libro e lo poggia sul bracciolo sinistro della poltrona, lui, seduto alla scrivania al lato opposto dello studio, ha gli occhi fissi sul quaderno.
Lei accavalla le gambe e con la mano tamburella sul libro, lui, senza guardarla, dice: «Non fare rumore. Hai finito?»
Lei annuisce, sfila dal libro un foglio, si alza, glielo poggia sul quaderno e indica un punto preciso. Lui scansa sia lei che il foglio e dice: «Roma è grande.»
Lei sospira e, mentre riprende il foglio, risponde: «Lo so che è grande, siamo qui anche per questo.» E gli resta di fronte, con il foglio tra le mani.
«No, siamo qui per studiare.»
«Gli altri la sera escono, si divertono. Anche io vorrei un po’ divertirmi, Guido!»
«Infatti poi non superano gli esami!»
Lei allarga le braccia e lancia il foglio in aria. «E che mai sarà! Almeno sorridono.»
Lui alza le spalle e gira pagina.
«Io sono stata sempre chiara su cosa significasse questa città per me.»
«Mmh, già, le tue aspettative.»
«Non sono aspettative, potrebbe essere realtà se solo tu non lo impedissi.» Gli sposta il quaderno. «Guardami mentre ti parlo!»
Lui porta lo sguardo su di lei, spinge la sedia un po’ indietro, e risponde: «Io non credo nel mito della grande città.»
Lei arriccia le labbra e mette le mani sui fianchi. «Io non ti capisco: abbiamo scelto Roma per questo, per essere liberi. Perché dobbiamo stare sempre chiusi in casa?»
«Tu hai scelto Roma, io ti ho seguita. E poi usciamo spesso.»
Lei alza le sopracciglia e lascia cadere le braccia lungo i fianchi. «A fare la spesa, o per andare a lezione, certo!»
Lui si riavvicina alla scrivania con la sedia, impugna un evidenziatore e riporta il quaderno sotto di sé.
«Dio, Guido! Mi chiedo se il tuo non sia un modo per punirmi.»
Lui la guarda senza espressione. «Per cosa dovrei punirti? Io non ti impedisco nulla, Laura. Io mi diverto con lo studio e con te in casa.»
«E ti sembra reciproca la cosa?»
«Sì.»
«Devo ammettere che mi guardi molto, amore mio!»
«Sinceramente, Laura, a me sembra che non te la passi del tutto male.»
Si tocca lo sterno. «Io invidio la felicità degli altri, Guido.»
«Pensi che gli altri siano più felici di te?»
«Non più felici, felici senza possibilità di comparazione.»
«Sei infelice, quindi?»
«Sì.»
«Per il fatto che secondo te non usciamo.»
«È una domanda?»
«Potrebbe.»
Si tira la felpa. «Ti ammazzerei ora.»
«Sei più infelice che assassina, o sbaglio?»
«Mi prendi in giro, Guido?»
«No. Sto cercando di capire.»
Poggia le mani sulla scrivania e si inginocchia. «Cosa?»
«Quando hai iniziato a sentirti infelice.»
«Quando?» Si alza di scatto. « Da quando sto con te.»
«Sai cosa credo io? Che Roma è troppo grande…»
Lei alza il tono e scandisce ogni parola. «Ancora Con Questa Storia?»
«Sì! Roma è troppo grande per te. Tu non ce la fai a stare nelle cose. E se non ti tengo a stretto raggio tu qui ti perdi.»
Si indica. «Praticamente un cane.»
«Tu parli di una felicità che io però non ti ho mai visto sul volto.»
«Oh, no, io prima di stare con te ero felice eccome!»
«Ci conosciamo da sempre, Laura. Tu confondi la smania di stare tra la gente con la felicità, l’irrequietezza con la serenità, il caos con l’armonia.»
«No, caro. Io non confondo nulla. Sei tu che non hai idea di come si stia in mezzo agli altri. Non sono io, sei tu.»
«Non hai la catena, puoi uscire, puoi fare come meglio credi. Organizza con i tuoi colleghi, fate baldoria, fa’ quello che preferisci: puoi farlo, Laura. Puoi farlo!»
«E certo, e tu staresti a casa, no?»
«Sì.»
«Così poi mi sentirei in colpa per chissà quanto tempo.»
«In tutta questa storia io sono solo il tuo alibi.»
«Ma che stai dicendo!»
«Sì, invece. Se io ti assecondassi anche una sola volta, sono certo che non sapresti gestire la cosa.»
«E certo, penserei alla fine del mondo, all’apocalisse: Guido che dice sì!»
«Vedi le cose come ti fa più comodo. Io mi preoccupo per te, e questo ti spaventa.»
«No, amore mio.» Gli punta il dito. «Io ho paura di ciò che dici sui doveri, sui pericoli. È come comprare tende per una casa che ancora non c’è. Questo lo capisci?»
«L’ennesimo modo per non guardare la realtà. Brava, complimenti Laura.»
«Tu mi hai fatto morire. Sono morta. Morta! Quando dormi ti guardo e…»
«E?»
«Penso che ti odio e mi fai pena. E poi odio me.»
«Odi noi.»
«Ma quale noi! Tu, tu e solo tu. Mi hai mai chiesto cosa voglio io?»
«Avevo capito che volessimo le stesse cose.»
«Quali, Guido, quali?»
«Che cosa vuoi tu, Laura?»
«Non lo so, non lo so più: mi hai messo nella condizione di non sapere più nulla.» Raccoglie il foglio da terra e cammina verso la poltrona.
E a questo punto lui prende la mappa della città dal cassetto della scrivania, la srotola, la stende, e dice: «Due milioni e cinquecentoquarantasette mila folli, con te cinquecentoquarantotto.»
Leggo il racconto con fatica. Non mi piace ciò che leggo. spesso distolgo lo sguardo dalla lettura per scorrere la pagine e vedere quanto manca alla fine. Tutto ciò significa solo una cosa . . . racconto riuscito.
Ovviamente la mia è una provocazione, il racconto è molto bello e ben scritto e proprio perchè è ben scritto e realistico mi rende inquieto. E’ un dialogo in cui chiunque abbia avuto una relazione travagliata può aver vissuto e trovo che lo descrivi magistralmente.
Bella questa frase :
—«In tutta questa storia io sono solo il tuo alibi.»—
Sei molto bravo/a nella scrittura del dialogo. Il finale è coerente con il testo ed l’inizio e conciso ed essenziale. Ottimo lavoro, anche se purtroppo mi genera un po’ di malessere , forse perchè tratta tematiche che affrontano un mio punto debole, Leggero anche gli altri tui scritti sono curioso.
Ben fatto
In una parola: insoddisfazione! Un’ esplosione di insofferenza che ti lascia un po’ l’amaro in bocca, comune a molti secondo me.
Realistico!
Grazie!
Che bel dialogo! Senza descrizioni ne distrazioni, così, nudo e crudo, che si legge d’un fiato, con l’attenzione sempre rivolta alla risposta successiva. Hai saputo incatenare la mia curiosità fino alla fine, in un contenuto crescendo di emozioni. E poi i tuoi personaggi dicono cose interessanti dove è facile riconoscersi. Complimenti, un breve e intelligente trattato sulla vita di coppia. Perché spesso le coppie sono proprio questo: due persone che cercano di risolvere insieme dei problemi che altrimenti non avrebbero…
Dialogo ben riuscito,che cattura l’attenzione del lettore, perfettamente in sintonia col finale, azzeccatissimo! Avrei immaginato una coppia sulla cinquantina e invece sono giovani, o sbaglio?
Mi sono sentita immersa e catapultata in quel dialogo, nella loro traballante relazione. Si respira insieme alla coppia in modo naturale, attraverso le loro parole, si cammina insieme coi loro pensieri. Complimenti.
Io penso che il contenuto dei dialoghi è realistico, molto buono, proprio come si parlerebbe una coppia in crisi. Trovo invece che la forma in cui è stato messo giù non sia perfetta. Risulta spesso difficile, si tende a perdere chi dice cosa, non avrei usato lo stesso stile per indicare i gesti che accompagnano le frasi dette. Hai comunque ben reso le motivazioni e lo sviluppo del litigio. Non è un gran contenuto, ma reso così è piacevole. Io sono del parere che un racconto dovrebbe avere una trama e una storia meglio delineata, ma questo è il mio modo di vedere. Nel complesso piacevole.
Maria, non sbagli: li ho pensati ventenni.