Premio Racconti nella Rete 2016 “Una rosa rossa” di Costantino Lupato
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Il pontile scricchiola ogni volta che le onde gli solleticano le numerose gambe conficcate nel fondale sabbioso. I lunghi pali, incrostati di molluschi, sembrano troppo magri e stanchi per sorreggere il peso della struttura e ogni passo sopra di essa pare causare uno sforzo eroico a cui tutto l’insieme risponde con dei lamenti.
All’estremità dell’impalcato sta un pescatore, forse più antico delle assi su cui è seduto, a scrutare l’orizzonte con gli occhi azzurro chiaro e i piedi a penzoloni sui flutti.
Il suo viso è magro e abbronzato, solcato da crepe profonde, come quelle che corrono lungo le travi che lo sorreggono. Le mani hanno dita così tozze e ruvide che, al tatto, non si riuscirebbe a distinguerle dalle cime assicurate alle bitte. Il sole si sta tuffando nell’acqua, come pure le palpebre dell’uomo che ha abbracciato un puntello e si sta appisolando.
«Tu mi conosci!», sente esclamare. Trasale e si guarda attorno: non vede nessuno e, sicuro di avere sognato, appoggia di nuovo la guancia al legno.
«Tu sai chi sono», dice ancora la voce che ora sembra sussurrare.
Il vecchio rizza la schiena, tende l’orecchio e aguzza la vista per capire da dove arrivano quelle parole. Non nota alcun essere umano.
«Dove sei?», decide infine di chiedere.
«Tu sai che sono tutto intorno a te!».
«Io non so nulla! Fatti vedere! Perché ti nascondi?».
«Io nascondermi? Sei tu che fuggi da me, ogni giorno della tua vita».
Il pescatore non sa che dire, non capisce, è sicuro che qualcuno gli stia giocando un brutto scherzo. Si mette in piedi e comincia a camminare guardando in giù, tra le tavole, alla ricerca di chi si sta burlando di lui.
«Che fai, te ne vai?», lo incalza la voce.
«Perché mi prendi in giro? Chi sei? Dimmi il tuo nome!».
«Di nomi ne ho tanti, in tutti i luoghi del mondo! Tu me ne dai otto diversi, eppure sono sempre e solo io. Mi cerchi, mi invochi al bisogno, ma quando arrivo con troppo vigore, scappi da me. Per otto volte hai pregato che me ne andassi e per otto volte ti ho concesso di tornare a casa».
L’uomo rimane sgomento, si guarda il braccio dove ha tatuato una rosa per ogni tempesta a cui è sopravvissuto. Le conta anche se sa che sono otto.
“Il Vento”, pensa e ripete a voce alta: «Il Vento!».
«Sono io. Ci conosciamo da sempre, io e te».
Il vecchio si siede sul pontile, crede che la sua mente lo stia abbandonando, “Me l’avevano detto”, rimugina “Che prima o poi avrei perso la testa”. Sconsolato, guarda l’acqua sotto di lui e la sua immagine riflessa.
«Otto volte mi sei sfuggito», riprende il Vento «La prima avevi quindici anni e un nido di capelli ricci sulla testa, soffiavo di Maestrale e ti feci naufragare sugli scogli».
Il pescatore ricorda quel giorno come fosse ieri: il piccolo sandolo distrutto e le ore accovacciato tra le rocce finché non fu recuperato da un mercantile.
«La seconda», continua la voce «Eri imbarcato al largo su di un grosso peschereccio e spinsi forte di Scirocco. Portai con me pioggia e fulmini e vi feci ballare per due giorni e due notti».
L’uomo si guarda la seconda rosa tatuata e rammenta che tre suoi compagni morirono, disarcionati da onde alte come case.
«La terza volta», riprende a narrare «Di Libeccio portai aria calda e sabbia rossa: feci grandinare e ti condussi in mare aperto».
Il vecchio annuisce: ha presente che per tornare a casa gli ci vollero quasi due giorni di navigazione.
«La quarta e la quinta furono simili: eri a pesca da solo e ti rovesciai la barca urlando di Levante e di Ponente».
Il pescatore volge lo sguardo allo scafo ormeggiato poco più in là: molto agile e altrettanto poco stabile.
«Compivi quarant’anni quando credevo di averti in mano. Arrivai da nordest gelido e vigoroso. Da brezza sostenuta mutai in Bora e scatenai una battaglia. Tu e i tuoi amici portaste a casa una vittoria insperata».
L’uomo visualizza nella mente i volti degli altri marinai trasfigurati dalla fatica e si tocca la mano destra dove c’è una larga cicatrice.
«Tentai di coglierti di sorpresa», prosegue «Quando mi chiamavi Ostro e per due giorni alitai calore: uscisti convinto del bel tempo e io feci arrivare le nubi. Te la cavasti anche allora».
Il vecchio guarda la settima rosa tatuata: era quasi morto di freddo perché non aveva portato con sé alcun indumento pesante.
«La numero otto è storia recente», sussurra il Vento «Di Tramontana portai addirittura la neve. Tutto quello che mi riuscì di fare, fu sbatterti contro una nave più grande».
Il pescatore rivede l’enorme chiglia davanti a sé e i frangenti troppo elevati per lui. L’impossibile tentativo di governare la piccola imbarcazione e l’urto inevitabile. Da quel giorno, non azzarda più avventure, limitandosi a brevi sortite vicino alla costa. “Sono troppo vecchio ormai”, dice a sé stesso. Il suo sguardo cade sull’ultima rosa dipinta sulla pelle: così rossa e definita come solo i tatuaggi freschi possono essere.
«Sei venuto a prendermi?», chiede infine.
Il Vento si leva e comincia a turbinare attorno all’uomo che sente il cappello volargli via e i pochi capelli grigi agitarsi sulla testa. L’aria è così forte da levargli il fiato e farlo boccheggiare. Il pavimento sotto di lui vibra e geme nel tentativo di rimanere al suo posto e la sabbia sollevata lo priva della vista.
Sta quasi per cadere in acqua quando apre gli occhi e si ritrova seduto, abbracciato al palo. Il mare è calmo e il ricordo del sole è un cielo infiammato all’orizzonte.
Si alza e si incammina verso riva, fa il gesto di sistemarsi il cappello, ma non lo trova. Quando si gira per cercarlo ode una voce: «Otto rose. Da oggi una in più».
– È il vento che ci sta parlando!
– Cosa dice?
– Non lo so, non lo parlo il ventoso!
(Dal film L’era glaciale 3)
E’ stata una bella idea l’accostamento: rosa dei venti – rosa tatuaggio e poi la personificazione, è una figura retorica che amo tantissimo.
Bravo!
Non ho capito il significato del commento di Roberto. In ogni caso ‘L’era glaciale’ è una dei miei film d’animazione preferiti.
Grazie a Barbara.
Il vento e il mare sono parte integrante della mia vita. Non ne ho mai scritto per paura di cedere alla retorica, usare aggettivi ridondanti. Tu sei stato coraggioso e bravo. Il vento, l’amico -nemico, l’amante infedele da cui il pescatore non distogle lo sguardo e il pensiero. Bravo
Grazie mille Ottavio
Bella, L’ ambientazione marina. Efficace il ritorno della “rosa”. E il vento che viene e che va, ci sta proprio bene
Grazie patito
La tematica è una delle più ricorrenti . . . come nel vecchio ed il mare di Hemingway . . . e come dice Otavio Mirra è facile cadere nella retorica. Complimenti dato il tuo racconto è davvero bello. Amo il mare ed il vento, per questo sono un po’ di parte , ma il racconto è bellissimo!.
Un racconto didattico. Lo vedrei benissimo in un libro di antologia dopo la spiegazione della personificazione. . . ottimo davvero . Note negative al momento non ne ho trovate . . . Ben fatto
Il dualismo vecchio/vento come quello vecchio/mare… Otto episodi della vita di un uomo (che l’hanno segnato e di cui porta i segni sul corpo in altrettanti tatuaggi) raccontati con sensibilità e grande abilità descrittiva. Bravissimo davvero. Uno dei migliori letti fin’ora. Complimenti.
Grazie ad Alessandro e Luigi. Lusingato dai vostri complimenti
Il vento, il mare, larosa, si integrano insieme diventando gli elementi di una bella storia
Grazie Giovanna.
Chi vive il mare sente la sua voce sempre e il vento lo accompagna lungo il percorso di un’intera vita, come il vecchio pescatore. Lui sa cosa vuole il vento, sempre.
Bel racconto, Costantino.
Ti ringrazio Vincenza.
Ho sempre abbinato il mare come amico-nemico dei pescatori, mai il vento . Bello , da donna semplice quale sono, trovo questo racconto molto poetico. Scritto benissimo a tal punto che mi sono ritrovata per un attimo vecchio pescatore , timoroso dell’alito della morte ma costantemente attaccato alla vita .Complimenti , sai toccare corde recondite con una semplicità quasi disarmante , cosa rara perciò preziosa .
Grazie mille Giusy. Mi lusinghi,
La lettura di questo racconto è immersione fluttuante. Mare e vento hanno sempre nuove storie da raccontare evidentemente. Complimenti! … Azzardo un pensiero molto personale: per alcuni istanti pareva di stare nel mondo de “Il vecchio e il mare” , pensa un po’,
Mi hai fatto ricordare la mia bella Sardegna! Mare, vento, onde, pescatori.. Bellissimo racconto!
Ti ringrazio Luisa. È un paragone troppo azzardato, ma non posso che esserne felice. Grazie mille.
Grazie anche a te Stefania. Onorato.
Davvero un bel racconto! Adoro la personificazione degli elementi naturali.
Mi è sembrato davvero di essere al mare: ho visto l’anziano pescatore, le sue mani e le sue rose attuate.
Scritto perfettamente non c’è che dire,peccato che non mi abbia emozionato.Non sempre la perfezione è la strada giusta per arrivare al cuore,ma questo è solo il mio parere.Ti faccio i complimenti per il tuo eccellente modo di scrivere,in bocca al lupo
Grazie Arian. Troppo gentile
Grazie Noemi, per aver detto che il mio racconto è perfetto. Non credo davvero che lo sia e non aspiro alla perfezione. Anzi. So che nei miei commenti ad altri racconti do’ l’impressione di essere uno che mette i puntini sulle i. Forse è così, ma se lo faccio è perché ci sono molti racconti che hanno un potenziale enorme e mi piace pensare di poter dare il mio contributo al loro miglioramento. Per quanto riguarda le emozioni: ho volutamente scelto di ometterle. Tranne in pochi passaggi, giusto per far comprendere lo stato d’animo del protagonista, non ho mai descritto una sua sensazione, quanto e come battesse il suo cuore, o le strette al suo stomaco. La mia intenzione era descrivere la situazione e lasciare che fosse il lettore a vivere le emozioni che ne derivano. Mi rendo conto che è una scelta coraggiosa e ostica, soprattutto perché richiede un grande sforzo di fantasia da parte del lettore. Non ho scritto il racconto con l’intenzione di vincere il concorso. Credo invece, proprio per i motivi da te descritti, che sia un racconto che non possa avere alcuna speranza. L’ho scritto e messo qui per sentire le reazioni, capire e imparare per migliorare. Ritengo che, al giorno d’oggi, la stragrande maggioranza dei lettori sia “pigra” (passatemi il termine), ovvero voglia che le sensazioni, le emozioni, i sentimenti vengano loro infusi senza sforzo. Se fossi uno scrittore, cosa che non sono per nulla, e se volessi scrivere per la “classifica”, farei anch’io il venditore di emozioni come molti autori di best seller. Come ho detto non sono né l’uno né l’altro. Per ciò ringrazio tutti coloro che mi leggono e mi danno un ritorno. Ed è per questo che ringrazio anche te, con tutto il cuore.
Scusate se mi intrometto. Mi sembra che qui la tua critica nei confronti dei lettori sia un pochino ingiusta. I sentimenti teoricamente dovrebbero essere suscitati eccome attraverso la lettura e certi racconti purtroppo seppur scritti tecnicamente in maniera perfetta o quasi perfetta, sono soltanto delle descrizioni, belle descrizioni, che però non lasciano nulla. Quando si da vero spazio alla creatività, la tecnica non si vede neppure e il lettore per dirla tutta neanche se ne cura. W i venditori di emozioni!
Sono stato frainteso. Non era mia intenzione dare a nessuno, tantomeno a Noemi del venditore di emozioni. Era per spiegare che quel che cerco di fare io è il contrario di ciò che fanno alcuni venditori di emozioni. Non volevo includere in questa categoria nessuno di coloro di cui ho letto o commentato gli scritti su questo sito. Neppure volevo dare a nessuno di coloro che hanno letto, apprezzato e commentato qui su questo sito, del lettore “pigro”. Ho detto che i numeri li fanno gli scrittori venditori di emozioni grazie ai lettori pigri. Ragion per cui io non sarò mai uno scrittore né uno scrittore di successo. Volevo chiarire le mie scelte e la mia visione. Qui di venditori di emozioni non ne ho visti. Spero di essere stato chiaro.
La storia scorre bene, la lettura è veloce e questo modo di scrivere senza descrivere le emozioni è quasi minimalista… Io non riuscirei mai a scrivere in questo modo, la mia scrittura si basa molto spesso sulle sensazioni e le emozioni che attraversano il personaggio, ma spesso stimo negli altri modi di scrivere proprio le differenze con il mio.
La storia mi è piaciuta molto
Orsola
Come promesso: l’immagine che sorge spontanea nella mia mente è la famosa Partita a scacchi con la Morte , nel ‘Settimo sigillo ‘ di Bergman.Eterna lotta tra la vita e la morte.Mi è piaciuta la metafora della rosa, ogni petalo un periodo di vita, un ‘azione o una possibilità.Stile:quasi epico direi, si percepisce un’aspirazione al ‘classicismo ‘.Ciao.
Grazie Orsola. L’intento era quello di lasciare al lettore le emozioni. Mi spiego meglio: ho pensato che, magari, un tipo avventuroso potesse sentirsi elettrizzato davanti a onde alte come case, mentre uno più pauroso potesse esserne terrorizzato. Non so se ci sono riuscito. Grazie del tuo commento e delle tue senzasioni.
Ho bisogno di dire una cosa a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere il mio racconto, a coloro che sono stati così gentili da commentarlo, ma soprattutto quelli che si sono visti commentare i propri racconti da me. Ho già anticipato qualcosa scrivendo a Laura Florio sul suo spazio. Mi rendo conto però che il luogo giusto è questo. Perché questa è la mia “stanza” in questo meravigliosa casa della fantasia. Ho avuto inoltre un chiarimento con la redazione che mi ha aperto gli occhi su di una cosa di cui non mi ero nemmeno accorto: alcuni autori si sono risentiti dei miei commenti. Mi spiace profondamente e sappiate che questa cosa mi ha mortificato. Non ho mai commentato con la volontà di ferire o anche semplicemente bacchettare nessuno, il mio spirito è sempre stato dei più sinceri e collaborativi. Il mio intento era di aiutare tutti gli autori, soprattutto i più giovani, a migliorare, così come il motivo per cui ho esposto qui il mio racconto era quello di raccogliere le impressioni e poter migliorare io stesso. Non credo di aver offeso nessuno, ma se l’ho fatto è stato in modo del tutto involontario. Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, come dimostra anche la mia incomprensione di alcuni testi. Ritengo che la forma scritta possa essere fuoriera di malintesi e che se avessi potuto fare le stesse osservazioni di persona, guardando negli occhi i destinatari, questi malintesi non sarebbero nati. È vero che spesso mi soffermo sui dettagli e sulle piccolezze: oltre che per inclinazione personale, sappiate che ciò è dovuto all’alta opinione che ho di quelli scritti. Se trovo un buon racconto, il misero contributo che posso dare è nei dettagli perché per il resto sono già belli. Vi ringrazio in anticipo se avrete avuto la pazienza di leggere queste mie righe. Credetemi quando vi dico che per questa cosa sono stato parecchio male. Vi chiedo ancora scusa, in ginocchio.
Costantino,
queste righe ti fanno davvero onore.
Per quel che mi riguarda non sarebbero state neppure necessarie, ma ti fanno VERAMENTE onore.
Non angosciarti, i trabocchetti della comunicazione tecnologica sono noti a tutti.
Domani leggeró con piacere il tuo racconto e ti dirò che ne penso.
Con la penna rossa in mano ????.
Passa una buona serata.
Un abbraccio.
Lorenzo
I punti interrogativi sono smile :-)!!!
Perdonami Costantino,non era mia intenzione sollevare polemiche,la realtà é che mi dispiace che tu non metta in così tanto talento un pizzico di cuore,saresti uno scrittore straordinario.Capisco a cosa ti riferisci quando parli dei lettori “pigri” condivido pienamente,oggi vogliamo tutto e subito senza il minimo sforzo e senza tanti preamboli, e tu fai bene in un certo modo a difendere la tradizione letteraria, si definiamola così,perchè il tuo testo sembra un classico delle antologie che ognuno di noi ha letto almeno una volta nella vita,il testo che ti incollava alla sedia per settimane e poi magari con l’amico dicevi “ma secondo te cosa avrà voluto dire?”.per fortuna a salvarti c’erano le biografie degli autori, sante e benedette,ricordo che prima di ogni opera studiavamo l’autore, si scavava nella vita personale,gli studi,le attitudini,gli amori, le solitudini,e si ricostruiva il quadro “emozionale” dello stesso e magicamente riuscivi a comprendere anche i testi che ti sembravano “arabo”.Tu scrivi che la tua intenzione, era descrivere la situazione e lasciare che fosse il lettore a vivere le emozioni che ne derivano,lo trovo contraddittorio,perchè prima spieghi che volutamente le hai omesse…secondo me tu sei pieno di emozioni altrimenti non potresti scrivere quello che ti consiglio e di lasciarti andare mantenendo lo stile educato ed elegante che ti appartiene.Scusami ancora e in bocca al lupo.Noemi
Ho visto ora il tuo bel messaggio di scuse! Gentillissimo! Sei anche diventato più buono nei commenti! 🙂
In ordine. Grazie Laura, grazie del tuo commento; grazie a Lorenzo, attendo il tuo; a Noemi dico, e qui chiudo che sennò non si finisce più, che in QUESTO racconto ho scelto di non fornire informazioni sulle emozioni del pescatore. È stato un esperimento, con alcuni lettori è riuscito, mi spiace che con te no. Ti giuro che non ritengo ci sia talento in me, solo tanto lavoro e dedizione; a Stefania dico grazie e che io dico le stesse cose di prima. Sto solo più attento a non scivolare nei trabocchetti della comunicazione digitale. Un grazie ancora a tutti. Vi abbraccio.
Sarà anche un caso, Costantino, ma proprio oggi che cerco, trovo e leggo il tuo racconto…qui da me c’è ” un vento da volare via “…e io abito a Piacenza, mica al mare! Qui, di solito, c’è la nebbia non il vento! 🙂 Comunque, alla fine, il tuo racconto sono riuscita a leggerlo: è scritto bene e mi complimento con te per l’ ottima capacità descrittiva: credo tu abbia ottime potenzialità come scrittore di genere Fantasy, in cui le descrizioni dettagliate e minuziose hanno un ruolo fondamentale. Peccato manchi il terzo racconto, l’ avrei letto volentieri…
Ho sempre pensato che fosse possibile imparare dal vento, ascoltando le nostre emozioni attraverso il suo suono e facendoci sentire vivi…il tuo racconto mi ha fatto pensare a questa sensazione. Bello è scritto molto bene, complimenti.
Grazie Gloria. Il fantasy è sopra le mie possibilità. Le mie descrizioni, che cerco di curare meglio che posso, non possono arrivare ai livelli che ci vogliono nel fantasy. Poi ci sono i personaggi, le lingue, le tribù (se ce ne sono). Insomma è roba troppo complessa per le mie capacità.
Grazie Silvia, lieto di averti suscitato una sensazione.
Costantino ci porta dritti dentro quel tramonto sul pontile, a confrontarci, come il vecchio pescatore, con qualcosa che sarà sempre molto più grande e potente di noi. Bravissimo.
Dei tre è quello che preferisco, anche “umanità” è riuscito a colpirmi, leggendoli è impossibile non notare la tua versatilità, ma questo ripeto è quello che per i miei gusti esce vincitore, una bella storia, mistica e profonda
Grazie Demian e Alessandro
Ciao Costantino, ho trovato il racconto di buona intuizione, come pure lo sono gli altri due che hai pubblicato in questo blog. Li trovo però un po’ didascalici, ossia: quello che presenti nella prima scena, non cambia poi molto nel finale. Non vedo il movimento che fa la storia, ma più una descrizione di un’immagine statica, una fotografia. Le intuizioni rimangono interessanti.
Grazie Michele di avere impiegato un po’ del tuo tempo per leggere i miei racconti. Grazie anche per averli commentati.