Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Solstizio, Giulietto e un paio di vecchie ciabatte” di Nicola Buoso

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Anno 2015.

Candeline, torta, auguri, regali: ieri è stato il mio compleanno.

Oggi è il primo di marzo, ieri era il 28 febbraio: io sono nato il 29 di febbraio.

Vedo il fumo e sento anche l’odore di bruciato, nelle vostre menti qualcosa non è chiara, sono sicuro che il problema che vi state ponendo è come sia possibile che abbia compiuto gli anni ieri, se il 2015 non è un anno bisestile, ma darvi una risposta che vi tranquillizzi, è una cosa che non mi riguarda: non è colpa mia se febbraio ha 29 giorni solo ogni quattro anni.

Questo è il motivo per cui, da quando sono venuto al mondo, mi arrangio, accomodo le date, faccio finta di non ricordare, insomma, per tre anni vivo di amnesie, perdite temporanee di memoria, approssimazioni temporali, e ogni anno cambio a mio piacimento la data di nascita; d’altronde, non so proprio a chi possa interessare se sono nato un giorno prima o quello dopo, mica devo essere citato nei libri di storia.

L’importante è che mi festeggino (e bene), ci tengo a certe cose, così mi hanno abituato fin da bambino, soprattutto mia madre che mi ha sempre fatto dei regali unici, originali, e il 29 febbraio me lo fa ancora più speciale, da ricordare per almeno altri quattro anni, e chi lo sa, forse è un modo per farsi perdonare per non avermi partorito in un altro giorno, uno degli altri 365 che erano disponibili.

Io sono una persona molto democratica, gli auguri ogn’uno è libero di farmeli come vuole (ci mancherebbe), mi va bene tutto: di persona, una telefonata, un sms, una mail, è ammesso anche il piccione viaggiatore; ma dopo, l’importante è che mi faccia avere anche il suo regalo, altrimenti, che auguri sarebbero!

Quindi, se non si provvede a quest’ultimo e necessario oltreché tanto atteso incombente, sarà inevitabile la mia vendetta.

Io sono permaloso (ma non è colpa mia, mamma mi ha fatto così), e anche un attimo suscettibile (e sì, le ho proprio tutte), me la prendo per varie cose (lo so, lo so, ci vuole sopportazione nei miei confronti), e una di queste è sicuramente non ricevere il regalo di compleanno, e se succede, divento cattivo, perfido, e leggermente maligno, giusto quanto basta (non si deve mai esagerare), solo un pizzico (la stessa quantità dell’ingrediente segreto che si aggiunge nella minestra, alla fine, prima di servirla, giusto per personalizzarla), e così, quando è il turno dello sconsiderato che si era dimenticato di farmi il regalo, gli ricambio la cortesia, omaggiando il suo compleanno come si è meritato (sapeste la soddisfazione).

Per esempio, l’ultima volta che … ah, scusatemi, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Solstizio (sì, sono bello come il sole, e d’altronde se le ho proprio tutte …), dicevo, l’ultima volta che ho fatto gli anni il 29 di febbraio, tre anni fa, è successo che Giulietto, il mio amico del cuore (sì, del cuore nel senso che si può pensare), si dimenticò di farmi sia gli auguri (e di questo, per l’amore che avevo per lui, potevo anche far finta di non essermene accorto) e sia l’annesso regalo (quello no, errore imperdonabile il suo), mannaggia a lui, che delusione!

Non ci fu bisogno di fargli alcun processo o di chiedere spiegazioni, immediata partì la mia condanna e la punizione arrivò, tempestiva, nello stesso anno, al suo compleanno, quando, gli confezionai un meraviglioso regalo: le mie ciabatte!

Mamma mia che orrore, mi vengono i brividi solo al pensarci!

Le mie vecchie, sporche, puzzolenti, e anche rotte (non tanto per la verità, potevano ancora essere utilizzate), ciabatte.

Erano di marca, anche se non più completamente leggibile considerata la notevole usura, tre delle sette lettere che componevano la famosa scritta ormai erano cancellate, anni prima le avevano calzate, in una martellante pubblicità, attori famosi e stagionati, con un lungo pedigree professionale di film, telefilm, e reality show, ma, ad essere sincero, non andavano già più di moda da tempo, il particolare però non era rilevante per i miei propositi.

Coincidenza volle che sul mercato, proprio quell’anno, venisse lanciato un nuovo modello di ciabatte da uomo che, nelle intenzioni del marketing, dovevano sembrare usate (e secondo me lo erano anche), che, casualmente, assomigliavano proprio alle mie, solo che queste, usate lo erano veramente e, credetemi, proprio, ma proprio tanto.

Prima di trasformare in regalo le mie ciabatte, le ripulii (per modo di dire), le spazzolai (mamma mia quanta polvere avevano), e poi riciclai una scatola che avevo in casa (che faceva ancora la sua figura) e anche un fiocco rosso e della carta verde e grigia da regalo (che trovai in un cassetto), confezionai il tutto (ovviamente con infinito amore) e voilà, il pacco (in tutti i sensi) fu pronto!

Non potete neanche immaginare la faccia di Giulietto quando lo ricevette, per almeno trenta minuti mi stressò a manetta per sapere che cosa gli avessi fatto, il problema è che lui ama gli indovinelli e se non gli si da soddisfazione, non la finisce mai.

Particolare questo che non avevo considerato (ma invece avrei dovuto), quindi, dovetti ricorrere alla mia (infinita) fantasia (ossia l’arte di mentire) per porgli qualche domanda del tipo: “si usano per fare della strada ma non sulla strada” (il quesito era talmente intelligente che sul momento neppure io l’avevo capito), oppure, “non piacciono a chi le riceve ma a chi le sceglie” (indovinello autobiografico), e altre domande (molto argute) di questo tenore.

Giulietto infine (finalmente) si stancò degli indovinelli, a cui non rispose esattamente neanche ad uno (come al solito), e si decise a scartare il pacco, trovandosi così di fronte le mie (meravigliose) ciabatte: sul momento, non disse niente, perché (ovviamente) non sapeva cosa dire, non capiva se era uno scherzo.

Io, (perfido più che mai, conoscendo la sua irragionevole e incontrollabile passione per l’abbigliamento griffato e vintage) gli feci notare che quell’anno, quel modello di ciabatte, andavano di gran moda, ed erano così, proprio come le vedeva, apparentemente: vecchie, sporche e anche  puzzolenti (ma “quell’odore sgradevole, come di puzza” era artificiale – lo rassicurai – creato in laboratorio), e rotte (ma solo per finta – gli dissi – e solo un poco però, rigorosamente “danneggiate” in fabbrica da esperti e altamente qualificati operai del settore, che avevano anche fatto un corso in materia, per riuscirci così bene, quasi che lo sembrassero veramente), e la marca, sì la marca, era quella indicata sulla suola con quelle quattro lettere delle sette scritte, di cui tre artificiosamente cancellate di proposito; e come, gli dissi: non mi dire che non la conosci, non se ne può più dalla pubblicità che stanno facendo da per tutto!

Lui, (ci avrei giurato), si bevve ogni singola parola, ovviamente non poteva fare la figura di quello che non era aggiornato con le mode e tendenze di mercato del momento, non se lo sarebbe mai perdonato.

Grazie, grazie (mi disse) e dandomi un bacio sulla guancia (e dove sennò maliziosi che non siete altro, immagino che avete pensato a un altro posto … ma c’era gente, non si poteva …), notai una piccola lacrima (ah, la commozione) che scivolò via veloce dal suo occhio sinistro per poi cadere … ecco non mi ricordo dove, ma cadde.

La goduria che provai in quel momento non potete neanche immaginarla ed io non saprei nemmeno quantificarla per quanta era: vendetta anzi, volevo dire giustizia, era stata fatta!

Come passa il tempo!

Anno 2016.

Un altro anno si è aggiunto nel pallottoliere della mia vita e finalmente, oggi, è ancora il mio compleanno, ed è proprio il 29 di febbraio questa volta, ed è di lunedì, così inizio bene la settimana: ci sono voluti quattro anni ma ci siamo arrivati!

Le novità che sono successe nella mia vita in questo periodo sono tante, evidenzio la principale: con Giulietto ci siamo lasciati (caratteri troppo differenti), ora sto con Radames, maschio di grande temperamento, insieme ci completiamo.

Giulietto però è ancora mio amico, diciamo che è il mio confidente segreto e, ogni tanto anche qualcosa in più.

Stasera ho organizzato una gran festa, ho invitato il mondo, chissà quanti regali, non vedo l’ora.

Ed è già l’ora: mannaggia come passa il tempo!

E’ il momento del regalo di Giulietto, chissà cosa avrà pensato per l’occasione, lui è sempre stato molto originale, solo quella volta in cui si era dimenticato mi aveva deluso, ma prima e dopo mai più è successo alcun inconveniente.

Giulietto mi si avvicina guardandomi con quell’aria così provocante che solo lui sa come si fa (e gliel’ho sempre riconosciuto, per questo, lui, a volte ne approfitta, facendolo di proposito), e, se non ci fosse Radames al mio fianco, gli farei l’occhiolino, tanto è carino, poi mi allunga una scatola, io la guardo, mi ricorda qualcosa, ma non so, sarà il fiocco rosso o forse la carta verde e grigia da regalo con cui è incartata, sì, mi ricorda qualcosa.

Rimango lì a pensarci qualche secondo, vorrei fare qualche domanda a Giulietto per capire il perché di questi pensieri ma a me gli indovinelli non piacciono, li trovo stupidi, soprattutto quelli sul contenuto dei pacchi regalo, e quindi non mi va di approfondire l’argomento che poi esiste solo nella mia mente.

Va be, non resisto più, strappo la carta e apro la scatola: rimango di sasso!

Dentro ci sono le mie vecchie, sporche, puzzolenti e anche rotte, ciabatte, proprio quelle che quattro anni fa avevo regalato a Giulietto.

Lui mi guarda e mi dice: sei sorpreso vero?

Guarda – continua – non le ho mai usate, erano troppo belle e così alla moda, di gran marca, mi sembrava di farti un dispetto … e poi si sarebbero consumate e avrei dovuto buttarle, sai che non mi piace tenere le cose vecchie e rovinate, così le ho conservate, inizialmente in nome del nostro amore e poi della nostra amicizia, che ci vuoi fare, lo sai che sono un sentimentale, e poi, proprio quest’anno sono tornate di moda, sapessi la pubblicità che ci fanno!

Io, questa pubblicità, non la ricordo proprio, ma, per non fare una brutta figura con gli altri invitati, ho preferito fare finta di niente.

Guarda qui – mi dice Giulietto -, sulla ciabatta destra, vedi quella piccola macchia, è la lacrima che mi cadde quella sera (ecco dov’era finita mi dissi), quando ti ho ringraziato del regalo, ma, è ancora umida – dice toccando la ciabatta – non è possibile, dovrebbe essere asciutta, ah – esclama guardandomi -, ma sei tu, stai piangendo, non mi dire che ti sei emozionato, proprio come me, quella volta.

Sì – sono costretto a rispondergli fra le lacrime (di rabbia) e a denti stretti – dalla felicità!

E allora indossale subito – mi dice Giulietto – vedrai come starai comodo, non te le leverai più, dopo!

Così questa sera ho dovuto anche calzarle.

Finita la festa però le ho subito impacchettate, ancora una volta nella scatola di prima, con la sua carta (sistemata con il nastro adesivo) e infiocchettata.

Volte sapere dove sono ora le mie meravigliose ciabatte?

Curiosi!

Se, fra quattro anni verrete alla festa del mio compleanno, sarò io, per una volta, che farò il regalo, quindi … siete tutti invitati: ci sarà pure uno di voi che porta il 43!

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6 commenti »

  1. Bravo Nicola! Mi è piaciuto lo stile molto… gaio del tuo racconto!

  2. Qualcosa di leggero ci voleva… bello…. a parte l’ ironia ero proprio curiosa di leggere la fine.

  3. Ciao Nicola, abbiamo qualcosa in comune io e te, ma forse dovrei dire: un giorno in comune!
    Simpatico!

  4. Per Patrizia: “stile gaio” è una novità per me, comunque grazie per il tuo commento sintetico e originale.

  5. Per Aurora: suscitare la curiosità in qualcuno per qualcosa che si è scritto ritengo sia molto positivo, grazie.

  6. Per Barbara: …. sì, abbiamo qualcosa in comune, ogni quattro anni! Grazie.

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