Premio Racconti nella Rete 2016 “Simonetta” di Ottavio Mirra
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016“Sono la pecora sono la vacca, se agli animali si vuol giocare, sono la femmina camicia aperta, piccole tette da succhiare” (Fabrizio De André)
Mi chiamo Simonetta, fino a ieri per venirmi a trovare bastava allungarsi dallo zoo di Fuorigrotta fino al Viale dei Giochi del Mediterraneo. Adesso se ti devo raccontare come sia finita lì, la storia è lunga e non credo tu abbia tutto questo tempo. Vediamo se ci riesco in due parole.
Da piccola, come tutti quelli del quartiere, giocavo a pallone per strada. Allora non c’erano i campi di calcetto e ci si arrangiava. Io ci giocavo perché mi piacevano i contatti. Mi piacevano i tackle, con il pallone in mezzo a dieci piedi che scalciavano. Con i pantaloncini corti, si scontravano le ginocchia nude, si strusciavano le cosce. A questo pensavo quando andavo a giocare, a questo e agli abbracci dopo i gol. E io di gol ne facevo tanti. Giocavo, mi strusciavo, segnavo e abbracciavo. Il motivo per cui mi piacesse così tanto giocare a pallone con i ragazzi, me lo spiegò un giorno Don Quirino, senza bisogno di parole, mentre ero in sagrestia inginocchiata di fronte a lui per confessarmi. Io con Don Quirino non ce l’ho per niente. Con lui è successo solo quella volta, ma mi è bastata per capire, così mi sono messa in proprio e dopo un po’ avevo la fila davanti alla porta. Ho conosciuto un sacco di gente, e c’è stato anche chi mi ha voluta bene davvero.
Lo sai che ognuno di noi nasconde dentro di sé un maschio e una femmina? Ma certo che lo sai. Ecco, tra i due io ho preferito la femmina, e quella sono stata, per tutta la vita. Bella, alta, imponente, da guardare. Il tempo mi ha solo sfiorata, e su Viale dei Giochi del Mediterraneo contavo ancora qualcosa. Bastava un velo di trucco in più e i miei sessantatré anni sembravano quaranta.
Fino a ieri, come sai.
Poi è arrivato lui, si è accostato con la macchina e mi ha chiesto come mi chiamassi. Era bellino, simpatico. Gli ho sorriso. Simonetta, gli ho detto, mi chiamo Simonetta, e sono salita. Questa volta però è andata male. A lui non è piaciuto il lato maschile che ancora mi porto appresso. Come se contasse qualcosa. Mi sono sempre detta che se non conta per me, non dovrebbe contare per nessuno. Lui, invece, ne ha fatto una questione di vita o di morte e con il coltello mi ha tagliato la gola.
Ora mi prenderai per pazza se ti dico che mentre stavo morendo mi è venuto da ridere. Mi ha uccisa uno che ha il mio nome al maschile, si chiama Simone. Ma ti rendi conto? Mi ha uccisa la mia parte maschile.
Vedi Pietro, ora che sono arrivata davanti alla tua porta, sono io che ho una domanda per te: dimmi, conta anche qui?
é molto breve, forse addirittura sbrigativo.
Però lo stile è fluido e schietto. Mi piace.
Effetto Mirra! Dove passa, lascia la sua essenza.
Ringrazio molto Barbara Cutrupi e Daniele Valenti per i commenti. Sento, però, quasi il dovere di giustificare la brevità dello scritto. Con questo racconto, che prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, ho voluto sperimentare una narrazione al limite dell’essenziale, condensando la vita del protagonista nei pochi ma significativi episodi che ho immaginato l’abbiano caratterizzata, cercando di sintetizzarli in poche battute senza banalizzarli. Non so, naturalmente, se l’esperimento (poche battute a parte) sia riuscito. La circostanza che sia piaciuto a Daniele, e che Barbara abbia addirittura parlato di “effetto Mirra” ( che io ho interpretato come cosa buona), mi ha fatto molto piacere
Hai interpretato benissimo Ottavio! Di banale in questo racconto non c’è nulla, appena letto, infatti, ho ipotizzato che fosse un fatto realmente accaduto. Per quanto mi riguarda l’esperimento è riuscito e ripeto: Effetto Mirra!
Mi sa che Pietro ne terrà conto in quanto il suo nome è SIMON PIETRO….ma guarda …
Risposta a Laura Florio
Si Laura, verrebbe da chiedersi : coincidenze?
Mi ha colpito il tuo racconto, Ottavio, per la leggerezza che accompagna la narrazione, seppur breve, che Simonetta fa della sua storia. Parla di sé come chi sa di non doversi aspettare nulla, dalla vita, dagli altri e non se la prende, anzi ci ride. Rivela in questo modo un animo lieve, ma non rassegnato e, soprattutto, una sottile ingenuità che la guida nell’accettazione della sua diversità. È questo un passaggio delicato, importante per vivere in pace con se stessi e credo che Simonetta lo faccia fino alla sua tragica fine. Complimenti.
Risposta a Maria Sordino
Grazie di cuore Maria, sono molto contento del tuo commento perché sei riuscita a leggere, direi alla perfezione, ciò che avevo in testa mentre scrivevo di Simonetta
Io adoro i racconti brevi e questo l’ho adorato. E per quanto riguarda il tema, chi può dire che cosa conta? Bravo Ottavio che hai lasciato la domanda in sospeso…troppo spesso c’è chi parla per il divino sentendosene il diritto. Tragicomico.
Grazie davvero Linda. Ne approfitto per rinnovarti i complimenti per i tuoi bei racconti in concorso
Essenziale ma in un’accezione poetica del termine. Sei riuscito a dire tanto in poche parole. Non tutti ci riescono e chi lo fa è uno scrittore.
Grazie di cuore Tonia. Il tuo non è stato, semplicemente, un bel complimento, ma mi hai fatto ” IL COMPLIMENTO” che ognuno di noi che prova a scrivere storie vorrebbe sempre sentire. Grazie davvero
Il tuo racconto si apre con un” inno alla leggerezza” e si conclude con un punto interrogativo su un tema sempre più attuale e “pesante”. Nel mezzo ci riassumi la vita di una donna che forse avrebbe meritato un po’ più di spazio, se non altro per spiegarci il segreto della sua misteriosa felicità, e svelarci come si può sorvolare con così tanta leggerezza una vita così difficile e complicata. Ma forse tutto si risolve con quella inaspettata risata finale, un invito a sdrammatizzare, un inno alla vita e al diritto ad essere felici. Di qualsiasi genere sia… Complimenti!
Ti ringrazio molto, Patrizia, per aver letto e commentato il mio racconto. Si, probabilmente avrebbe meritato maggior approfondimento ma, come ho detto, un po’ volevo sperimentare il racconto breve condensando in poche righe una vita, e un po’, ogni aggiunta che ho inserito mi è sembrata sempre di troppo rispetto al testo base. Ti rinnovo i complimenti per il tuo bel racconto
Davvero un racconto ad alto rendimento: i pochi minuti investiti nella lettura stimolano riflessioni prolungate. Complimenti.
Grazie mille Roberto, i tuoi commenti sono sempre generosi
Invece io credo che la magia del tuo racconto sia proprio nell’essenzialità, nella capacità di condensare una vita intera in poche righe. Bravissimo davvero. Lo dico con un pizzico d’invidia. Di quella buona però. Ritrovo alcuni temi che avevi già affrontato lo scorso anno. Temevo il finale tragico e infatti… Non è così facile far affezionare un lettore a un personaggio e tu sei riuscito a farlo in meno battute delle massime previste (per me è un miracolo!). Sei riuscito a raccontare Simonetta tanto bene da rendermela familiare come una vecchia amica, e come per una vecchia amica, mi ha rattristato molto vederla volare via, verso un cancello in mezzo alle nuvole dove, forse, le cose che contano davvero, sono altre.
Ti ringrazio molto Luigi , mi ha fatto molto piacere ritrovarti e sono proprio contento che il mio raccont…ino sia stato di tuo gradimento.
Un altro racconto che parla di quelli che noi chiamamio “trans”. Si vede che è un tema di moda. Buono stile, buona penna. A me è piaciuto proprio perché è breve, fosse stato più lungo non avrebbe colpito nel segno.
Risposta a Costantino Lupato
Non so se il tema del racconto sia di moda, io l’ho scritto prendendo spunto da un fatto di cronaca che mi ha particolarmente colpito. Ti ringrazio per il commento e gli apprezzamenti
Il racconto fila via veloce e leggero, lo leggo quasi sorridendo; poi il finale, da togliere il fiato, spegne il sorriso e porta “Simonetta” in fondo al cuore.
Scrivi su un pentagramma a largo del Mediterraneo (così immagino)le parole stanno alle note come una barca sta alle onde… Che bravo! Complimenti
Grazie mille Luisa per aver letto e commentato il mio racconto. Mi ha colpito la similitudine anche perché, effettivamente, spesso le mie storie nascono proprio nel contesto che hai descritto
Di una brevità intensa di emozioni, eppure nonostante la sua brevità mi sembra di aver percorso tutta la vita di Simonetta camminando con le sue scarpe.Io lo trovo perfetto! Complimenti Ottavio,leggerò anche gli altri due racconti in concorso.
Ti ringrazio molto Noemi per il tuo più che generoso commento. Ne approfitto per farti nuovamente i complimenti per la tua delicatissima storia
Simpatico nel tragico, volutamente sintetico, che per me é un pregio. Complimenti!
Assolutamente geniale. Una fine che lascia profonda amarezza e che apre una marea di riflessioni. Un tema TUTT’ALTRO che di moda, visto e considerata l’omofobia dilagante e visto che appunto questo è purtroppo un fatto ispirato dalla cruda realtà. Rinnovo i miei complimenti più sinceri per il tuo essere stato breve ma così intenso di emozioni con questa storia che fa sorridere e poi piangere, e poi arrabbiare…
Grazie di cuore Stefania
Ti confesso, Ottavio, che se mi sono fermata a leggere è perché non ho resistito al richiamo di Princesa. Però la tua Princesa mi piace. Mi piace perché avrebbe tutti i motivi per piangere, agitarsi, alzare la voce..invece no..lei mantiene sino all’ ultimo respiro ed oltre la propria dignità utilizzando la dote più affascinante che ci sia: il senso dell’ ironia. Una vera signora!
In poche parole sei riuscito a concentrare una storia molto intensa, pregna di significato ed emozioni. In poche righe sei riuscito a raccontare tantissime cose. Sono piacevolmente stupita di come tu sia riuscito a farlo. Il tema è delicato e molto dibattuto in questo periodo, scrivere su questi argomenti ora è di fondamentale importanza.
Bravo davvero!
Orsola
Grazie di cuore Orsola
Bel racconto. Essenziale, trasmette immagini, ha una logica. Nulla da dire.
Ottavio,
finalmente passo dalle tue parti :-).
Non ti nascondo che, da appassionato di Faber, la citazione di un brano contenuto in Anime Salve mi aveva un po’ intimorito.
Poi la tua prosa diretta, fluida, fluidissima, “al limite dell’essenziale” (per citarti) mi ha guidato con gentilezza per i meandri della complicata vita e della ignobile morte della protagonista, mettendone sapientemente in luce contrasti, contraddizioni e sofferenze.
Ti dico solo che, a mio vedere, Fernanda sarebbe orgogliosa di avere una “sorella” come Simonetta.
Meravigliosi anche “Stelle dell’isola” e l’indimenticato ed indimenticabile “Un giorno sotto al porticato”.
Adesso capisco perché hai tanti ammiratori: considerami uno di loro 🙂
Tifo per te.
In bocca al lupo!
Lorenzo,
che dire! Grazie di cuore e in bocca al lupo anche a te
Qualcuno scrive che la tematica di questo racconto è di moda ma come si fa a dire una cosa simile? Questo racconto breve sottolinea proprio come dei fatti crudi e amari nella realtà esistano davvero e quindi bravo a te, Ottavio, per averlo descritto così bene, per averne parlato ed evidenziato la tragicità e la sofferenza in modo lineare e sapiente.
In bocca al lupo.
Caro Ottavio, grazie per il tuo commento. In fin dei conti hai raccontato molto bene un tema che mi sta molto a cuore, come hai potuto leggere nel mio racconto. Discriminazione sessuale, preti degenerati… ma tu arrivi fino a Pietro, non mi era certo venuto in mente di osare tanto! Permettimi di illudermi che il tuo racconto completi il mio. Grazie per questo, e continua a scrivere.
Caro Alessio, i nostri racconti trattano lo stesso tema ed è proprio come dici, si integrano a vicenda tanto che, effettivamente, l’uno potrebbe essere il completamento dell’altro. Grazie per l’incitamento che rivolgo anche a te: continua a scrivere, mi raccomando
Ottavio, mi rammarico di aver letto questo tuo racconto solo adesso. Mi ha appassionato ed emozionato. Ha il sapore dell’onestà e della realtà, sia per i contenuti che per come li hai scritti.
Sorprendente!!!
Complimenti per la vittoria, Ottavio! Ancora una volta un campano! Qui giochiamo in casa ( da campana a campano!)
Grazie di cuore Maria
Complimenti!!!
Complimenti per questa meritatissima vittoria! In più secondo me la avanzavi dall’altr’anno!
Grazie mille Lidia. Allo stesso modo vorrei ringraziare tutti quelli che hanno perso un po’ del loro tempo a leggermi e a commentare.
Bravo Ottavio, complimenti davvero.
Grazie di cuore Fiorella
Ciao Ottavio, evviva !!!! 😀 😀
Sono certo di non averlo letto prima perché se l’avessi fatto non lo avrei dimenticato. E’ un racconto che lascia il segno e che corrisponde perfettamente a quello che io mi aspetto da un racconto: deve narrare fatti e dare al lettore la chiave giusta per capire e interpretare, oltre che immedesimarsi nel personaggio, il tutto utilizzando un linguaggio semplice e diretto, senza l’inutile ricerca di frasi o aggettivi “a effetto” che avrebbero appesantito il tutto. Insomma, molto bello.