Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Bianca” di Diana Salvadori

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

È lunga la strada, con piccole strisce bianche intermittenti, per arrivare a destinazione. Quale sarà davvero la mia meta?

Avevo programmato tutto, gli studi, la casa, lo sposo. Mi sentivo dentro una nuvola sicura, galleggiante, niente da scoprire, nessuna improvvisazione. Avevo una tecnica impeccabile, recitavo seguendo le regole del copione, tutto procedeva nel più consueto dei modi. Famiglia perfetta, figlia perfetta. L’abito era ormai alle ultime prove, qualche spilla ancora qua’ e là, gli ultimi ritocchi, solo una data ad aspettarmi. Tutto in equilibrio. Lui mi amava con attenzione, il marito modello, premuroso e in attesa.

La linea bianca sulla strada è dritta ora, un percorso di curve, ai lati pini marittimi. Sono seduta sul sedile di dietro, vicina a me mia madre, davanti mio padre.

Non conoscevo il dolore, tutto mi accadeva a fianco, strisciava e scivolava giù. Mio padre mi diceva: “Tu diventerai una grande artista”. Io, ciecamente, gli credevo. Ore e ore nelle prove, Ophelia, il mio primo teatro Romano.

Ultima misura del vestito, bellissimo, la ruota vaporosa gira come una trottola, mi sento al centro del mondo. Mia madre applaude.

Torno al paese, l’amato mi aspetta, suono, mi apre una “lei”, con la “sua” camicia; un accento francese, mi chiede: “Bonjour, cosa posso fare per lei?”. Un attimo, gelido, sicuro, penso: “Ho sbagliato campanello.”

La guardo, le sorrido, quella camicia a strisce verdi gliel’avevo regalata io, a lui.  Nessuna parola, entro, lo vedo, il bel torace nudo.

Lei urla, io ho un coltello in mano, l’ho appena conficcato, nella mano, di lui, mentre le spremeva le arance.

Rosso e arancio: il sangue mescolato al succo, gli ho detto: “Bene, adesso bevi”.  Lui urlava, il volto senza il tempo di capire, solo dolore, fisico. Per la prima volta, nella cucina bianca, la nostra, ho conosciuto il dolore, nero, del cuore.

Sulla strada, la striscia, ora di nuovo intermittente, mi ricorda la nostra cucina.

Il tassista dice: ” Casa di cura Villa dei Pini, siamo arrivati, venti euro”, mio padre e mia madre mi accompagnano, incerti e restii; siamo giunti alla mia nuova casa.

Non mi sono sposata.

 

 

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9 commenti »

  1. Molto carino, breve però, forse ci poteva stare qualcos’altro.
    Però nel suo essere breve è untenso.

  2. Come Ophelia, delusa dall’amore per Amleto, diventa folle; così è, per la protagonista del tuo racconto.
    E poi, il contrasto cromatico, il bianco della tranquillità e il rosso della passione. Breve ma intenso, come dice Daniele.

  3. Grazie Barbara mi hai fatto rivedere i colori e la follia, dal di fuori.

  4. Grazie Daniele la brevità mi ha aiutato a rivedere proprio cosa avrei ora aggiunto , molto utile !!! ????

  5. Peccato che il tuo racconto alla fine risulti un po’ frettoloso, perché l’idea è interessante e molto attuale. Anche se ci presenti una donna che alla fine farà una cosa inconsueta, c’è poca follia nel tuo racconto, ma solo tanta amara delusione… Basta davvero una coltellata in una mano per andare alla Villa dei Pini? Speriamo di no altrimenti ne dovrebbero aprire a decine! In bocca al lupo.

  6. Molto bello, dritto al punto e difficile da dimenticare. Ho adorato l’uso della punteggiatura grazie alla quale ho saputo dare un’intonazione precisa alla lettura. Complimenti!

  7. Fulminante, essenziale: la scelta giusta per la storia giusta. Molto bello.

  8. Bella la storia. Ottima l’idea della linea bianca che fa da filo conduttore alla trama. Concordo con Daniele che potesse essere sviluppato di più. Non che non funzioni, anzi, ma ci avrei aggiunto qualcosina.

  9. Cara Diana, veramente bello. bianco, rosso. un lampo, un fulmine, di dolore e follia che rompe l’incantesimo dorato. emozionante ed essenziale, brava

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