Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Sonni di sogni” di Mattia Tortelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Nottetempo, gli avventori di quei vicoli sporchi di periferia sono drogati e prostitute. È un quartiere del quale Dio si è dimenticato in fretta, da quando la cementificazione delle nuove aree vicino al centro ha portato via fino all’ultima persona felice. Lì sono rimaste le persone tristi, i relitti di quella società che divora, succhia, spolpa, e poi, semplicemente, sputa. Sono quelle inutili vite gettate dal caso sulla terra e assegnate fin da principio a una sorte misera. Le case hanno facciate sporche di piscio e abitanti più sporchi di quelle stesse facciate. Una drogata, a cui rimangono pochi denti, si spara in vena la sua dose davanti alla televisione, accesa sulla Rai, mentre dalla culla della stanza accanto arriva il pianto smorzato del bambino, avuto da un uomo sparito nel buio di una notte sbagliata. Sotto il loro balcone una ragazza in minigonna e tacchi a spillo vende il suo sesso per poco o niente. In giro dicono che faccia i prezzi migliori del quartiere.

Per quei vicoli cammina un uomo distinto: ha un cappello in testa, un paio di occhiali con lenti pulite e un vestito da ufficio. Ha addirittura una cravatta, la barba curata e lascia dietro di sé una forte scia di acqua di colonia. Avanza a passo deciso nelle sue scarpe laccate, come conoscendo esattamente la meta. Sembra convinto di essere lontano dallo squallore e dal muto dolore di quel posto. Ha guanti di pelle nera e banconote nel portafoglio. Le regole dei vicoli bui imporrebbero che a un tale personaggio qualcuno, sbucato da dietro un angolo, puntasse un coltello al collo e lo derubasse di ogni suo avere. Ma non a lui. Tutti lì conoscono il signor Fileo: quarant’anni compiuti da poco e una moglie bellissima, rannicchiata in un letto freddo che tenta di scaldare da sola, e due bambini, che ora stanno riposando, riempiendo sonni di sogni. La loro casa è rimasta calda e vuota: Fileo ora si aggira tra i vicoli con passo sempre più veloce. All’odore acre di piscio è ormai abituato, alle persone che si fanno la dose sul marciapiede ancora no.

La luna nel cielo stasera ha deciso di non mostrarsi e sono solo due i lampioni funzionanti nella via in cui svolta. Gli altri sono stati rotti per gioco dai pochi bambini rimasti e dalla loro voglia di uccidere la noia del giorno. Le porte rovinate dal tempo e dall’incuria corrono insieme ai civici alla sua destra e alla sua sinistra. Gli involucri di mattoni che racchiudono storie di vita appaiono impenetrabili dall’esterno, come prigioni di massima sicurezza da cui è proibito ogni contatto con il mondo esterno. L’ombra del signor Fileo si ferma, all’improvviso, come fosse un treno arrivato al capolinea. Di fronte a lui c’è la solita porta nera, con l’angolo destro in alto scrostato che lascia intravedere il legno sotto, e la maniglia arrugginita, una volta dorata. La serratura è piena di graffi, lo spioncino ha il vetro crepato. Le sue nocche bussano una sequenza in codice, quasi un motivetto. I secondi che passano fino all’apertura della porta rimangono sospesi, proprio come la vita, in quel nulla. Poi la serratura scatta quattro volte, la maniglia si abbassa e la porta si apre. Dietro c’è una donna di colore, le labbra carnose tinte di rossetto cremisi e gli occhi scuri e profondi, leggermente celati dai capelli mossi. Appena vede il signor Fileo lo riconosce, gli sorride e lo fa entrare.

La casa si trova nelle stesse condizioni della sera precedente: la polvere accumulata sotto il divano e negli angoli, in cucina i piatti sporchi e ammassati nel lavello e il cesso ancora intasato. Le due figure salgono le scale nell’oscurità e arrivano alla camera da letto. Le tende di cretonne sono tirate, la stanza è illuminata soltanto dalla flebile luce delle due abat-jour sui comodini e le lenzuola sono accartocciate sul materasso sfondato. Due ombre varcano la soglia. Lo fanno in silenzio, nessuno ha ancora detto una parola. Quella sera si scambieranno solo vite sporche e stanche della vita stessa. Fuori dalla sua casa il signor Fileo lascia il sonno della moglie e dei figli, insieme a tutti gli altri pensieri. Pensieri che allontana lentamente, percorrendo i vicoli di quella periferia. Finalmente è solo, solo con la sua ombra.

 

La mano sfila di tasca trenta euro e li passa alla donna di colore con un gesto che lei conosce bene e che contraccambia con quel solito mezzo occhiolino. Il signor Fileo rimane disteso sul letto qualche secondo, tentando disperatamente di non affogare. Trattiene il fiato in apnea. Poi si lascia salire lentamente a galla, abbandonando sul fondo ogni emozione. Riesce a mettersi seduto. Guardandosi intorno cerca di evitare la propria immagine sfuocata nello specchio. Si alza, raccoglie i vestiti e si ricompone. Scende gradino per gradino, come immerso in una moviola al contrario. Cammina nei vicoli a ritroso lungo quella strada imparata a memoria. Il respiro è regolare, le narici percepiscono l’odore di piscio. L’anima sembra essergli rimasta appiccicata ai piedi ormai solo debolmente. Quell’anima che ha scelto così di proteggere i sogni dei suoi bambini. Lui, il padre cattivo e triste di giorni sprecati, non lo vuole essere. Quella è la strada che lo porta ogni notte lontano da casa. Quella è la strada dello svestimento, della menzogna giornaliera alla sua bella famiglia, verso un’evasione a pagamento. Il signor Fileo compra l’amore, un amore che non dovrebbe  mancargli. E lo fa di nascosto, lo fa in fretta. Lo fa nel tempo di una notte.

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26 commenti »

  1. Personalmente l’ho apprezzato molto. Mi piace il fatto che sia diretto, che sia una situazione possibile, una di quelle che bisogna guardare dritta in faccia senza abbassare gli occhi. Il modo in cui è scritto fa un po’ questo, ti pone davanti a parole forti senza rifiutarsi di pronunciarle, perchè tali sono e come tali devono essere espresse. Mi ricorda un po’ i racconti di Bukowski, per la schiettezza e il fatto che sembri un sogno ubriaco, un riflesso dentro una pozzanghera. Soprattutto ho adorato il nome del personaggio, Fileo, che dal greco è solo voler bene e quindi un amore che può lasciarsi andare in braccia diverse, opportuniste, ma che rimane distinto nel camminare per strada. E’ un personaggio sporco dentro, quasi quanto l’ambiente che lo circonda lo è al di fuori.

  2. Ti ringrazio per la tua analisi Marta. È proprio l’idea perno del racconto la contrapposizione tra ciò che è e ciò che sembra. Ti ringrazio anche per il paragone, probabilmente azzardato, ma che riprende uno dei geni assoluti a cui mi ispiro quando scrivo.

  3. Raccondo molto forte ed emozionante. È stato un grandissimo piacere leggerlo.

  4. *racconto

  5. Grazie Andrea del tempo che hai dedicato per leggere il mio racconto.

  6. Scorrevole e con descrizioni molto vivide, si legge volentieri

  7. Una delle cose fondamentali della mia scrittura è proprio creare immagini vivide. Ci provo, e non sempre ci riesco o magari non sempre arriva. Mi fa piacere che a te queste immagini siano arrivate.

  8. Detto da una persona che ha scritto una poesia come il racconto ‘Agata’ è un onore.

  9. Racconto toccante che si legge tutto d’un fiato. Scritto in modo fluente e visualizzabile nei sentimenti. Bello, crudo ma vero.

  10. È un po’ come la vita: bella, cruda, ma vera.

  11. Racconto lineare, diretto, semplice. La penso come Marta per le varie contrapposizioni, ‘sporcizia interiore ed esteriore’, ‘amore familiare e amore extra-familiare’, “vestito esteriore e interiore”.

  12. Penso che la scrittura, per raggiungere il più vasto numero di persone, debba essere lineare, semplice e diretta. Ti ringrazio.

  13. Io credo che una delle cose più importanti di chi vuole raccontare delle storie sia quella di attirare subito l’attenzione di chi legge e non lasciarla calare. Questo racconto ci è riuscito a pieno.
    Ti cattura e ti trascina nella tormentata vita del signor Fileo e sembra quasi di essere al suo fianco nei vicoli sporchi e malfamati. Lo stile e molto chiaro e diretto ma allo stesso tempo caratterizza molto bene sia l’ambiente sia il personaggio principale.
    Mi è davvero piaciuto molto e spero di poter leggere presto altri racconti dello stesso autore.

  14. Mi fanno piacere le tue parole Eleonora perché dietro c’è davvero tanto tanto lavoro. E spesso chi legge non se ne rende conto. Grazie della tua analisi.

  15. Il linguaggio è diretto, come piace a me, e le immagini vivide. Complimenti

  16. Il concetto da cui prendo ispirazione e che cerco di fare mio e rifare a mio modo è quello di ‘scarnificazione’. Grazie dei complimenti.

  17. Un bel racconto,una lettura coinvolgente. Concordo con gli altri commenti.

  18. Ti ringrazio Lidia.

  19. Le descrizioni sono, secondo me, il punto forte di questo racconto. Certe immagini sono forti ma descritte con una dolcezza amara. mi piace.
    Non c’è trama o intreccio, ma in questo caso non è fondamentale.
    Un buon pezzo!

  20. Ho pensato che per lasciare il segno, avendo un numero così ridotto di battute, sarebbe stato necessario creare immagini potenti. E così ho provato a fare. Leggendo i commenti sono contento di esserci apparentemente riuscito.

  21. Come sempre, mi stupisci Matt!
    La tua versatilità ti porta a scrivere di qualsiasi argomento, che può essere già sentito e risentito ma che, se sei tu a scriverne, non annoierà mai.
    Hai questa abilità nel coinvolgere il lettore che, personalmente, non tutti possono permettersi, o meglio non tutti sanno farlo con la delicatezza e la semplicità (anzi spontaneità, naturalezza) che ti appartengono e ti contraddistinguono.
    I dettagli sono il tuo punto forte, e il punto debole dei tuoi lettori eheh Impossibile non conquistarli quando descrivi piccolezze cui dai un valore tutto loro, così da farle spiccare e rimanere impresse nella mente di chi legge.
    Continua così, la scrittura in persone come te sono un dono, un pregio, un fiore da coltivare e regalare a chi sa ammirarne la bellezza, sia nelle luci che nelle ombre.
    Tu sai essere luce ed ombra, quando scrivi.

  22. Luci e ombre sono gli elementi fondanti delle nostre vite. Tra questi due estremi ci sono infinite varianti di chiaroscuri. Saper raccontare passando attraverso questi diversi chiaroscuri porta o alla luce o alle ombre, ma sempre alla vita vera.

  23. Togli tutto ma non lasci niente al caso..la scarnificazione è riuscita benissimo…carichi le parole di un emozione profana e scegli di farla vivere perfettamente a chi legge..complimenti davvero…pochi riescono in questo..

  24. Ti ringrazio del commento e per l’attenzione per quanto riguarda il lavoro stilistico che ho compiuto e che non sempre il lettore apprezza a pieno.

  25. Com’è orribile il signor Fileo! Ha tante belle cose, eppure sente il bisogno di distruggerle, sporcarle, denigrarle… Ha deciso che è più facile soccombere nei bassi fondi di notte che provare a risollevare la sua situazione alla luce del giorno. E la tua descrizione impietosa, dettagliata e precisa non gli dà il minimo punto d’appoggio per tentare almeno una risalita, perché in fondo si parla solo di sesso inteso come bisogno da soddisfare. Non c’è altro. Com’è orribile, squallido e odioso il signor Fileo! …E come sei stato in gamba, Mattia a rendere questo personaggio così vero ed efficace! Bravo!

  26. Forse è vero, il signor Fileo non ha attenuanti, non ha giustificazioni. Ma se i sonni di sogni dei figli fossero la sua giustificazione?
    Potremmo discuterne, che poi è il bello dello scambio di opinioni. Ti ringrazio del tuo commento e del tuo parere cara Patrizia. Sono contento soprattutto che tu ti sia “schierata”, penso che sia questo l’obiettivo per chi scrive nei confronti di chi legge.

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