Premio Racconti nella Rete 2016 “Errore fatale” di Vittorio Venturi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Era piena estate. Un’estate che più calda non si poteva. L’intera penisola, dal nord al sud, era sotto una cappa opprimente di afa. E proprio in quei giorni si verificò il triste evento, Francesca, la mamma di Sara, morì.
Il marito, che era poi il padre di Sara, era arrivato nella cittadina nella quale vivevano nei primi anni Ottanta, dopo avere lasciato, come tanti prima e dopo di lui, il paese del meridione nel quale era nato e aveva vissuto fino ad allora, per tentate la fortuna nell’Italia Centro-settentrionale.
“Trapiantato al nord” diceva lui, ben deciso però a cercare di fare di tutto per tornare al sud il prima possibile.
Poi aveva conosciuto Francesca e poco dopo la metà degli anni Ottanta si erano sposati. Così era rimasto lì, al nord, rassegnato, anche se spesso lo assaliva la nostalgia del paese, degli amici, dei parenti e continuava a notare la differenza di usi e costumi tra su e giù, come diceva lui. Rimediava parzialmente ritornando al sud per brevi periodi di vacanza, approfittando delle ferie e di qualche festività o ponte vacanziero.
Più o meno dopo un anno di matrimonio era nata Sara. Era cresciuta bene, una brava ragazza, per carità, però molto timida, introversa, sempre tesa e in apprensione, mai rilassata, molto legata ai genitori e da loro dipendente. In particolare con la madre aveva un rapporto fortissimo, si confidava con lei, le diceva in pratica tutto, un rapporto quasi più da amiche che da madre e figlia. Basti dire che Sara non la chiamava mamma, ma Francesca, si chiamavano per nome, proprio come due amiche.
Solo un anno prima della morte della madre, quando ormai era ben oltre i vent’anni, Sara si era finalmente fidanzata con Federico, uno del posto, del nord quindi, che però facendo come lavoro il rappresentante, e avendo come zone di operatività, tra le altre, la Calabria e la Basilicata doveva spesso andare in Meridione (con grande invidia del padre di Sara).
Anche prima di decidersi a fidanzarsi ufficialmente a Sara era occorso tempo. Ripetuti approcci di Federico, sporadici e occasionali incontri finché, piano piano, un passettino alla volta, lei si era finalmente decisa ad acconsentire al fidanzamento.
I genitori avevano accolto con gioia la notizia del fidanzamento, temevano che per via del suo carattere Sara potesse faticare a trovare un uomo (e in effetti era così). Ma Federico era molto carino e paziente con lei, e passava sopra a molti aspetti di quel suo carattere.
“Quell’uomo è un angelo” diceva a Sara suo padre: “Meglio non ti poteva andare. Tientelo stretto, quell’uomo sarà la tua fortuna”.
E proprio poco dopo il fidanzamento di Sara con Federico, a sua madre avevano diagnosticato quella brutta malattia. E a distanza di nemmeno un anno era morta.
Anche il giorno della sua morte, Federico era al sud. Appena Sara gli aveva telefonato per comunicargli la triste notizia si era messo in auto, per arrivare in tempo per il funerale.
Durante il lungo viaggio aveva pensato molto a Sara e a come avrebbe potuto reagire a quell’avvenimento. Aveva pensato anche a cosa avrebbe potuto fare per esserle di conforto e per renderle meno penosa e più sopportabile quella perdita. Aveva deciso che non poteva fare altro che restarle vicino il maggior tempo possibile.
A metà circa del viaggio aveva deciso di fermarsi in un Autogrill, per fare benzina, mangiare un panino e scaricare la vescica. Quando era sceso dall’auto la sua attenzione era stata attratta da un grandissimo cartellone pubblicitario: ‘WEEK-END CON IL MORTO’ c’era scritto a grandi caratteri. E sotto, un poco più in piccolo: ‘PER OGNI FUNERALE CON NOI, UNA VACANZA OMAGGIO PER VOI’. Sotto c’era il nome di un’agenzia di pompe funebri che offriva appunto un viaggio ai parenti di un defunto che affidassero a loro il funerale. Seguivano l’indirizzo e i numeri telefonici per contattarla.
‘Ma non si vergognano? Non hanno più rispetto per niente e per nessuno, questi?’ aveva pensato Federico.
Ma poi, per ovvia associazione di idee, gli era tornata in mente una pubblicità simile che aveva visto tempo prima: ‘STAVOLTA TUO MARITO NON POTRA’ DIRTI DI NO’ sparava quella pubblicità. E spiegava: ‘Trasformiamo in diamante le ceneri dei tuoi cari’. Seguivano anche lì il nome e i dati di riferimento dell’impresa di cremazione. Anche in quel caso Federico, anche se allora meno emotivamente coinvolto, ne era rimasto disgustato.
‘Che cosa macabra’ aveva pensato: ‘Dove si può arrivare per fare soldi?’.
Dopo però, quando già aveva ripreso il viaggio, aveva ripensato alla pubblicità sulla cremazione e di ragionamento in ragionamento era arrivato a una diversa conclusione.
‘Sara è cosi attaccata a sua madre’ aveva pensato: ‘ che quella del diamante potrebbe anche essere una soluzione per restarle vicina…’.
E si era ripromesso di valutare meglio quella possibilità.
Dal sud erano arrivati numerosi anche i parenti del padre, e un po’ tutti avevano partecipato all’organizzazione del funerale.
Federico aveva buttato là, tanto per avere un’idea delle reazioni, un accenno alla possibile alternativa della cremazione (senza ovviamente parlare del diamante). Ma subito sia Sara che suo padre e i parenti l’avevano respinta vigorosamente, anche un poco stupiti che lui avesse potuto proporla, per cui Federico aveva chiuso lì il discorso.
Si erano quindi organizzati un funerale e una sepoltura tradizionali.
“Giù da noi” aveva detto poi uno dei parenti, al momento di chiudere la bara: “usa mettere nella bara qualcosa a cui il morto era molto legato, qualcosa a cui teneva”.
“Sì, lo so” aveva detto il padre: “Ma cosa potremmo mettere?” aveva aggiunto, rivolto a Sara.
“Era sempre attaccata al cellulare” disse la figlia: “Mettiamoci quello”.
Non era proprio ciò che il parente e il padre intendevano, comunque erano tutti troppo abbattuti per mettersi a discutere e quindi avevano fatto come aveva proposto Sara.
Poi c’era stato il funerale. Sara aveva pianto quasi ininterrottamente, durante tutte le esequie, prima in chiesa e poi durante il trasporto al cimitero, nel primo tratto a piedi dietro la bara, poi in auto e infine nel tratto finale a piedi dall’entrata del cimitero fino al luogo dell’inumazione.
Aveva pianto anche prima, all’arrivo di Federico e a quello dei parenti del sud, e aveva continuò a piangere al rientro a casa dopo il funerale con tutti i parenti che cercavano, inutilmente, di confortarla.
Poi, il giorno stesso del funerale, i parenti erano ripartiti per il sud. E il giorno dopo era ripartito anche Federico.
* * *
Passò qualche giorno. Sara non si dava pace. Pensava sempre alla madre. Scoppiava a piangere all’improvviso. Passava ore in preda alla disperazione. Fu in uno di quei momenti (nei quali non si sa neppure quello che si fa) che decise di inviare un sms al cellulare della madre. In realtà Sara sapeva di stare facendo una cosa stupida, ma la fece ugualmente, forse sperava in quel modo di mitigare un poco il proprio dolore.
Digitò il messaggio:
Ti voglio bene e mi
manchi moltissimo.
Ho tanta voglia di
vederti. Vorrei essere
lì con te
S.
Federico lesse il messaggio di Sara in auto, mentre stava andando da un cliente.
Nella rubrica del cellulare di Sara i numeri di Federico e Francesca erano uno sotto l’altro e nell’agitazione e nel turbamento del momento lei aveva digitato il nome sbagliato.
‘Povera Sara, deve essere sconvolta’ pensò, quando lesse il messaggio: ‘Forse sarei dovuto restare qualche altro giorno con lei, per starle vicino… ma con il lavoro come facevo? Comunque è meglio che le mandi un messaggino, quella è capace di sobbarcarsi un viaggio stressante per venire giù a trovarmi, e con questo caldo per giunta! Sarà meglio che la dissuada’
E inviò subito un sms.
Quando Sara sentì lo squillo del messaggio, lo lesse immediatamente.
Anch’io ti voglio bene
e ho tanta voglia di
vederti, ma è meglio
che tu non mi raggiunga.
Quaggiù tra l’altro fa un
caldo infernale
F.
diceva il messaggio.
Anche se le fosse venuto un dubbio e avesse voluto effettuare un’eventuale verifica sulla provenienza del messaggio, Sara non fece a tempo, perché appena letto il testo avvertì un dolore fortissimo, lancinante, al petto e un’oppressione indicibile. Poi il dolore si trasmise prima alla spalla e infine al braccio sinistro. Riuscì appena a portarsi la mano destra al petto, prima di stramazzare al suolo.
I medici stabilirono che era stato un infarto fulminante. Il suo cuore non aveva retto all’emozione.
Non ci resta che piangere…dalle risate o dal dolore? Sono in difficoltà!