Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2016 “Il dilemma” di Vito Nicassio

Categoria: Premio Racconti per Corti 2016

1966. In un’aula di una scuola elementare. Dinanzi al maestro Lofizzo, dieci bimbi di 5^ elementare in grembiule nero e fiocco bianco. I bimbi si cimentano nella recita di un difficile monologo dell’Attilio Regolo – l’eroe dell’antica Roma che pur di non tradire la sua città morì per mano dei Cartaginesi – tratto da un libretto di Metastasio. Il migliore di loro impersonerà quel personaggio nella grande recita di commemorazione dei caduti della 1^ Guerra mondiale del 24 maggio nell’atrio della scuola davanti a tutte le Autorità del paese di Castropera. Si cimentano tutti, ma con pessime prove. L’alunno Filippo Cirelli recita qualche frase con forte inflessione dialettale; L’alunno Giuseppe Zanetti ne fa cantilena. L’alunno Carlo Maria Baldovino Rossi, figlio del commendatore Rossi, a malapena riesce a farfugliare la parte balbettando frasi sconnesse. Infine, lo scolaro Libero Zanni recita alla perfezione: “Romani addio. Siano gli addii degni della nostra grandezza. Lode agli dèi vi lascio e vi lascio romani. Ah conservate l’onestà e la virtù del gran nome di Roma; e voi sarete gli arbitri della terra; e il mondo intero diventerà romano. Numi custodi  di questo fertile terreno, dèe protettrici della stirpe d’Enea affido a voi questo popolo d’eroi; sian vostra cura questo suolo, questi tetti e queste mura. Fate che sempre in esse alberghi la costanza, la fede, la gloria, la giustizia, il valore.  E se giammai qualche astro maligno incuta minaccia al Campidoglio ecco Regolo o dèi…”  “Basta, basta !” – lo ferma il maestro Lofizzo. Tutti i bimbi si congratulano con Libero. E’ palese a tutti che è stato il migliore. Il maestro li guarda e informa gli scolari che il nominativo del vincitore sarà comunicato il giorno seguente.

Il giorno successivo nella stesa aula, gli alunni attendono impazienti il maestro: “Ho scelto! Attilio Regolo sarà Carlo Maria Baldovino Rossi”.  Libero rimane impietrito. Giuseppe Zanetti, sfacciatamente: “Maestro, Libero è stato il migliore. Perché non avete scelto lui ?!” Anche gli altri annuiscono. Ma il maestro, è dapprima claudicante. Poi strizzando l’occhio al figlio del commendatore: “Perché ? Perché, ieri, Zanni ha rinunciato alla parte !  “Non è vero!” – esplode rabbiosamente Libero – Perché mai avrei rinunciato ?! E’ la cosa che desideravo più di ogni altra cosa al mondo ?”  Il maestro : “Me lo hai detto ieri. Forse non ricordi. Ora non puoi rimangiarti la parola.  E adesso basta. Il maestro sono io, e io ho sempre ragione”. Libero somatizza la delusione per aver subito un inganno. Il peggiore che un bambino potesse subire.  

Atrio della scuola. Il giorno della commemorazione. Suona la banda. La recita è preannunciata da un rullo di tamburi e un colpo di grancassa. Carlo Maria -preso dall’emozione – recita ancora peggio di come pietosamente lo aveva ascoltato in precedenza il maestro Lofizzo. Al termine, il maestro si lancia servilmente con la mano tesa e il capo chino verso il commendatore seduto in prima fila con il sindaco e altre Autorità: “Congratulazioni, Commendatore, Suo figlio ne farà di strada !” Libero guarda tra il pubblico. Scorge l’inaspettata presenza di suo padre. I due si osservano. Lo sguardo del bambino è sintomatico della sua sofferenza.

E’ sera. In una umile stanza, Libero è sveglio nel suo letto. Sotto le coperte. La porta si apre. Sopraggiunge il padre, quasi in punta di piedi. Gli sussurra: “Lo so, quella parte era la tua… Il papà di Giuseppe Zanetti mi ha raccontato tutto. Non è giusto – Lo so… ”  Libero è sorpreso. Esce fuori dalle coperte e rivolgendosi al padre: “Se sapevi tutto, perché sei venuto ? Lavori anche la domenica nei campi del commendatore. Perché hai preso un giorno di riposo per venire a vedere tuo figlio come veniva umiliato ? Il padre con grande dolcezza: “Lo dovevo a mio padre. Libero come te. Non l’ho mai conosciuto. Morì gridando “Avanti Savoia” mentre dava l’assalto al Col Moschin con il suo reparto durante la 1^ guerra mondiale. Avevo pochi mesi. L’unica ricordo che ho avuto di lui l’ho maturato osservando per giorni interi questa fotografia. L’uomo tiene tra le mani una fotografia in bianco e nero che ritrae un uomo in divisa. La mostra al bambino. Il padre: “Ora, io e lui vogliamo ascoltare la tua recita. Ti prego !”.  Libero esita. Poi, chiude gli occhi. Comincia a vedere in quel buio la stessa platea in cui si sarebbe dovuto esibire. Ma gli spettatori non sono gli stessi. Ad ascoltarlo  ci sono soldati romani con cimieri e mantelli cremisi, uomini con indosso la toga praetexta. Tra di loro, Libero scorge anche l’uomo della foto mostratagli dal padre:  il nonno con la divisa di soldato della 1^ guerra mondiale. Lo osservano. Libero recita l’Attilio Regolo con sublime coinvolgimento.      Al termine, il bambino riapre gli occhi e vede gli occhi del padre solcato dalle lacrime. Si abbracciano. Il padre dice sconsolato: “Le guerre non hanno mai portato nulla di buono. A loro sopravvivono solo orfani, vedove … e tanti meschini”.

La mattina del giorno seguente. All’ingresso della scuola. Il padre accompagna a scuola Libero. Il bambino entra in classe mentre il padre si incammina verso la stanza del direttore. Durante la mattinata, nell’aula sopraggiunge il maestro. Sull’uscio si congeda con il direttore. Ridono e scherzano tra loro a crepapelle. Quando la porta dell’aula si richiude, il Lofizzo assume una smorfia malefica. Inizia a dileggiare Libero dinanzi a tutta la classe: “Non sapevamo di avere tra noi un divo di Hollywood”. Dopo averlo deriso, lo mette in castigo dietro la lavagna per tutto il resto della giornata. Il maestro beffardamente : “Ti insegno io a raccontare in giro che il maestro è un bugiardo. I maestri hanno sempre ragione. Ricordatelo!

La sera, nella casa di Libero, il padre rincasa e nota la profonda tristezza del volto del bambino. Chiede spiegazioni. Libero non risponde. Il padre insiste. Il bambino sbotta furente: “Ma cosa credevi ? Di avere giustizia dal direttore ?! I ricchi e i potenti hanno sempre ragione. Che stupido che sono stato a credere che il figlio di un contadino potesse essere preferito al figlio di un commendatore”. Il padre somatizza la sua ira. Afferra per mano il bambino e lo porta per strada. Strattonandolo si incamminano verso il centro del borgo.

 

Arrivano dinanzi alla porta del Circolo dei Letterati. Il padre: “Ora tu aspetta qua, buono buono. E ora, a noi !”  L’uomo entra. La porta si richiude. Da fuori, il bambino ascolta nitidamente la voce imperiosa del padre che urla: “Numi custodi di questo fertile terreno, cari maestri ho affidato a voi questa progenie di eroi; era vostra cura questo suolo, questi tetti e queste mura…”.

Libero, con lo sguardo attonito: “Papà recita l’Attilio Regolo!

La voce del padre prosegue: “Avreste dovuto far si che sempre in esse albergasse la costanza… – la fede… la gloria…  la giustizia…  il valore…. E mentre intervalla ognuna di quelle parole segue un frastuono di vetri infranti e fragore di sconquassi. La porta si riapre. Dall’uscio fuggono a gambe levate il direttore e il maestro. Il padre li insegue urlando: “Di strada ne farete voi, e tanta se non volete che vi acchiappi.  Ciarlatani !”  Poi, l’uomo si rivolge a suo figlio che lo guarda incredulo e fiero: “In teatro, gli attori sono liberi di impersonare il personaggio che vogliono. Nella vita i personaggi non hanno la stessa libertà: Vivono il drammatico dilemma se essere attori o essere buffoni. Sappi fare la scelta giusta nella tua vita”.

Oggi. Il volto in primo piano di una persona anziana. E’ Libero come è adesso, il quale:   “Quello fu il più grande ricordo che mi lasciò mio padre… Forse, lo presi troppo alla lettera. Ancora oggi mi chiedo se abbia fatto la scelta giusta”. Un lento zoom indietro riprende l’uomo. E’ un attore rinomato. E’ su un sipario. E’ il sipario di un teatro gremito. Il pubblico inizia a applaudire dapprima timidamente. Poi, in maniera sempre più calorosa.

 

 

 

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2 commenti »

  1. Testo dal contenuto di gran valore.
    Complimenti

  2. Fa pensare, complimenti per le ottime descrizioni dei personaggi!

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