Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2016 “Il rappresentante dell’Umanità” di Salvatore David La Mendola

Categoria: Premio Racconti per Corti 2016

La scena si apre in una stanza. È giorno, ma nella stanza è tutto buio, le finestre sono chiuse, le tapparelle abbassate. Filtra un po’ di luce. C’è una libreria con dentro gli scaffali cose diverse: una collezione di pupazzi, alcuni libri, e c’è anche la tv incassata al centro della libreria. Il protagonista sta a cavalcioni sul divano e ride. Guarda un film in bianco e nero – Zelig di Woody Allen –. Ride.

Bussano alla porta.

Il protagonista è visibilmente alterato e non vuole essere disturbato. Mette in pausa il film e fa finta di non essere in casa. Ribussano. Il protagonista sbuffa, si alza.

Arrivato alla porta controlla dalla tapparella ed esclama

  • Non voglio nulla, andate via

Ribussano insistentemente. Il protagonista sbuffa e apre. Non si meraviglia più di tanto vedendo la persona che gli si presenta davanti. Una donna, vestita più o meno sfarzosa, ma senza dimostrare lusso o simili. Il protagonista chiede con aria intimidatoria:

  • Chi sei?

Lei risponde con tono accattivante quanto deciso:

  • Fammi entrare

Come guidato da chissà quale forza cede il passo alla donna. Lei si muove con libertà nella stanza. Prende posto sul divano. E comincia a parlare.

  • Non mi riconosci. Caro stai invecchiando, e davvero male direi.

Pausa. Il protagonista prende posto sul divano.

  • Sono la Verità. È un po’ di tempo che non ci si vede, ma non mi aspettavo che non mi riconoscessi. Be’ effettivamente è da un po’ che non mi faccio vedere in giro. Ma a volte rivedere gli amici mi fa piacere. Giusto per fare due chiacchiere. 

Il protagonista è sbalordito quanto assuefatto e chiede:

  • Vuoi qualcosa da bere?

Lei risponde:

  • No grazie caro, sto bene così, sono solo le 11. Ah, già, vero che te stai rinchiuso qua dentro tutto il giorno…

Allude alla poca luce. Passa un dito sul tavolino da fumo davanti al divano per evidenziare il grado di sporcizia. La verità si accende una sigaretta.

  • Cosa mi racconti? Nessuna novità? Potresti dirla qualche parola. Parole che abbiamo un senso… Ad esempio tu chi sei?

Il protagonista cerca sbigottito una risposta, si guarda in giro e risponde balbettando:

  • … io…io … io sono l’Umanità!

Lo dice quasi fiero di questa sua condizione. La verità ride fragorosamente. Dopo riprende fiato e dice:

  • Con ciò stai cercando di rappresentare la pantomima di tutto il genere umano? Ti avverto che è un compito davvero arduo.

Continua ridacchiando e dicendo sottovoce:

  • L’umanità, bah…

Il protagonista avanza una domanda:

  • Perché sei venuta a casa mia, perché proprio io?

La verità lo guarda languidamente, prende fiato, si lamenta sottovoce dicendo scocciata

  • Sempre gli stessi discorsi… Perché ti credi tanto speciale, eh Umanità? Perché credi di essere l’unica, la sola al centro di tutto? Perché ti ostini ancora a crederti migliore? Guarda in che stato sei. Sporca, moribonda, arrogante. Ma ancora non ti rendi conto della tua condizione? Qualunque sia la tua storia, che tu sia nata da una piccola molecola su questo sputo di pianeta, o che sia stata la volontà di un Dio, non riesci a vedere come ti sei ridotta?

La Verità si alza dal divano. Il protagonista non riesce a guardarla negli occhi. La Verità posa la sigaretta fumata a metà nel posacenere e lascia scivolare una piccola foto in bianco e nero. La verità apre la porta e prima di uscire dice:

  • Guarda bene quella foto e dimmi cosa vedi.

Il protagonista prende la foto tra le mani e riconosce se stesso da bambino mentre gioca con la Verità.

Fine col rumore della porta che si chiude e buio.

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2 commenti »

  1. Racconto che ti impone importanti interrogativi e il finale risponde in modo chiaro. Mi piace!

  2. Ottima metafora per rappresentare la società moderna! Complimenti!

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