Premio Racconti nella Rete 2016 “La nostra rosa” di Enrico Valdes
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Fu il suo regalo per il compleanno della madre, quando lui aveva vent’anni, un vaso fiorito di rose gialle, bordate di scuro e profumate.
Luca abitava con la famiglia in un appartamento in città, poco adatto però alle esigenze di aria e sole della piccola pianta.
Sua madre la curava con sollecitudine e la teneva nella stanza più luminosa, le attenzioni erano tante, ma la piantina non cresceva, le foglie si raggrinzivano e cadevano. Era destinata a seccarsi.
In giugno la famiglia si trasferì nella casa al mare e, con loro, si spostò anche quel vaso con i suoi deboli rametti spinosi.
In un angolo del giardino la rosa venne messa in piena terra, era l’ultimo tentativo per farla sopravvivere.
Ogni mattina la madre la scrutava ansiosa, sperando che la linfa vitale non si fosse esaurita, e in luglio, come per miracolo, la piantina riprese forza, spuntarono nuove gemme, foglie e fiori profumati.
“Vedi, – disse la madre a Luca – la rosa non si è arresa.”
Passarono le stagioni, la piantina divenne pianta, il giardiniere la potava e diventò forte, con spine acuminate e fioriture esuberanti.
Faceva parte oramai del giardino, era come se da sempre fosse esistita là, ed era lei la preferita della madre, che l’aveva salvata con le sue cure.
Con la rosa lei e Luca avevano un legame speciale, un vincolo non detto tra madre e figlio.
Molti anni, boccioli, petali e profumo.
Ogni volta che Luca entrava nel giardino il suo sguardo correva alla rosa e al ricordo dei suoi vent’anni. Con la madre passavano là davanti e si fermavano, felici o tristi, parlavano o tacevano.
Luca diventò adulto e la madre anziana, indebolita dalle malattie, camminava con difficoltà ma, quando il figlio le era accanto, si sentiva forte e non si lamentava di alcuna sofferenza.
Gli ultimi anni li trascorse tra poltrona e letto, senza mai abbandonare il suo sguardo coraggioso e dolce.
L’ultima sua estate, dal letto chiese a Luca di sollevarla, di metterla seduta.
“Cosa vuoi fare?” lui le domandò.
“Vorrei vedere la nostra rosa.”
Era la prima volta che la chiamava “la nostra”, e lui ne fu colpito, si commosse, i suoi occhi divennero lucidi.
Lei osservò a lungo la rosa da lontano. Era fiorita.
“Vorrei sentirne il profumo.” gli disse.
Luca l’accontentò e, tra le sue mani dalla pelle sottile, ne mise un bocciolo.
Lei l’aspirò,“Che bel profumo, – disse – senti.” e Luca si avvicinò, le trattenne le mani tra le sue e respirò l’aroma del “loro” fiore.
Erano passati dieci anni da quando la madre se ne era andata, portando via con sé quel suo speciale sorriso, e tutto cambiò.
Cambiò anche il giardino della casa al mare, con nuovi alberi, nuovi cespugli e nuovi rampicanti.
La terra venne smossa, rivoltata attorno alla rosa, che soffrì e divenne spoglia.
Giunse l’estate, il sole prosciugò le zolle, della pianta rimasero tre soli rami nudi, e il giardiniere disse che, forse, non si sarebbe ripresa.
Vicino a essa un prato verde, piante e fiori rigogliosi, solo la rosa era inerte, come senza vita, ma l’acqua tornò a dissetare il terreno e le sue radici.
Luca ogni giorno la guardava con speranza, e infine spuntò un germoglio, poi ne vennero altri, e ancora giovani foglie. Comparve per ultimo un bocciolo come quello che sua madre tenne un giorno tra le mani, con lo stesso profumo, e Luca risentì la voce di lei.
“Aiutami, – mi chiese –
sollevami dal letto,
voglio veder la rosa
che un giorno mi donasti.”
Crebbe laggiù la pianta,
con spine e verdi foglie,
con boccioli e con petali,
gialli e di scuro orlati.
Rinascono ogni anno,
e ancora qua profumano.
Era la nostra rosa,
ricordo di mia madre.
Bello e profondo e di scorrevole lettura. Complimenti.
A me e’ piaciuto moltissimo , e mi ha toccata personalmente .Quando leggo , tutti i personaggi di altre storie si fanno avanti..Nel tuo caso ho pensato a una bella favola, se così si può dire di H.C.Andersen , dolce e triste come il tuo racconto. :L’angelo’. cOnosci ?? se ti va , leggi e commenta anche i miei, mi sa che abbiamo gli stessi intenti e sentimenti! Ciao.
Cara Laura, grazie per la tua attenzione. Ho cercato il racconto di Andersen, e solo alla fine ho capito di averlo già letto anni fa, ed è stata una bella sensazione. Dentro di noi rimangono emozioni che crediamo dimenticate. Leggerò i tuoi racconti e li commenterò. Ciao
Ciao, amico di intenti, aspetto i tuoi commenti .(rima involontaria ..ahah ).Laura
E comunque la tua dolcissima rosa , carica di significati simbolici, e’ così delicata che sembra quasi senza spine .Morte e vita insieme.ti aspetto, o meglio aspetto il tuo pensiero soprattutto con uno dei miei due racconti, non voglio dirti il titolo, ma sono sicura che poi capirai.Ciao.
Credo che l’amore tra una madre e il suo figlio maschio sia uno dei rapporti più profondi e belli che ci possa essere…Un rapporto appena descrivibile perché sfuma in tutti i colori dei sentimenti. Mi piace la delicatezza con cui hai trattato l’argomento, il rispetto che traspare, la tacita complicità, la mancanza che diventa un confortante ricordo…complimenti.
Il mio preferito! Per delicatezza e poesia.Alla faccia dei tanti ‘tromboni’…o tromboncini?? (Visto il tema floreale).ad maiora!LAURA .
Concordo con Laura, molto delicato. Non è facile indagare il rapporto madre/figlio e non lo è per tante ragioni, specie per quei muri che sembrano ergersi tra i due quando la vita li porta in direzioni diverse, quando il bambino si fa uomo e cerca sempre più di rado la compagnia della donna più importante della sua vita…
In quei momenti a parlare sono le cose che li hanno visti insieme, testimoni di un legame che non può esaurirsi con la morte, come una rosa piantata insieme… Vittoria meritatissima. Complimenti. Ci vediamo a Lucca. Se ti va passa pure da me per un commento. Anche il mio “La Maledizione di Famiglia” è nella rosa dei vincitori. Ciao e presto.
Mi piacciono molto i racconti con pochi elementi, perché, come in questo caso, lasciano spazio al messaggio. Una madre, un figlio e una rosa: l’amore.
Ci vediamo a Lucca!