Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Domani cambierò / La magia che è in me” di Aurora Vannucci (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Sono due brevi racconti che trattano, anche se con sfumature diverse, lo stesso argomento, scritti da una bambina di 10 anni, e quindi vorrei proporli insieme.

DOMANI CAMBIERO’

Quando la sveglia suono’, puntuale come ogni mattina, balzai giu’ dal letto e corsi in cucina veloce come un ghepardo. Consumai una breve colazione,mi preparai per andare a scuola e mi incamminai velocemente verso di essa.

Io frequento le medie solo da un mese ed ho gia’ problemi con i professori e con i bulli della scuola.

Entrai triste triste dall’ ingresso dell’ Istituto che, osservando la faccia malinconica degli altri ragazzi, poteva sembrare il portone di un cimitero.

Nel corridoio, ovviamente, Giacomo e la sua banda mi presero in giro, dentro di me pensai di picchiarli, ma loro erano in cinque ed io sola, percio’ provai ad ignorarli.

Quando uscii all’ una ero stremata: il professore di scienze mi aveva consegnato una verifica e siccome non ero riuscita a studiare mi aveva messo un enorme e rosso quattro sul registro.

Percorsi ciondolante il tratto che mi separava da casa e quando aprii la porta, chi c’era? Il mio fratellino Lorenzo di 2 anni: notai immediatamente che aveva i miei fumetti! Li presi subito dalle sue mani: dopo essere stati nelle sue grinfie erano diventati appiccicaticci e pieni di saliva.

Li buttai per terra in camera mia, mi distesi sul letto e pensai: “Come posso fare a sopportare tutto questo?” Il mondo ora era diverso da come lo avevo sempre visto.

Dopo questa riflessione qualcosa mi sollevo’ per aria e mi spaventai a morte.

Piu’tardi (quanto tempo era passato da quel volo?) vidi che appoggiavo i piedi sopra un terreno rossiccio e tutt’ intorno si alzava una fitta nebbia.

Un raggio dorato in lontananza cercava di spazzare via la foschia, ma non ci riusciva.

Era sempre piu’ vicino, si ingrandi’ a dismisura fino a quando la nebbia spari’ del tutto.

Dentro a quel bagliore c’era un gufo argentato, con gli occhi grandi, circondato da palline bianche.

Esclamo’ tutto giulivo: “Benvenuta nella tua mente!”. Ero incuriosita: come facevo ad essere dentro di me? L’ uccello si presento’: “Ciao, mi chiamo Rambo! Tu non hai bisogno di presentazioni: qua ti conoscono tutti!”. Aveva una vocetta dolce e delicata.

Io risposi ridacchiando: “Si, come no. Come posso essere dentro il mio cervello?” e l’ animale allora prese un minuscolo schermo, leggermente piu’ piccolo di quello del mio telefonino, lo accese con un tocco e comparve la mia immagine all’ asilo, con le mie amiche Viola e Giulia.

Mi venne una enorme nostalgia degli anni passati ed in pochi secondi iniziai a piangere come una fontana; Rambo apri’ un ombrello per ripararsi dalle lacrime e disse con la voce piu’ tranquilla del mondo:”Non disperarti! Vedrai che anche alle scuole secondarie avrai dei buoni amici! Certo, non saranno come quelle dei tuoi ricordi, perche’ crescendo si diventa diversi!”.

Io sibilai: “Anch’ io?” e lui rispose di si’. Smisi di piangere e ci avviammo a Fantasyland, un luogo dove, come cerco’ di spiegarmi, ogni volta che immaginavo una cosa li’ diventava realta’.

Durante il tragitto provai ad inventare un animale sconosciuto ed ecco che esso prendeva forma sotto i miei occhi: era proprio un bel passatempo. Quando ci lasciammo Fantasyland alle spalle intravidi un essere che non pensavo di incontrare li’: davanti a me c’era Ico, il mio amico immaginario di quando avevo quattro anni! Indossava una pelliccia blu, possedeva degli occhi azzurri come il cielo, delle piccole orecchie da gatto e la coda lunga come il collo. Mi fisso’ ed io mi sentivo in colpa per averlo trascurato, ma lui mi rassicuro’: “Non e’ colpa tua: i tempi cambiano” e scappo’ via. Lo vidi mentre si dirigeva verso Istint e noi lo seguimmo, passo dopo passo.

In quella specie di citta’ le persone usavano solo l’ istinto senza riflettere e ragionare. Non mi piaceva assolutamente quel luogo quindi chiesi a Rambo di farmi uscire subito. Arrivammo a Personality, una localita’ dove tutti praticavano gli sport che amavo e studiavano le mie materie preferite. Laggiu’ si trovavano centinaia di tavoli da ping pong e nessuno osava maneggiare un libro di matematica. Che bel mondo, quello! Rambo prese a spiegarmi pazientemente tutto cio’ che ci circondava: “La’ ci sono le altalene, il tuo gioco preferito fin da quando eri piccola… Ehi guarda, gli scivoli d’ acqua! Non ci posso credere, nel parco c’e’ anche il monumento in tuo onore! Miticooooo!”. Infatti sopra ad una collina, alta ed imponente, una statua identica a me dominava il paesaggio circostante.

Era dorata e grande almeno il doppio di casa mia: come faceva a stare nella mia mente?

Perplessa domandai a Rambo: “Ma perche’ mi hai fatto entrare nella mia testa?”.

Il gufo argentato inizio’ a muovere le ali e con la sua allegra, ma leggermente irritante, vocetta esclamo’: “Per aiutarti, ovvio! Pero’ devi uscire da qui prima che qualcuno si possa rendere conto che non sei nel mondo di fuori, altrimenti tutto potrebbe esplodere e tu potresti… non vivere piu’ nella realta’…. ecco”.

Lo presi per il collo e sbottai: “Stai scherzando? Non voglio morire per colpa tua, brutto pennuto! Fammi balzare fuori subito! Ora! Adesso!”

Smisi di stringerlo solamente per trovare altre parole giuste per offenderlo, ma lui annui’ con la testa e disse: “Ti riportero’ nella tua amata Terra. Promesso”.

Era serio in volto e pronuncio’con voce debole le seguenti parole: “Tanto se tu non dovessi riuscire a ritornare in tempo anch’io morirei e anche tutto quello che hai visto attorno a te in questo viaggio… Volevo solo aiutarti a superare la “crisi da prima media” come io la chiamo…. a trovare un nuovo equilibrio che sembri aver smarrito… scusami…”.

Mi dispiaceva lasciare Rambo, ma ancora di piu’ Personality.

Boom! Un botto, anche se lontano, fece vibrare il terreno rossiccio…. “Questo e’ un segnale. I tuoi genitori stanno sicuramente per scoprire che non ci sei piu’! Coraggio, corriamo verso il punto in cui ci siamo incontrati!” grido’ il volatile. Non era facile come dirlo: iniziarono ad arrivare deboli focherelli che pian piano diventarono enormi: io ed il gufo scappammo con il cuore in gola. Le fiamme stavano diventando altissime e si formavano una dopo l’ altra. L’ incendio era sempre piu’ vicino a noi, sgusciai via in tempo ma…. Rambo no! Prima di lasciarmi dentro alle fiamme mormoro’: “Non importa se tutto ti sembra andare storto: pensa sempre positivo e credi in te stessa, in qualunque situazione. Addio”.

Io urlai: “Noooo! Ramboooo!” e provai ad allungargli la mia mano. Inutile! Era stato inghiottito dal fuoco ed era un amico sincero, che si sacrificava per me…

Ritornai correndo sempre come un ghepardo nel punto in cui avevo trovato l’ uccello tempo prima e vidi uno strano portone rosa, tipo film di fantascienza: entrai senza esitazione e mi ritrovai nella mia camera, sana e salva.

Ci capivo poco, pero’ mi ricordai di Rambo e delle sue parole. Mia madre mi osservo’ come se fossi un’ aliena e mi sgrido’: “E’ tutto il giorno che ti cerchiamo, e tu compari improvvisamente nel tuo letto?”. Io non ribattei e decisi di sdraiarmi e riposare senza attendere la sera.

Una grossa nube di pensieri vagava nella mia testa, ma a quello principale non riuscivo a trovare una risposta: ero veramente entrata nella mia mente o questa storia l’ avevo solo inventata? Non mi importava, perche’ ormai avevo gia’ preso una strabiliante decisione, una di quelle che non prendevo spesso: “Da domani non saro’ piu’ la schiappa piu’ derisa dal mondo intero… mostrero’ a tutti la mia parte migliore…. perche’ Rambo mi ha insegnato a vivere in armonia e ad aver fiducia nelle mie qualità”.

 

LA MAGIA CHE E’ IN ME

Far funzionare un incantesimo e’ la cosa piu’ difficile del mondo.

Io, pero’, ho scoperto la magia che e’ in me.

Tutto e’ cominciato due mesi fa, il primo giorno di scuola  media.  Mentre  mi  incamminavo  verso

l’ edificio che mi avrebbe rinchiuso come una prigione senza uscita nei tre anni seguenti, notai una luce azzurra. Era un fenomeno che sicuramente nessun essere umano aveva mai osservato prima d’ora: il suo azzurro intenso rendeva ben visibile quella sfera radiosa che sembrava chiamarmi: “Ehi… Vieni… Vieni…..”.

Il pallone per aria si mosse ed io lo seguii. Camminai senza accorgermene per molto tempo, finche’ esso si fermo’, spari’ e sentii una voce odiosa che rideva: “Uargh, uargh, uargh! Benvenuta, mocciosetta! Uargh, aurgh, uargh!”.

Io chiesi: “D..d..dove sono? Nella mia citta’ o in un altro luogo?”.

Finalmente scorsi sbucare chi aveva parlato: sembrava un pagliaccio fatto di vestiti, la sua faccia era tonda e paffuta, aveva i capelli neri e, anche se era ben visibile che era un adulto, i suoi occhi erano da bambino, pieni di stupore e felicita’.

Sorrise e disse: “Ciao, io sono Party! Benvenuta a Magicland!”. Allargo’ le braccia e domando’: “Non tutti possono giungere qui, solo chi non si trova a suo agio nel mondo in cui vive abitualmente. Cosa ti ha condotto in questo luogo?”

Cercai di spiegare: “Be’, ho notato una luce e l’ ho seguita. E’ lei che mi ha portato qui” e lui ribatte’: “Si, ma potevi proseguire per la tua strada senza seguirla: cio’ dimostra che sei una ragazza desiderosa di conoscere!”. Era vero. Fin da piccola la mia infinita curiosita’ mi aveva piu’ volte messa nei pasticci. Io pero’ confermai: “Si, ma nella mia citta’ mi trovo bene!”.

Party rise: “Uargh, uargh, aurgh! Non parlo del luogo in cui vivi… ma di come ti senti tu!”.

Mi mise una mano sul cuore: “Tu hai un problema e per risolverlo potresti aver bisogno della magia, vero?”. Riflettendo un attimo, risposi: “Hai ragione, ce l’ho. Ed una domanda soprattutto vorrei porti: come posso fare per non essere una nullita’?”. Lui mi guardo’, perplesso e sorpreso allo stesso tempo: “Le persone che ti vogliono bene non ti considerano cosi’! E tu, invece, ti senti in questo modo?”. Risposi di no, ma molto a fatica, e solo per non ribadire il concetto. Il pagliaccio continuo’: “Non seguire le mode, se non vuoi. Sii te stessa. Il mondo non puo’ essere tutto in bianco e nero! Adesso, pero’…… tutti a Magicland!”.

Davanti a me apparve un bel castello di pietra altissimo. Io e Party ci incamminammo verso di esso e, quando entrammo, cio’ che vidi era meraviglioso: c’erano tanti bambini con dei cappelli a punta in testa e con in mano una pozione con cui facevano incantesimi, non su oggetti o animali, ma su loro stessi! Se, per esempio, un maghetto recitava una formula magica dove compariva la parola “coraggioso” e beveva il beverone, allora lui diventava veramente cosi’!

Party mi spiego’ come potevano accadere queste magie, mi invito’ a prendere uno di quei magici intrugli, io lo bevvi e dissi ad alta voce:

“Solo un umano si dispera

se e’ una nullita’

questa e’ una storia vera

e piu’ potente l’ umano sara’

grazie a questa magia

cambiare in meglio non e’ una follia”.

Quando finii quella specie di filastrocca, mi ritrovai un po’ diversa. Ero piu’ brava, piu’ bella, piu’ coraggiosa e potevo fare di tutto. Ero piu’, piu’ e basta. Questa sensazione mi rendeva felice. In quel momento avrei dominato anche il mondo.

Il pagliaccio mi chiese: “Ti senti ancora una schiappa?” ed io lo minacciai: “Schiappa a me? Guarda che ti prendo per il collo, nanerottolo! Comunque e’ miracoloso questo incantesimo!”

Party era contento che la magia avesse fatto effetto ed io rimbrottai: “Voglio portarmene un po’ a casa mia, capito? Questo intruglio e’ super!”.

Un bambino mi guardo’ e mi disse: “Gia’, e’ un portento! Io ho bevuto quello della felicita’, ed ora mi sento contentissimo!”.

Un ragazzo piu’ grande, dai capelli neri e gli occhi scuri si rivolse a me ed all’ altro che aveva parlato: “Tsk! Non lo sapete? Queste robe che bevete non servono a nulla: siete come prima, credete di essere cambiati ma non e’ cosi’!” ed allora io chiesi: “Che fenomeno e’?” e lui rispose: “E’ solo suggestione!”

Fece un sorrisetto beffardo, ma il pagliaccio si mise ad urlare: “Caaaaarlllooooooo! Lucaaaaaaaa! Francescaaaaaaa (come poteva sapere il mio nome?)…. Tutti e tre subito qui! E’ un ordine!”.

Non lo avevo mai visto cosi’ arrabbiato. Noi tre ci accovacciammo sotto di lui. Come in tribunale: lui giudice, noi colpevoli. “Sentiamo, Carlo, cosa vuoi dire? Perche’ hai profanato il Sacro Segreto, chiamato anche S.S.?” chiese lui, severo.

Il ragazzo cerco’ di spiegare: “Con S.S. questi qua….” ci indico’ con disprezzo “Si illudono di essere migliorati” e con il suo sorrisetto beffardo aggiunse “E poi, perche’ il Sacro Segreto l’ hai detto proprio a me?”

Il pagliaccio grido’: “PERCHE’ DI TE MI FIDAVO! HAI DIMOSTRATO CHE NON MERITI DI CONOSCERE IL SEGRETO! ORA ASSAGGERAI LA MIA IRAAAA!” e recito’ una formula magica:

“Ambarabaldo

Carlo ha l’ animo caldo

Ambarabbabba’

Carlo non merita di stare qua

Ambarardo

Carlo e’ beffardo

Ambarabu’

Carlo non c’e’ piu’ “

Il ragazzo scomparve ed al suo posto rimase una specie di faccia infuocata tutta gialla ed arancione “Tutti voi avete un’ anima. Questa e’ la sua” annuncio’ il pagliaccio, la raccolse e la mise dentro un contenitore: “Se l’ anima e’ azzurra o blu allora e’ buona, se e’ gialla, rossa o arancione e’ cattiva”.

Un bambino chiese: “Lo hai ucciso?” e Party rispose: “Nah, nah, nah, nah! Sei completamente fuori strada! L’ ho fatto sparire dall’ Accademia Magica. Comunque, Federico, adesso tu devi tornare a casa, cosi’ come Mia, Angelo, Daniele, Gioia, Francesca e Bruno. Prima di andarvene, pero’, prendete in dono questa formula magica”. Ci porse un breve testo, ma, anche se ero curiosa di sapere cosa c’era scritto, non lo lessi. Party grido’: “3… 2…. 1…. Contatto!” ed in un batter d’ occhio mi ritrovai sulla via per andare a scuola, li’ dove avevo visto quella luce e dove era incominciato quel meraviglioso viaggio nell’ incantato regno della magia.

Avevo il foglio ancora in mano, e decisi di leggerlo: “Cara Francesca, e’ il tuo pagliaccio che ora ti parla e ti confida una cosa: quella che tu hai creduto essere una pozione magica non era altro che un miscuglio di acqua, succo di pera, coca cola ed aranciata. Allora ti starai chiedendo perche’ in quel momento eri invincibile, ed ecco la risposta: perche’ lo volevi tu! Solo tu sei l’ indovina di te stessa. Tu prendi le decisioni, non gli altri. Se ti piaci cosi’, non cambiare piu’! Firmato: mittente anonimo (hai capito chi sono?)”.

Alla fine aveva proprio ragione Party. Non mi interessa se gli altri mi considerano una nullita’: io mi piaccio cosi’ ed ognuno e’ quello che e’. Sorrisi ed infilai la lettera in tasca.

Far funzionare un incantesimo e’ la cosa piu’ difficile del mondo, ma a me cosa importa?

Ora io ho scoperto la magia che e’ in me. E non solo: che e’ in tutti noi!

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4 commenti »

  1. Accipicchia Aurora, sei un vulcano! Colorata e fantasiosa come è giusto alla tua età, e scommetto che sei anche velocissima a scrivere le tue storie e che ti fa sentire bene farlo. Brava, continua così, anche se ti consiglio di leggere tanto, tantissimo, per dare ai tuoi racconti quel tocco di originalità in più che non guasta mai!

  2. Grazie, ho riferito il suo commento ad Aurora che in questo momento sta’… leggendo. In effetti lei legge e scrive tutti i giorni, ha vinto alcuni concorsi (ovviamente per bambini), ha pubblicato una raccolta di racconti ed ora sta’ lavorando al progetto ambizioso di un vero libro…. mi auguro che continui a coltivare la sua passione.

  3. Brava Aurora nonostante la tenera età sei già ad un buon livello…continua così, non mollare mai “la penna” e soprattutto nutri sempre la tua fantasia!Un grandissimo in bocca al lupo.

  4. Aurora, avevo letto l’altro tuo racconto che mi era piaciuto molto, come ti avevo scritto . .leggendo questo confermo che hai moltissima fantasia ,talento scoppiettante ..chi ti sta dietro è bravo !! e la magia che hai mi sa che si chiama immaginazione ! bravissima !

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