Premio Racconti per Corti 2016 “La mano tesa” di Stefania Serio
Categoria: Premio Racconti per Corti 2016Il cortile di una scuola è pieno di ragazzi che chiacchierano tra loro dopo le lezioni. Un gruppetto è costituito da Dario e i suoi amici.
Passa loro accanto un ragazzo con grandi occhiali che porta tra le braccia una pila smisurata di libri e lo prendono in giro.
Dario, presi accordi per la partita di calcetto, saluta gli altri e si incammina verso casa.
Nota, sul marciapiede opposto, il ragazzo coi libri che viene avvicinato da altri ragazzi in motorino che lo strattonano facendolo cadere. Dario interviene in sua difesa e quei bulli vanno via.
Dario gli si avvicina, gli porge la mano tesa e lo aiuta ad alzarsi.
— Sei stato forte con quelli!
— Sì, figurati, li conosco, sono solo degli sbruffoni. Abbaiano ma non mordono.
Il ragazzo lo ringrazia e si presenta; si chiama Davide.
I due camminano di fianco, Dario gli chiede qualcosa di sé e non può fare a meno di domandargli la ragione per cui si porta dietro tutti i libri, considerando che a scuola ogni studente ha il proprio armadietto.
Davide riguardo ai libri non gli da’ spiegazioni, e gli dice soltanto di essersi trasferito da poco in città. Dario lo invita all’allenamento di calcio e l’altro accetta.
Davide prima di entrare in casa sbircia dentro, il corridoio è vuoto e velocemente entra nella sua stanza e posa i libri sulla scrivania. Subito dopo raggiunge in cucina sua madre.
La donna, durante il pranzo, gli chiede come si senta davvero dopo quello che è successo.
Dal loro dialogo si evince che i genitori sono separati e che suo padre ha avuto da poco un nuovo figlio. Davide è convinto che suo padre lo abbia dimenticato e sua madre non lo smentisce.
Dopo pranzo Davide è nella sua stanza, da un cassetto della scrivania esce una lettera ancora chiusa, sulla facciata mittente c’è solo scritto “papà”, la strappa in piccoli pezzi e la butta nel cestino.
— Solo inutili bugie…
Il pomeriggio i due ragazzi vanno al campo sportivo, gli amici di Dario si rendono conto che è il ragazzo che quella mattina avevano preso in giro.
Furio, uno degli amici, chiede spiegazioni a Dario che taglia corto.
Inizia la partita e vincono proprio per degli interventi di Davide. Gli altri lo circondano entusiasti.
Nello spogliatoio Furio invita Davide a unirsi a loro per andare al cinema. Davide sembra indeciso ma infine accetta l’invito.
Dario ha notato un ombra nel suo nuovo amico e gli chiede se c’è qualcosa che lo angoscia.
Davide gli spiega di avere problemi familiari e lo ringrazia ancora.
— Dai non esagerare! Non ho fatto nulla di speciale.
— Non puoi capire . . . Grazie.
Dario imbarazzato lo incita a fare presto e gli spiega che il custode del campo di calcio avrebbe tolto, a breve, la corrente.
Non fa in tempo a finire la frase che si fa buio.
Stesso spogliatoio, Davide e Dario sono ora un po’ più grandi.
Dario chiede a Davide se quella sera si sarebbe unito agli altri amici per studiare insieme in vista degli imminenti esami di Stato anche se, aggiunge, sicuramente non ha bisogno di ripassare essendo stato, in quegli anni, il miglior studente dell’Istituto. Sottolinea scherzosamente che, da quando lo ha convinto a cambiare la montatura degli occhiali, e diventato anche il più figo.
— Dammi il merito almeno di questo!
Davide gli risponde serio che il suo merito va ben oltre e Dario crede che si riferisca al giorno in cui lo difese dai bulli.
Davide gli dice che quella sera ha un incontro col padre con cui da tempo ha avuto un chiarimento e ha appianato quelli che erano dubbi infondati. Suo padre non lo ha mai messo da parte.
Gli alunni del quinto anno sono stati convocati in palestra dal Preside che spiega loro come si svolgerà la cerimonia dei diplomi e annuncia il nome dell’alunno prescelto per il discorso finale: è Davide.
Dopo gli esami sono nella stessa palestra addobbata per l’occasione, Davide sale sul palco per il discorso.
— Sono qui per dirvi che offrire l’amicizia a qualcuno è il più bel regalo che si possa fare. Voglio raccontarvi una storia. . . Il giorno in cui ho incontrato colui che poi è diventato il mio più grande amico, avevo pianificato di suicidarmi durante il week-end…
Davide fa una pausa, c’è un mormorio diffuso.
Racconta di come quell’ incontro e quella mano tesa fossero stati determinante per le sue insani decisioni future.
— Grazie Dario, spero che tu ora capisca perché, a distanza di tanti anni, io continui ancora a esserti riconoscente.
La palestra è silenziosa, risuonano solo dei tacchi; è Dario che va verso il suo amico. I due si abbracciano.
molto profondo, brava!