Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2016 “Il tubetto di dentifricio” di Marco Rocca

Categoria: Premio Racconti per Corti 2016

Era una fresca mattina di Ottobre. Paolo come sempre da quando si era stabilito in Toscana, teneva la sua lezione di filosofia nel  più prestigioso liceo della città. Entrò quando tutti gli alunni già se ne stavano seduti ognuno al proprio posto. Li conosceva e li ricordava tutti. Entrò e come suo solito scostò la sedia da dietro alla cattedra per porla davanti alla lavagna. Non si sedette, rimase in piedi e con lo sguardo fece il giro della classe,  per vedere se mancasse qualcuno. Quel mattino esordì senza tanti preamboli- <Se cercate il senso della vita mettetevi in coda con i milioni di filosofi che hanno solcato la superficie di questa nostra maledetta o benedetta  terra> – Breve pausa tra le parole maledetta e benedetta. -< Sono trascorsi quattromila  anni da quando i primi pensatori greci si sono posti questa dispettosa ed inarrivabile domanda. Platone e Socrate neppure si sapeva chi fossero. Ma so che voi, miei cari ragazzi neppure vi sognate di porvi questa domanda, dico bene?>- Paolo non si definiva un insegnante di filosofia, lui era un vero filosofo. Così Socrate indossava ogni giorno gli stessi indumenti che per lui non erano una tunica , ma bensì un paio di jeans sgualciti ed un maglioncino a collo basso. Quel suo look da sensassottino con una barba e i capelli lasciati crescere in maniera disordinata, a dispetto dei suoi quarant’anni suonati,  gli davano un’aria da eterno giovane. – < che cosa può mai interessare a voi figli della tecnologia di tutta la sapienza che ci è giunta dall’Asia Minore> – Il tono della sua voce era un continuo saliscendi di colori. Per le sue lezioni non si avvaleva mai di un PC.  Amava sottolineare le citazioni dei filosofi scrivendole sulla lavagna  “Guai a chi insegna agli uomini più di quanto essi possano imparare”. Quel mattino, dopo averla scritta,  chiese alla classe quale pensatore avesse mai pronunciato quelle parole, nessuno aveva  azzardato una risposta. Polo, nel prender coscienza di quella che per lui era una grave lacuna, si inalberò al punto da aumentare sensibilmente il tono fin quasi a gridare – <Forse  Socrate?! Beata gioventù tecnologica che non sa più come sopravvivere senza un telefono che la colleghi a google. Di fronte alla folla che lo voleva giustiziato ha pronunciato queste sacre parole>. Aveva sottolineato quel “sacre”  per insegnare che sacro non è ciò che esce dalla bocca di un panciuto ecclesiastico, ma dalla bocca di un uomo saggio. – <La cicuta! Ecco cosa dovrei bere pure io. Come si può sopravvivere in un mondo globalizzato nella tecnologia, ma svuotato da ogni saggezza> – Si era lasciato prendere dalla passione per un argomento che gli stava a cuore prendendo a rivolgersi alla classe come fosse stato l’auditorium per un discorso sull’esistenza. Le nuove generazioni e mi duole dover includere anche la vostra non sono oramai che macchine servite da altre macchine. Se siamo fortunati hanno lievi difetti di malfunzionamento e si limitano a rimanersene nella tana che hanno prescelto come loro habitat naturale, se invece siamo sfortunati se ne escono per mischiarsi tra la gente frustrati per la loro povertà di spirito e di conoscenza. Sfogano con ciò  la loro rabbia aprendo lo spiraglio ad un sommerso barlume di perversa fantasia violenta. Sono facilmente riconoscibili da quella loro gestualità schematica racchiusa in uno stereotipo apatico e sterile. Oggi mi trovo davanti a voi  disperatamente deluso e quel che è peggio  disilluso disperato. Se mai Socrate avesse potuto prevedere una tale evoluzione del genere umano avrebbe esitato ancor meno ad  ingerire  quella cicuta. Lui, eroe salvatore non salvato della conoscenza e della verità. Forse veramente solo la morte ci darà la soluzione … e il suo pensiero la speranza   – <Professore> – una ragazza tra le ultime file  dall’aspetto corvino, con i capelli di  un nero lucido e la carnagione pallida, completamente vestita di scuro  si era fatta  avanti ed aveva alzato la mano -< a proposito di cicuta, quando approfondiremo  la lezione sulla morte di cui aveva accennato?>   – Paolo era rimasto qualche istante in silenzio guardando nel vuoto e poi le aveva risposto con tutto il tatto di cui disponeva in quel momento -<  cara, mio malgrado ti devo dire che non siete ancora pronti a sostenere un  argomento di tale importanza come la morte > – ancora silenzio -< dovremo attendere ancora, devo prima preparare voi e soprattutto me stesso>. Paolo abitava con la moglie all’ultimo piano di un palazzo del centro storico. Una quantità infinita di scalini. Ma a lui, a parte per  il basso costo del canone d’affitto quel piccolo appartamento  piaceva perché dalla finestra del suo grande  studio poteva osservare tutta la città. Non era raro che al rientro dalla scuola si accomodasse sulla poltrona per starsene ore a guardare fuori. Si teneva un libro in mano giusto per non dare l’idea che stesse del tutto oziando. Lo aveva fatto anche quel pomeriggio di Ottobre. Uscito da scuola si era seduto su un paracarro in cemento per ingurgitare il panino che la gli aveva preparato Sara . Aveva inforcato la sua vecchia bicicletta   e si era diretto verso casa. Sapeva che Sara, sua moglie, non ci sarebbe stata  a causa di un  pranzo concordato con l’unica vera amica che si era fatta da quando si erano trasferiti in Toscana, moglie di un collega di suo marito. – < Comincio ad essere un po’ preoccupata> – Il tema principale di quel pranzo era stato proprio lui, Paolo. Se ne stavano sedute ad uno dei tavolini all’aperto del centro e chiacchieravano indisturbate – < che  sta succedendo cara? Che ha combinato ancora quel mezzo pazzo di tuo marito?> – <  combinato ? … > – Sara guardava l’amica e cercava di mantenere  celata una certa agitazione che le palpitava nel cuore – < … è solo che mi sembra peggiorare ogni giorno che passa, se ne esce con delle cose che mi fanno paura> – Parlava tenendo entrambe le mani appoggiate sul tavolino. Il cameriere – < Buongiorno signore, siete pronte o avete bisogno ancora di un po’ di tempo – < Per me una cesar salad> – l’amica era stata la prima a rispondere al bel giovanotto che era venuto a prendere l’ordine – < fai due, grazie>- aggiunse Sara. Quella breve interruzione era stata l’occasione per un cambio d’argomento – < ma ora basta parlare di mio marito, dimmi di te piuttosto, che novità ci sono sulla promozione che la banca ti aveva promesso?> – < francamente tesoro, te lo dico in tutta sincerità, non sono affatto certa di volerla quella promozione…> – Aveva appoggiato bene le spalle allo schienale della sedia e si era messa le mani in grembo come per ritrarsi da quella conversazione – < … tutta me stessa pare lottare contro quel posto. Mi ammalo di continuo, ho la netta sensazione di buttar via ore preziose della mia vita> – Arrivò la prima insalata . L’amica staccò le spalle dallo schienale e si rimise in seduta da pranzo -< ma non mi va di parlare di questo, continua invece, dimmi di Paolo, cosa esattamente ti preoccupa?> – Sara se ne rimase qualche istante in silenzio. Si guardava intorno e dentro se cercava le giuste parole  -< Per esempio, solo poche sere fa … ce ne stavamo in salotto a guardare un po’ di TV, sai, una cosa normale, come avviene in tutte le famiglie del mondo credo … almeno nel mondo occidentale, avrebbe certamente precisato Paolo> – L’amica ascoltava senza distrarsi   – < come ti dicevo, solo poche sere fa ad un certo punto ci eravamo messi a guardare uno di quei programmi con i cantanti, lo sai lui è sempre stato un grande appassionato di musica> – La cesar salad di Sara tardava ad arrivare e lei continuava a raccontare  – < ecco, a un certo punto si è alzato ed ha cominciato a girare per il salotto. Sai io sono sempre stata la sua confidente prediletta fin dai tempi in cui ci frequentavamo all’università. Quella sera ad un tratto ha smesso di camminare, si è seduto di nuovo sul divano ed ha cominciato a condividere i suoi misteriosi pensieri con me. – < vedi little Sara, l’uomo ha il suo stato di equilibrio naturale all’interno di un tubo di dentifricio, quieto e  profumato…> – Parlava ed in TV continuavano a passare uno dopo l’altro tutti i cantanti. <…ma qualcuno ha pensato bene di strizzare il tubetto per farci uscire ed approdare nell’esistenza. Questo che io  non so ancora se chiamare  dio oppure energia dell’universo ha utilizzato le leggi naturali dell’entropia per condannarci ad un maledetto esilio terreno. La realtà è che il nostro luogo naturale  è l’interno di quel tubetto. Sono arcistufo di questa porcheria!  > – Tra un boccone di insalata e l’altro Sara seguitava a raccontare i fatti di quella sera e le parole del marito – < E fuori dal tubetto ad attenderci non abbiamo trovato che gente pronta a lavarsi i denti con noi. Gente bramosa di potere, governi, religioni. Fissò la TV <Ma che cazzo stiamo guardando! Che cosa stiamo vivendo! Aveva preso ad alzare la voce e sembrava tanto irritato quanto frustrato. Si era rialzato ed aveva ripreso a camminare senza interrompere il suo monologo – < ci hanno fatto assaporare la dolcezza del benessere economico e in questo modo ci hanno corrotto le menti e lo spirito. Non siamo più capaci di pensare in maniera libera. Ma il vero dramma “my little Sara è che come in un tubetto di dentifricio, quando la pasta esce non c’è più modo di farla tornare dentro> – Sara raccontava che Paolo aveva preso a sudare abbondantemente, i capelli gli si erano bagnati e sembrava delirare sempre più  – < Ma io me lo ingoio quel dentifricio! E saluti a tutti. Non consegnerò la mia vita con tanta facilità, piuttosto la consegno alla morte> – Dopo quelle parole l’ho visto  sparire e chiudersi dentro al bagno. Ho atteso diverso tempo prima di bussare per chiedergli se andava tutto bene. Nel frattempo il cameriere aveva portato lo scontrino al tavolo delle due donne. – < Amore , fammi entrare! Stai bene?> In TV continuavano a girare le voci dei cantanti come fossero la colonna sonora di quell’infelice serata. Paolo uscì non prima che fosse trascorsa una buona mezz’ora. Era sudato più di prima e in mano teneva il tubetto del dentifricio con una parte di pasta che se ne usciva fuori. – < Devo riuscire a rimetterlo dentro questo dentifricio! Amica mia, tu non ci crederai, ma Pierpaolo ha trascorso l’intera serata a cercare di far rientrare quel dentifricio nel tubetto. Sedeva sul divano e ci provava, si alzava appoggiandosi al mobile TV e ci riprovava. Insomma, ore ed ore a far la guerra con quel tubetto per far rientrare quel dannato dentifricio.  – <E tu?> -< Io non sapevo se ridereo se fuggire  terrorizzata, Stavo imobile sul  divano e lo osservavo da seduta. Quando ho provato ad alzarmi per farlo ragionare ha allontanato il tubetto da me e mi ha guardato dritto negli occhi come se avessi cercato di profanare qualcosa di intimamente suo>  – Pagarono il conto e se ne uscirono per strada – < Ma è pazzesco ciò che mi hai raccontato, si Paolo è sempre stato un uomo diciamo “diverso”, ma non avrei mai pensato che potesse arrivare a questo stato di follia> – Con il pomeriggio libero da impegni continuarono a passeggiare e chiacchierare tra loro  – < rientrare in un tubetto di dentifricio per sfuggire all’angoscia umana, è l’idea più balorda che abbia mai sentito, mia cara,  ha ha ha> – Quella risata ironica non piacque a Sara che si sentì di prendere le difese del marito – < Ora non rendere tutto così banale, Paolo sarà anche un folle ,ma non è mai stato un cretino. Quel tubetto nella sua mente rappresentava il luogo metafisico dell’anima > –  Sara non si aspettava che l’amica bancaria comprendesse al volo il significato di tutto ciò e prese a spiegare le vicissitudini del suo compagno – < Paolo si sente come intrappolato nel mondo, o meglio nello stato di apatia in cui versa  la società e vuole liberarsi da tutto ciò. Temo voglia suicidarsi soffocandosi con quel dentifricio, per lui è un gesto simbolico> .

Il giorno seguente Paolo era di nuovo in aula di fronte ai suoi allievi. Sulla lavagna “Filosofia e religione -< La chiesa ha responsabilità certe del declino sociale. Al momento in cui il muro di Berlino è caduto avrebbe dovuto sostituire l’utopia comunista di uguaglianza sociale con una nuova politica cristiana. Proporre un’ideologia apolitica, ma che gioco forza politica lo sarebbe comunque diventata. Far tesoro degli errori del socialismo italiano ed internazionale per avviare una nuova forma di costruzione sociale  combattendo il consumismo e l’abuso della tecnologia> – Un ragazzo con camicia e cravatta ed un a faccia da bravo ragazzo che stava seduto seduto tra i primi banchi alzò la mano – < tutte le  religioni professore?> – < Ognuna all’interno del proprio ambito sociale certamente. La chiesa cattolica, schiava dei suoi vizi ha miseramente fallito la sua missione nel mondo occidentale, l’Islam fomentato dagli interessi economici occidentali si è tramutato  in una scheggia impazzita senza più capacità di discernere bene e male  ed il Dalai Lama se ne è rimasto ben al sicuro dietro lo schermo delle sue false meditazioni> Soddisfatto della risposta si era messo di nuovo a sedere. Il pomeriggio tutto si era ripetuto come sempre, gli infiniti scalini, la poltrona davanti alla finestra che guardava sui tetti della città ed il libro sulle ginocchia. Ma quella sera Paolo non aveva messo il naso fuori dal suo studio nemmeno per cenare. Il buio era sceso oramai da diverse ore e Sara preoccupata si era decisa a bussare alla porta del marito -< Caro è tutta la sera che sei lì dentro, non vuoi mangiare qualcosa?> – Aveva un tono ansioso che aumentò nel non ricevere risposta dal marito. Preoccupata bussò ancora ed ancora. … Dall’altra parte della porta non si udiva assolutamente nulla. La porta accanto era quella del bagno, lei entrò. Si guardò allo specchio e si passò le mani tra i capelli per liberare la fronte accaldata. Aveva l’espressione di una donna che a stento stava trattenendo una crisi di pianto. Fece un movimento come per prendere spazzolino e dentifricio per lavarsi i denti. Il tubetto non era al suo posto. Si guardò di nuovo, sul viso un’intensa espressione di preoccupazione. Se ne uscì e tornò a bussare alla porta con più energia – < Paolo aprimi per favore!> – Dall’altra parte la voce di suo marito suonava impastata come se avesse avuto qualcosa in bocca – < vai via! Lasciami solo!> – < Paolo non fare pazzie, aprimi!> – Bussava e provava ad aprire da se, ma la porta era ben chiusa a chiave dall’interno. La tensione cresceva. Sara terrorizzata dall’idea che suo marito avesse deciso di farla finita soffocandosi con quel dentifricio bussava e gridava < Paolo!> – Trascorse del tempo prima che il nostro filosofo decidesse di far girare la chiave ed aprire quella porta.  Lo scenario che si presentò davanti agli occhi di Sara la lasciò totalmente stupefatta. Sgranò gli occhi per capire se stesse sognando o meno . Accanto alla finestra, illuminato da una forte lampada a piantana … un cavalletto da pittore che sosteneva una tela completamente nera con qualche traccia di bianco qua e là. Pierpaolo tirò fuori la gomma che stava masticando ed  un delicato sorriso  –  < Soggetto, morte dell’anima. Tecnica, dentifricio su tela> – Sara non potè trattenere un’esplosiva risata che la piegò in due.

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1 commento »

  1. Particolare e interessante, profondo e leggero allo stesso tempo.
    Un unico piccolo appunto da un quarantenne, che vuoi dire con “a dispetto dei suoi quarant’anni suonati?”
    Scherzo ovviamente. In bocca al lupo per il concorso.

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