Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “3003 alba del domani” di Patrizia Vitali

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Splendevano i fuochi nella notte, quasi come le stelle: Danielle guardava nel cielo i due punti luminosi che sapeva essere le due stazioni spaziali e ripensava alla sua terra, alla casa  che aveva abbandonato per seguire il padre su quello sperduto pianeta. Era così intenta a contemplare il cielo che non si accorse di Robert finché lui non le fu accanto e non udì la sua voce tranquilla:

“Pensi ancora alla tua terra, vero?”

“Sì. Non riesco ancora ad ambientarmi, qui, anche se sono già due anni che siamo su questo pianeta.

“Tuo padre, invece,è felice. Non ha mai avuto tante rovine archeologiche a sua disposizione, e con la sua scoperta diverrà celebre in tutta la Galassia.”

“Per lui è diverso, ed io non so capire come mai non mi sia adattata qui.”

Il silenzio rinacque,dolcissimo, ed i fuochi dell’accampamento brillarono più alti e più forti; Danielle si strinse nelle spalle, rabbrividendo, e si volse indietro.

Il fiume scorreva a due metri da loro, illuminato dalla dolce luce lunare, e l’acqua sembrava sussurrare segreti misteriosi al vento che spazzava la polverosa distesa di terreno:e lontano,al di là delle tende, dove il cielo e la terra si incontravano, c’era l’oggetto illuminato dai riflettori, scintillante, bellissimo.

Una nota di incredulità vibrò nella voce di Danielle:

“Non mi sembra vero, neppure adesso che è lì davanti a me.”

“Tuo padre può andare orgoglioso della sua scoperta”-affermò Robert con calore-Nessuno avrebbe mai pensato che anche qui, un tempo, ci fosse stata la vita: e una vita evoluta, per di più”

Danielle lo guardò con un sorriso:

“Tu però l’avevi scritto, nei tuoi racconti.”

“I miei racconti sono soltanto fantasia.. fantascienza, se vuoi. Invece tuo padre puè produrre la realtà, ne ha le prove. ”

L’acqua fluiva lenta e il suo lieve mormorio pareva una voce sommessa: Danielle si avvicinò e vi si specchiò, mormorando

“Chissà quante donne nel passato avranno fatto come me adesso” e poi aggiunse, osservandolo:                                                  :
“Sai che adesso i terrestri siamo noi?”

Robert la guardò e sorrise:

“Come sai comprendere le cose, Danielle ! Gli altri avrebbero riso, avrebbero magari eretto qui i loro edifici di quaranta piani. Nell’ultimo Consiglio degli Anziani si è parlato di sacrificare questi resti di una civiltà antica per costruire nuovi edifici pubblici, e ti assicuro che molti Martestri hanno votato a favore : ma l’eloquenza di tuo padre è stata eccezionale, e finchè ci saranno persone come te e come lui non accadrà.”

La guardava intensamente e Danielle arrossì:

“Si è fatto tardi, forse è meglio che rientri..” disse, per fugare l’imbarazzo che le avevano procurato le parole di lui, e lo guardò con dolcezza:

“Buonanotte, Robert”

“Buonanotte, Danielle, a domani.”

La figuretta snella dai lunghi capelli azzurri si dileguò nella notte, e Robert rimase solo a contemplare le stelle. Non c’era nessuno della spedizione in giro , e lui sentì improvvisamente il bisogno di parlare ad alta voce, di svelare finalmente quel segreto che da tanto tempo custodiva dentro di sè:

“E non lo saprai mai, Danielle, che io non appartengo alla tua razza; che io ho inviato telepaticamente i miei ricordi di terrestre nella mente di tuo padre, perché venisse qui. Mai saprai la verità, che i miei “racconti” non sono fantascienza, ma una realtà vecchia di milioni di anni, tramandata oralmente di padre in figlio attraverso i secoli, finché non è giunto il momento ed è stato possibile rivelarla. Ora il mio compito è finito: e questo, almeno, lo dovevamo alla Terra, noi che l’abbiamo distrutta.”

Splendevano i fuochi nella notte, splendevano le stelle amiche nel cielo: quelle stelle che per millenni occhi terrestri avevano fissato, cercandovi un sogno, una consolazione, una realtà nascosta.

E laggiù, illuminata dai riflettori al titanio, l’astronave splendeva di luce nella notte polare.

Robert si volse, fissò l’acqua del fiume che scorreva lenta, ascoltò il mormorio del vento notturno e mormorò:

“Ben ridestato, pianeta Terra.”

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8 commenti »

  1. Mi piacerebbe sentire il vostro parere, per me questo racconto è speciale,fatevi sentire 🙂

  2. Ti accontento subito Patrizia. Personaggio singolare questo Robert. Enigmatico, misterioso, affascinante ( pensavi a qualcuno in particolare quando ne hai modellato la figura?) L’ultima speranza della Terra sono due alieni (padre e figlia) giunti da un pianeta lontano per studiare le vestigia di un’antica civiltà… Buona l’idea. Non so se era voluto però nel tuo racconto le domande che restano senza risposta sono troppe… Il che mi induce a consigliarti di lavorarci ancora un po’ su… Sono tante le cose che potresti raccontarci. Come hanno fatto gli uomini a distruggere la propria civiltà. E chi è davvero Robert? E’ forse l’ultimo uomo sulla Terra? E se è un semplice duomo come ha fatto a sviluppare poteri telepatici così potenti da valicare intere galassie? Come vedi c’è materiale a sufficienza per un romanzo. Il tuo rimane un ottimo punto di partenza. Buon viaggio… Sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia”

  3. Le scene sono interessanti grazie sopratutto alla scrittura sciolta e efficace. La fantasia dello scrittore non ha limiti ma va controllata per avere una narrazione coerente pur cercando l’effetto sorpresa. Io credo di essere un po’ confuso riguardo questo incontro (tra un terrestre, forse l’ultimo, e i martestri giunti sulla Terra con una astronave) che merita qualche parola in più. Forse non ho inquadrato bene i personaggi e le situazioni (la tradizione orale, la distruzione della Terra ed altro).

  4. Sembra quasi il capitolo finale di un lungo romanzo e di un lungo viaggio. C’è la stessa atmosfera di calma placida che segue avvenimenti terribili e rivoluzionari. Una contemplazione interplanetaria, e i capelli azzurri sono il segno tangibile che qualcosa è cambiato. L’oggetto illuminato dai riflettori, al di là delle tende, mi ha fatto venire in mente il monolite di 2001 Odissea nello Spazio. Ecco, credo che il tuo racconto, evocativo e trasognato, sia l’ultima tappa di un’odissea nello spazio. Bello!

  5. Cara Patrizia sono d’accordo con alcuni dei precedenti commenti. Dovresti dare corpo alla storia che sembra proprio l’inizio, o anche alla fine, di qualcosa di molto più complesso. I racconti di fantascienza, da Asimov a Bradbury, sono un oggetto non facile da maneggiare proprio perché difficilmente riescono a vivere di vita propria (proprio-propria scusa la ripetizione). Vedi Cronache marziane, per esempio. La partenza è ottima.
    Se vuoi, dai un’occhiata a quello che ho scritto io. Si intitola Piccola storia di mare ed è molto più terreno.
    P.s. Scrivi anche perché sono curioso di sapere dei capelli azzurri, della telepatia, del Consiglio degli Anziani, della distruzione della Terra. Insomma se hai voglia c’è da divertirsi.

  6. Mi hai fatto ricordare Interstellar, film che ho amato fin dalla prima scena, brava! Anche se sono d’accordo con chi ha detto che avresti potuto, ma sei sempre in tempo, per dar più ampio respiro a questa storia rendendola un racconto più lungo o addirittura un romanzo.

  7. Ebbene sveliamo i segreti di famiglia. Mi sono trovata proiettata su questo sito senza saperlo, perchè mia figlia, da sempre convinta delle capacità di sua madre, lo ha messo per me insieme a suo padre e mi hanno avvertito a cose fatte. Lì per lì mi sono sentita un pò arrabbiata, un pò persa, quando ho visto il mio nome e il mio racconto. Dopo,no: dopo anzi mi ha commosso il fatto che loro ci credessero e ha anche ridestato molti sogni e molti ricordi. Perciò credo che tirerò di nuovo fuori quel sogno e quei racconti nel cassetto, perchè il tempo è tiranno, il lavoro ci prende ,gli impegni sono tanti e allora il tempo per i sogni si riduce. Questo mi ha aiutato a non dimenticare il mio sogno. Un augurio a tutti noi che abbiamo il coraggio di sognare!
    E adesso provo a rispondere a qualcuno,.Matteo Tella , mi hai commosso , e hai compreso subito il significato dei capelli azzurri. Il mio racconto era addirittura del 1978, nella mia giovinezza, dico oggi, ma faceva davvero parte di una raccolta di tre racconti che si chiamavano “I racconti della fine del tempo”…chissà se un giorno manderò gli altri due
    Deepa minasi: un nome un anagramma? sono contenta che ti sia piaciuto, non conosco Interstellar ma se trovo il film lo vedrò sicuramente.
    ..per Luigi Gianpetraglia: Robert è frutto solo della mia fantasia; il resto delle tue domande rimane aperto, come hai correttamente intuito è l’ultimo uomo terrestre, e all’inizio gli uomini primitivi comunicavano senza parole,:forse con la telepatia.
    tornerò spero presto con altri commenti, un saluto a tutti, e commentatemi, grazie!

  8. Racconto pieno di incognite, molte domande e poche risposte. Intrigante. Concordo con gli altri commenti, ci sono molti margini per ampliarlo. Anch’io ho postato un racconto di fantascienza, se ti va di leggerlo si intitola “Il Feliciante”.

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