Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2015 “Il vegliardo” di Giovanni Mario Erriquez

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

Un uomo, nel suo pigiama di flanella a quadri, si gira nel letto. Nel buio continua a cercare di addormentarsi. Guarda la radiosveglia digitale sul comodino: i caratteri rossi segnano le 00:58. Quando ormai gli occhi si stanno per chiudere comincia a sentire gemiti provenire dal piano superiore. Mentre i suoi vicini proseguono nelle pratiche notturne, lui comincia ad immaginare funamboliche posizioni assunte dai due amanti, come se gioissero più nel dargli fastidio che nell’atto stesso.
Appena questi rumori si assopiscono la radiosveglia segna le 01:28. L’uomo si gira su un lato e cerca di concentrarsi alla ricerca delle braccia di Morfeo, in quel momento sente singhiozzare una donna, un pianto silenzioso e disperato. L’uomo si gira dall’altro lato, cerca di ignorarlo.
Comincia poi a sentire i vicini che rientrano in casa. La radiosveglia segna le 02:12. È notte, sono appena rientrati e ridono con degli amici. L’immaginazione galoppa e dalle quattro persone oltre la parete, l’uomo comincia ad immaginarne otto, dodici, venti: una festa organizzata per disturbarlo. L’uomo immagina tutto il male per loro. Quando la radiosveglia segna le 03:51 si crea di nuovo il silenzio.
La veglia dura poco, due voci in strada discutono. Una donna sta facendo una scenata di gelosia al suo uomo. Le voci sono sommesse, la discussione piena di shsss; dopo poco sente che si allontanano. Mentre la radiosveglia segna le 04:36, l’uomo sente di nuovo il pianto sommesso di poche ore prima. Come in precedenza, non riesce a capire da dove provenga. Si gira dall’altro lato e cerca di chiudere gli occhi.
A svegliarlo questa volta il pianto di un bambino, seguito dalla voce della madre. Sono le 04:12 e l’aria si riempie della ninna nanna della neo mamma. Un canto dolce, che però il vegliardo non apprezza e si prodiga a mordere il cuscino per non urlare dalla rabbia dovuta al fatto di non riuscire a dormire. Immagina la giovane donna con sigaretta e bigodini mentre culla il neonato. Scuote la testa e cerca il sonno appena la nenia si interrompe.
Ancora una volta dopo pochi minuti di silenzio, l’uomo è costretto a fissare nuovamente la radiosveglia: 06:18. Sente un battere lento e continuo provenire dal piano di sopra. La luce del crepuscolo si insinua tra le feritoie della persiana e l’uomo distingue i contorni del lampadario. Gli sembra che vibri ad ogni colpo, gli sembra che vibri l’intero soffitto, negli angoli gli sembra si creino delle crepe. L’uomo ha paura. Si gira da un lato e sente nuovamente il pianto sommesso; si chiude in posizione fetale, mentre il pianto prende forza.
Allargando lo sguardo si vede, al fianco dell’uomo, una donna che piange in silenzio. È immobile con le braccia incrociate sul petto. Dà l’impressione di non essersi mossa tutta la notte, ad esclusione del petto che ha continuato a sobbalzare per i singhiozzi silenziosi. Suona il telefono sul comodino alla sua destra
– buongiorno dottore, … , non ha dormito, … , neanche io no, … , si gli dò le pillole, … no, non mi vede ancora. – piange – non mi vedrà mai più.
La radiosveglia segna le 07:02, un altro giorno.

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1 commento »

  1. Ciao Giovanni Mario
    Stile efficace è il tuo per illustrare una parte del popolo della notte. Finale a sorpresa. L’uomo insonne coglie tutti i rumori e trascura chi gli vive accanto; il vegliardo è solo centrato su se stesso.

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