Premio Racconti nella Rete 2015 “Deltaplano” di Flaminia Chizzola
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Sandra Bullock: brutta. Cameron Diaz: brutta. Charlize Theròn… Charlize Theron: brutta, a modo suo, però, brutta.
“Oscar? Oscar vuoi scendere, per favore!” Per qualche secondo la voce di suo padre lo distolse dalla foto in cima al mazzo. Non c’era più molto tempo. Oscar guardò la donna che gli sorrideva e cercò in tutti i modi di non notare le imperfezioni perché… Quali imperfezioni può avere Julia Roberts? Julia è anche un bel nome… sempre che sia il suo.
“Oscar, allora! Devo venirti a prendere?” No, non era per la bocca larga, i capelli rossi… e neppure per quello sguardo così privo di carattere. La verità era molto semplice: se non fosse stato per Pretty Woman chiunque avrebbe detto la stessa cosa. Julia Roberts è brutta, decisamente brutta.
La faccia tutta denti di Julia fece appena in tempo a planare sul tappeto che la porta della stanza si spalancò. “Si può sapere che cosa stai facendo? Tua madre torna tra poco e tu? Metti a posto e vieni a darmi una mano: il festone si è staccato di nuovo.”
Preoccupato che ogni cosa fosse in ordine suo padre non si era accorto di nulla. O forse in quel momento non gli pareva il caso di chiedere a Oscar cosa ci facessero per terra foto e foto di riviste patinate né tantomeno che cosa ci facesse lui, suo figlio, in quel collage di bellezza femminile. “Gliel’avevo pure detto: Sicuro che non si stacca? E quello ‘Sicuro, festone resiste pure a tornado.’ Non c’è niente da fare, ha ragione tua madre: mai comprare dai cinesi.”
Prima ancora di finire la frase suo padre era corso giù per le scale. Non c’era più tempo. Oscar chiuse gli occhi. Sfilò l’ultima foto dal mazzo, poi lentamente la fece scivolare sulla prima, lasciò cadere le altre e nella sua mano rimase lei: la donna da amare. Oscar aprì gli occhi e lei… lei gli sorrideva! Sì, forse, forse con una come Natalie Portman la cosa era possibile. Oscar acciuffò il libro sulla scrivania, lo sfogliò e il segnalibro a forma di giraffa fu sostituito dal faccino di Natalie. In fretta raccolse le foto sparse sul tappeto e le precipitò in un sacchetto di plastica. Ora nella stanza non c’era niente che non andasse: ordinata, pulita, non sembrava neppure la sua. Sua madre sarebbe stata molto felice.
Oscar lasciò la porta aperta e corse giù per le scale. “Pa’, butto la spazzatura e arrivo.” Suo padre teneva in mano una specie di dragone cinese, forse un festone di auguri. C’era scritto: Ben tornata, Meg ma si capiva che Meg! l’aveva aggiunto lui. Guardò Oscar e poi tornò a fissare il festone. Cominciava a chiedersi se a sua moglie sarebbe piaciuto, se almeno ci avrebbe fatto caso oppure se, dopo un sorriso strascicato, non gli avrebbe chiesto: E questo dove l’hai comprato? Non dai cinesi, spero.
Anche se tirava un gran vento fuori era una bellissima giornata. Nel cortile sul retro la bocca del cestino si spalancò e una dopo l’altra le donne più belle del mondo planarono sugli avanzi del giorno prima.
In ingresso suo padre aveva riattaccato il festone, sistemato le rose nel vaso di cristallo e dato un’ultima occhiata: sì, era tutto in ordine. Poi notò una piccolissima macchia. Prima non c’era, poteva giurarci. Stava ancora strofinando il polsino della giacca sul vetro quando una macchina si fermò nel vialetto di casa.
Anche se là fuori tirava un gran vento in cortile non faceva freddo. Oscar richiuse il secchio della spazzatura e si voltò di scatto: qualcuno aveva fischiato. Nel giardino accanto la madre di Nelson stava stendendo gli ultimi panni. Oscar le fece un cenno con la mano. Lei sembrò non vederlo, si chinò sulla cesta, prese i vestitini che le gemelle indossano la domenica, li appese e poi sparì dietro il sipario degli abiti.
In ingresso suo padre stava in piedi su una sedia cercando di riattaccare il dragone cinese che pochi istanti prima si era afflosciato per terra.
“E’ incredibile: aveva retto finora!”
Sua madre si guardava attorno, immobile.
“Ecco! Ora dovrebbe andare.”
Quando era entrata in casa il festone penzolava sulle rose: una bandiera a mezz’asta.
“Ben tornata, Meg! “ sillabò. Si voltò verso di lui. Tentò un sorriso. “ E’ molto bello. Grazie.”
Il vento soffiava sempre più forte e in cortile si stava proprio bene. I panni stesi della madre di Nelson si sollevavano in un’ola al profumo di glicine. La prima ad alzarsi fu la camicia a fiori, poi con un guizzo si levò la canottiera bianca, troppo lunga per essere di Nelson, poi, quasi controvoglia, si alzarono i due leggins leopardati, e infine, quasi decollava la maglietta nera dell’Hard Rock Cafè Budapest, anche se a Budapest non c’era l’Hard Rock. Oscar ne aveva una uguale, ma non se la metteva più: a sua madre l’Hard Rock non piaceva.
“Va bene, Meg?”
Lei posò la tazza di porcellana sulla tovaglia.
“Buono.”
Lui la guardava, senza bere.
“Se avessi saputo che arrivavi prima… Almeno prendevo dei dolcini…”
Bevve un altro sorso.
“Earl Gray?”
“No, sempre lo stesso: English Breakfast”
“Buono, molto buono.”
Lui si alzò per versarle dell’altro tè, ma lei fece cenno di no: andava bene così.
Il vento tirava così forte che la maglietta dell’Hard Rock si era asciugata in un istante. Era soffice. Profumava di glicine, di cose belle. Il vento la strappò dalle mani di Oscar. Doveva rientrare. Oscar doveva rientrare. Sua madre sarebbe arrivata tra meno di un’ora e lui si doveva ancora fare la doccia. Si avviò verso la porta sul retro. Di nuovo quel fischio. Si voltò: nessuno, solo i panni stesi che si sbracciavano verso di lui. Doveva rientrare. Si incamminò verso la porta sul retro, lasciandosi alle spalle il sole.
“Dopo pranzo, se ti va, prendiamo la macchina e ce ne andiamo al lago… o se vuoi possiamo restare in città, fare due passi… Se sei stanca ce ne siamo a casa, come vuoi tu.”
“Oscar?”
Suo padre abbassò lo sguardo, giusto un istante. Il festone? È stato Oscar a pensarci, scommetto. Le rose? Oscar. La tovaglia ricamata? Il servizio di Royal Doulton? Oscar Oscar Oscar.
“Oscar arriva subito. Si starà cambiando.”
Oscar era quasi arrivato alla porta sul retro… L’Hard Rock! Sai quanti ne ha visti Natalie Portman di Hard Rock! E lei mica ha le magliette, no, Natalie ha le foto. Foto appiccicate sulle pareti dell’Hard Rock che ritraggono Natalie Portman all’entrata dell’Hard Rock con indosso una maglietta dell’Hard Rock: proprio il massimo. Natalie è proprio il massimo. E poi… poi Natalie ha questo di buono, che anche se è una di quelle giornate che torni a casa e non ti va di parlare, guardare la tv, smontare il mobiletto fai da te che hai montato la sera prima, Natalie no. Non te lo fa pesare, anzi. Tu torni a casa, apri il cancello, entri in giardino e mentre percorri il vialetto il sole sparisce, alzi lo sguardo perché non capisci com’è possibile, non c’era una nuvola oggi! Ma dentro di te sai che quando una giornata nasce storta tutto può succedere. Guardi in alto e… un deltaplano? Un deltaplano sta atterrando proprio nel tuo giardino! “Oscaaar” urla Natalie e col deltaplano falcia tutte le rose… No, le rose no. Io e Natalie niente rose. Natalie plana in giardino, falcia i garofani spelacchiati… sì perché Natalie sarà pure brava, ci si impegnerà tanto, ma per le piante è proprio negata. Natalie plana in giardino, falcia i garofani, si libera dal deltaplano, ma… la cinghia non si sgancia.
Senza fretta sua madre salì le scale. La stanza di Oscar era aperta. Il letto rifatto, il comodino in ordine. Un profumo di pulito. Alle pareti neppure un poster, solo qualche foto. Loro tre al mare, Oscar 1° classificato nella gara di nuoto, Oscar che regge la torre di Pisa, Oscar all’età di sei anni che stritola il povero Tobias. Dalla scrivania erano sparite tutti i vetrini colorati. C’era solo un libro. Sua madre lo aprì.
La cinghia non si sgancia, Natalie cerca di venirmi incontro, ma il deltaplano non la molla. Lei prova di nuovo. Dai, Natalie, che credo in te! Natalie sorride, guarda la cinghia, serra i denti e ci riprova, niente. Ci riprova, niente. Ci riprova… Scommetto che Sandra Bullock ci riusciva così. Guardo Natalie che ha ancora indosso gli occhialoni da volo: neppure quelli è riuscita a togliersi. Alzo le sopracciglia come a dire Capita! ma so che a Sandra non sarebbe mai capitato. Alla fine, dopo che sono entrato in casa, mi sono tolto la giacca, allentato la cravatta, ho poggiato la borsa in camera nostra, mi sono fatto una doccia, preparato un drink, sono tornato in giardino, ho bevuto il mio drink, mi sono chiesto se farmene un altro e mi sono risposto di no, alla fine Natalie si libera, viene verso di me che succhio l’aria dalla cannuccia e dice: “Oscar, rifacciamolo!” Perché no?
“La stanza è perfetta. Ma lui dov’è?”
Suo padre alzò lo sguardo dal televisore: i Knicks erano punto a punto con i Bulls. Ai tempi di Michael Jordan non sarebbe mai successo.
“Sarà uscito, adesso arriva. Vuoi vederti un po’ di partita?”
I primi anni seguivano insieme tutto il campionato.
“Sì. Forse più tardi.”
Suo padre la guardò uscire dal salotto. In quel momento i Knicks passavano in vantaggio. Ai tempi di Michael Jordan non sarebbe mai successo.
La porta sul retro sbatteva agitata dal vento. Doveva rientrare. Oscar doveva rientrare. Ma i piedi lo portavano altrove… Perché no? Rifacciamolo! È una di quelle giornate che non ti va di parlare, guardare la tv, smontare il mobiletto fai da te che doveva essere una libreria e ne è uscita fuori una credenza. Torni a casa, apri il cancello, entri in giardino e mentre percorri il vialetto il sole sparisce. Alzi lo sguardo e… Cosa vedi? Un deltaplano sta atterrando! “Oscaaar” urla Natalie e plana in giardino senza sfiorare un garofano, sgancia la cinghia, si libera di tutto e mi corre incontro e io la abbraccio, lei così piccina, in quella maglietta nera dell’Hard Rock Cafe Budapest. La stringo forte. È soffice. Profuma di glicine, di cose belle. Mi bacia. Un bacio che tu e lei siete fermi e tutt’intorno il mondo gira, il sole tramonta e anche se hai gli occhi chiusi, perché un vero bacio si dà sempre a occhi chiusi, vedi il mondo che gira e il soffitto del cielo si colora di rosa e tu e Natalie siete due statue di Canova che volano sul tetto del mondo e il mondo gira e Natalie si colora di rosa di rosso di viola e anche se ho gli occhi chiusi vedo una macchia nera che è lì dove prima era Natalie e il mondo gira sempre più veloce e il cielo è sempre più rosa e io sono una statua di Canova che bacia una macchia soffice che profuma di glicine e sussrra Hard Rock, la macchia vola via come un uccello nel sole e io bacio l’aria a occhi chiusi e il mondo gira sempre più veloce e il cielo è sempre più rosa sempre più rosa sempre più
“Margaret! Margaret, lascia stare il ragazzo! Margaret!”
rosa. Le mani di sua madre colpiscono Oscar sempre più forte.
“Margaret! Che hai fatto!”
Suo padre strappa il ragazzo dalle mani della donna.
Il mondo si colora di nero e anche se forse ho gli occhi aperti, ora non vedo più niente.
No, aspetta: non ho capito cosa sia successo. Capisco come finisce, ma com’è successo?
Però è una bella partenza: sei arrivato al climax ma secondo me da qui puoi aprire alla spiegazione dell’avvenimento, dei perché e del come.
E comunque: a me Meg ha fatto paura fin da quando è arrivata a casa. Ho avuto l’impressione che i padre non preparasse la festa per amore ma per timore. beh, mi sa che non mi sbagliavo, eh?
Ciao Flaminia, ho riletto diverse volte la seconda parte del racconto. Come Anna Lisa anch’io penso che la mamma di Oscar non sia una persona affettuosa. La scena delle botte va riferita a qualcosa che la mamma Margaret non apprezza, ha trovato la foto di Natalie nel libro di Oscar. Penso che Oscar sia eccitato, vuoi le foto delle attrici (magari porno) e vuoi la fantasia agganciata a Natalie (un’attrice americana sex), e sia colto dalla mamma mentre bacia la foto di Natalie e si stimola. Non credo che ci sia da meravigliarsi del comportamento di Oscar che è nell’età della crescita e degli ormoni, grossi come gatti, che vagano per mesi. Che sia questa la chiave di lettura del racconto?
Emanuele
ciao Emanuele, ti rispondo anche su questo. Oscar non è attratto dal mondo femminile, ma il ritorno della madre lo forza a fare questa virata, a cambiare per ‘non farla arrabbiare’. Ma quando lui esce in giardino c’è questo richiamo che lui non capisce da dove venga e che lo porta sempre verso la maglietta dell’hard rock cafe di Nelson, che è nera, profuma di glicine ecc. e lui stringe questa e sì la bacia quando la madre lo vede e…reagisce come una donna che non sta bene e verso la quale il marito prova timore che, però, io non distinguerei in maniera netta dall’amore in certi casi. Grazieianche per questo commento così capisco cosa chiarire qui. Flaminia. ps la foto di Natalie è come la fotina della fidanzata che Oscar mette nel libro a posta perchè la madre la trovi quando torna.