Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Ricominciare …” di Diego Lazzeretti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

“Questa macchina fa un rumore del diavolo”, borbottava tra sé e sé il signor Zenobi appollaiato di fronte alla sua nuova Olivetti tekne 3. “Ditemi voi se ci si può concentrare con un frastuono del genere, se Dante si fosse messo a scrivere con questo trattore neppure Virgilio l’avrebbe scampata! “. Io lo ascoltavo divertito dal soggiorno, mi piaceva sentir parlare il signor Zenobi. Qualsiasi cosa dicesse,  anche  quando era su tutte  le furie,  era sempre uno spasso starlo ad ascoltare, era un pò come stare a  teatro, perché anche se apparentemente turbato, quasi  nulla  in  realtà  intaccava  il suo stato d’animo, che rimaneva  sempre  calmo, sereno. Era  il suo modo di prendere  la vita, un po’ come un vecchio marinaio sopravvissuto alla tempesta  perfetta, che  non si scompone certo per qualche piccola mareggiata. Anche ora, ad esempio, che non gli andava giù che gli avessero cambiato la  sua vecchia Olivetti 98  manuale con un nuovo modello elettronico,  sapeva che ero lì  ad ascoltarlo divertito e continuava a buttar giù frasi che iniziavano col “se”.

Avevo  otto  anni  quando Zeno,  così lo chiamiamo in famiglia, venne a stare da noi.   Alla fine di una  battaglia  durata quattro lunghissimi  anni, la malattia aveva vinto, portandosi via sua moglie, una donnina piccola e gentile con  la  quale viveva nella villetta accanto alla nostra. Ci vollero altri due anni prima  di prendere la  dolorosa ma  ferma decisione  di  dire addio a quelle mura e  di  separarsi  per sempre da quei luoghi,  dove  per  troppo  tempo  la  sofferenza  aveva  soggiornato.  Mi  dicono  che  non  ho mai  conosciuto la signora Lina Zenobi,  e che non posso averne memoria,  ma a volte il suo ricordo è così reale che se pensando a lei chiudo gli occhi, mi sembra impossibile di non averla mai osservata in giardino mentre si prendeva cura in modo quasi maniacale dei suoi fiori, con quel suo portamento elegante e quei suoi modi gentili.

Strano luogo l’animo umano …. si può  arrivare a provare affetto e soffrire realmente per la perdita  di una persona, solamente attraverso il ricordo di un’altra? Di certo con tutte le storie e i racconti che Zeno mi ha fatto di lei non credo che avrei potuto conoscerla meglio neppure se l’avessi frequentata per vent’anni.

Dopo  la  morte  della  moglie,  durante  il  periodo  che  passò da solo,  Zenò cambiò.  In paese  girava la voce che fosse diventato matto, e a giudicare dalla barba lunga e dai vestiti consunti non era difficile capirne il perché. Raramente usciva di casa e non parlava mai con nessuno, la mia famiglia cercò di stargli vicino ma lui rifiutava qualsiasi tipo di aiuto  e  di  compagnia,  fino  a  quando  un  giorno, mentre  giocavo  in  cortile,  venne  da  me  con in  mano  una   corda  per saltare,  dicendomi che era quella con cui aveva imparato, e che se mi piaceva potevo tenermela. Da quel giorno venne spesso a vedermi giocare, ed iniziò a parlare sempre di più, prima quasi esclusivamente con me, poi anche con tutti gli altri.

Zeno è ormai parte della famiglia da quasi dieci anni, e a me pare lo sia sempre stato. Come ogni anno, allo sbocciare della primavera, capita che mi passi una mano sulla testa e con gli occhi lucidi  mi dica solamente “grazie”. Io non gli ho mai chiesto il perché, ma in fondo credo di saperlo.

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1 commento »

  1. Ciao Diego, il tuo racconto è delicato come una carezza, come passare una mano sulla testa. L’uomo ha bisogno d’affetto, di calore e d’essere ascoltato, sono le cure migliori dell’animo.
    Emanuele

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