Premio Racconti nella Rete 2015 “Passioni non spente” di Serenella Gatti Linares
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Di vecchiaia ne ho sempre sentito parlare. Ci ho anche pensato spesso. Ma ora che mi ci trovo proprio in mezzo davvero, è tutta un’altra storia.
Ieri ho compiuto ottantasette anni. Sono arrivati tutti in “pellegrinaggio” a farmi gli auguri: figlie, genero, nipoti, pronipoti. Sono bisnonna e mi sembra ancora impossibile. Il tempo è volato via così in fretta. Sembra ieri che le bambine erano piccole, pareva che non volessero crescere. Le posso rivedere nella fotografia in bianco e nero che è sul trumeau accanto alla mia poltrona. Dietro loro ci siamo io e Aristide, impettiti e orgogliosi. Lui con quei baffetti sottili da seduttore, e gli occhi maliziosi. Poi le piccole, quasi all’improvviso, sono diventate grandi. E adesso sono cinquantenni-sessantenni, anziane anche loro con i capelli bianchi o tinti.
Il nostro appartamento è rimasto pressoché immutato dagli anni ’50 ad oggi. Si trova proprio dietro il famoso Mercato delle Erbe di Bologna. Di fronte, sotto l’alto portico, c’è l’osteria “Senza nome”. Dicono che sia tenuta con entusiasmo da giovani sordomuti. Certo a loro non dà fastidio il rumore e a me tiene compagnia. Nelle lunghe notti insonni sento il chiacchiericcio dei ragazzi, sempre più alto in base ai bicchieri bevuti, e mi mette allegria. Di tanti che eravamo sono rimasta solo io in questa grande casa. Se non avessi quel fastidioso dolore a un ginocchio, uscirei molto più spesso a passeggiare in centro.
Ma ieri, per un giorno, è sembrato di tornare ai vecchi tempi. E’ stato tutto un via vai fra il Mercato delle Erbe e la casa e i negozi vicini e di nuovo il Mercatino. Elisa ha portato la sua solita ciambella riuscita alla perfezione. Riesce a badare alla casa, al lavoro, al marito, ai due figli, alle due nipoti. Non ha preso da me che ho fatto anch’io sempre tutto, ma come faticoso obbligo. Per me lei è la ragazzina d’una volta, con i capelli lisci e chiari che scosta dietro l’orecchio quando le cadono su un occhio. E quel tirare su col naso quando è raffreddata, cioè quasi in continuazione.
Suo marito Luigi è uno strano tipo, fuori del suo tempo, e non mi è mai piaciuto molto. Si veste elegantemente, ed è compassato, con un aplomb che gli fa dimostrare molti anni di più. Come spesso fanno i timidi, parla poco, ma all’improvviso ha tirate di parole e scatti severi, che lo fanno apparire più sfacciato degli altri.
Giusy, invece, non si è sposata. Dice che le piace così. Ha fatto bene a scegliere la libertà. Ora si può, al contrario dei miei tempi. Anche lei ha portato una ciambella fatta con le sue mani, per quanto un po’ sgonfia e storta: una vera novità, in mio onore. E’ la mia figlia preferita, anche se una madre non dovrebbe neanche pensarle certe cose. Mi ricordo che Aristide non approvava le sue scelte e prediligeva la più tradizionale Elisa. Il contrario di me. Mi chiedo, a volte, come sia stato possibile per due come noi così diversi arrivare alle nozze d’oro. Due mondi separati: io amante della vita contemplativa; lui di quella attiva. Non ha mai compreso i vantaggi che derivano dallo stare ferma, mentre la fantasia galoppa e ricompensa della staticità. Più che mai in questa fase della vita. Ho sempre pensato che il bianco delle magnolie o il volo di una farfalla siano più interessanti dei soldi o degli affari, che tanto amava mio padre.
Aristide era un giardiniere e un amante delle piante. Dovetti superare molte difficoltà per poterlo sposare. Mio padre, noto avvocato, non approvava assolutamente. Ai miei tempi erano rari i matrimoni fra appartenenti a classi sociali diverse. Ma lui non è stato solo giardiniere nel senso concreto, lo è stato nella mente delle figlie e dei nipoti, coltivando in loro l’amore per la natura, che sola può salvarci.
Forse anche per merito suo, ieri c’è stato tutto quel via vai e quell’arricchire la nostra tavola di ogni ben di dio: frutta, verdura, legumi, cereali, carne, pane toscano, uova, olive, marmellata, tortellini alla panna e vino fragolino, il mio preferito, per brindare.
Non è vero che faccio la “snob”, come dice l’Elisa. E’ che col tempo ci si ricollega alle proprie origini e le mie non sono certo quelle di andare a chiedere la passata di pomodoro a una vicina o di giocare al lotto. E’ stato faticoso tirare su le figlie, ma ho fatto del mio meglio. Aristide non voleva che lavorassi fuori casa, ma io non ero adatta per quel tipo di vita rinchiusa. Mi sono presa cura di loro e l’amore in un certo senso mi ha fregata. Avrei voluto leggere e scrivere soltanto, ma potevo farlo nei ritagli di tempo, di notte, sottraendo attenzioni agli altri e ricavandone forti sensi di colpa.
Ora vorrei unicamente pace e tranquillità, in compagnia dei ricordi. Ma la vita non segue il copione che abbiamo prefissato. Mai e poi mai avrei immaginato che nascesse la storia- non so come definirla- sentimentale con Adriano, l’amministratore del condominio. Qualche mese fa ha bussato per una raccolta firme per lavori di ristrutturazione. Una tazza di the con biscottini al cioccolato e ci siamo messi piacevolmente a chiacchierare, scoprendo molti interessi in comune. Anche lui scrive segretamente. C’è stato un momento in cui ha fatto capolino in me un fremito, mentre osservavo il suo sorriso, come quando risenti una canzone dopo tempo e ricordi la musica ma non le parole. Ci siamo rivisti quasi ogni giorno per l’orario del the. Adriano ha un ventennio meno di me, quindi è anche lui anziano ed è vedovo come me. La storia è andata avanti, e il ginocchio stranamente non mi dava fastidio.
E’ stato ieri, al termine del pranzo di compleanno, che l’ho detto a tutta la compagnia. Non si possono descrivere le facce che hanno fatto: meraviglia, disapprovazione, consenso, preoccupazione, urla, risate, commozione, applausi… Ma ormai è deciso.
Io e Adriano andremo a vivere insieme in un piccolo appartamento in periferia, più che sufficiente per noi due.
“Vieni via con me…”, gli ho detto, qualche giorno fa. E lui ha risposto:”Sì”, con allegria. Scriveremo insieme. Inseguiremo la bellezza. Accenderemo il fuoco nel buio della vecchiaia. Faremo finta fino all’ultimo che la morte non esista.
Ciao Serenella, la vita va vissuta ed è il diritto di tutti. Due cuori in sintonia non hanno età. In bocca al lupo.
Emanuele