Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Non era mai stata disposta a cambiarle” di Giovanni Busetta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Mia madre, da un po’ di tempo, sua madre, non la sopporta proprio.

Mia madre, da un po’ di tempo, sua madre, non gliene lascia passare una.

Sua madre, dice mia madre, quando lei glielo chiede, le dice sempre che sta male, che le fa male il cuore e che si sente morire.

Mia madre, da un po’ di tempo, non ne può più di sentirla lamentare, dice che lei pensa solo a se stessa e che è proprio una grande egoista.

Sua madre, dice mia madre, si angoscia e la chiama almeno cinquanta volte al giorno. La chiama venti volte al mattino per darle il buongiorno, venti alla sera per la buonanotte e le altre nel mezzo per ripeterle sempre le stesse cose.

Sua madre, dico a mia madre, non se lo ricorda che l’ha già chiamata ed è per questo che la chiama di nuovo. Mia nonna non è che è sempre stata così, che la chiama cinquanta volte al giorno e le dice sempre le stesse cose. Mia nonna, lo si dovrebbe capire da questo, che non è colpa sua, che lei non se lo ricorda nemmeno che l’ha chiamata, e non è che lo fa apposta a chiamarla di nuovo.

Sua madre invece, a sentire mia madre, è solo come tutte le altre persone anziane, che più si invecchiano e più diventano egoiste e, se continua così, dice mia madre, va a finire che la farà impazzire.

Stamattina mi sono svegliato di soprassalto, mi sono vestito e sono sceso in strada di corsa. Mia madre era uscita presto di casa e così aveva fatto anche sua madre, la madre di mia madre, cioè a dire mia nonna.

Stamattina sono sceso di corsa, ma una volta arrivato per strada non avevo idea di dove andare. Mi sono guardato in giro, a destra e a sinistra, ho cominciato a camminare verso una direzione, poi a correre, quindi mi sono fermato. Sono tornato indietro, ripassato dal via, che poi era il portone di casa, e un’altra volta di corsa, in direzione opposta.

Mia nonna, quando la vado a trovare ha alcuni motivetti dominanti, delle consuetudini, tipo tormentoni, che li trovi sempre lì, che sembra quasi che ti stanno aspettando.

Mia nonna, se c’è una cosa che nella sua vita non ci ha mai sofferto è la pressione alta. Ma sua madre, dice mia madre, ha sempre avuto le sue idee e, giuste o sbagliate che fossero, non è mai stata disposta a cambiarle.

Mia nonna, tutte le volte che la vado a trovare, la prima cosa, deve misurarsi la pressione. Subito ancora prima di farmi entrare, è già lì che mi dice: “non mi sento molto bene, ti dispiace prendere un attimo l’apparecchio, così mi misuri la pressione?”, e prima ancora che io abbia avuto il tempo di risponderle, lei è già sparita e ricomparsa con l’apparecchio in mano.

Che poi, ogni volta che l’abbiamo controllata, la pressione, mia nonna, ce l’ha sempre avuta perfetta, al massimo un po’ troppo bassa e ogni volta, il problema è che l’apparecchio per misurare la pressione non funziona bene.

Sua madre, dice mia madre, quando ha la pressione alta, che l’apparecchio è rotto e non la misura bene ma lei lo sa che ha la pressione alta perché se lo sente, lei si prende le gocce e siccome poi se lo dimentica, se le prende di nuovo.

Quando io ero piccolo mia nonna era molto più grande di ora, e non è solo perché ero più piccolo io, mia nonna è proprio lei che è diventata più bassa, si è tutta incurvata e assottigliata, che sembra quasi che si è infeltrita. Sua madre, dico a mia madre, già è tutta infeltrita, ci ha pure la pressione bassa di suo, anche le gocce per abbassare la pressione, va a finire che un giorno sviene.

A sentire mia madre, sua madre, glielo fa apposta a prendere tutte quelle gocce e allora mia madre le gocce gliele nasconde, solo che tanto alla fine sua madre le gocce le trova sempre, se le piglia e mia madre, con sua madre, vanno sempre a finire a bisticciare.

Mia madre, dico a mia madre, da un po’ di tempo si ricorda soltanto le cose brutte.

Mia madre, di sua madre, preferisce pensare che è egoista, piuttosto che pensare che non ci sta più con la testa. Così mia madre le urla sempre che di lei non ne può più, che lei ha sempre avuto le sue idee e, giuste o sbagliate che fossero, non è mai stata disposta a cambiarle!

Oramai sono passate più di due ore e non abbiamo fatto nessun passo avanti, non un miglioramento e nemmeno una minima informazione. Almeno però sono arrivati i parenti a darmi una mano. Sono arrivati tutti: zii e zie, sorelle, cugini e cugine e, ovviamente, mia madre.

Ognuno va in una direzione diversa, chiediamo a vicini, negozianti e fornitori della zona, ma nessuno sembra avere notizie.

Mia nonna, diceva sempre mia madre, quando eravamo piccoli, era l’unica che ci metteva sempre la buona. Diceva sempre a mio padre che i bambini non si toccano e che, se voleva alzare le mani a qualcuno, se la doveva vedere con lei. Diceva pure che, se lo faceva un’altra volta, l’avrebbe buttato fuori da casa sua. Che poi casa sua era sua di mio padre ma, a mia nonna, diceva sempre mia madre, questo non le importava perché tanto lei, anche se era casa sua di mio padre, lei lo sbatteva fuori di casa lo stesso.

Mio padre, diceva mia madre, se le ricorda ancora precise precise le sfuriate di sua madre a mio padre. Mio padre che è grande e grosso e ci ha una mano quanto una pizza, mia nonna che invece è sempre stata bassa e magra che quasi non si vede, e che già allora aveva cominciato a infeltrirsi e io che, peccato che ero troppo piccolo e non me le riesco a ricordare, le sfuriate di sua madre a mio padre.

Mia madre che ormai neanche lo dice più e sembra proprio che non se lo ricorda che sua madre, diceva a mio padre, che i bambini non si toccano e che se voleva alzare le mani su qualcuno se la doveva vedere con lei.

Mentre continuava a correre, mia madre non faceva altro che dire che questa, a sua madre, non gliela lasciava certo passare, che lei ormai è diventata proprio una grande egoista e che da un po’ di tempo, fa sempre come le pare.

E, mentre correva, continuava a ripetere che non ne poteva più di starle dietro e questa volta il vizio glielo faceva passare lei.

Mia nonna, da che io mi ricordo, l’abbiamo sempre chiamata “Pallavicino” per via che lei è sempre stata una donna molto vanitosa.

Mia nonna l’abbiamo sempre chiamata “Pallavicino”, perché parlarle vicino era l’unico modo per farsi sentire, visto che, da che io la conosco, mia nonna, ci ha sempre sentito poco bene.

Sua madre si è sempre rifiutata di utilizzare l’apparecchio per l’udito perché, dice sua madre, la faceva sembrare vecchia.

Alcuni anni fa, mia madre era anche riuscita a portarla dall’otorino, solo che sua madre, durante la prova dell’udito, ha ripetuto per tutto il tempo che non sentiva niente.

Alla fine il medico ha detto a mia madre, che sua madre non aveva bisogno dell’apparecchio, visto che era ormai completamente ed irrimediabilmente sorda.

A quel punto, giura mia madre, a sua madre le è scappato un gran sorriso, ampio e soddisfatto, ma non ha pronunciato neppure una parola che altrimenti si capiva che sua madre, proprio come diceva mia madre, almeno un poco ci doveva sentire per forza.

Nessuno è mai riuscito a dimostrare che lo abbia fatto di proposito. Certo è che, dice mia madre, le hanno dovuto comprare l’apparecchio contro il parere del medico e certo è anche, che dopo che l’hanno ordinato, acquistato e recapitato, ci sono voluti sei mesi per convincerla ad utilizzarlo.

Il giorno che mia nonna si è persa, mia madre continuava a dire che, non appena la trovava, gliela faceva passare lei la voglia di fare di testa sua, che tanto lei pensa solo a se stessa ed è proprio una grande egoista. Il giorno che mia nonna si è persa, l’abbiamo ritrovata seduta su una panchina che piangeva.

Il giorno che mia nonna si è persa, mia nonna l’abbiamo trovata che si ricordava soltanto che era in mezzo alla strada e non aveva idea di come ci era arrivata, che se ne era uscita di casa, aveva camminato fino a quella panchina, e tutto questo nemmeno se lo ricordava.

Il giorno che mia nonna si è persa, mia nonna l’abbiamo trovata con tutta la faccia terrorizzata, i capelli in disordine, senza trucco e in camicia da notte.

Il giorno che mia nonna si è persa, mia madre e sua madre non hanno litigato.

Mia madre, non ha detto a sua madre, che faceva sempre di testa sua e non le ha detto che pensa solo a se stessa, e non le ha detto neppure che è solo una grande egoista.

Il giorno che mia nonna si è persa, mia madre, non le ha rimproverato proprio niente. Quel giorno mia madre ha detto soltanto che sua madre aveva sempre avuto le sue idee e, giuste o sbagliate che fossero, voleva soltanto che, ancora una volta, non fosse per nulla disposta a cambiarle.

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8 commenti »

  1. Mamma mia, quante emozioni!
    Hai descritto perfettamente una situazione che conosco bene, che spesso non capisco e dalla quale vorrei fuggire.
    Mi piace quando i racconti mi obbligano a rivedere me stessa.
    Grazie.

  2. Ciao Giovanni mi complimento con te per questo stile originale.
    Certo un modo diverso per descrivere un aneddoto tristemente comune a tutti coloro che soffrono di un certo male.
    Sono contenta per il lieto fine.
    Grazie

  3. Cara Anna Lisa, sono che io che ringrazio te.. e grazie per aver
    fatto entrare le mie parole nel tuo vissuto più profondo…

  4. Grazie mille Liliana, sei molto gentile! 🙂 Il lato positivo del raccontare
    una storia è anche quello di poter decidere il finale..ed in questo caso
    un lieto fine era quello di cui avevo bisogno…

  5. La scelta di raccontare la storia attraverso gli occhi e il linguaggio del nipote, presumibilmente un bambino, è giusta e tu la porti a compimento fino in fondo. Mimesi che rende i fatti ancora più commoventi. Chiunque conosca bene questa malattia si ritrova nelle disavventure che hai descritto, soprattutto nella fuga e nella ricerca finali. Bello, complimenti!

  6. Anche questo racconto mi piace molto ( detto per inciso, quasi tutti quelli che ho letto sono originali e, se facessi parte della giuria, la scelta tra chi far emergere e chi no mi imbarazzerebbe). Tornando al tuo bel racconto, è scritto con un ritmo ossessivo, un linguaggio semplice e volutamente ripetitivo. Mi ricorda, con le opportune differenze legate all’ambientazione, lo stile di scrittori americani anni 60-70, tipo Raymond Carver. Complimenti

  7. Complimenti, davvero molto coinvolgente.

  8. Geniale, il ripetere delle parole è volutamente ossessivo per trasmettere il fastidio e il disagio del rapporto in quel dato momento. E’ il rapporto tra madre e figlia, con tutte le problematiche che ci possono stare dentro per il vissuto delle due donne.
    Ciao, Emanuele

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