Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “La fonte” di Claudio Bozzotta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Una volta, c’erano due tribù che si erano stabilite ai due lati opposti di una piccola isola. Un grande monte e delle alte scogliere separavano i due villaggi, e a causa di ciò capitava raramente che le due tribù si incontrassero. A dirla tutta, ciò poteva accadere solo in prossimità di una fonte che si trovava a metà strada tra i due villaggi. Nonostante l’approviggionamento di acqua fosse una necessità pressante per entrambe le tribù, solo in pochi osavano avventurarsi fino alla fonte, perché si diceva fosse maledetta. Non si trattava però purtroppo solo di semplici dicerie, perché sembrava che infatti di tanto in tanto coloro che si offrivano volontari per andare a riempire le giare sparissero senza più fare ritorno.

Un giorno, in seguito alla scomparsa dei precedenti incaricati, due giovani coraggiosi appartanenti alle due diverse tribù si incontrarono alla fonte. Entrambi si sentirono sollevati nell’appurare che nulla in quel posto dava l’impressione di essere pericoloso: il sentiero era pianeggiante e per nulla insidioso, non c’era alcuna traccia di animali feroci, e men che meno di maledizioni. L’unica cosa vagamente inquietante era il fatto che la fonte fosse adiacente ad un altissimo strapiombo sul mare.

Visto che i due erano arrivati lì nello stesso momento, Masù, l’abitante del villaggio a est dell’isola, rivolse il palmo di una mano in alto per invitare Simà, l’altro ragazzo, ad attingere per primo alla fonte. Il problema era che nel villaggio a ovest si era soliti attribuire a quel gesto della mano un significato del tutto diverso, che nella fattispecie poteva essere interpretato come un invito ad aspettare. Simà quindi, un pò stupito da quel comportamento all’apparenza arrogante, decise comunque di essere gentile, e rivolse a Masù il palmo della mano per segnalare che era d’accordo col dargli la precedenza sulla fonte. Ma Masù non si mosse, perché nel suo villaggio quello stesso cenno era usato per chiedere a qualcuno di aspettare. I due rimasero dunque fermi a fissarsi per un pò. A un certo punto Simà, un pò stizzito, accostò tra loro tutte le dita di una mano, e mosse questa in alto e in basso come per chiedere a Masù il perché non si fosse ancora mosso. Purtroppo però, Masù pensò che Simà con quel gesto volesse dire che aveva cambiato idea, e invitasse lui ad andare per primo, quindi rispose tirando in sù il pollice e spalancando gli occhi per ringraziarlo. Simà, spaventato, si voltò di scatto, visto che gli sembrò che Masù volesse avvertirlo di un pericolo alle sue spalle. Dopo avere constatato l’assenza di minaccie, si voltò, e vide che Masù stava già riempendo la propria giara. Simà si sentì quindi preso in giro, e si avvicinò a Masù per spintonarlo. Ma Masù non colse la provocazione, poiché nel suo villaggio spintonare in quel modo era considerato solo un modo amichevole per giocare. Così, spintonò Simà a sua volta, il quale, a causa di un’irregolarità del terreno, perse l’equilibrio e cadde. Masù, mortificato per l’incidente, si avvicinò preoccupato e gli tese la mano per farlo rialzare. A Simà, abbagliato dal sole alto nel cielo, sembrò che Masù volesse infierire su di lui con un’arma, così si rialzò di scatto e gli saltò addosso per neutralizzarlo. Masù, sorpreso, fece resistenza e cercò di divincolarsi. Purtroppo per entrambi, i due si stavano azzuffando troppo vicino al bordo della scogliera, così finirono per ruzzolare e trascinarsi a vicenda nel baratro.

Qualche tempo dopo, gli abitanti dei due villaggi constatarono la scomparsa dei loro volontari, e non poterono che attribuirne la colpa alla maledizione.

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5 commenti »

  1. la maledizione del malinteso. credo mi capiti tutti i giorni, magari con esiti meno tragici. mentre leggevo più che a due tribù su un’isola pensavo ai rapporti coi colleghi.
    bravo Claudio! non sarà uno di quei racconti strascritti e levigati ma è una storia che non si scorda ????

  2. Un racconto breve che spiega come a volte, alla base di superstizioni e guerre, ci sia un difetto di comunicazione. La difficoltà di comprensione e la diversità di linguaggio sono l’origine di incomprensioni e disgrazie. Divertente l’incontro fra i due incaricati, sebbene finisca male per entrambi. Bella metafora, complimenti!

  3. Mannaggia ai malintesi! Si finisce per attribuire agli altri azioni e pensieri inesistenti ed eccone le conseguenze. Mi è piaciuto molto, complimenti!
    Passa se ti va a leggere i miei racconti “il treno” e “Natale rosso, bianco e blu”:
    In bocca al lupo per il concorso!

  4. Ciao Claudio, il racconto conferma che la guerra e la violenza sono anche la conseguenza dell’incomprensione e dell’equivoco o meglio la mancanza di comunicazione e la comunicazione incompleta non aiutano gli uomini.
    Un racconto da mettere in un fumetto.
    Emanuele

  5. Proprio un bel raccontino, o meglio un bel racconti breve. Uno di quelli che ti fa piacere leggere.
    Concordo con Emanuele Ratti nel pensare che starebbe bene anche in un fumetto.

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