Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2015 “Non ancora” di Claudio Latini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

Primissima mattina, le strade sono calme, il quartiere dorme.

Bea si sveglia sull’erba in una piccola zona di verde urbano.

E’ stravolta: ancora in abito da discoteca ha i postumi di una nottata brava, passata in compagnia dell’alcool e del “P”, l’acido più gettonato del momento.

Nella testa le scattano ancora alcuni flash della serata appena trascorsa.

Si alza e barcolla per la via deserta, è intontita, affaticata.

Arriva al marciapiede della via, passa davanti alle vetrine dei negozi ancora chiusi.

Incrocia un signore che scrive al cellulare camminando spedito. Bea prova a chiedergli aiuto, ma lui non la degna d’attenzione. Riprova a chiedere aiuto ad un uomo che pulisce il parabrezza dell’auto, poi ad una donna che entra in un portone, ma ottiene il medesimo risultato: le persone in cui si imbatte non la guardano nemmeno.

Ad un tratto incontra alcuni individui che le assomigliano nell’affaticata sofferenza del volto e nell’incedere: rovistano vicino ad un cassonetto, cercando qualcosa.

Quando la notano, le si avvicinano come fossero zombi.

Gli occhi di quegli esseri sono spenti. Bea si spaventa e si allontana.

Cerca aiuto da altre persone ad una fermata d’autobus: anche queste sono indifferenti, mentre lei sta sempre peggio.

Improvvisamente riconosce una ragazza. Incredula, aumenta il passo, la raggiunge e la fa voltare per guardarla da vicino: è Anna, il suo volto è provato come quello degli zombi, un volto come quello di Bea.

E’ una vecchia compagna di acidi.

Bea ha un sussulto, in mente le balena un ricordo: l’ultima volta che aveva visto Anna…

Si trovava in una casa piena di persone tristi, vestite di scuro. La sua amica era sdraiata sul letto, circondata da fiori, priva di vita. Era la sua veglia funebre. Anna era morta.

Bea torna al presente e guarda la ragazza defunta che le sta di fronte, che la fissa a sua volta con occhi vuoti.

Comincia a riflettere velocemente, cercando di capire se stesse vivendo un incubo o si trattasse di un’allucinazione ed indietreggia, terrorizzata, tornando sui suoi passi, dirigendosi al punto dove era cominciata la sua giornata.

Ha un strano presentimento.

Giunta all’aiuola, vede che c’è un’ambulanza ed alcune persone stanno guardando nel punto in cui si era svegliata: con sommo orrore il suo corpo è ancora nell’erba a faccia in su, immobile. Una bustina con delle pastiglie colorate con incisa la lettera “P” sta in terra, accanto alla sua borsa.

I due medici dell’ambulanza le praticano il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale. Bea vede se stessa in fin di vita.

Il suo spirito era uscito dal corpo che stava morendo.

Uno dei medici vuole gettare la spugna, per lui la ragazza è spacciata. Il collega lo sprona a non darsi per vinto e a combattere per lei, per farla tornare dall’inferno.

Bea assiste commossa al disperato tentativo di salvataggio, poi è investita da una fortissima luce, che la sovrasta fino a farla svanire nel bianco…

Il buio.

Bea apre gli occhi.

Riprende conoscenza e vede il medico dell’ambulanza che le sorride, ancora teso per la rianimazione andata a buon fine.

La ragazza viene messa su una barella e poi sull’ambulanza. Il suo volto è emozionato, solcato da lacrime di gioia, felice come non mai per avere una dolce, fantastica, seconda possibilità.

Grazie sconosciuto angelo custode.

Non è ancora il tempo di morire.

Non ancora.

Fine.

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2 commenti »

  1. Claudio, possiamo dire “Ben tornata Bea”. Potrebbe essere un Corto “didattico” per tutte le scolaresche. Sarà usata parecchio l’immagine dei morti invisibili che vagano nel nostro mondo, ma nessuno può smentire che sia così. Certamente molti, in certe circostanze, sono già morti che si trascinano in un corpo di cui non hanno più controllo. Bel racconto.
    Emanuele

  2. Ciao Emanuele, grazie per il commento! L’idea era proprio quella di farne un corto utile per sensibilizzare i più giovani. Diventare zombi, perdere la coscienza ed il controllo del nostro essere è molto facile oggi, non solo con le droghe o con l’alcool, ma con tutte quelle dipendenze (cellulari ed internet in primis…) a cui si ha facile accesso. Gli spunti di riflessione, per cui tengo a questo piccolo progetto, derivano anche dal comportamento di tutti i “normali”, quelli che circondano Bea: non è facile prendere consapevolezza delle persone che vivono in un universo parallelo, in un mondo di cui non vogliamo avere percezione, ma se non ci sforziamo, se non ci si impegna nonostante la difficoltà delle circostanze, non si riuscirà mai a compiere il miracolo della solidarietà. Siamo circondati da inferni che ci fa comodo non vedere purtroppo, ma l’unico modo per cancellare quei luoghi di sofferenza è avvicinarsi reciprocamente (come avviene tra Bea ed il suo salvatore). Grazie ancora!

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