Premio Racconti per Corti 2015 “Bus Stop” di Gabriele Traversa
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015Italia. Siamo nella periferia di una cittadina del centro italia non identificata. E’ una fredda notte invernale. Alla fermata di un autobus c’è solo un vecchio che legge il giornale. Pochi istanti e sopraggiunge una ragazza in abiti succinti con un trucco un po’ volgare e una borsetta tempestata di lustrini, Esther. La ragazza chiede al vecchio se è lì che passa l’autobus che va alla stazione. Il vecchio le risponde che non lo sa perché “…tanto alla fine torno sempre qui”. Il vecchio sta inoltre leggendo un giornale di quaranta anni prima, e quando Esther glielo fa notare lui le risponde che preferisce leggere le vecchie notizie perché odia quelle attuali. Esther ammette che la sua è una buona idea vista la violenza dilagante del mondo odierno.
L’autobus arriva. Il vecchio col giornale e la ragazza salgono a bordo. L’autobus riparte a tutta velocità.
Esther, ancora molto incerta sulla destinazione dell’autobus, domanda all’autista in che direzione sta andando, ma quest’ultimo non le risponde, anzi batte il dito sulla scritta: “E’ severamente vietato parlare al conducente”. Esther impreca e si risiede scagliando la borsetta a terra.
Fermata. Sale a bordo una bella donna con uno smoking nero da uomo. La donna si siede di fianco ad Esther che le chiede se sa dirle dove porta l’autobus. Lei (sorridente e dallo sguardo stralunato un pò folle) afferma che non lo sa e che sta solo aspettando il marito.
Presentatasi come Clara, la donna sembra voler attaccare bottone con Esther, dicendole che è una bella ragazza, chiedendole come si chiama, facendo osservazioni sul suo carattere aggressivo e scostante, ma soprattutto affermando che il marito si divertirà molto con lei. La ragazza a quel punto ha paura: “Cosa diavolo sta dicendo?!? Si divertirà con me?!? dov’è suo marito!??”. Clara le risponde che salirà alla prossima fermata. L’autobus improvvisamente inchioda; Esther sbatte il viso sul sedile davanti e la borsetta che aveva scagliato a terra scivola verso il gabbiotto dell’autista. La ragazza (dolorante e col sangue che le cola dal naso) va carponi verso la borsetta, estrae il telefonino ma un calcio glielo fa volare dall’altra parte dell’autobus: è salito Robert, il marito di Clara, vestito tale e quale alla moglie. Il nuovo arrivato, dopo aver ammonito l’autista perché stava per dimenticarsi la sua fermata, saluta la moglie e le chiede con chi “giocheranno” stanotte. “Con Esther!!” risponde Clara. L’uomo si avvicina lentamente ad Esther che indietreggia terrorizzata. La ragazza chiede invano aiuto al vecchio signore col giornale che non sembra accorgersi di nulla, pietrificato nella lettura. Clara, come una furia, afferra la ragazza da tergo e le pianta un coltello nella pancia, aprendola da un fianco all’altro. Robert va su tutte le furie: la moglie ha rovinato tutto come al solito. “Soltanto alla fine dovevi ucciderla! Quante volte te l’ho detto?!??!”. Clara sembra mortificata. Tra i due coniugi scoppia una lite: Clara sospetta che il marito abbia un’amante, se no non avrebbe mai fatto ritardo all’appuntamento, tanto da salire alla fermata successiva alla sua. Robert le risponde che non è così, ma che prima o poi si troverà un’altra, perché non ne può più di stare con una vecchia pazza gelosa. Clara si risiede al suo posto e scoppia a piangere. Robert sfodera un coltello (identico a quello di Clara), si avvicina ad Esther e le taglia la gola con estrema disinvoltura… poi va a consolare la moglie, promettendole eterno amore.
Fermata. Robert e Clara scendono, mano nella mano.
Fermata. Un vecchio rinsecchito col bastone sale a bordo. L’anziano, ignorando completamente il corpo lacerato di Esther al centro della vettura, prende posto vicino al signore col giornale (che non ha mai smesso di leggere). I due si scambiano opinioni sulla violenza dei giovani d’oggi ed il signore col giornale ribadisce che proprio per quel motivo legge solo vecchi quotidiani.
Fermata. Il vecchio col giornale scende alla fermata da dove era salito. Si risiede a leggere.
L’autobus arriva al capolinea. A bordo ci sono solo l’autista e il cadavere di Esther. L’autista parcheggia, si stiracchia, esce dal gabbiotto, spegne le luci e scende dalla vettura. L’autobus è parcheggiato davanti ad un cimitero.
Pensavo all’inizio ad un Corto alla Hitchcock, di cui ho apprezzato tante pellicole, poi si è trasformato in un film di Dario Argento che stimo senza che rientri tra i miei preferiti.
C’erano tutti gli elementi, dalla denuncia della violenza urbana alla passività e all’omertà, all’atteggiamento subdolo burocratico, alla vita annoiata di “molte persone perbene”. L’inquadratura finale sul cimitero può starci, l’unico capolinea di questa società, ma io, e penso anche Hitchcock, avrei insistito solo su scene di paura e di terrore anche con la visione di coltelli ma non si sarebbe visto scorrere sangue.
Bravo comunque.
L’autobus fermo davanti al cimitero un po me l’aspettavo e non se questo sia un bene o un male… Onestamente più che Hitchcock o Dario Argento a me ha ricordato un vecchio numero di Dylan Dog…Sul sangue e sulla scelta di mostrare senza filtri tutto ciò che accade concordo in pieno, aiuta a creare il giusto contrasto con l’indifferenza del vecchio col giornale ( che poi è l’indifferenza del mondo nei confronti della violenza in genere)… Mi è piaciuto… Credo che possa funzionare come corto. Sarei curioso di co oscere il tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia”
Caro Luigi, ho già letto e avuto modo di apprezzare il tuo racconto! Grazie per il commento!