Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Fumata nera” di Massimiliano Di Grazia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Negli ultimi tre giorni, la piccola Cristiana aveva mangiato pochissimo e pianto molto.

A soli nove anni stava già affrontando una prova durissima: Noè, il suo cagnolino, era gravemente malato e soffriva molto. Lo sentiva piangere e lamentarsi, lo vedeva contorcersi per il dolore, e e iniziò a rendersi conto di tutti gli aspetti più crudi della sofferenza.

Il lunedì, appena arrivata a scuola, ne parlò con Katiuscia, la sua amica del cuore. L’amichetta le raccontò che anche lei aveva avuto un’esperienza simile.

“Anch’io avevo un cane – le disse – si chiamava Spencer. Era bellissimo, poi l’anno scorso iniziò a stare molto male; dimagriva a vista d’occhio, iniziò a riempirsi di ferite insanguinate, e soffriva ogni giorno di più. Mia cugina Silvia studia medicina e mi disse che, per i cani, esiste uno sciroppo magico, una medicina speciale. Appena gliela dai, il cane si addormenta subito e smette di soffrire. Quando si risveglia si ritrova in un giardino bellissimo, dove può giocare e correre libero. Però c’è un problema: questo giardino è molto lontano e lui può venire a trovarti poche volte, e solo in sogno. Io non ebbi dubbi: era giusto dargli quello sciroppo perché lui soffriva tantissimo, e comunque non avrebbe più potuto giocare con me. A volte è venuto a trovarmi in sogno, e mi ha portato nel suo giardino: era grandissimo, con dei fiori che non ho mai visto. Spencer giocava un po’ con me, ma poi correva come un pazzo in quel giardino, e io non riuscivo a stargli dietro. Quando ho visto quanto gli piace correre, sono stato contenta che non sia più a casa mia: sempre chiuso in quella cuccia e legato al guinzaglio starebbe male.”

La piccola Cristiana rimase molto turbata dal racconto dell’amichetta: l’idea di mandare Noè in un giardino così lontano, anche se bello, non le piaceva. Sperava che Noè guarisse e che potesse restare a casa sua. Appena tornò a casa, però, lo vide e si rese conto che soffriva ancora di più di prima; con gli occhi, sembrava che le stesse chiedendo aiuto…

Decise quindi di parlare con sua madre di quello sciroppo magico. Andò in sala, ed ebbe una sorpresa: c’era anche suo padre.

Erano poche le occasioni in cui suo padre era a casa, perché l’uomo era quasi sempre fuori per il suo lavoro. Che lavoro facesse, Cristiana non l’aveva ben capito. Sua madre le diceva che era un politico, una persona molto importante; una volta era apparso addirittura in televisione.

Quelle poche volte che era a casa, suo padre parlava poco e usava molte parole difficili. In certi momenti le sembrava che scherzasse, ma poi a volte il suo sguardo cambiava improvvisamente e le sembrava molto severo e…cattivo.

Comunque pensò che in una situazione così grave avrebbe solo cercato di aiutarla. Quindi decise di parlare subito, ad entrambi.

“Papà, mamma…Noè sta malissimo, soffre molto…”

“Eh, già…Soffre come un cane” rispose suo padre.

Nel pronunciare quelle parole, l’uomo si mosse appena. La sua espressione, composta e indifferente come sempre, cambiò per una frazione di secondo, nella quale assunse un ghigno diabolico. Anche il suo sguardo si spostò di pochissimo, e in un istante incrociò vagamente gli occhi di Cristiana. Lei rabbrividì. Stava per perdere il filo, e si sforzò di riprendere il suo discorso. La piccola, non comprendendo il tono del padre, rispose candidamente:

“Sì, soffre come un cane. Infatti lui è un cane. Katiuscia mi ha detto che…”

“Chi è Katiuscia?” chiese ancora suo padre.

“Katiuscia è la mia compagna di banco, la mia migliore amica”.

Le parole di Cristiana avevano un tono di sorpresa e anche un po’ di rimprovero: suo padre non ricordava il nome della sua migliore amica.

“E come mai i genitori le hanno messo un nome russo? Non saranno mica comunisti?”

A quel punto intervenne Tiziana, la mamma:

“Scusa, Carlo, non vedi che Cristiana ci sta dicendo una cosa che per lei è molto importante? Lascia che ci spieghi, e rispondile dopo che avrà finito di parlare”

“Eh, già – rispose l’Onorevole Di Modica, apparentemente amareggiato – Anche per parlare a casa, devo prenotare un intervento…”

Tiziana tagliò corto: “Cristiana, dicci, che cosa ti ha detto Katiuscia?”

“Mi ha detto che per il cane esiste uno sciroppo magico, che lo fa addormentare e così lui smette subito di soffrire”

“E perché mai – le domandò suo padre – vuoi uccidere Noè? Non speri che guarisca?”

Cristiana, a quelle parole, sentì un calore insopportabile provenire dall’interno del suo corpo. Sentiva il mondo che girava intorno a lei a velocità pazzesca, pronto a crollarle addosso. Capì improvvisamente la verità: quella medicina avrebbe ucciso Noè. E lei stava chiedendo ai suoi genitori di fare una cosa tanto brutta. Avrebbe voluto piangere, ma le sensazioni che provava erano troppe e troppo confuse, e per questo non riusciva a sfogarle.

Corse in giardino, a trovare Noè. Finalmente, vedendo il suo cagnolino, iniziò a piangere.

Appena suo padre aveva parlato lei si era sentita cattiva; a quel punto, però, ricominciò a pensare. Lei non voleva fare del male a Noè, anzi voleva solo che lui stesse bene, che smettesse di soffrire. Si accorse che suo padre era stato terribile, che non l’aveva voluta capire, che era stato ingiusto con lei.

Nel frattempo Tiziana, che era rimasta da sola col marito, espresse il suo disappunto.

“Ma perché le hai parlato così? Nostra figlia è solo una bambina, non può capire le tue battute. E poi, in una situazione come questa, non mi sembra il caso di scherzare. Lei sta vivendo un dramma.”

“Proprio perché è una bambina, è giusto insegnarle fin da ora che non possiamo decidere certe cose. Chi vive e chi muore può deciderlo solo Nostro Signore, anche se si tratta di un cane. E poi, non possiamo toglierle la speranza…”

“Carlo, ma l’hai visto in che condizioni è quella bestiola? Come fai a parlare di speranza? Ogni giorno che passa può solo aumentare la sua sofferenza, e quella di nostra figlia va di pari passo”

“Per carità, Tiziana, non te la prendere. Non intendo metterti i bastoni tra le ruote. Tu, con nostra figlia, passi molto più tempo di me, e solo tu sei in grado di capire quale sia la decisione migliore. Ricorda però solo una cosa: oggi è toccato al cane, domani chissà…”

Pronunciando queste ultime parole, l’Onorevole fece vari gesti di scongiuro.

Tiziana capì perfettamente l’allusione del marito, e sapeva che era sensata: la bambina era ancora troppo piccola per vivere con equilibrio una situazione del genere. Per questo, la storia dello sciroppo magico era la soluzione ideale, l’unica in grado di salvare capre e cavoli; maledisse la beffarda sfacciataggine di Carlo, che l’aveva messa in guardia dal problema che lui stesso aveva creato senza motivo. Il fatto che l’avesse lasciata libera di decidere poteva sembrare un riconoscimento nei suoi confronti, ma in realtà aveva scaricato su di lei la responsabilità di quella decisione mentre lui, con i suoi bei discorsi, si era lavato la coscienza.

Tiziana era la persona che conosceva l’Onorevole Di Modica meglio di tutti; in quei casi, però, nemmeno lei riusciva a comprenderne il comportamento.

Forse era veramente convinto che in quel modo avrebbe rispettato la volontà del suo dio.

Forse faceva così perché anche in quelle situazioni voleva esercitare la sua abilità politica.

Forse lui, che era notoriamente cinico, si divertiva a solleticare la sensibilità degli altri, un po’ per prendersene gioco, un po’ magari per studiare quel fenomeno a lui sconosciuto.

Forse era semplicemente sadico. Si divertiva a vedere soffrire gli altri, soprattutto quando a causare il dolore era lui stesso.

Forse.

Forse il motivo era uno di quelli, o un po’ di tutti quelli messi insieme, o chissà quanti e quali altri.

Tutte queste domande passarono nella mente di Tiziana in un istante, e non aveva tempo di cercare le risposte. Voleva solo correre da Cristiana, per cercare di consolarla. Prima di uscire dalla stanza, lanciò un’ultima occhiata a suo marito: aveva già ricominciato a leggere il libro che aveva in mano, come se nulla fosse successo.

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1 commento »

  1. Ciao Massimiliano, un bel racconto per un dramma tra le mura domestiche.Il momento cruciale è la riunione di famiglia per decidere l’acquisto dello sciroppo magico per Noè, il cane ammalato. Il padre dimostra la sua incapacità di capire la situazione. Guarda caso, è un politico che crea complicazioni e non individua chiaramente soluzioni praticabili; si astiene dal decidere e delega la moglie. Forse è l’immagine di molti onorevoli e senatori italiani. Per fortuna, la sana praticità femminile e la capacità e la sensibilità di una madre di presentare la soluzione appropriata. Delicato per i sentimenti della bambina e allusivo sul comportamento di alcuni in politica.
    Emanuele

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