Premio Racconti per Corti 2015 “Dolce casa dolce amore” di Michelangelo Scali
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015GIORNO 1
Un’auto della Protezione Civile passa nelle strade deserte della città. L’altoparlante avvisa che l’epidemia misteriosa continua a mietere vittime.
GIORNO 2
Un condominio in periferia. JAIME si alza lentamente dal letto. Ondeggiando come ubriaco, si inoltra nel corridoio. Con la mano, urta un’abat-jour su un tavolino, facendola schiantare a terra in pezzi.
Gli altri sono in cucina. MARK si tiene il viso fra le mani; ROBERT beve avidamente del liquore; CHRIS e ADELE si tengono la mano sotto il tavolo spoglio, con gli occhi rossi di pianto. Il rumore li fa sussultare. Adele scatta verso la porta, mentre Chris prova a trattenerla. Corre lungo il corridoio, si ferma. Jaime è davanti a lei, di spalle: gli allunga una mano sulla spalla, lui si volta. Adele inorridisce: il suo viso è cadaverico, gli occhi semichiusi, sul fianco la camicia è strappata e insanguinata. Adele indietreggia, ma lui le si butta addosso, le affonda i denti fra il collo e la spalla mentre lei urla di dolore. Mentre il mostro mastica il boccone di carne, una martellata gli sfonda il cranio.
Chris è accanto ad Adele, a terra. La culla, la ninna fra le braccia, piangono.
Notte. In cucina, Mark e Robert guardano la vecchia televisione che, di fronte al capotavola, trasmette annunci governativi sull’epidemia.
Lo studio è arrangiato alla meglio: molti monitor sullo sfondo sono spenti o rigati da interferenze, la scrivania è piena di cartacce. Il trucco dell’ANNUNCIATRICE è rovinato: consiglia di bollire l’acqua corrente, quando il braccio di un addetto le passa un foglio. Lei lo legge un attimo fra sé e, nervosamente, dà appuntamento all’edizione del mattino.
Robert gioca col bicchiere, beve: è convinto che le notizie siano vere, chiede a Mark se non si sia finalmente convinto anche lui.
Ma per Mark sono balle, casomai arriveranno “quelli” in 72 ore, non i soccorsi: in casa non è rimasto niente, internet e i telefoni non funzionano, non si può sapere qual è la situazione reale. Bisogna andarsene, l’ha sempre detto. E li aveva pure convinti, Chris e Adele, ma si doveva aspettare che il “fratellino” guarisse!
Robert esplode, gli rinfaccia tutto il suo egoismo: si rende conto che Jaime e Adele erano fratelli?!
Ma Mark non si scompone: è vero, Jaime “era” suo fratello, ma ha smesso di esserlo dopo che l’hanno morso…
Chris è al capezzale di Adele, ne accarezza il volto esangue. Lei dorme, la spalla nuda fasciata da un fazzoletto bianco insanguinato. La lite in cucina lo distrae.
Mark e Robert si fronteggiano. A Robert, che gli prospetta una morte certa appena fuori la porta, Mark replica stizzito: “Sempre meglio che morire di fame qua dentro, brutto alcolizzato!”. Robert fa partire un pugno, ma Chris lo ferma all’ultimo momento. Ancora stringendo il braccio dell’amico, chiede cosa stiano facendo. Mark gli chiede cosa voglia fare lui, invece. Chris molla il braccio di Robert, si siede: non lo sa cosa deve fare, forse ha cambiato idea, non può abbandonare Adele. Mark si china su di lui, sussurra: ama un mostro ormai, lo sa, Jaime l’ha visto dopotutto. E se non può costringerlo ad andarsene, un consiglio però può darglielo: “Legala”.
GIORNO 3
Mark e Chris sono in camera di Adele. “Allora, tu resti qui…” fa Mark, fumando. Adele dorme, ha le braccia libere: “Vedo che non mi hai ascoltato…”, fa con un mezzo sorriso. “Guarirà…Lo sento”, risponde Chris.
Fuori città, un plotone di militari esce da un uliveto. Di fronte a loro, la città.
Mark fugge nella campagna intervallata da elettrodomestici abbandonati. In mano, una chiave inglese insanguinata. Tre zombi gli arrancano dietro.
Chris segue la fuga alla finestra. Un urlo lo gela. Martello alla mano, corre in camera di Robert: lo trova a terra, mentre stringe un moncherino sanguinante con la mano buona. Adele è seduta a terra, mastica le dita di Robert. A Chris il martello cade di mano. Lei si alza, gli si avvicina. Lui le va incontro.
Sfuggito a uno zombi, Mark scruta l’orizzonte da un’altura. Nota i militari in perlustrazione. Subito si sbraccia, urla, corre loro incontro. Un soldato lo indica agli altri, si dispongono su due file. Mark è a pochi metri, capisce, si ferma. I militari gli puntano le armi contro. Mark mormora un “No…” smorzato dagli spari.
Dolce casa, dolci zombie!!! Capisco ancor meglio perché ti sia piaciuto il mio racconto “Zombie Festival”… T’immagini arrivassimo in finale entrambi? Sarebbe simpatico! Bel testo, viene un filmato ben fatto! Bravo!
Bello bello bello…molto intenso e articolato ..ha catturato la mia mente!bravissimo l autore.
Interessante . molto intenso e articolato ..ha catturato la mia mente!bravissimo l autore.
Racconto intenso. Complimenti all’autore!