Premio Racconti nella Rete 2015 “In autobus” di Andrea Papi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015In questo mese, son dovuto andare con lo scooter al lavoro. Ma stasera piove son stanco del lavoro, ed anche un po’ triste: e non ho nessuno o qualcosa da incolpare, nemmeno me stesso. Allora prendo l’autobus. Sono senza biglietto, inizio a cercare monete nella tasca, escludendo i pezzi inferiori ai 5 cent e superiori all euro. Dopo lunga ricerca li trovo.
Chiedo quasi ad ogni persona nel bus se hanno un biglietto da vendere, ed alcuni guardandomi pensano ” ma lassa perde, ma chi te lo fa a a fa…” alla fine trovo uno anzi due che ne hanno uno in più. Il giovane più veloce mi da il biglietto e nonostante la mia insistenza non vuole le monete, ed un po’ scocciato mi chiede di ringraziare Dio. Poi con una donna dell’ est, che capisco svolge un lavoro di fatica, iniziamo a parlare sui mezzi di trasporto. È entusiasta della nuova linea C dice che risparmia un ora e mezzo al dì. A due ragazze che ci sono vicine, le incoraggia a studiare che lei stupida non l’ha fatto. Aveva 12 fratelli e doveva contribuire in famiglia. Vorrei dirle: “Nulla ti verrà tolto della tua fatica, alla fine non sarà da meno da chi potendo, avrà studiato. Ognuno ha il suo percorso il proprio karma o quello che vuoi. A chi fa del meglio con ciò che ha il meglio gli verrà ricosciuto” ma era ora di scendere e non ero forse all’ altezza delle parole così l’ho salutata dicendo ” piacere di averla conosciuta ” e lei ha risposto grazie. Poi ho pensato che andava bene che stasera ero stanco ed ho preso i mezzi pubblici, mi sono ripreso un pò di umanità .
Spesso nelle nostre giornate riteniamo di avere tempo morti, come ad esempio quelli impiegati ad andare e tornare dal lavoro; se invece ci consideriamo sempre vivi e coinvolti nel presente proprio lì possiamo contattare la nostra ed altrui umanità: noi siamo sempre, se siamo insieme!
Certo, Andrea. Spesso ci dimentichiamo delle cose semplici, apparentemente banali. Pensiamo che la vita sia molto più complicata di quello che è. Alla fine quello che hai scritto ricorda abbastanza quello che ho scritto io, e che hai commentato. Il mare come l’autobus. Quello che riteniamo scontato e ormai inutile per la nostra vita e invece non lo è.
Mi hai riportato indietro al tempo in cui ero costretto (prima per la scuola e poi per lavoro) a servirmi dei mezzi pubblici. Autobus, metro, treno, microcosmi di umanita eterogenee in cui si concentrano e (purtroppo sempre più raramente) si incontrano/scontrano pareri, idee, emozioni, sensazioni… Ricordo le risate con gli amici e i baci appassionati di due ragazzini incastrati nello stesso sedile. E poi i gli anziani, quelli che prendevano l’autobus allo stesso orario degli studenti per poter tenere la loro lezioncina sull’esistenza… E preti, operai, agenti di borsa, studenti universitari… Ma anche i bibitari clandestini e il controllore e quello che faceva la mano morta e lo zingaro talentuoso che ti regalava un concerto per violino… E quel ragazzo immerso in un libro, come se fosse solo, su un’isola deserta… Complimenti. Sarei curioso di conoscere la tua opinione sul mio “La Torretta di Guardia” del 27 maggio…
Anche io con questo racconto ho ripensato a quando per lavoro ho dovuto prendere autobus, tram, metro e treni. Ore passate a guardare fuori, ad osservare la gente, a sorridere ai bambini, a cercare di dormire ma senza riuscirci. Quanti volti! Quante storie! Grazie per questo salto nel passato!
Leggi se ti va i miei racconti.
L’umanità noi la troveremo ovunque dove vogliamo farci coinvolgere. Molte volte è comodo stare nel “nostro brodo” per non essere infastiditi da chi ci sta intorno; magari la sola presenza ci può risvegliare il sentimento di solidarietà e di collaborazione. Solo con lo stare con gli altri avremo le dimensioni della nostra persona.
A volte, stando soli si riflette, o ci si riposa per “ripartire”, ma é solo nell’ascoltare che l’anima si riempie un po’ di più. Grazie. Leggi i miei scritti!