Premio Racconti nella Rete 2015 “Lucrezia Buonvisi” di Giovanna D’Orazio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Così leggeva Lucrezia seduta all’ombra di un tiglio nell’angolo preferito del suo giardino mentre intanto la sua mente vagava ricordando gli avvenimenti della notte precedente che avevano sconvolto la sua tranquilla e noiosa vita.
Le si era aperto un mondo insospettato che non credeva possibile; lei vissuta fino ad allora sotto l’ombra prottetrice della famiglia sempre controllata dalla madre e dalla balia aveva scoperto l’inimmaginabile: un mondo di sensazioni che la colpivano fin nelle viscere. La rivelazione era avvenuta la sera prima alla festa tenuta a Villa Buonvisi di Camigliano dalla famiglia di suo marito Lelio. Appena aveva visto quel giovane qualcosa di indefinibile l’aveva catturata e da quel momento non l’aveva più abbandonata; aveva fatto presto a scoprire che si trattava di Massimiliano Arnolfini discendente pure lui, come lei, da una nobile famiglia lucchese. Avevano ballato insieme ed erano anche riusciti a rubare un bacio nel giardino della grande villa prima che la sorveglianza cui era sottosposta riuscisse a separarli ma a Lucrezia era bastato per capire che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa. A questo pensava Lucrezia seduta all’ombra del tiglio ed era il dilemma più grande che le si fosse presentato nella sua giovane vita: abbandonarsi alle nuove sensazioni e vivere finalmente una vita “vera” o continuare a recitare il suo ruolo di figlia e moglie devota esponente della nobile famiglia dei Malpigli e il copione che la sorte le aveva assegnato. L’alternativa era essere finalmente libera di vivere la propria vita essere padrona di se stessa, poter decidere autonomamente cosa fare o meno; certo era una possibilità che la terrorizzava: uscire dal solco che altri avevano deciso per lei, deviare dalla retta via che però altri avevano tracciato, infangare il buon nome della famiglia e esporsi al pubblico giudizio dei notabili cittadini sempre pronti a giudicare e condannare chiunque non si conformi alle loro regole. Si sentiva come sull’orlo di un baratro e il pensiero di quello che la attendeva era intollerabile: era la morte sociale, il ripudio della famiglia, del marito e della città intera sempre pronta a giudicare e a emettere giudizi impietosi.
Dall’altra parte però c’era la condanna ad una vita sempre uguale, accanto ad un marito che odiava che suo padre aveva scelto per lei, un susseguirsi di giornate sempre uguali scandite da uscite solo per andare a messa e qualche rara occasione di feste sentendosi morta dentro senza esserlo; forse se fosse riuscita ad avere un bimbo la sua vita sarebbe stata riempita almeno in parte ma era sposata giè da quasi due anni e il matrimonio continuava a rivelarsi sterile, non sapeva se la colpa fosse sua o di Lelio ma la situazione era tale e non le rimaneva che accettarla. Ma se non poteva diventare madre poteva però decidere di stravolgere la propria vita diventando l’amante di Massimiliano e cambiando così il proprio destino. Per quanto il pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se avesse deciso di tuffarsi nel vuoto la terrorizzasse tuttavia la prospettiva di poter essere finalmente se stessa la spingeva verso quella direzione, forse non erano solamente le sensazioni che aveva provato la sera prima a spingerla verso un cambiamento radicale della propria vita ma il disiderio di poter decidere da sola della propria vita senza condizionamenti né imposizioni forse voleva solamente esere libera, forse Lucrezia aveva già scelto. Lasciò il giardino e si incamminò verso il palazzo sorridendo, ora sapeva cosa fare.
Il passato, delle Corti, la vita ovattata delle dame e le atmosfere gravi delle congiure e del potere, riecheggia in questo tuo racconto. Lucrezia vive il suo dramma di donna a cui il destino ha dato un marito che non ama. La lettura delle rime della Vita Nuova forse dà la spinta a Lucrezia per “un cambiamento radicale della propria vita”. Mi piace il tratto della tua penna, delicato come l’ambiente di un quadro di Raffaello; la conclusione della vicenda avrà invece fosche tinte.
Emanuele