Premio Racconti nella Rete 2015 “Primo Amore (Alba)” di Matteo Tella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015All’alba il tempo non esiste. Il sole che nasce uccide il passato con i suoi raggi rosa. Seduto sulla spiaggia, in attesa che il mare si colori piano piano, il futuro non serve a niente. Una pace eterna mi bagna di luce, mentre i gabbiani volano rapidi sulle acque in cerca di prede. Sto bene, non penso a nulla. E poi, all’improvviso, i ricordi, tante piccole onde che continuano a tornare da me.
Allora penso a te, a quando andavamo in spiaggia presto la mattina, perché la tua pelle troppo chiara poco sopportava il sole del pomeriggio. Non c’era nessuno, solo tu ed io, e al largo tanti puntini bianchi pieni di voci. Sdraiati sul nostro asciugamano giallo studiavamo la forma delle nuvole sopra di noi. Ricordo che una mi fece pensare al profilo severo di tuo padre. Ridesti molto.
Quando la spiaggia cominciava ad affollarsi e il sole a picchiare più forte, noi tornavamo a casa tua, dove non c’era mai nessuno. Lì imparavamo a conoscerci ogni giorno di più; eravamo dei piccoli esploratori sul pianeta dell’Amore. Non volevo mai andarmene: dovevi cacciarmi, prima che i tuoi tornassero.
Illuso, credevo che sarebbe durata per sempre; non sapevo ancora che ogni primo amore muore nel tempo. Ma come potevo saperlo? Tu eri la mia alba, con te il tempo non esisteva. E invece tutto finì.
Mi sentii vecchio, come se una cascata di secoli mi si fosse rovesciata addosso. Forse stavo solo crescendo, ma io soffrivo troppo.
Con gli anni ho imparato a dimenticare; altri amori hanno preso il posto del primo. Eppure io continuo a cercarti in ogni alba, quando il tempo ancora non esiste.
Terminata la terza lettura, la signora Chiara Luciani ripose la lettera dove l’aveva trovata, sullo scrittoio del marito, il professor Paolo Luciani. Sul retro del foglio c’era una frase espressamente indirizzata a lei: “Perdonami cara, io non ce la faccio più, torno indietro, torno in me. Addio.” Dovette sedersi per non cadere.
Contò sulle dita delle mani gli anni trascorsi con suo marito: sei di fidanzamento più sedici di matrimonio fanno ventidue. Ventidue anni e ritrovarsi sola all’improvviso, con un figlio adolescente e senza una spiegazione; scoprire alla soglia dei cinquanta di essere stata soltanto un altro amore dopo il primo, e niente di più. Tutto quel tempo lui aveva recitato, e nel gioco delle parti avevano avuto anche un figlio. Che significato avevano, ora, tutte le promesse? Che significato aveva la vita di suo figlio? E la sua?
Solo in un secondo momento si chiese chi potesse essere quel primo amore dalla pelle così chiara. Dovette ammettere di non conoscere nulla di suo marito. Si guardò il braccio nudo e considerò la sua pelle olivastra: probabilmente a lui non era mai piaciuta.
Proprio allora suo figlio Giacomo entrò nello studio. Chiara nascose la lettera sotto un libro, e con sforzo immane riuscì a trattenere le lacrime. Ma non le parole. Gli disse, in un impeto, che suo padre se ne era andato, e che forse era per sempre. Poi lo abbracciò, ignorando quegli occhi troppo simili a quelli dell’uomo fonte del suo dolore.
Trascorsero cinque anni, e Paolo, l’esimio professor Luciani, non era tornato. Giacomo, intanto, si era iscritto all’università. Aveva scelto la facoltà di Lingue e diceva che da grande avrebbe girato il mondo. Forse sperava di ritrovare suo padre, ovunque si fosse nascosto. Ma né lui né sua madre parlavano dell’assente. Semplicemente si erano abituati al suo non esserci, come se non fosse mai esistito. Ma ogni notte Chiara sognava il ritorno del suo uomo, pieno di scuse e di parole solo per lei. Amava le sue poesie, amava le sue metafore e amava quella lettera scritta per qualcun’altra. In fondo al cuore non aveva mai smesso di sperare.
Poi, un giorno d’autunno, la verità. Chiara era seduta in salotto a sfogliare una di quelle riviste-omaggio che i super mercati regalano ai clienti; in genere sono piene di interviste a donne famose che dispensano consigli su come restare in forma. Gli occhi di Chiara, però, caddero su un articolo diverso. Si parlava di vendemmia e si riportavano gli esempi di alcuni agricoltori. Una pagina era dedicata a una coppia italiana che aveva fatto fortuna nel sud della Francia, dove aveva acquistato dei vigneti. Lei aveva origini provenzali, mentre lui, fino a poco tempo prima, aveva insegnato all’università, a Roma. L’articolo si dilungava in spiegazioni tecniche sulla coltivazione della vite e sui trattamenti più efficaci. A Chiara non interessava tutto ciò. Ad attirare la sua attenzione era stata la fotografia della coppia: la donna aveva capelli biondo cenere e la pelle molto chiara, mentre l’uomo era abbronzato. Sorridevano felici.
Soprattutto lui, Paolo Luciani, ex titolare della cattedra di Letteratura francese alla Sapienza di Roma. Non si era preoccupato di cambiare nome, né di mascherare la sua gioia. Era riuscito a tornare indietro, a tornare in sé. Aveva annullato il tempo fra il primo amore e il suo ritrovamento. Paolo aveva cancellato dalla memoria Giacomo e Chiara come due documenti sbagliati, da cestinare.
All’ira seguì il dolore, e al dolore la sorpresa: guardando meglio la foto, a Chiara sembrò di riconoscere la donna. Era certa di aver già visto quei lineamenti delicati e quegli occhi celesti. Scavò fra i suoi ricordi e trovò quello che cercava. Era il giorno del suo matrimonio. Suo padre la stava accompagnando all’altare dove la attendeva Paolo. Attraversando la navata sentì addosso uno sguardo cattivo. Voltandosi vide una ragazza bellissima che la guardava con i suoi occhi celesti carichi di invidia. Erano gli stessi occhi che adesso sorridevano nella foto, sedici anni prima. Chiara capì: quella donna si era ripresa quello che le apparteneva, Paolo, e che lei le aveva sottratto.
Provò un sollievo atteso cinque anni. Ora non doveva più chiedersi cosa aveva sbagliato con suo marito. Non aveva colpe per quello che era successo. Lui aveva ritrovato l’alba che aveva perduto; adesso toccava a lei trovare la sua.
Anche io devo farti i complimenti, la storia mi è piaciuta tanto, così tanto che avrei voluto che continuasse ancora un po’ l’attesa della “soluzione” al dilemma della scomparsa. Commovente e nostalgica soprattutto la lettera.
Grazie Deepa, mi fa piacere ti sia piaciuto, soprattutto la lettera, perché è da lì che sono partito. Grazie ancora
ciao Matteo 🙂
racconto che fa riflettere e un po’ arrabbiare! E’ scritto benissimo tutto, ma la lettera è veramente una perla!
ciao Cinzia!! Grazie di aver letto e commentato il mio racconto. Sono davvero felice che ti sia piaciuto, in particolare la lettera. Contento di aver letto il tuo commento! 🙂 🙂
Molto, davvero molto poetico! Bravo!!!!
Grazie mille Linda!!!
La lettera è poesia che parla d’Amore, l’argomento preferito dei poeti e dei letterati e una leva che regge il mondo. Non per nulla è usata molto l’espressione di “il primo amore non si scorda mai”. Complimenti Matteo che racconti la vicenda con distacco e mostri la vita della moglie e del figlio, lacerata dall’abbandono, che prosegue come per inerzia, senza l’entusiasmo che viene dall’amore. Mi pare di cogliere la considerazione che il vuoto d’amore, lasciato in tutti questi casi, debba essere riempito con le spiegazioni da fornirsi ai famigliari. Questo è il punto di partenza per una nuova alba, poi si potrà vivere il giorno dell’esistenza.
Emanuele
Grazie Emanuele per le considerazioni e per i complimenti!
la lettera è un capolavoro. si incastona perfettamente nel racconto ma brilla di una sua luce particolare. “All’alba il tempo non esiste” si avvicina, come concetto al mio “per sempre non è un tempo”.
una lettura che mi ha emozionata. grazie
Grazie a te Alexandra!! Il tuo commento mi ha reso felice! E’ vero, la il tempo che non esiste e il per sempre atemporale sono due concetti molto vicini! Grazie ancora…
A volte ci si impiega più di sedici anni per ritrovare la propria alba ma, se come dici ” all’alba il tempo non esiste”, l’importante è non perdersi nella notte. Mi è piaciuto molto, complimenti.
MI spiace essere ripetitiva: quella lettera è una piccola perla rara. Dolce, commovente, sentita, profonda.
Il resto è la spiegazione a quel momento perso. Sono contenta che Chiara, alla fine, lasci andare la cosa e si senta in grado di vivere la SUA vita. Se fosse stato un mio personaggio… no, sarebbe andata in Francia ed avrebbe bruciato le vigne!
Quindi grazi per la grazia che mi hai donato.
In bocca al lupo!
Grazie Ottavio! Anna Lisa sono felice che la lettera sia piaciuta tanto! Grazie a te per le belle parole!!
L’accettazione della vita. la consapevolezza che spesso quello che accade è estraneo alla nostra volontà. La voglia di rimettersi in gioco, di guardare oltre. Un racconto che dovrebbero leggere tutti coloro che non accettano che le cose possono avere fine e non hanno la forza di ricominciare. Ma solo nella persecuzione dell’altro trovano soddisfazione al proprio disagio. L’alba come nuovo inizio. Ottimo lavoro Matteo.
Complimenti! Il tuo racconto è così coinvolgente e ben strutturato che vien voglia di continuare a leggerlo… dovrebbero esseci altre 250 pagine dopo!
Hai la rara capacità di tenere il lettore incollaqto alle tue pagine.
L’amore e il suo possibile fallimento trattato con maestria e delicatezza.
Grazie per il bel racconto. In bocca al lupo!
Caro Matteo non leggo gli altri commenti perché anche se ciò che sto per dire è stato già detto poco importa lo penso, e voglio credere di essere la prima a dirlo 🙂
Sei un poeta, la tua lettera d’amore è un’ armonia delicata che mi ha trafitto il cuore.
Spero tu l’abbia dedicata ad una donna vera sarebbe uno spreco non averlo fatto!
La Sig.ra Chiara poverina è una vittima, ma il travolgente amore imprigionato in quelle righe, l’alba che fa nascere l’amore dei due ragazzi è un richiamo imbattibile, si erano trovati uniche anime gemelle!!!
Il Sig. Luciani un vero eroe perché avere il coraggio di inseguire un sogno non è da poco.
Con questa meravigliosa poesia ti auguro di vincere.
Liliana
Duccio Laura Carla e Liliana, vi ringrazio di cuore per i vostri splendidi commenti! Ognuno di voi ha sottolineato aspetti del racconto che mi piace siano passati. E poi ancora grazie per i complimenti, non so quanto meritati 🙂
La lettera è struggente. “All’alba il tempo non esiste ” questa è poesia.
Il primo ( e forse vero amore) non si scorda più e lui ha avuto la forza e l’egoismo di non voler più rinunciare alla felicità.
Bel testo, aperto a tante riflessioni.