Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “L’ombra nella carcassa di ferro” di Gabriele Traversa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Premetto che nessuno crederà a questa storia.  Un brivido corre lungo la schiena mentre ripenso ai fatti spaventosi di quella sera di Dicembre.  Avvenimenti che nessun Dio benevolo può aver permesso che accadessero in Terra.

Ero in un ritardo pazzesco, mentre infreddolito risalivo di gran carriera la via della stazione per andare a prendere quella malridotta carcassa di ferro su rotaie che, ogni sera, riportava me e qualche altro povero diavolo a casa.  Correvo contro il tempo, cercando di infilare pile e pile di scartoffie da contabile nella valigetta da lavoro stracolma. La tramontana si divertiva a gettarmi la sciarpa sugli occhi e a far volar via quei fogliacci per strada, ma non me ne curavo: la carcassa di ferro era in partenza, e io dovevo prenderla in tempo a ogni costo, pena il rimanere per strada, a dar da mangiare ai cani randagi fino alla mattina successiva. Giunto alla stazione, riuscii con un balzo a saltare su quella vettura logora, un attimo prima che le porte si chiudessero, sferragliando in quel modo sinistro che le distingueva. Partiti. Il treno si addentrava nella campagna umida, lasciando la stazione dietro le sue spalle arrugginite. Ce l’avevo fatta. Ripresi fiato. Un scranno usurato era lì ad aspettarmi. Mi ci sedetti. Troppo scomodo quel viaggio.  Un prolungamento di supplizio, dopo ore di lavoro estenuante. Intorno a me un esercito di facce annoiate, figlie di un’esistenza insapore: un avvocato che aveva perso l’ennesima causa della sua vita, un operaio, un geometra, un impiegato, un ubriacone, un annoiato gigolò, costretto a sbaciucchiare il seno di vecchie borghesi per sopravvivere. Me ne stavo su quello scomodo pezzo di legno a pensare, a immaginare, a sognare forse un momento più bello, quando qualcosa di inaspettato mi destò da quello stato di dormiveglia che era un appuntamento fisso dei miei ritorni a casa: un’ombra, nera come la notte, strisciava lentamente lungo le pareti del vagone. Un pensiero terribile. Non era possibile. No, non era vero. Non lì, non adesso.

Uno strano senso di inquietudine mi avvolse. Quella figura si stava avvicinando proprio a me.  Ero la cena che lo aspettava, immobile su quel pezzo di legno.  Quando mi fu davanti il panico sostituì l’inquietudine. Nessuna speranza, nessuna via di fuga. La sua voce era come un pugnale che lentamente si faceva strada sotto la mia pelle.  Ogni sillaba, ogni respiro, delle frecce affilate. Mi alzai dallo scranno e gli sferrai un colpo con la borsa da lavoro, facendolo scivolare sotto di me. Ero riuscito ad atterrarlo. . .dovevo assolutamente approfittarne. Cominciai a correre su e giù per il vagone, in cerca di una via d’uscita da quella che si era improvvisamente trasformata nell’Anticamera dell’Inferno.  L’essere si era già rialzato. Mi puntava. Voleva ancora me, e io ero con le spalle al muro. Fu proprio nel momento di massima disperazione che scorsi una finestra del treno rimasta aperta. A separarmi da lei una manciata di metri.  Non stetti molto a pensarci: mi sarei gettato dal vagone in corsa. Con uno slancio corsi in direzione di quell’apertura, unico spiraglio verso una salvezza insperata.  Quel demone mi era addosso di nuovo, gli sarebbe bastato allungare un braccio per afferrarmi e condannarmi alle più impensabili e meschine atrocità, ma saltai giù, piombando su una distesa di fieno che attutì la caduta. Era finita. Stetti ore lì disteso, stordito, intirizzito ma finalmente salvo, mentre il treno si allontanava, solitario nella notte. Nella mia testa le parole di quell’essere riecheggiavano ancora… simili al lamento di un diavolo. Parole che spero un giorno di dimenticare…  “Biglietto prego, biglietto!?”.

 

 

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9 commenti »

  1. Simpatico… Parte come racconto horror e finisce come una barzelletta… Mi sono divertito. Bravo. Se hai modo e tempo sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia” del 27 maggio

  2. Ben venga un po’ di leggerezza. Grazie Gabriele!

  3. Grazie ragazzi!

  4. Oh, pover’uomo! 🙂

  5. Molto carino davvero, anche se secondo me la seconda parte occupa troppo poco spazio rispetto alla prima parte che è preparatoria, ma forse l’effetto shock/sorriso funziona bene proprio perché è così corto. Bravo!

  6. Il titolo e l’incipit fanno presagire cose terrificanti. Poi tutto si risolve con leggerezza. Ti confesso che ho pensato le cose più incredibili sulla genesi dell’ombra nera e solo alla fine ho capito di chi si trattava. Comunque, bella è la descrizione del treno, che sembra molto vicina a quella reale (a meno che non si tratti di una delle varie Frecce…). Sei mica uno dei poveri pendolari che ogni giorno pattugliano carrozze inospitali e roventi come caldaie? Ciao.

  7. Bellooooo colpo di scena!
    Anche se per come hai descritto il treno pagare pure il.biglietto…….:-)

  8. Grazie a tutti! caro Duccio, non sono un pendolare ma, da abitante di Roma, so cosa significa trovarsi su carri bestiame spacciati per servizio pubblico!

  9. Ciao Gabriele, il tuo racconto è sorprendente e divertente, solo nell’ultima riga capiamo. Sul treno mitico Trenord, nella tratta Milano – Asso ci sono pure le guardie del corpo del bigliettaio, una difesa dai viaggiatori “a sbafo”, ma gli studenti raccontano i trucchi per non sottoporsi ai controlli. Paghiamo il biglietto probabilmente miglioreranno i treni e il servizio.
    Emanuele

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