Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Nemi e la scomparsa della Luna” di Jessica Ferro (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

La seguo, come i naviganti seguono la loro stella; è la mia musa, che con la sua luce illumina il mio cammino. Dalla sua scia nasce ogni mia più lieta novella, quando me ne sto a guardarla con la dolcezza di un bambino”.

Nell’ultima mezz’ora, quella frase echeggiava nella mente di Nemi, vagando tra le stanze della sua memoria. Si trattava della prefazione al suo primo libro da scrittore, ma non capiva perché stesse pensando proprio a quella. Poi, cercando di scacciare quel pensiero, chiuse gli occhi, scuotendo la testa, e li riaprì dopo un minuto per essere sicuro che non si trattasse di un sogno Si alzò di scatto e si affacciò alla finestra, come già aveva fatto poco prima, ma Lei non c’era, la Luna: svanita come nel nulla aveva lasciato il posto al profondo blu della notte.

Oramai erano settimane, forse mesi, che non faceva la sua comparsa nel cielo, e se in un primo momento i giornali e gli abitanti del paese si erano chiesti “che fine avesse fatto la luna”, ora ogni curiosità, ogni interessamento era svanito, come se il buio fosse calato anche sulle loro vite. Per di più, spiegazioni scientifiche non ce n’erano.

Quella sera, mentre l’ansia per quello strano evento cresceva, Nemi si ritrovò all’improvviso a sfogliare i libri che lui stesso aveva pubblicato negli ultimi anni. Le pagine, che una volta avevano incantato adulti e bambini, erano bianche: non più una parola, non più un appunto scritto a margine; il vuoto solamente riempiva ora quei fogli di carta.

L’unica frase rimasta era la prefazione al suo primo libro, la stessa che, da giorni, viaggiava nella sua testa, sospesa, come un incipit a cui dare un seguito.

Mille domande gli attraversavano la mente, e non riusciva a fermare quel flusso intenso di pensieri. Provava a ragionare in maniera logica, ma dentro sé sapeva che non sarebbe servito a molto.

La luna era svanita e le parole dei libri perdute chissà dove: nessuno avrebbe potuto trovare una spiegazione razionale, il mondo reale non glielo permetteva, non in quel momento.

“Ma come è possibile, cos’è successo?” – si domandò alzandosi nuovamente e girovagando per lo studio. Non era ancora molto vecchio, ma la stranezza e lo spossamento di quei giorni l’avevano indebolito, così Nemi si sedette sulla sua poltrona da riposo e provò ad addormentarsi.

Le immagini presero forma piano piano e lo condussero al principio della sua carriera.

Dopo il successo del suo primo libro “Sulla fantasia”, avvenuto circa quindici anni prima, Nemi si era dedicato alla famiglia, continuando la sua attività di scrittore, ma in maniera meno intensa, poiché attraversata da momenti molto bui. Rimasto solo nella casa di campagna, l’unico sollievo gli veniva dai nipoti che amavano ascoltare le magnifiche storie del nonno scrittore; ma lui non era più quello di un tempo. Specialmente da quando la luna era scomparsa, la sua curiosità verso il mondo si era spenta, tutto era cambiato intorno a lui, nessuno sembrava più volersi appassionare alla carta stampata e alla bellezza delle cose semplici; tutto si perdeva nella fretta della vita quotidiana.

La verità era che non riusciva più a scrivere come una volta, quando la luna gli dava quella forza interiore e quella capacità di fantasticare che il mondo vero non aveva mai saputo suscitare in lui. Si sentiva svuotato senza le sue storie, aveva perso l’arte di inventarle e sognarle.

“E se fosse colpa mia?” – Nemi sobbalzò sulla poltrona a quell’idea, ma la successione degli eventi sembrava confermare quel pensiero insistente.

Il suo cambiamento verso la scrittura si era verificato già da prima che la luna svanisse, portandolo  a dimenticarla e a chiudersi in se stesso. Ora Lei lo aveva abbandonato, e la capacità creativa aveva abbandonato lui. L’unica fonte d’ispirazione rimaneva la sua amata prefazione, che adesso più che mai risuonava come un appello:

La seguo come i naviganti seguono la loro stella; è la mia musa, che con la sua luce illumina il mio cammino. Dalla sua scia nasce ogni mia più lieta novella, quando me ne sto a guardarla con la dolcezza di un bambino”.

Dopo averle rilette ancora, ma questa volta ad alta voce, il suono delle parole si diffuse nella stanza e si propagò come un eco; Nemi sollevò lo sguardo in direzione della finestra che, stranamente, si era aperta. Si tolse gli occhiali lentamente, diede un’occhiata alla sua libreria e, infine, si affacciò.

Il manto scuro della notte si stendeva verso l’infinito e la campagna circostante se ne stava silente, ad aspettare un lucente risveglio. Un alito di vento soffiò in direzione di Nemi, che lo respirò a pieni polmoni, poi una voce.

“Da qui puoi creare quello che vuoi”- lo scrittore non capì chi aveva parlato, da lassù non distingueva bene le forme; poi scrutando meglio nel cortile di casa riuscì a vedere un esile figura rannicchiata sul prato.

“Chi sei?” – chiese – “Sono un bambino” – “Come ti chiami?” – “Non ha importanza adesso” – stupito dalla risposta Nemi prese il cappotto, scese a piano terra e uscì.

Il bambino non era più dove l’aveva visto, ma se ne stava sdraiato poco distante su una piccola collinetta erbosa, a fissare il cielo.

“Cosa significa quello che hai detto prima?” – domandò lo scrittore, ansioso di spiegazioni – “Che qui è il posto giusto, c’è una vista fantastica e…” s’interruppe per guardare Nemi negli occhi “…un sacco di personaggi simpatici” – concluse ridendo.

Quel sorriso così innocente lo colpì, aveva qualcosa di molto familiare. Il ragazzino non si mosse dalla sua posizione, proprio come capitava a lui quando aveva più o meno la stessa età.

“Mi spieghi cosa guardi? Cosa c’è di tanto interessante in questo cielo scuro?” – chiese avvicinandosi – “Dai, ma davvero non li vedi? Vieni seduto qui, vicino a me”.

Lo scrittore si fece convincere e si sdraiò con le braccia sotto la nuca, imitando il bambino.

“Non capisco, io non vedo nulla. Come fai, voglio dire, non c’è nemmeno la luna!” – esclamò Nemi  “Ah, già, dimenticavo, tu sei quello che cerca la luna!” – rispose il piccolo battendosi la mano sulla fronte – “Perché tu no?” – “No, perché è sempre lì, non è andata via. Sei solo tu che non la vedi” – “Com’è possibile, ne parlano tutti?” – “Vuol dire che allora sono uguali a te. Se non vedi la sua luce, questo non significa che lei non ci sia. E’ semplice”.

Nemi non sapeva cosa rispondere, spiazzato da un bambino di quasi dieci anni.

“So che credi che la Luna non ci sia più, ma io sono qui per aiutarti a capire che non è così, perché la luce che si è spenta è quella dentro di te. Devi solo ritrovarla e le tue storie vivranno ancora”.

“Lo sapevo, la colpa è mia, ho perso fiducia nel futuro” – “Questo non va bene, i tuoi racconti hanno un futuro se tu li sai guidare” – “Ce l’avrebbero se ci fossero, i miei racconti…ma ho perso le parole, sono svanite, capisci? E senza di loro io non posso più scrivere!”- Nemi fece per alzarsi, ma il bambino lo trattenne per un lembo del cappotto e riuscì a fermarlo.

“Ti prego, non andare, ci sono mondi da scoprire che hanno bisogno di te!”.

Quella supplica ricordò a Nemi le sere in cui egli, bambino, implorava la madre perché rimanesse in camera sua ad ascoltare le storie che aveva creato durante il giorno. Sopraffatto dall’emozione e dalle immagini di un tempo, lo scrittore si sedette e si ridistese accanto al ragazzino.

La sua più grande paura, che lo tormentava da tempo, era di non riuscire a guardare il mondo con i suoi occhi di bambino, gli occhi ingenui che gli avevano permesso di creare, nella sua bottega di scrittore, i personaggi che tanto aveva amato. Le pagine bianche e la scomparsa della luna erano soltanto un pretesto, un indizio che doveva condurlo necessariamente fino a quella notte.

“E’ incredibile quello che puoi vedere da qui. Non è difficile, se riesci ancora a meravigliarti. Sapessi quanti amici ho incontrato in questi anni, forse ne riconosci qualcuno anche tu, no?” il bambino lo ridestò dai suoi pensieri e gli sorrise ancora, provocandogli un brivido d’emozione.

“Guarda e non preoccuparti. In questo momento le parole non servono” disse infine, esortandolo. Nemi tornò a fissare il cielo, la sua mano appoggiata sopra quella del bambino, e, per la prima volta dopo tanto tempo, ritrovò i suoi amici.

Eccolo là, l’Omino delle nuvole che vagava col suo cilindro di nuvola in nuvola, e laggiù i pesci-farfalla dalle ali variopinte che coloravano i fiori. C’era pure Milo, l’equilibrista del cielo, che lo salutava dall’alto della sua fune, che tipo strano!

“Hai visto, sono tutti lì, il mio mondo esiste ancora!” esclamò Nemi.

Mentre pronunciava queste parole, osservando il mondo della fantasia aprirsi oltre il suo sguardo, lo scrittore si era alzato dalla posizione supina, senza accorgersene. Quando si voltò vide che il bambino non si trovava vicino a lui, ma lo stava raggiungendo da lontano, volando aggrappato ad un palloncino.

“Non sono riuscito a seguirti, correvi come un matto!” – “Ha ragione il bambino, era da tanto che non correvi con questo slancio verso di noi!” gridò Milo dal cielo.

“Scusami caro equilibrista, anzi, scusatemi tutti, amici miei, ho chiuso gli occhi per troppo tempo, la realtà aveva offuscato il mio modo di essere e di credere nell’immaginazione” – rispose lo scrittore, poi riprese – “Ora, però, so che non mi avete abbandonato e non lo farete mai, perché vi guiderò verso i mondi possibili della fantasia!”.

“E’ così che volevo vederti, Nemi” disse il bambino sedendosi di nuovo sulla verde collinetta.

“Ma tu conosci il mio nome?” – “Da sempre, e credo anche che tu sappia il perché. Mi hai riconosciuto, ma non vuoi crederci, giusto?” – lo scrittore non ne era così sicuro, ma quella somiglianza nei gesti e nelle parole non poteva lasciare più dubbi.

“Si, adesso l’ho capito, e ti ringrazio per essere qui” – rispose – “La chiave di tutto era proprio questa frase ‘quando me ne sto a guardarla con la dolcezza di un bambino’…e quel bambino sei tu, cioè tu sei me”.

“Vedi che è semplice come ti dicevo? Gli adulti tendono a complicarsi sempre la vita, ed anche tu ci stavi riuscendo benissimo, ma hai riacquistato il tuo essere bambino ed ogni cosa è rifiorita ai tuoi occhi” – “Stavo diventando cieco, non vedevo più la bellezza del mondo intorno a me e la perdita della Luna mi ha fatto capire che c’è comunque della luce nuova nella mia anima” – “Hai imparato la lezione Nemi, poiché adesso sai che l’istinto-bambino è di nuovo con te. Mantienilo sempre, perché il mondo ne ha bisogno, le tue storie ne hanno bisogno. I tuoi personaggi non aspettano che esprimersi attraverso le tue parole, e così parleranno ad altri bambini attraverso di esse” – “Non sciuperò questo dono che mi è stato concesso ancora una volta. Se ognuno di noi si prendesse un po’ più di tempo, capirebbe che uno sguardo fantastico verso il mondo può aiutare a trasformarlo in quello che vogliamo. L’ora giusta è questa, dove l’osservare le stelle è un evento che non ha prezzo…” non finì la frase perché un fascio luminoso di energia colpì entrambi.

L’Omino delle nuvole aveva tirato le tende, il sipario del cielo, e la Luna si mostrava più bella che mai ai loro occhi, inondando di luce tutta la vallata.

Ogni creatura e personaggio vivente esultò, e Nemi con essi; poi seguitò il discorso interrotto poco prima:

“…e, se guardiamo bene, la Luna ha due grandi occhi che ci sorridono, la foglia gialla caduta può diventare verde e, per un momento, il pesce rosso dell’acquario può librarsi nel cielo. L’ora esatta è quel soffio di momentanea follia che ci porta a riscoprire la vita, la nostra!”.

Dopo quell’esplosione di positività, Nemi si sentì finalmente libero: le storie avrebbero avuto il loro futuro e i libri ancora il loro profumo di pagine scritte.

“Perdonaci se abbiamo agito in questo modo, ma sono stato costretto a chiedere aiuto all’Omino delle nuvole perché facesse in modo che la Luna sparisse…solo così potevamo aiutarti” fece il bambino, quasi dispiaciuto. Lo scrittore non rispose, si limitò solo ad un cenno di assenso con il capo, e gli sorrise.

“Non so se questo viaggio sia reale o immaginario e neanche se sto davvero parlando con te, ma non m’importa adesso, dal momento che quest’esperienza ha fatto di me un uomo nuovo”- così dicendo, Nemi strinse la mano al se stesso bambino, e istantaneamente un vortice di energia li circondò trasportandoli in aria.

Quando si risvegliò, lo scrittore era in casa, seduto sulla sua poltrona preferita, con quattro occhi che lo fissavano.

“Nonno, ti senti bene?” – chiese Giulia sfiorandogli la mano – “Certo, non vedi che sta sorridendo?” – rispose Nico toccando i baffi dell’anziano. Nemi si alzò e accarezzò i nipoti; il calore familiare era ciò che desiderava di più in quel momento.

“Papà, non hai sentito il campanello? Ho dovuto aprire con la mia chiave, ero preoccupata” – Sabrina gli si avvicinò salutandolo con un bacio sulla guancia.

“Tutto bene cara, stavo solo…sognando” – “Come sempre, no? Piuttosto, sai dirmi che ci fa la finestra aperta con questo freddo?” – l’uomo sorrise e, voltandosi, disse – “E’ una lunga storia, un giorno ve la racconterò”.

Nemi si alzò per andarla a chiudere, ma prima respirò nuovamente come aveva fatto poco prima: si, adesso lo sentiva anche lui, quel profumo di carta vecchia, oppure quello nuovo delle edizioni appena stampate, quello della fantasia e delle mani dei bambini che avevano sfogliato le pagine dei suoi libri.

A tutto questo non sapeva più rinunciare, poiché non ci si deve accontentare di ciò che è, ma trovare ciò che potrebbe essere, così nei libri come nella vita.

 

 

 

 

 

 

 

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8 commenti »

  1. Racconto per bambini, ma forse più per gli adulti che hanno dimenticato di essere stati dei bambini
    La magia e negli occhi di chi guarda, e solo guardando il mondo con l’incredulità e lo stupore di un bambino è possibile coglierne la vera essenza… La luna non e un satellite roccioso che ruota intorno alla Terra, ma il viso di una musa che illumina ed ispira chi riesce a vederla per quella che è… Complimenti davvero. Se ti va ti invito a dare un’occhiata al mio “La Torretta di Guardia” (pubblicato il 27 maggio). Sarei curioso di sapere che ne pensi.

  2. Racconto per bambini? Forse no. Ciao Jessica. Ho letto per caso sfogliando e risfogliando. Anche nel tuo racconto, cime nel mio, c’è qualcuno che non vede le cose più semplici e meravigliose. Mi è venuto in mente un vecchio racconto di fantascienza della serie urania in cui una mano spegneva improvvisamente il sole. Anche lì non si capiva se tutto era vero oppure se fosse solo un illusione. Bello il tuo racconto perché ci ritrovo sogno e fantasia, due ingredienti essenziali per sopravvivere
    Se vuoi, dai un’occhiata a Piccola storia di mare. Ci troverai qualcosa di tuo, credo.
    Saluti

  3. Carissima Jessica, complimenti per il tuo racconto. Destinatari bambini o adulti? Non so per chi scriveva davvero Andersen. L’ho amato molto da bambina e anche ora. Magari ci vedo cose diverse, ma non è che i bimbi non colgano…sono dei killer delle contraddizioni adulte. Vanno all’essenza e basta.
    A volte mi sembra proprio che i più pericolosi ( Swift, Carroll, Andersen e ora Dahl) li abbiano confinati all’infanzia .

  4. Grazie Stefania, in effetti ero indecisa sulla categoria in cui inserire il racconto perché andrebbe bene sia per gli adulti che per i bambini, ma ho ritenuto opportuno inserirlo in quest’ultima perché è qui che acquista un significato maggiore. I bambini sono il nostro futuro e la base da cui ripartire per crede di nuovo nel potere della fantasia e dell’immaginazione!

  5. Grazie a Duccio e Luigi per i commenti, mi fa piacere vi sia piaciuto il mio racconto!

  6. Ciao Jessica, anch’io mi sono posto chi fosse il destinatario del tuo bel racconto, D’altro canto quale soggetto deve avere il racconto per bambini? Non deve esserci violenza sia fisica che psichica, non mettere paura; forse non vanno messi gli animali parlanti. Allora? Credo che tutto ciò che porti a riflettere sui valori umani e che dia immagine al fantastico e metta al centro l’attenzione per i bambini è un racconto per i bambini. In bocca al lupo.
    Emanuele

  7. Grazie Emanuele, per il tuo commento. In effetti il racconto può essere adatto per chiunque, ma ho voluto inserirlo in questa sezione perché credo che si debba partire dai bambini per riacquistare un sano atteggiamento verso la semplicità e la magia delle cose. In bocca al lupo anche a te!

  8. Ciao, il racconto è interessante, ma francamente non lo trovo adatto a un pubblico di bambini. Perdona la schiettezza. Anche perché i bambini non amano i dialoghi diretti (poiché da ascoltatori non capiscono mai proprio bene chi stia dicendo cosa…) ma preferiscono le descrizioni. Comunque, siamo in concorso nella stessa categoria; se hai voglia, dai un’occhiata a Il Coccodroccolo e a Penelope, la Tessiragna.

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