Premio Racconti nella Rete 2015 “Incontro” di Alvise Romano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015CIAO!!!
Ciao!
Ti ricordi di ME?
No, scusa ma non mi ricordo.
Dai! Non mi riconosci?
No, non mi sembra di averti mai visto.
Ma se é una vita che ci conosciamo!
E dove ci saremmo conosciuti? Eri un mio compagno di scuola?
Anche!
Possibile che non mi ricordo?
? da un po di anni che ci siamo persi di vista ma, mi dovresti riconoscere! Non sono cambiato poi tanto.
Si, la vita è strana a volte ci si perde di vista e poi ci si rincontra, ma guarda, che di TE propio non mi ricordo.
Dai!!! Non ti ricordi quella volta che siamo andati a pescare e non riuscendo a catturare nulla ci siamo fermati al mercato a comprare delle trote gigantesche?
Certo l’episodio lo ricordo. Mi ricordo che ero con Marco e Giulio. Di TE non mi ricordo.
Come NO!? Quante risate ci siamo fatti! E il primo concerto di Vasco non ti ricordi?
Caspita se lo ricordo! Ci sono andato letteralmente su un piede solo! Che storta ho preso il giorno prima! E il medico del pronto soccorso voleva comprarmi il biglietto! Ma comunque ricordo oltre a me solo Marco e Giulio.
Dai è impossibile che mi hai cancellato così dalla tua memoria. Eravamo così INSEPARABILI. Ci raccontavamo tutto! Condividevamo sogni e speranze. Quante ne abbiamo combinate insieme! Non ricordi le gite in montagna? le serate al pub? le pisciate artistiche all’uscita? Dai non puoi avermi dimenticato.
So che sono passati tanti anni da quando ci siamo separati. Da quando non mi hai più voluto ascoltare.
Ma è impossibile che non ti ricordi di ME!
Ma come ti chiami?
Spiegazione:
A volte nella vita siamo presi da mille cose: amici, fidanzata, carriera, moglie e poi figli ecc. ecc.
Ci alziamo al mattino già stressati dalle cose che ancora dobbiamo fare, dagli impegni, le scadenze, che tralasciamo tante cose importanti.
Presi dal FARE, presi dal TURBINARE delle cose AGIAMO, FACCIAMO.
Ma a un certo punto fiati e ti guardi indietro.
Piano piano senza neanche accorgerti hai perso tutto amici, famiglia, moglie, figli e ti ritrovi DA SOLO a passeggiare in una piazza affollata di gente, che accentua ancora di più la tua solitudine.
Ed è in quella desolata solitudine che fai un incontro.
INCONTRI TE STESSO
Il dialogo, o forse meglio il monologo, rivela lo stato di solitudine in cui versa l’individuo, più che mai prigioniero di questa società. E’ una verità sacrosanta ma francamente senza la spiegazione non avrei colto il messaggio appieno pensando a un amico dimenticato, magari volutamente dimenticato, perché poteva rappresentare una situazione scomoda.
Questo può anche succedere.
Emanuele
Mi è sembrato di leggere certe pagine di Beckett. La solitudine, i dialoghi senza senso e senza nessun punto di arrivo, l’incomunicabilità anche con il nostro io.. Ecco, vedrei bene questo racconto come punto di partenza per un testo tipo Godot. Mi è piaciuto nella sua fulminea brevità e anche perché considero Aspettando Godot lo specchio della condizione umana. Ottimo. .
Al testo sopra manca dopo la domanda “ma come ti chiami” la risposta, forse i curatori del sito la hanno interpretata come firma. La risposta era infatti Alvise.
Comunque sono contento che il senso è stato capito.
Grazie del commento
Alvise
Ciao, é molto bello che il nostro interlocutore, malgrado noi, ci stimoli fino a farci pronunciare il nostro nome, così, andando a ritroso, con gioia e dolore, possiamo ricordare parti di noi ancora vive, nonostante la dimenticanza…e in quel momento possiamo dire: “eh già, proprio così. Com’ero!” Fortuna che , malgrado noi, a volte gli odori, i suoni e i colori fanno la loro parte. Nel tuo originale racconto la spiegazione è importante. Adelisa