Premio Racconti nella Rete 2015 “Regalo di Natale” di Andrea Mattarollo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Frank adorava quel posto.
Sotto la tavola della sala da pranzo lui era invisibile agli adulti ma in grado di spiare ogni cosa. Alzava un bordo del pesante copri tavolo jacquard e scendeva nei sotterranei lignei accomodandosi tra le due grosse colonne da cui partivano tre zampe leonine. E aspettava. Bastava aspettare per vedere le gambe di Ludmila fare la spola dalla credenza e dalla cucina per preparare la tavola, per sentire Karol aprire con una spallata la porta in cucina e i suoi passi pesanti mentre trascinava il secchio della legna, per udire anche nel silenzio emergere voci e rumori dalla casa a cui non sapeva dare un nome.
La sera della vigilia, senza che nessuno notasse la sua mancanza, si addormentò sotto il tavolo. Si svegliò udendo una voce che lo chiamava. O almeno così gli era sembrato. Spalancò gli occhi e sollevò la testa. Attorno a lui solo le tenebre. Dopo un po’ cominciò a intravvedere sagome note, il bordo del tavolo, le gambe delle sedie e la parete di fondo. Un debole chiarore proveniva ancora dalle braci del camino. Rabbrividì. Aveva freddo e non vedeva l’ora di ficcarsi sotto le coperte. Stava per uscire dal suo nascondiglio, quando udì nuovamente qualcosa. Solo allora spostando lo sguardo verso l’altro lato del tavolo vide le gambe di qualcuno che s’era accomodato, probabilmente per mangiare. Sicuro d’essere protetto dal buio, Frank si azzardò a mettere fuori il naso per scoprire di chi si trattava.
«Ha, sei tu» la voce sconosciuta lo colse di sorpresa, «avanti, fatti vedere».
Ormai era stato scoperto, si alzò in piedi e quel che vide fu per lui una nuova sorpresa. Un vecchio con una barba bianca, seduto di fronte ad alcuni piatti e ad una caraffa di vino lo stava fissando tenendo in mano un bicchiere.
«T’ho sentito russare da quando sono entrato, finalmente ti sei svegliato!» ghignò. «Tu sai chi sono, vero Frank? Certo che si. E visto che lo sai voglio svelarti un segreto, sarà il mio regalo».
Un segreto non gli sembrò granchè come regalo di Natale, provò una fitta di delusione.
«Avvicinati» gli ordinò, fissandolo attraverso il bicchiere.
Fatti alcuni passi una mano poderosa calò sulla sua nuca costringendolo a farsi ancora più appresso, addosso ai suoi vestiti sporchi e sdruciti e alla sua barba bisunta, mentre gli sussurrava all’orecchio:
«Santa Claus non porta niente ai bambini, sono papà e mamma a fare i regali». Fece uno schiocco con la lingua. «Buono il vostro vino. E tutto il resto!» La barba gli pizzicava le guance. «Ma non è questo il segreto. Tu lo sapevi già vero? E allora ascolta: qui vivete nella bambagia. Non manca nulla nemmeno ai vostri servi».
A Frank non piacevano affatto le parole del vecchio e nemmeno che parlasse di Ludmila e Karol come di servi. Ma non aveva abbastanza coraggio per dire qualcosa. Il vecchio proseguì.
«Fuori da queste mura c’è un altro mondo. Ci si sbrana per un tozzo di pane, ed anche per molto meno. Non esistono più da un pezzo grazie, per favore, scusami». La mano sul suo collo parve tremare, ma guardandolo capì che stava ridendo in silenzio.
«Frank! Tu qui pensi di essere al riparo da tutto questo, vero? Ma se a Ludmila e a Karol venisse in mente di derubarvi, o peggio, sarebbe ancora un posto così bello e protetto? Sono bravi, onesti. Ma se sapessero dove tuo padre conserva i denari e i gioelli, non sarebbero tentati? E se tuo padre sapesse che loro sanno, non cambierebbe anche il suo atteggiamento verso di loro? E se ci fosse la certezza che anche l’azione più ignobile è destinata a rimanere impunita, questo non aumenterebbe tentazione e sospetto?»
Con uno scatto Frank sfuggì alla sua presa cadendo in avanti, lanciandosi poi verso la porta. Prima di raggiungerla udì ancora il vecchio, che non s’era mosso d’un passo, dirgli quasi con dolcezza: «Il mondo non è un posto sicuro. Ecco il mio regalo. Buon Natale Frank!».
Ciao Andrea, bella dimostrazione di come le parole possono diventare immagini. Complimenti. Un altro Babbo Natale o Santa Klaus originale, questo è un po’ scroccone e un po’ consigliere di vita che non fa regali e distribuisce parole. Ce lo fai accettare perché siano disincantati e perché dopotutto abbiamo il pretesto di non migliorarci.
Emanuele
Ciao Emanule, ti ringrazio per la tua attenta lettura del mio racconto. Parole e immagini: mi sono reso conto scrivendo che se è vero che una immagine vale mille parole, una parola vale …milioni di immagini. Scrivere è un’attività faticosa ma straordinaria, permette di scoprire molte cose sugli altri e su se stessi, come mi sembra dimostri anche tu nel racconto “Figli di un dio triste”. Ciao e in bocca al lupo.