Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti “Aisha” di Gaia Pellicanò, Benedetta Aroldi e Giuseppe Bragantini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

Siamo all’aeroporto di Bologna, gate B6. I passeggeri stanno aspettando che apra il gate per poter cominciare l’imbarco. Dietro al desk attende una giovane HOSTESS, VALERIA, molto carina, sui 30 anni.

Seduto vicino al gate, un UOMO ITALIANO, ROBERTO BRAMBATI (55), legge un giornale. Il suo sguardo si sofferma su un articolo: ISIS MINACCIA NUOVAMENTE L’EUROPA. Scuote la testa e osserva i passeggeri in fila per l’imbarco.

Tra di loro c’è un UOMO MUSULMANO,  AHMED (27), vestito con gli abiti tradizionali e la testa avvolta da un ampio turbante; si guarda intorno con aria agitata e controlla ossessivamente computer e cellulare.

Il signor Brambati osserva l’uomo musulmano con un misto di disprezzo e terrore. Estrae dalla tasca il cellulare e guarda l’ora. Sul desktop vediamo una foto: lui abbracciato alle sue due figlie. Sospira e si rimette a leggere l’articolo di giornale.

Stacco su Ahmed che, cercando di non dare troppo nell’occhio, continua a guardare l’orologio che ha al polso e ad estrarre l’iPad da una valigetta nera, per rimetterlo via subito dopo guardandosi intorno. È evidentemente agitato, delle gocce di sudore gli rigano la fronte e muove il ginocchio nervosamente, come un tic. Il signor Brambati nel frattempo ha visto tutta la scena e lo guarda visibilmente preoccupato.

La hostess apre il gate, i passeggeri iniziano a disporsi dietro al bancone in una fila ordinata. Dietro al signor Brambati si posiziona Ahmed, sempre più agitato.

È il turno del signor Brambati che, porgendo a Valeria la carta di imbarco, le chiede di controllare l’uomo alle sue spalle: quel tipo lo inquieta, con tutto quello che si legge sul giornale ultimamente su quelli della sua razza…

Valeria, con tono forzatamente educato, lo invita ad oltrepassare il gate e dirigersi verso l’aereo, la situazione è perfettamente sotto controllo e ci sono altri passeggeri in attesa di imbarcarsi. Il signor Brambati si impunta: lui non salirà sull’aereo insieme a quell’uomo.

Stacco su Ahmed, concentrato a digitare compulsivamente sullo schermo: incrocia lo sguardo di Valeria e del signor Brambati; solo adesso si rende conto che stanno parlando di lui.

Anche altri passeggeri si schierano dalla parte del signor Brambati: l’imbarco è bloccato, la tensione nell’aria è ben percepibile. Ahmed non capisce cosa sta accadendo, urla parole in arabo mentre gesticola, non conosce l’italiano.

Il signor Brambati sbotta e chiede che venga chiamata la polizia.

Valeria, incapace di riportare la calma al gate e rendendosi conto che la situazione è ormai fuori controllo, è costretta ad accontentare il signor Brambati e gli altri passeggeri in panico.

Arrivano due guardie della sicurezza. Ahmed, confuso e preso alla sprovvista, continua a parlare in arabo con tono di voce sempre più alto e concitato, e con le mani fa gesti ampi e nervosi.

Mentre tutti i passeggeri fanno capannello per vedere cosa succede, le due guardie perquisiscono Ahmed, che all’improvviso si è tranquillizzato; i due estraggono l’iPad dalla valigetta.

Primo piano della schermata dell’iPad, è appena arrivata una mail: in allegato una foto che ritrae una bella ragazza araba in un letto di ospedale, sudata e sorridente mentre tiene in braccio una bimba appena nata.

Le guardie lasciano Ahmed, che alla vista della fotografia scoppia in lacrime di gioia ripetendo il nome “Aisha”. I passeggeri, comprendendo l’equivoco, si rimettono in fila imbarazzati.

Focus sul signor Brambati, paonazzo in viso, che prova in qualche modo a scusarsi per l’equivoco. Mostra la foto del suo desktop ad Ahmed e in un inglese stentato prova a spiegargli che anche lui ha due figlie. Ahmed lo guarda, sul suo viso non leggiamo odio, ma solo gioia.

Brambati, ha ancora in mano il giornale. Con un gesto di stizza lo getta in un cestino. Scuote la testa e sorride.

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1 commento »

  1. Un Corto che evidenzia una delle problematiche attuali, il clima di paura per il terrorismo. Potremmo mettere al posto di Ahmed altre persone della lunga lista di coloro che magari esprimendo istanze legittime usano metodo violenti. Non si deve considerare la violenza come il modo di tutelare un diritto. Abbiamo organismi internazionali preposti.Il lieto fine è d’obbligo perché nessun arabo, israeliano, americano, russo, africano, cinese, italiano… è colpevole per le malefatte dei propri connazionali.
    Sarà un Corto da alta tensione.
    Emanuele

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