Premio Racconti nella Rete 2015 “Il problema del pranzo” di Alechim Namasté (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015C’era una volta …
E c’è ancora … il problema del pranzo.
Nonna Gea, sedeva su una panchina, in prossimità del porto. Ogni giorno si recava lì con la badante, una signora straniera di poche parole, ma educata.
La sostava lì, mentre lei si recava a fare la spesa.
Quel giorno nonna Gea decise che non sarebbe rimasta seduta a guardare il mare, ma sarebbe scesa giù a toccarlo. Camminava male dopo l’operazione all’anca, ma quel giorno avrebbe eradicato ogni timore e sarebbe giunta alla riva.
Procedeva a piccoli passi come una di quelle giapponesi con i vestiti stretti, lunghi fino a i piedi, ma non le importava, il mare era a pochi metri. Scese gli scalini, 6 e con fatica prima di approdare sulla sabbia si tolse le scarpe scalzandole con i piedi.
Il suo sguardo verso la rena bianca, come se la chiamasse, piegò il piede destro mentre il sinistro era ancora sull’ultimo gradino e lasciò affondare prima il destro e poi il piede sinistro sulla sabbia morbida e tiepida anche se ancora umida di rugiada, ben livellata come una fresca nevicata.
In un attimo la sua mente tornò indietro di anni e fu come catapultata nel passato.
Sospirò profondamente e cominciò a camminare, mentre i suoi occhi esploravano intorno.
Una conchiglia destò la sua attenzione …
Ecco cosa sono pensò tra sé … poi con voce sottile disse: “un ‘gingillo’ inutile”.
“Non è un gingillo” la corresse qualcuno alle sue spalle, “non si chiama gingillo, ma ‘Gangillo’ cara signora”
Un bambino con un secchio rosso ed una canna da pesca con il sorriso sdentato, le si avvicinò.
Gea gli sorrise: “sei un pescatore esperto? Come ti chiami?”
“Giovanni! E sì sono pescatore, ma non esperto ho preso solo due granchi oggi… tu chi sei e che fai qui a piedi nudi, da sola, senza una canna da pesca?”
“ Io sono Gea e Cammino…”
“E poi?” chiese incuriosito Giovanni
“Lascio le mie orme mentre penso al pranzo …”
“Perché sei così seria allora? Lasciare le orme è divertente e pensare al pranzo mette l’acquolina in bocca…”
Gea sorrise, pensando a cosa rispondere per togliersi dall’imbarazzo.
“Hai ragione, vuoi sapere che cosa mi piacerebbe mangiare?”
“sìììì!” Rispose entusiasta Giovanni.
“Mi aiuti ad arrivare a quel grosso tronco vicino alla riva?”
Giunti al tronco, nonna Gea si sedette e Giovanni fece lo stesso, ma sulla sabbia.
Da quella posizione Gea aveva uno dei suoi piedi bagnato dalla risacca, stava benissimo e si sentiva preziosa, gli occhi di Giovanni le accarezzavano il cuore e fu lieta di raccontargli la sua ricetta:
“C’era una volta la gallina Carlotta, che faceva ogni giorno ben tre uova, mentre vicino al pollaio dove viveva, crescevano dei pomodori succosi e maturi, rossi come il tuo secchio.
Un giorno, la proprietaria di Carlotta, entrò nel pollaio e chiese a Carlotta se poteva prendere le uova, Carlotta le rispose annuendo con la testa che poteva farlo, e così fece. Uscendo dal pollaio, la bambina notò i pomodori e decise di coglierne tre, i più maturi, non sapeva se sarebbero serviti alla mamma ma li colse lo stesso. Mentre rientrava però, scivolò su uno dei giocattoli che aveva lasciato in giro … e fece un gran ‘pastrocchio’!
Una delle uova si ruppe, le altre rotolarono per fortuna senza danno, e uno dei pomodori balzò in aria in un volteggio rocambolesco, per finire a terra spiaccicato proprio vicino all’uovo…La bambina si mise a piangere ….
Singhiozzava senza darsi pace …”
(Gea ebbe le lacrime agli occhi in quel momento di intensa commozione…)
“Nonna Gea … come va a finire la storia…?”
Gea si riprese e continuò: “sì … dunque … ahn ecco”…”La mamma corse fuori spaventata dalle urla disperate della bambina….
– Cosa è accaduto le disse???
– Ho fatto un danno mammina, ho rovinato tutto…
La mamma allora, vedendo la bambina così mortificata le disse:
– no cara Gea, hai appena inventato un nuovo piatto che cucineremo non appena avremo ripulito …
la bambina disperata quasi a prendere in giro la mamma disse: – sì certo mamma… le “ UOVA AFFOGATE”! ed indicò il pomodoro schiacciato a terra con l’uovo rotto…la mamma sorrise ed esclamò!
-sì! Proprio così bravissima! le uova affogate!
La bambina trasalì con un sorriso, sbalordita e incerta nell’entusiasmo … si sentì d’improvviso tanto importante, una specie di genio e dimenticò il pastrocchio che aveva combinato!
“Adesso andiamo”, continuò la mamma, “prendiamo una grande padella facciamo dorare uno spicchio di aglio, peliamo i pomodori maturi, li tagliamo a pezzetti, e quando la salsa sarà bella saporita con un pizzico di sale e un pizzico di pepe ci affoghiamo le due uova rimaste e ce ne mangiamo una ciascuna!”
Gea e la sua mamma rientrano in casa felici e sorridenti, Gea si sentì utile e preziosa per la sua golosissima invenzione!
Giovanni era rimasto ad ascoltare basito e con la bocca piena di saliva dall’acquolina che gli era cresciuta: “uaoohhh! Allora sei tu l’inventrice delle uova che mi piacciono tanto!”
Gea lo guardò e carezzandogli la testa gli disse: ogni ricetta nella vita è importante e può essere cambiata, arricchita, reinventata, trasformata come più ci piace!
Gea pensava di aver distratto Giovanni ed essere uscita ‘illesa dall’imbarazzo iniziale’
Giovanni però, aveva buona memoria e prima di andarsene disse:
“Non hai risposto a tutta la mia domanda! Non è divertente per te lasciare le orme sulla sabbia bagnata?! Guarda girati, dai ! Guarda che belle, ci sono le tue grandi e vicine, le mie più piccole… è stato divertente! Senza quelle orme non ti avrei accompagnato qui, e non avrei conosciuto ‘L’INVENTRICE DELLE UOVA AFFOGATE!!!’
Nonna Gea, al pronunciare di quelle parole si commosse e dal passato tornò al presente, poi di nuovo al passato e poi di nuovo nel presente, e fu chiaro: il gingillo-gangillo, le uova, la gallina Carlotta, la sua Mamma, Giovanni, le orme … si sentì esattamente come quel giorno, all’età di sei anni, importante e preziosa, unica e non sola…
“Caro Giovanni hai ragione, le orme sono le tracce che lasciamo, il nostro cammino nella vita, è fatto di passi, ed ogni passo è prezioso nel percorso per giungere dove vuoi arrivare, ogni passo è fondamentale, diverso da quello prima e da quello seguente…” continuò con le lacrime agli occhi e il fiato corto: “ non importa quante uova romperai nel tuo cammino e neanche quanti pomodori riceverai in faccia o cadranno ai tuoi piedi, l’importante è cosa deciderai di fare con quelle uova e con quei pomodori, l’importante è il modo con cui riuscirai a rialzarti e fare di quelle uova e di quei pomodori un dono per le orme che lascerai da lì in poi!…
“Grazie caro Giovanni! Oggi mi hai dato un grande dono: la Gratitudine … per me, per te e per le nostre orme!”
Dolce e tenera.
è stato bello leggere il tuo racconto, molto carino. un’orma nella sabbia direi
Bella fiaba moderna e scritta con la vivacità che i bimbi apprezzano.
Se mi posso permettere trovo sia la morale in chiusura ad appesantire una storia deliziosa.
Credo che se la togliessi, lasciando aperte più possibilità di lettura, sarebbe ancora più bella.
Solo un’opinione, naturalmente.
Ciao Alechim Namasté, il racconto ci dà con sensibilità la condizione degli anziani, solitudine, senso di inutilità e sofferenza. I ricordi servono a fare sentire all’anziano la sua dimensione che è valorizzata dalla gratitudine di chi lo circonda; non occorre dire “grazie” ma basta solo ascoltarli. Sopratutto è importante il contatto dei bambini. Concordo con Stefania che è una bella fiaba moderna.
Emanuele.