Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il Dreamshow” di Mauro Cavagliato

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

E alla fine ce l’avevano fatta: avevano inventato il Proiettore dei sogni. Ci avevano lavorato per anni, investendo miliardi nella ricerca e valendosi della collaborazione dei più grandi scienziati. C’erano stati numerosi momenti di difficoltà che avevano quasi indotto alla rinuncia; due volte si era creduto di aver raggiunto la meta e due volte si era dovuto ricominciare da capo. Ma un bel giorno il sogno, per rimanere in tema, si era avverato: era nato il Dreamshow, l’apparecchio che avrebbe consentito di visualizzare i sogni su un comune schermo televisivo. Certo, occorrevano il decoder e una speciale cuffia, che inizialmente sarebbero costati moltissimo. Ma milioni di persone in tutto il Mondo erano disposte a spendere una fortuna per avere quel congegno miracoloso che avrebbe permesso di vedere i sogni. I propri, anzi tutto, e poi anche quelli degli altri. Veramente, per vedere quelli degli altri sarebbe stata necessaria un’autorizzazione, in virtù della legge sulla privacy; ma si sa come vanno queste cose: accadde ciò che era accaduto tanti anni prima con Internet e con gli scaricamenti illegali che poco per volta avevano affossato le Case discografiche e le Majors cinematografiche, disfatte dal download e dalla feroce concorrenza televisiva on demand. Ma dopo qualche anno anche l’apparentemente infinita offerta delle televisioni era venuta a noia: tutto era così prevedibile! I sogni però non lo erano e così la Dreamstream, Multinazionale del divertimento, aveva preso a studiare una macchina che li potesse far vedere. Chi svegliandosi non si è rammaricato talvolta di non riuscire a ricordare bene un sogno particolarmente bello? Oppure un altro in cui era apparso un caro estinto (magari con i numeri buoni per un terno)? La Dreamstream impegnò ogni sua energia e alla fine riuscì. Il successo fu immenso. Quando il prezzo fu più accessibile e il mezzo divenne quasi di massa, i sistemi informatici, i blogs, i social (nulla a che vedere con quelli dell’era Zuckemberg) si riempirono di immagini oniriche di ogni genere: viaggi, conquiste, universi paralleli, extraterrestri, incontri, disgrazie e, ovviamente, sesso. Questo però, più che gli altri generi, provocò qualche problema, soprattutto a persone insospettabili di cui si scoprirono le più indecenti fantasie. Qualcuno, a causa di queste sconvenienti visualizzazioni, patì dei guai. Non furono in molti, però: all’inizio del Millennio, soprattutto in Italia, erano realmente accadute cose assai più imbarazzanti di quei sogni, anche a personalità altolocate che, tutto sommato, ne erano uscite indenni.

Tuttavia non era quello erotico il filone più gettonato; il maggior successo lo riscuotevano gli incubi. La conseguenza immediata fu che l’horror classico andò rapidamente in estinzione: film e libri terrorizzanti furono accantonati, Dario Argento e Stephen King vennero dimenticati e nessuno scrisse più storie di paura. La stessa sorte toccò al Fantasy: che bisogno c’era di Tolkien e Lewis, quando la Terra di Mezzo e Narnia erano alla portata di tutti? Poi le commedie, le storie “rosa”, i Thriller: tutto il mondo della narrativa andò in crisi. In pochi anni quello che rimaneva della produzione tradizionale si esaurì. Non si facevano più film, non si pubblicavano più libri, neanche in digitale. A parte i soliti nostalgici passatisti, pochi se ne accorsero: i sogni bastavano a sfamare l’innato bisogno di storie che quasi tutti sentono e permettevano a tutti di sentirsi protagonisti, ben più di Facebook.

Però, poco per volta, la disponibilità di visioni oniriche cominciò a calare. Anche la qualità peggiorava e la ripetitività era esasperante. La gente sognava sempre meno: ma come era possibile? Alla Dreamstream si preoccupavano sul serio. Dove avevano sbagliato? La macchina funzionava bene, costava relativamente poco, forniva immagini in HD: perché il repertorio si riduceva? Furono varati concorsi a premi per favorire la creatività onirica: inutile, mica si può sognare a comando. Fra un brainstorming, un meeting, un cooperative learning e un briefing, la verità cominciò ad emergere: i sogni morivano perché non erano più nutriti con i loro naturali alimenti, i libri e i film. Improvvisamente tutto era chiaro: il mondo stava rimanendo senza storie e la colpa era… del Dreamshow! La rabbia della gente cresceva, esasperata dalla contemplazione di quegli schermi sempre più poveri, di quei marchingegni ormai inutili: “Ridateci le nostre storie!”, “Morte ai ladri di sogni!” Ci furono proteste, denunce, minacce e infine, la sera di una domenica desolatamente vuota, una folla inferocita attaccò la sede della Dreamstream. I proprietari e gli ormai pochi dipendenti riuscirono a salvarsi, ma quasi tutti gli edifici e gli impianti furono bruciati. La vendetta era compiuta! La soddisfazione però durò poco perché gli schermi rimasero bui e la notte seguente fu la più carente di sogni nella storia dell’umanità. Adesso come avrebbero passato il tempo tutti quegli orfani della tecnologia?

All’alba il Sole illuminò un pianeta tristissimo, misero come non era stato mai. Cos’è la vita senza storie da raccontare e senza sogni da inseguire? Alcuni si trovarono a pensare a quel tempo lontano in cui si pubblicavano i romanzi e si ideavano sceneggiature. Con questi pensieri si addormentarono e sognarono quelle epoche felici. Ma questi sogni non potevano più alimentare il Dreamshow irrimediabilmente distrutto.

 

A questo punto la storia potrebbe finire, nel rammarico e nella recriminazione per qualcosa di meraviglioso stupidamente buttato via. Ma, volendo, potrebbe invece continuare così.

 

Al decimo giorno di questo vuoto narrativo e cosmico, un bambino annoiato trovò in una cassapanca uno strano oggetto fatto di fogli di carta legati insieme e divisi in capitoli. Lo portò alla nonna: – Cos’è questo?

– Ah, è un libro, non ne vedevo da tanto.

– Come funziona?

– Devi decifrare ciò che c’è scritto per conoscere nuove storie.

– Storie ???

La voce si diffuse, altri anziani si ricordarono di quegli obsoleti oggetti e li rimisero in uso. Ci fu poi chi trovò dei vecchi dischetti lucidi un tempo chiamati DVD. Anch’essi, sapendoli usare, raccontavano storie. Gli uni e gli altri tornarono a diffondersi. Qualche spericolato imprenditore riprese perfino a produrne e, poco per volta, la gente tornò ad avere racconti da leggere e da vedere. Così si ricominciò a sognare e a narrare i sogni, magari dolendosi della difficoltà di memorizzarli. Ma lo si faceva a bassa voce: metti che ci fosse qualcuno della Dreamstream in ascolto.

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4 commenti »

  1. Spunto originale sviluppato con intelligenza e scritto con una sintassi semplice e immediata, senza inutili fronzoli. Racconto che fa sognare, inquieta e rapisce… Lieto fine piacevole e inatteso. Complimenti.

  2. Un futuro lontano? Oppure un presente prossimo? Forse solo un brutto sogno’ Il racconto ci ricorda quello che ci aspetta se non teniamo per noi un pezzetto della nostra incoscienza. Perché questo sono, alla fine, i sogni. Il pane quotidiano con cui nutriamo la nostra vita interiore. Bravo Mauro perché ci ricordi che dobbiamo tenerci qualcosa dentro, qualcosa che gli altri non devono sapere e conoscere. il finale è quello che aspetta l’umanità. dopo tanta tecnologia estrema si tornerà alle origini e si ricomincerà da capo. Una nuova preistoria.
    A proposito, se non sbaglio esiste già la Dreamworks, la casa di produzione. A quando il passaggio a Dreamstream?
    Ciao Duccio

  3. il secondo finale sembra interrompersi. Comunque molto efficace quello che è possibile leggere fino a quel punto. Idea notevole. P.

  4. Ciao Mauro. Non possiamo restare senza sogni, è un bisogno della mente. Bella invenzione: un decoder e una speciale cuffia. Quali livelli può raggiungere la fantasia? Credo che non ci sia frontiera; come non ci sia frontiera per il capitale, l’interesse economico che influisce sulle nostre scelte di vita.
    Emanuele

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