Premio Racconti nella Rete 2015 “Sciùsciù” di Ilia Silvia Patrignani (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Un bianco recinto, un giardino tutto fiorito ed io sdraiato sotto un’alta magnolia, sull’erba verde del prato inglese…come vedete mi tratto bene, da signore!
Apro pigramente un occhio: _ Che fatica fare la guardia alla villetta dei miei padroni! Ma che noia, sempre solo, mai nessuno che giochi con me, perché loro vanno tutto il giorno al bar; ma che avete capito, vanno a lavorare e non mi portano quasi mai con loro.
Nel mio sonnecchiare, lo rivedo il bar…mi piace tanto perché si trova, su una piazzetta alberata al centro del paese e soprattutto, mi piace la gente che passa, che guardandomi dice: – Ma come è bello questo cane…quanti anni ha…è un boxer?…morde?_
A me piacciono tanto i complimenti, sì lo ammetto, sono leggermente vanitoso, che si capisce?
Sono orgoglioso della mia corporatura possente, del mio torace largo e bianco, del mio fisico asciutto ed anche sì, del mio muso schiacciato…che dire sono un “ fusto” e me ne accorgo, quando passo davanti alle cagnette, che mi guardano con occhi languidi! Io faccio lo sciantoso con tutte, perché sono un gentiluomo, ma ancora non trovo la mia “donna ideale”.
La sogno ad occhi aperti…deve essere alta come me, bella anzi superbella, snella, occhi azzurri, pelo biondo e…Ma, uffa, se resto in questo giardino, non la troverò mai, perché qui intorno, ci sono solo cagnette non adatte a me: chi è bassa, chi è vecchia, chi è grassa, insomma nulla che meriti la mia attenzione, perché per la mia bellezza, ci vuole ben altro!
Uno sbadiglio dopo l’altro, un pisolino, uno stiracchiamento e tanti sogni ad occhi aperti : io e la mia lei, su di un prato verde, mentre corriamo liberi in mezzo all’erba, senza il richiamo del padrone, che rompe l’incantesimo e poi stanchi, strofiniamo i nostri musi uno contro l’altro, con sguardi d’intesa.
Perdonatemi, sono un romanticone, poi…continuo a sognare o sono sveglio?
All’improvviso, un muso si affaccia attraverso le sbarre del recinto, mi sento guardare con attenzione ed io, il grande fusto, mi alzo a disagio, mostrando però con fierezza, tutti i miei attributi, facendo anche ondeggiare volutamente al sole, il mio pelo lucido e fulvo.
Lei è lì, è reale, la fata dei miei sogni, una testa coperta da un mucchio di peli e riccioli cascanti, color champagne e i suoi occhi dorati, guardano proprio me, con ammirazione.
Mi avvicino come un pavone e sfodero il mio sorriso più smagliante!
_ Ho il piacere di presentarmi a lei, signorina, io sono Sciùsciù, il fusto del quartiere, (la mia padrona mi ha chiamato così, perché mi strofinavo sempre addosso alle sue gambe). Può dirmi gentilmente il suo nome?_
Si guarda intorno un po’ timorosa e con un fil di voce:
_ Mi chiamo Margot_
_ Mon Dieu anche francese. Non vive vero, nel quartiere, perché l’avrei sicuramente, ehm…notata. Una ragazza così splendida non passa inosservata!_
Ma prima che lei risponda, arrivano di corsa, minacciosi tre cani randagi, di razze diverse e si avvicinano alla bella spinona.
_Ti sta dando fastidio questo bellimbusto?_ dice il lupo capobranco, con lo sguardo truce, digrignando i denti_
_ No, no mi sono avvicinata io, per curiosità._
_ Su che fai, è ora di andare, dobbiamo cercarci il cibo, non siamo mica fortunati come lui, eppoi ho paura che qualcuno avvisi l’accalappiacani!_
Lei mi guarda, uno sguardo dolcissimo…ci giurerei, amore a prima vista!
Ma che gli faccio io alle donne, cadono tutte ai miei piedi, pardon…alle mie zampe!
Poi si unisce agli altri, girandosi però continuamente.
Oddio, ma sono rimbambito, ho appena trovato la donna dei miei sogni e la lascio andare via così? Il pensiero di non doverla rivedere più, mi fa star male.
Non ci penso due volte, so dov’è un buco nella recinzione, perché l’ho usato per qualche scappatella; non penso neanche per un minuto ai pasti sicuri, al caldo della mia cuccia, alle coccole della mia padrona ( questo sì, mi pesa un po’); ho deciso, vado e prima che gli altri si allontanino troppo, esco da quel giardino sicuro, verso la libertà, per amore di Margot.
_ Aspettatemi, vengo con voi e con uno scatto felino mi ritrovo accanto a lei, che strofina con gratitudine il suo naso contro il mio.
_ Benvenuto tra noi _ dice Pedro il capogruppo _ ma sia ben chiaro il capo sono sempre io._
_ Giusto – risponde Wisky, il maremmano, a cui manca un bagno da tanto tempo.
_ Ciao amico, hai fatto bene _ dice Tobia, un meticcio bianco e nero come quello di Infostrada_ i padroni non meritano la nostra fedeltà!_
Certo la mia vita non sarà semplice, ora che ho scelto di essere randagio, ma, Margot ha conquistato il mio cuore e so per certo, che anche lei si è innamorata di me. La ciotola con tutte le cose buone, mi mancherà, ma per amore si può fare questo ed altro e poi…mi manterrò in forma, che ne dite?
Scende la sera, sotto un riparo di fortuna e vicini, vicini, al chiaro di luna, i ricordi nostalgici affiorano e ognuno racconta la sua storia: tutti avevano una famiglia di cui parlano, con gli occhi, che nel buio si tingono di lacrime.
_ Io sono stato abbandonato perché comincio a farmi vecchio! Quando ero giovane mi mostravano con orgoglio e mi portavano a fare le gare! Come erano orgogliosi di me! Ora che sono anziano mi hanno gettato via con la stessa indifferenza di uno straccio logoro, usato per troppo tempo! Al mio posto c’è un cucciolo che ha il solo pregio di essere giovane… Ma io so ancora fare la guardia, erano soltanto stufi di me ed io che li adoravo! _ dice il capobranco.
_ Io sono stato lasciato perché è nato un bambino…avevano paura che gli facessi male. Un giorno guardavo con ammirazione quel bambolotto, nella sua carrozzina, gli ho leccato i piedini perché mi faceva tenerezza. E’ entrata la padrona e si è messa ad urlare cacciandomi via, pensando che lo volessi mordere, ma io lo avrei protetto e avrei guardato con gioia i suoi primi passi e mi sarei fatto tirare anche le orecchie…gli uomini non capiscono proprio niente, di noi animali._ riflette amaramente Whisky.
E’ una triste realtà comune, quella di essere stati abbandonati dai loro cari, senza una valida ragione.
Un velo di tristezza è sul muso di Margot, che comincia a ricordare la sua vita felice, nella grande villa in cui è cresciuta: grande spaziosa, con uno splendido giardino in cui giocare con le bambine.
Poi un giorno i discorsi dei padroni:
_Allora si va in vacanza, in Sardegna, che bello l’hotel, a cinque stelle, ma non accettano cani!_
_ Che ne facciamo di Margot?_ Drizzo le orecchie, sono la diretta interessata!
_ Naturalmente dovevano portarmi con loro, così credevo, invece in un giorno afoso di agosto, mi hanno abbandonata su una strada, vicino ad un paese! Altro che vacanze, mi sono ritrovata da sola, gettata via come un vecchio giocattolo! _Quanta paura ho avuto_ continua ancora Margot_ Guaivo spaventata, mentre la notte scendeva e se non avessi incontrato voi amici miei, sarei di sicuro morta. Non finirò mai di ringraziarvi perché, siete voi ora la mia famiglia._
Lecco le sue zampe: _ Non aver paura, ora ci sono io, il nostro amore, la nostra famiglia e i nostri amici!_
Mi sento un po’ strano a sentire i loro racconti, perché in questo caso sono stato io, ad abbandonare i miei padroni!
Col passare dei giorni, mi sono abituato alla routine della vita randagia: la ricerca del cibo ( mi manca la mia ciotola sempre piena), il terrore di essere presi e la sicurezza della solidarietà nel branco.
Poi un giorno, quasi senza rendermene conto, riconosco la piazzetta, il bar della mia padrona e…lei al vedermi, mi chiama, disperatamente felice di avermi ritrovato. Io la lecco amorevolmente, strofinandomi a lei, in fondo è la mia mamma e quasi mi sento un traditore perché l’ho abbandonata, poi, mi giro, vedo il triste sguardo di Margot e leggo nei suoi occhi una grande paura. Anche gli altri aspettano una mia decisione….
Non sono un ingrato, mi si spezza il cuore a lasciare la mia mamma, tutti i figli prima o poi lasciano la loro casa, ma non ho dubbi: niente vale di più della libertà, dell’amore e dell’amicizia.
Certo, tornerò ogni tanto, come un figlio cresciuto, ma ormai so badare a me stesso e poi… ho messo su famiglia e…stai tranquilla, mamma ti porterò a far conoscere i miei cuccioli!
Ciao Ilia Silvia, devo ammettere che ho iniziato la lettura su un fraintendimento “Sciuscià” (titolo del film di Vittorio De Sica, anno 1946) invece di “Sciùsciù”, il vero titolo. Poi iniziata la lettura, ho proseguito. E’ tardi e forse è questa la ragione dell’errore. Voglio chiudere i commenti oggi, martedì, o meglio voglio smettere di commentare oggi. A parte ciò, dico che il racconto mi piace, scorrevole, è la vita di cani raccontata da un cane che, per l’amore di una cagnetta Margot, che fa parte di un gruppo di cani randagi che hanno storie di abbandoni da parte dei loro padroni. Sciùsciù s’accorge che la sua padrone (la mamma) ha sofferto per essere stata abbandonata dal lui e decide di farsi vedere ogni tanto perché ha deciso di stare con Margot e con la famiglia allargata ai cuccioli e ai suoi amici.
Stile e scrittura interessanti e tanto sentimento.
Emanuele