Premio Racconti per Corti 2015 “La carie” di Lyudmyla Kharchenko
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015Roma, tempi moderni, inverno. Nel buio di una camera da letto Beatrice, una studentessa di venti anni, pallida e senza curve, non riesce più a dormire e si rigira nel letto. La ragazza, con una smorfia di dolore, si siede nel letto e con prudenza tocca la guancia sinistra. Il dente cariato ora si fa sentire con un dolore non forte ma sufficiente per toglierle il sonno. Beatrice si alza e va in cucina, apre il cassetto di medicinali e prende un antidolorifico. Chiude il cassetto, poi ci ripensa e prende un’altra pastiglia. Torna a letto e cerca di addormentarsi ma dopo un po’ si toglie con irritazione le coperte e con una mano sulla guancia va in bagno. Davanti allo specchio apre una portacipria e cerca di vedere il dente infilandosi lo specchietto nella bocca. Non riesce a vedere chiaro e poggia la portacipria su lavandino.
La ragazza torna in camera da letto e sceglie un DVD dalla libreria piena di DVD tutti con film horror.
La mattina con la luce ancora grigia Beatrice si sveglia piegata in una poltrona con il cuscino infilato tra la spalla e la guancia. La TV è ancora accesa con il film ormai finito.
Nello specchio del bagno Beatrice vede la sua faccia pallida e gli occhi gonfi dall’insonnia.
Beatrice fa un sospiro e prova a lavare i denti evitando la parte sinistra sopra. Osserva la bocca alzando il labbro con le ditta.
Beatrice esce dal palazzo e si dirige verso la metropolitana.
All’università la ragazza non ascolta la lezione ma apre il portatile e cerca un dentista economico sul internet.
Si apre un sito con valutazioni dei dentisti della città. Beatrice scrive la diagnosi: CARIE.
La studentessa di sera torna a casa e dopo aver mangiato, masticando solo dal lato destro apre la posta elettronica e vede quattro offerte dai dentisti del sito. Tutti e quattro chiedono una cifra troppo alta per una studentessa, tra 400 e 500 euro.
Mentre la ragazza sceglie il dentista da 400 euro e si prepara per andare a letto si sente un SEGNALE acustico sul PC di una e-mail in arrivo. La ragazza apre la e-mail e vede un’altra offerta di 150 euro.
Beatrice aggrotta le sopracciglia e fissa l’offerta incredula. Guarda l’indirizzo dell’ultimo dentista sul Google Maps e scopre che il posto è in periferia della città.
La mattina,mentre fa colazione, già vestita per andare in università risponde al ultima e-mail e chiede un appuntamento al dentista economico. Il medico la ricontatta subito e le fissa il primo appuntamento per il giorno successivo. Beatrice riflette un attimo e si fa confermare il prezzo basso. La voce del dentista sembra di una vecchia signora. Lui parla in modo eccessivamente gentile e sembra molto contento di aver trovato una cliente. Questo fatto aumenta le esitazioni della ragazza. Lei chiude la telefonata e riflette con la faccia dubbiosa.
Nel pomeriggio Beatrice si reca a un bar dove lavora come aiuto barista. Carica le tazze e i bicchieri in un cesto rotondo di lavastoviglie, serve con un vassoio ai tavoli. Prima di andare via chiede al proprietario di anticiparle lo stipendio perché i soldi le servono per il dentista.
Il giorno prestabilito Beatrice prende un bus e dopo un lungo viaggio arriva sul posto. La strada è malridotta con vecchi palazzi e pochi passanti. Arrivata al palazzo degli anni 60 trova sul citofono il nome appena leggibile del medico. Prova a citofonare e non riceve nessuna risposta. Beatrice aspetta indecisa e poi richiama il medico al telefono. La stessa voce di una vecchia le risponde che lui ora è in studio. Il portone si apre con un CLICK e la ragazza entra in una scala buia con un soffitto basso e non pitturato da tempo. Dall’appartamento al piano terra si sente parlare filippino. Beatrice bussa nella porta e una donna orientale di circa 40 anni le spiega con un accento fortissimo che il dentista si trova al primo piano. La ragazza sale le scale con scarsa luce che arriva dalla finestra e guarda con una faccia schifata le pareti sporche con vernice staccata. Sul pianerottolo ci sono due porte senza alcuna insegna. Beatrice decide di suonare nel campanello della porta al centro. La porta si apre subito e un uomo di media statura e sulla cinquantina, basso e con cappelli lunghi e non curati la invita ad entrare e subito comincia a ringraziarla per la visita e per la sua gentilezza. Le fa accomodare in una sala d’attesa con vecchi divani in pelle scura e stampe sulle pareti. Non ci sono altre persone. La luce fredda nello studio odontoiatrico e i cartelli illustrativi che spesso si possono trovare in una sala d’attesa di un dentista, quelli con i dentini allegri che danzano, sorridono e si fanno la doccia, le fanno venire i brividi sulla schiena. La ragazza guarda verso l’uscita valutando le vie di fuga e ascolta i rumori provenienti dalla stanza accanto dietro la porta chiusa.
Compare il medico e la fa entrare nello studio. Beatrice si toglie il capotto, lascia la borsetta sulla sedia e si guarda intorno. Nella stanza c’è una sola poltrona odontoiatrica e una scrivania piena di carte. Le vecchie pareti sono tappezzate di solite immagini pubblicitarie ingiallite. Di fronte alla poltrona sulla parete c’è una TV con lo schermo piatto. Beatrice racconta del suo dente malato e mostra l’ortopanoramica al dentista. Lui ci da un’occhiata veloce e fa accomodare la ragazza sulla poltrona. Mentre il medico esamina la bocca di Beatrice lei osserva lo studio e gli strumenti. Presta l’attenzione che gli attrezzi siano monouso.
Alla fine prendono l’appuntamento per la prossima visita e Beatrice esce dallo studio. Uscendo, da un’occhiata alla sala d’attesa e nota che non ci sono altri clienti. Il dentista la accompagna alla porta con tanti ringraziamenti. Mentre la ragazza scende le scale il medico la richiama e con tante scuse le fa cambiare il giorno con la spiegazione di aver dimenticato di avere già altri impegni. Beatrice concorda l’appuntamento per giorno successivo ed esce dal palazzo. Col buio e freddo di una sera invernale la stradina poco illuminata sembra ancora più sinistra. La studentessa prende l’autobus per tornare.
Beatrice si presenta puntuale al secondo appuntamento. Il dentista, sempre eccessivamente gentile e servizievole, le fa un’iniezione di anestetico e comincia le cure del dente, mettendosi una mascherina con occhiali molto grandi che somigliano a quelli di un saldatore. La ragazza, mentre è seduta con la bocca spalancata, cerca di vedere che c’è nello studio. Sul un mobiletto vede un mucchio di strumenti strani che non hanno niente a che vedere con l’odontoiatria e questo la insospettisce. In TV c’è un film horror su un medico-maniaco.
L’appuntamento finisce senza problemi e il dentista le fissa la prossima visita tra una settimana.
La ragazza torna a casa e guarda il dente nello specchio usando lo specchietto della portacipria. Di notte sogna un incubo di torture con gli stani strumenti che ha visto dal dentista.
Il giorno del terzo appuntamento il medico chiama la ragazza al cellulare e con una serie di scuse e ringraziamenti sposta l’appuntamento sul tardi.
La ragazza si presenta all’ora stabilita e il dentista dopo una seria di preparazioni la invita ad accomodarsi sulla poltrona. Le fa l’iniezione dell’anestetico e comincia a lavorare con il trapano.
Mentre la ragazza è sotto le cure sente SBATTERE LA PORTA dell’ingresso. Il medico interrompe il lavoro esce dallo studio e scambia qualche parola sottovoce dietro la porta, poi torna al lavoro.
All’improvviso nello studio entra un altro uomo e il dentista lo presenta come un collega che collabora con lui. Il secondo medico è un uomo piccoletto di circa 55 anni con capelli corti a spazzola e occhiali con lenti molto spesse. L’uomo comincia a scambiare qualche parola con il primo dentista che riguardano qualche cantiere in vicinanza dove lui ha visto un grosso dislivello sul pavimento, per poterlo usare. Mentre parla l’uomo indossa il camice e comincia a girare intorno a Beatrice e la guarda con insistenza. Il primo dentista gli presenta la ragazza che con gli strumenti nella bocca non riesce a dire una parola. Il secondo dentista si avvicina e allunga il collo per vedere la bocca di Beatrice. La ragazza si infastidisce. L’uomo le sembra ancora più strano del primo dentista.
Inaspettatamente per la ragazza il suo dentista lascia il posto al nuovo arrivato. Beatrice è spiacevolmente sorpresa da questo scambio e ne chiede il motivo. Il primo dentista le risponde che ora loro lavorano insieme e lui stesso farà da assistente.
I due si chinano sulla ragazza. Il primo medico si posiziona dietro la poltrona e Beatrice nota con crescente preoccupazione che non può più controllarlo. Si sente indifesa e i due dentisti cominciano a metterle paura. Le tornano nella mente tutti i casi di omicidi raccapriccianti e le scene di film horror di cui era appassionata. Con crescente terrore Beatrice fissa ogni dettaglio nello studio e cerca di tenere sotto controllo i movimenti dei due dentisti. La sua paura cresce a dismisura. L’idea di trovarsi in un luogo isolato con due sconosciuti la terrorizza. Beatrice immagina che se i due la aggredissero nessuno sentirebbe le sue grida. Suda freddo per paura. I suoi occhi girano a destra e a sinistra in cerca di oggetti da usare come difesa contro i due maniaci. Sul un vassoio vicino alla poltrona vede uno scalpello.
In questo momento la ragazza nota che il dentista dietro la poltrona si avvicina con un’altra siringa e in preda al panico teme di stare per essere immobilizzata dai due medici. Beatrice scatta in avanti, afferra il trapano e lo infila nell’occhio del secondo dentista. Mentre lui si copre il viso con le mani e barcolla prima di cadere Beatrice con la mano sinistra impugna lo scalpello e lo infila nella gola del primo dentista stordito dalla scena. I potenziali aggressori cadono sul pavimento. Beatrice si libera dalla poltrona, salta per superare i due corpi, prende le sue cose e in preda al panico corre fuori dallo studio.
Nella stanzetta molto illuminata davanti alla porta altri clienti in attesa del loro turno la guardano con stupore e increduli osservano il suo vestito insanguinato.
per tutta la durata del racconto la protagonista non sembra essere mai Beatrice ma l’ansia e la paura che lei si porta appresso, in ogni gesto che compie. Questo lo hai reso molto bene, bello il finale, quando ci convinciamo di una cosa, anche se è solo per stupidi preconcetti, niente può farci cambiare idea. Ormai Beatrice era convinta che il prezzo basso del dentista fosse sinonimo di scarsa qualità, e tutto quello che ha visto e che è successo in seguito altro non era che un giudizio contaminato dalla sua paura ormai irrimediabile. Dimmi se è vero o se non ho capito nulla: il secondo medico era lì perchè quel giorno c’erano molti pazienti e il cantiere di cui discutevano era uno spazio che volevano usare per ampliare lo studio medico.
comunque brava! tutto si visualizza alla perfezione.
Grazie,Giuseppe Spampinato. Si, hai capito tutto molto bene. Noi spesso viviamo in una “realtà parallela”, basata su convenzioni e paure che non sono vere. La vera “Carie” sta distruggendo la nostra mente e chi ci sta intorno. Il mio corto parla di questo.
Complimenti! Un finale inaspettato! Lo trovo molto divertente, c’è qualcosa da Alfred Hitchcock addirittura. Auguri vivissimi per il concorso.
Davvero un bel racconto. Finale inaspettato che stupisce e sconcerta. Efficace il ribaltamento dei ruoli. Ossessione che cresce lenta e inesorabile, resa con grande maestria narrativa. Ansia, angoscia, paura palpibili… Complimenti.
Grazie Luigi Giampetragliae! Le sono molto grata per il apprezzamento del mio lavoro.
Avvince, angoscia e convince. Davvero una bella prova. Approfitto per chiedere un tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia”
Il climax delle emozioni è costruito molto bene. La tensione cresce frase dopo frase. Il carattere suggestionabile della protagonista è ulteriormente intaccato dai film horror che vede e che sogna. Il finale è stupendo, un perfetto anticlimax. La Carie che distrugge le nostre menti è un buco nero che ci impedisce di vedere chiaramente il mondo che ci circonda per quello che è. La Carie credo sia l’isolamento nel quale molto spesso viviamo. C’ho visto anche un po’ di Cronenberg. Complimenti!
Ovviamente la città dove si è situata la mia storia può essere qualunque città italiana. Roma è stata scelta in modo assolutamente non impegnativo.