Premio Racconti nella Rete 2015 “Penelope, la Tessiragna” di Arianna Lisa Bruna Pinton (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015C’era una volta a Parigi un grande atelier di moda, in cui lavoravano decine di sarti e apprendisti per confezionare i magnifici abiti disegnati da Madame Lalou, una delle migliori stiliste della città. Ovunque erano ampi tavoli con sopra bozzetti coi figurini disegnati, stoffe preziose e tutto l’occorrente per tagliare e cucire vestiti. Tutt’intorno i lavoranti si affaccendavano senza sosta per misurare lunghezze, aggiungere ricami, accorciare orli e rifinire i dettagli più raffinati.
Nel grande atelier, oltre a svolgersi una vita frenetica… sul pavimento, se ne svolgeva una altrettanto vivace… sul soffitto dove, parecchi metri da terra, lontano da occhi indiscreti, viveva una comunità di ragni tessitori. Nascoste negli angoli delle travi di legno, qua e la erano disposte ragnatele trasparenti, tessute di notte dalle abili zampine dei ragni, pronti a cibarsi degli insetti catturati.
Nella comunità di ragni ve n’era uno molto particolare: si chiamava Penelope e si distingueva da tutti perché le sue ragnatele erano talmente ben fatte da sembrare opere d’arte. Penelope, infatti, non produceva ragnatele per catturare insetti da mangiare; il suo sogno era creare la seta perfetta, così sottile, morbida e resistente da sostituire il più pregiato dei tessuti. Pur di non sciupare la propria ragnatela, Penelope mangiava petali di fiori e beveva gocce di caffè rimaste nelle tazze vuote di disegnatrici e sarte.
Ogni notte la ragnetta lavorava con impegno, tessendo maglie di ragnatela sempre più fitte e accurate. Se capitava che una falena si impigliasse, invece di essere contenta come ogni ragno al mondo, Penelope accorreva a liberarla gridando: – Ferma! ferma! Non ti faccio niente, ma non ti agitare o strapperai tutto…
Come puoi immaginare, tutta la comunità di ragni rideva di lei. Non si era mai visto un ragno tanto strano da essere più interessato a tessere che a nutrirsi. Così Penelope stava sempre sola e quando non si occupava di migliorare la sua ragnatela, pensava a come mostrarla a Madame Lalou. Perché era certa che una stilista così attenta a scegliere i migliori tessuti del mondo, sarebbe rimasta affascinata nel toccare la consistenza perfetta della sua ragnatela.
Un’alba di giugno fu rischiarata da una luce vivida. Dopo una notte di temporali, i raggi di sole filtravano dal lucernario di vetri variopinti, inondando di colori tutto l’atelier. Le gocce di pioggia erano posate sulle ragnatele, facendole brillare come distese infinite di diamanti preziosi. Una farfalla delle ortiche si introdusse da una finestra e volò fino alle travi di legno, rapita dallo splendore di tutto quel luccichio. Avvicinandosi troppo ai brillanti d’acqua, una delle sue ali delicate si invischiò nella ragnatela di Penelope. Tutto accadde in un attimo: più la farfalla Vanessa si dibatteva cercando di liberarsi, più quei filamenti setosi si appiccicavano alle sue ali arancioni, imprigionandola sempre di più.
Quando Penelope si accorse della sventurata, era già troppo tardi. La farfalla aveva il corpo sottile imprigionato in un bozzolo, mentre le grandi ali bordate di nero e bianco erano distese in tutto il loro splendore ma ormai incapaci di muoversi nemmeno di un millimetro. La ragna non aveva mai visto una creatura così perfetta: esile e al tempo stesso vivace e regale. Quella era l’indossatrice perfetta per la sua ragnatela preziosa.
– Non ti muovere, sto arrivando! – esclamò Penelope avvicinandosi lesta al punto in cui la malcapitata era impigliata.
Vanessa era terrorizzata; sapeva quale fosse il suo destino man mano che il grosso ragno correva verso di lei con aria minacciosa. Fin da quando era un bruco, sapeva di doversi tenere alla larga da quelle magnifiche stoffe penzolanti. Finora ci era riuscita prestando attenzione a dove volasse, Ma questa volta l’attrazione per quella ragnatela così ben fatta e punteggiata di gocce brillanti l’aveva tratta in inganno.
– Sbrigati a mangiarmi, – supplico Vanessa – fallo in un sol boccone. Non torturarmi staccandomi un pezzo per volta… Ho sei zampe e due antenne: ma sono certa che se spalanchi bene le fauci, ci posso stare tutta intera!
– Stai tranquilla, non ho intenzione di mangiarti. Ho bevuto caffè zuccherato e l’unica mia preoccupazione e sganciarti dalla mia opera facendo meno buchi il possibile.
Così dicendo Penelope iniziò a tagliare con la bocca i filamenti che tenevano stretta Vanessa e, con grande maestria, rammendava rapidamente i punti in cui la maglia di ragnatela rischiava di disfarsi.
Vanessa comprese le buone intenzioni della ragnetta quando riuscì di nuovo a riprendere il volo. Era felice di essere salva; la sua liberazione era stata lunga e impegnativa, ma ne era valsa la pena. Adesso, le sue splendide ali, oltre ai vivaci colori naturali, erano ricoperte da un delicatissimo strato di ragnatela luccicante, talmente sottile e leggero da non impedirle i movimenti, e così ben tessuto da abbellire ogni parte del suo corpo esile.
– Non ho mai visto niente di così incantevole, – esclamò Vanessa svolazzando e girando su se stessa, – ora le mie ali sembrano il cielo notturno punteggiato di stelle. Sei una grande artista, mia cara ottozampe!
Penelope allora racconto alla farfalla il suo sogno di mostrare la ragnatela a Madame Lalou, la grande stilista. Purtroppo era impossibile che una donna desse retta a un semplice ragno tessitore, però non voleva rinunciare. La vita da ragno qualunque non faceva per lei.
Udito il racconto, un grosso ragno peloso iniziò a sghignazzare.
– Non ho mai sentito una storia più ridicola! – disse, asciugandosi dalle lacrime tutti e otto i suoi occhietti cattivi.
Una vecchia ragnaccia tutta avvizzita rideva così forte che la sua tela sussultava come se fosse fatta di elastici.
– Povera illusa, – commento tra una risata e l’altra, – finirai invischiata nella tua stessa ragnatela e morirai sola, perché nessuno di noi verrà a liberare la ragna più sciocca del mondo!
Ascoltando quei commenti, anche gli altri ottozampe della comunità si aggiunsero alle prese in giro. La povera Penelope divenne triste e per la vergogna si rintano nell’angolo più buio della sua trave di legno.
Vanessa, che già non amava i ragni perché suoi nemici, detestò quel modo crudele di trattare una di loro. Così, decise di aiutare Penelope. Fino a quel momento la farfalla non aveva alcun sogno in particolare, era uscita dal bozzolo da un paio di giorni e prima era stata una semplice larva strisciante. Non aveva ancora deciso cosa fare di se e le parve giusto mettersi dalla parte della ragnetta, che le aveva salvato la vita.
– Quanta ragnatela hai? – domandò la farfalla.
– Molta, e ben ripiegata sotto la trave in cui vivo – rispose Penelope sbucando dall’angolo e fissando la nuova amica.
Poi aggiunse: – Ogni notte ne tesso un lungo pezzo, poi passo la giornata a farla asciugare. Infine la piegò per riporla accuratamente.
– Bene, mi è venuta un’idea.
Vanessa volteggiò verso il basso, sorvolando i tavoli ricoperti di oggetti usati di giorno da designer e sarti. Le sue ali brillavano come rugiada accesa dal sole. Dopo qualche minuto di perlustrazione, la farfalla tornò dalla ragnetta che l’attendeva speranzosa.
– Penelope mettiti al lavoro. Devi impacchettare la tua ragnatela fino a farle occupare meno spazio che riesci. Vorrei riuscire a infilarla in quegli oggetti laggiù.
Con una zampetta Vanessa indicò un recipiente colmo di ditali di ogni forma e dimensione. Alcuni erano piccoli e di metallo, altri più grandi e di legno, e tutti erano necessari alle sarte per cucire a mano. La ragnetta fu lieta di aver trovato una compagna d’avventura e si mise subito all’opera.
Vanessa e Penelope, che Avevano studiato un piano per fare in modo che le collaboratrici di Madame Lalou si accorgessero della meravigliosa fattura della ragnatela, aspettarono il calar della sera per iniziare il loro lungo lavoro. Man mano che la ragnetta impacchettava con cura un enorme pezzo di ragnatela setosa, la farfalla si occupava di portarlo sul dorso per poi volare lentamente fino ai tavoli. Scelto un ditale, Vanessa usava le sei zampine per infilare la tela all’interno, facendo attenzione a non sciuparla.
L’operazione durò tutta la notte. Alle prime luci dell’alba, le due amiche avevano riempito ogni ditale da cucito. Non restava che attendere l’arrivo dei lavoranti dell’atelier.
Quella mattina i ragni della comunità, invece di andare a dormire, si sedettero comodi a gustarsi lo spettacolo, ciascuno sulla propria ragnatela. Non volevano perdersi la delusione di quella sciocca ragna ambiziosa.
Le aiutanti delle sarte furono le prime ad arrivare. Avevano fretta perché quello era un giorno speciale: quella sera era in programma la più importante sfilata di moda della stagione ma Madame Lalou era preoccupata perché la sua collezione di abiti pareva poco originale. Non sapeva quale fosse la causa; forse i modelli disegnati non erano abbastanza innovativi, oppure i tessuti scelti erano poco preziosi. In ogni caso, bisognava lavorare tutti affinché si trovasse una soluzione.
In breve l’atelier fu un brulichio di persone al lavoro. Le modelle indossavano gli abiti da rifinire, mentre i sarti tentavano di migliorare la forma delle maniche e di applicare decorazioni alle scollature. Niente da fare: Madame Lalou scuoteva la testa insoddisfatta.
Penelope e Vanessa osservavano la scena stando sedute fianco a fianco sulla trave di legno. Ormai i ditali erano stati infilati, ma nessuno pareva accorgersi della seta nascosta al loro interno.
Bisognava fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi. Così Vanessa, che ancora aveva le ali ricoperte della tela delicata tessuta da Penelope, spicco il volo e con una leggiadria poetica, volteggiò fino all’altezza degli occhi di Madame Lalou.
– Ecco, è questa meravigliosa creatura che noi dovremmo essere in grado di imitare! – esclamò la stilista guardando estasiata la farfalla.
Udito il commento, Vanessa si posò sul recipiente di ditali e spiego le ali per mostrare la splendida tela di cui erano ricoperte.
– Questa farfalla si è impigliata in una seta magnifica, – esclamò un sarto – non abbiamo mai avuto un tessuto così pregiato!
Madame Lalou si avvicinò e, attenta a non spaventare la farfallina, accarezzo il lembo di ragnatela: – Al tatto dà una sensazione di morbidezza mai provata, sembra un tessuto magico.
Vanessa prese coraggio e si introdusse in un grosso ditale argentato, da cui estrasse un minuscolo bozzolo bianco. Sotto lo sguardo stupito di tutti i lavoranti che nel frattempo si erano avvicinati, con le sei zampine la farfalla dispiegò il pacchetto. Ne afferro un lembo e volo verso l’alto, stendendo un enorme pezzo di tessuto trasparente.
Due giovani apprendiste afferrarono altri lembi della seta e la tennero sospesa. Era così sottile che sembrava fatta di filamenti di nuvole. Era però così resistente che non si spezzava neppure tendendola.
Madame Lalou non sapeva se essere più stupita o felice: teneva tra le dita sottili il più incantevole tessuto che avesse mai visto in tanti anni di carriera in giro per il mondo.
Anche Penelope si fece coraggio e uscì allo scoperto. Aggrappandosi a un lungo filamento di ragnatela, scese dall’alto fino a posarsi sul tavolo da lavoro, dove l’aspettava la farfalla. Nessuno si impressiono per l’arrivo del ragno tessitore. Tutto lo stupore era per quella seta meravigliosa.
Le due amiche estrassero la tela impacchettata da ciascun ditale e in pochi minuti la famosa stilista ebbe a disposizione metri e metri del tessuto più incredibile del mondo. Tutto ciò stimolo la sua creatività e, presa carta e colori, in pochi tratti disegno una nuova collezione di abiti, tutti ispirati al volo delle farfalle. Intanto sarte e aiutanti si misero al lavoro e, spinti dalla frenesia data dalla certezza di essere sulla giusta strada, misurarono, tagliarono, cucirono, finché le creazioni furono pronte.
Quella sera la sfilata di moda fu un enorme successo per l’atelier di Madame Lalou. Le modelle furono fotografate e riprese da tutte le televisioni del mondo. Nessuno aveva mai visto abiti realizzati con un tessuto più scintillante e prezioso di quello preparato dalla ragnetta Penelope, che divenne una star della moda.
Da allora Penelope e Vanessa diventarono le collaboratrici preferite di Madame Lalou, che utilizzava la seta unica al mondo tessuta dalla ragnetta, mentre osservava Vanessa per trarne ispirazione per i suoi vestiti sempre più originali e apprezzati.
E i ragni della comunità, vi starete chiedendo, che fine fecero? Nessuna fine particolare. Sciocchi com’erano, non capirono l’importanza di quanto era accaduto. Restarono semplicemente ragni tessitori come tutti gli altri, impegnati nella loro vita sempre uguale, senza trarre ispirazione dall’incredibile sogno realizzato da Penelope e Vanessa.
Buona Giornata Arianna,
sono lieto di poter constatare che ha una bella penna anche su argomenti totalmente nuovi.
Complimenti
Franco
Ciao Arianna,
è inusuale che il protagonista di una fiaba sia un ragno. Ma devo dire che le tue cure letterarie hanno trasformato il protagonista del tuo racconto in un esserino sensibile e grazioso.
Adriana
Ciao Adriana,
A dire il vero non amo incontrare un ragno, Ma sono animali per certi versi affascinanti. Credo che meritino di essere protagonisti positivi almeno in una favola!
Buon giorno Franco,
Il Coccodroccolo è la mia personale continuazione de Il Brutto Anatroccolo (Revenge!) Ma Penelope è la storia di chi non si arrende ed è pronto a mettersi in gioco, sfidando ogni difficoltà e, alla fine, riuscendo grazie alla passione e alla collaborazione.
Salve Arianna,
devo dire che di questa fiaba amo il leggiadro incedere e l’ambientazione d’alta moda parigina, anche se l’atmosfera mi fa venire in mente, e non so perché, gli anni della Belle Epoque,
Continua cosí.
Romana
Salve Romana,
ti ringrazio per lo spunto. Le fiabe classiche non hanno un’ambientazione precisa – basti pensare a Biancaneve, I Tre Porcellini, Cenerentola… – perché spesso erano raccontate dalla gente e solo in seguito raccolte e pubblicate dai grandi favolisti. A questa mia ho voluto dare un’ambientazione parigina perché nell’immaginario delle bambine dà subito l’idea di un atelier di moda ambientato proprio nella Belle Epoque, dove la farfalla è simbolo perfetto.
Grazie!
Ciao Arianna,
trovo delizioso il tuo modo di chiamare i personaggi delle due fiabe che ho letto. Questa poi ha un incedere leggiadro ma un po’ più solenne dell’altra.
Complimenti di nuovo per il lavoro.
R
Grazie Roberto,
Ogni favola merita un linguaggio proprio che rispecchia il contenuto e lo stato d’animo di quando è stata scritta.
Grazie per aver letto entrambe.
Buon giorno dolce Arianna,
sono mamma di 5 figli, alcuni oramai grandi, ma ricordo con estremo piacere quando ogni sera leggevo loro le fiabe o i libri più disparati. Le cose sono molto cambiate da allora perché in circolazione si trovavano solo classici. Io che sono un’amante di Calvino e delle sue fiabe tradizionali, devo dire che ho apprezzato l’apertura verso altri mercati che hanno in questo campo una tradizione più lunga e di qualità della nostra.
Leggendo le sue favole mi è venuta voglia di scriverle. Voglio dirle che anche grazie ad autori come lei, così attenti al dettaglio della lingua, oltre che alla costruzione della storia, l’ambito delle fiabe assume un significato più alto.
Grazie
Enrichetta
Enrichetta,
Non solo lei è dolce, ma scomodare addirittura Calvino mi riempie di orgoglio e mi commuove. Complimenti per i cinque figli, e se scrivere favole la rende felice, non perda altro tempo: il mondo ha bisogno di favoliste donne!
Deliziosa la storia di questa tenace tessitrice!
ciao Arianna
Mii sono già affezionata alla ragnetta Penelope. Le favole quando sono belle sono molto per adulti.
Ma dove lo trova il coraggio Penelope? Non si sente sola e un po’ ridicola in mezzo ai ragnacci sghignazzanti?
Grazie Claudia,
Molto gentile. 🙂
Cara Stefania,
Penelope è spinta dalla passione che la guida verso il suo sogno…e poi è una ragna femmina che non si ciba di insetti pur di non sciupare la ragnatela. È assolutamente controcorrente!
Gentile Arianna,
dopo aver letto la sua favola, mi viene in mente una domanda che vorrei porgerle: crede che le favole possano e debbano essere scritte per bambini e adulti assieme? Non dovrebbero essere indirizzate solo ad una fascia d’età?
Detto questo trovo la sua deliziosa.
Giovanna
Ciao Arianna,
trovo la tua favola ben costruita e non banale ma sono incuriosito da un aspetto. Perché richiamare ambientazioni lontane nella memoria, Belle Epoque, soprattutto a un pubblico di bambini? Lo fai per sfoggio di cultura?
A presto
Michele
Gentile Arianna,
non la conosco personalmente ma dopo aver letto le sue favole ed un po’ delle sue risposte sulla bacheca devo dire che apprezzo quello che ho visto della sua personalità. Le sue storie sono intelligenti, briose e delicate assieme.
Complimenti,
Bianca
Una favola delicata ed elegante, come l’atelier di Madame Lalou. Credo che una morale potrebbe essere questa : coltivare il proprio talento è sempre la scelta vincente. Ben descritte le dinamiche del gruppo di ragni; quello composto dai compagni di Penelope sembra il coro di una tragedia greca, col compito di esprimere il punto di vista della collettività. Il fatto che ad aiutare Penelope sia la farfalla Vanessa e non un ragno, mi fa pensare ad un’ulteriore morale della favola: la diversità è una risorsa. E poi è centrale l’importanza della collaborazione: fino a quando Penelope è da sola, è quasi come se lavorasse solo per sé; ma quando arriva Vanessa ad aiutarla, allora si che può realizzare il suo sogno. Davvero una bella favola, complimenti! (perdona la lungaggine del commento 🙂 )
Buon pomeriggio Michele,
Nessuno sfoggio di cultura, ci mancherebbe! Mi pare l’epoca adatta per l’ambientazione di questa favola: bisogna far sognare i bambini!
Cara Bianca,
Lei è davvero molto gentile e i suoi complimenti (probabilmente immeritati!) mi hanno commosso.
Arianna
Salve Matteo,
Lei ha la vocazione del critico letterario (e non so se sia un reale complimento! 😉 ). Nessuna lungaggine, tutt’altro: lei ha analizzato in profondità la favola e ha centrato i cardini su cui si poggia e i diversi ruoli dei personaggi.
La ringrazio e spero che abbia voglia di leggere anche Il Coccodroccolo, l’altra mia favola in concorso.
Cara Arianna,
le tue fiabe sono molto belle e diverse dalla media. Ed io ne so qualcosa perché sono una legatrice assidua per i miei bimbi. Una domanda: secondo te le favole devono tutte avere una morale conclusiva per avere valore?
Grazie
Chiara
Quando ero piccolo mia madre mi raccontava decine di favole, qualche volta le leggeva, altre volte le inventava di sana pianta, più spesso rielaborava i classici mettendoci dentro me e mia sorella o ambientandole nel nostro quartiere ai giorni nostri… Era divertente. Credo che lei avesse il dono ( quello che Cornelia Funke chiama lingua di fata ) di dare vita ai personaggi (faceva le voci e le faccine). Certo raccontarle senza l’ausiluo della mimica e della voce è ben altra cosa… Però l’effetto che mi ha fatto mi ha ricordato quando ascoltavo mia madre raccontare le sue. Complimenti davvero.
Arianna scusa la sfacciataggine ma volevo chiederti un parere sul mio “La Torretta di Guardia” inserito il 27 maggio…
Aggiungo che per ambientazione e morale mi ha ricordato molto Ratotuille… Un film che ho adorato! Bello davvero
Penelope non poteva che tessere la tela. Vanessa non poteva che essere una farfalla, visto il nome maestoso. E poi le favole contengono molte più verità di certi racconti seriosi. Per questo considerare le favole roba per bambini non è sempre esatto, visto che alcune di loro fanno sfoggio di una crudeltà “adulta”. Tu, invece, hai scelto la dolcezza del ragno che invece di uccidere aiuta le vittime a liberarsi della ragnatela e l’unica cattiveria è quella, molto soft, degli altri ragni che, però sembrano più che altro invidiosi di Penelope Non mi sono chiesto che morale trarre da questa storia. L’ho letta con grandissimo piacere. E questo per me è la cosa più importante.
Brava.
Buongiorno Chiara,
Grazie per il gentile complimento. Non è una mia opinione: le favole devono sottintendere una morale perché sono un mezzo per insegnare ai bambini. Ciò differenzia le favole, appunto, dai racconti, che solitamente hanno un altro obiettivo.
Ciao,
Sono arrossita quando ha parlato della ‘lingua di fata’. Ti rivelo un segreto: ogni volta che scrivo una nuova favola, la leggo alle mie figlie, ovviamente con intonazione appropriata, smorfie e voci differenziate. È solo così che le favole si completano davvero!
Grazie per i complimenti.
Scelgo sempre i nomi che reputo più adatti per i personaggi delle mie fiabe; Penelope e’ la tessitrice per eccellenza e Vanessa e’ il nome di quella specie di farfalla che ho descritto. In questa favola Penelope salva la farfalla e assieme raggiungono il proprio sogno, a discapito della comunità di ragni, della loro natura, e della nostra umanità sempre così distante.
Nella favola Il Coccodroccolo, invece, il piccolo protagonista non si fa scrupoli di mettere in atto la sua personale e naturalissima vendetta…
Una bellissima favola, classica nei suoi archetipi, e moderna in tutto e nel finale specialmente. Quale condanna peggiore dell’inconsapevolezza di sé? Quale giogo è più duro dell’abitudine assurta a ideologia, che nell’oscurità blandisce i ragni, le loro tele, i loro pasti macabri?
Complimenti!
Grazie Michelangelo,
La favola è per gli adulti a metafora del giogo cui tutti dobbiamo sottostare. E chi riesce ad affrancarsi da tale giogo se non i sognatori, i geni, i temerari o…i pazzi?
Molto carino il tuo racconto, visivo, scorrevole e ben scritto. Mi è piaciuto tanto. Sarebbe carino se qualcuno decidesse di illustrarlo per ricreare la suggestione della stoffa unica.
Il tuo delizioso racconto ha superato un test che io considero estremamente ostico: il vaglio di mia figlia Maria. Una favola deve essere davvero scorrevole e avvincente per conquistare la sua attenzione.
L’intreccio coerente, nonostante il tripudio di fantasia che sgorga da ogni frase, e le venature poetiche, che impreziosiscono lo stile assai curato, rendono gustosissima la lettura della fiaba anche per chi, ahimè, bambino non lo è più da troppo tempo.
Scrivere per bambini è molto difficile e tu ci sei riuscita molto bene! Brava! Bella scelta vincente quella del ragno!!!
Grazie Alessandra,
uno dei miei prossimi obiettivi è trovare un’illustratrice o un illustratore di grande talento…
Buon pomeriggio Roberto,
grazie per i complimenti, ma ti ricordo che le favole sono per bambini di tutte le età! Perché si resta bambini tutta la vita.
🙂
Gentile Linda,
le mie favole, seppur sempre diverse una dall’altra, hanno un piccolo comun denominatore: vi è sempre un personaggio che sovverte l’ordine precostituito. E il ragno, o meglio, la ragna, è perfetta per diventare un’eroina. Uno degli animali in assoluto più disprezzati dall’umanità meritava un ruolo da protagonista.
Un racconto che funziona, niente da dire. Credo che a qualsiasi bambino possa piacere una storia del genere ed è questo ciò che conta. Mi ha ricordato “Ratatouille” per l’ambientazione e per l’ottusità degli altri ragni (ratti nel film). Complimenti e buona fortuna per il concorso! Alex Creazzi
Oh Arianna,
già mi ero innamorata del Coccodroccolo, che ora mi ha spiazzato con Penelope! E dire che hai scelto come protagonisti due degli animali che trovo in assoluto più obbrobriosi: un coccodrillo e una ragna!!! Per non parlare poi delle farfalle, per le quali ho una fobia fin da piccola. Ma tant’è. Il Coccodroccolo è un piccolo vendicatore nato, nulla lo ferma, nulla lo piega, fa il suo dovere senza battere ciglio (i coccodrilli hanno ciglia?). Invece Penelope è un’eroina più profonda, adatta a un pubblico infantile un po’ più grandicello, già pronto ad avere sogni nel cassetto e a capire che gli ostacoli della vita per raggiungere i propri obiettivi sono tanti. Va detto, che in entrambe le favole è la collettività ad essere l’antagonista: condivido, viviamo in una società che punta a tarpare le ali, a rassegnarsi in una vita piccola e ristretta, a non voler più sognare un futuro diverso. E allora lasciamo che siano i bambini a sognare di spezzare le regole per acchiappare al volo i propri sogni!
Brava Arianna.
Elena Lucia
Che bel racconto! Mi e’ sembrato di tornar bambina.
Complimenti!
Cara Elena Lucia,
ti ringrazio per il commento ben articolato, che presenta un’analisi approfondita dei miei racconti in concorso.
Ho scelto due animali ‘scomodi’ come protagonisti perché per i bambini a volte più facile immedesimarsi in chi, per sua natura, parte svantaggiato. E in fondo molte favole sono così – orfanelle, principesse rinchiuse, bambini capitati in un mondo diverso dal proprio… – e mi sono inserita in questo filone.
E poi sì, il messaggio è proprio questo: spezziamo le regole e ribelliamoci a ciò che la gente pensa di noi! I bambini possono sognare e che lo facciano il più a lungo possibile!
Gentile Carla,
che bel complimento. È proprio ciò che dovrebbe accadere a ciascuno di noi quando si imbatte in una favola.
Arianna
Sai Alex,
sei la seconda persona che mi fa notare l’assonanza con Ratatouille, ma sinceramente non l’ho mai visto, perché alle mie bambine quel film non è mai interessato. Colmerò questa lacuna.
Mi sono ispirata maggiormente alla favola classica della noce, di cui adesso non ricordo il titolo. Mi piaceva l’idea di qualcosa di estremamente prezioso ma talmente piccolo da essere conservato nel guscio di un frutto così speciale quanto usuale.
Grazie,
Arianna
Una bella favola, non solo per bambini. Direi che sarebbe da leggere a quei grandi che non vogliono crescere e che si lamentano perché a loro le cose non vanno mai bene. L’atto che cambia tutto è liberare una farfalla, la quale decide di ringraziare. Ecco la svolta: ringraziare.
E di questi tempi è il vero insegnamento!
ADELISA CORBETTA
Complimenti Arianna, la tua favola è ricca di poesia, ha una bella trama che “cattura” e i bambini hanno bisogno di questo stupore, di magia, parola di nmaestra. Inoltre insegna che gli uomini e gli animali possono collaborare per in mondo più bello e pacifico. Adelisa
Ciano Arianna. Cosa posso aggiungere a quanto detto dai precedenti commenti? In questo racconto c’è l’intreccio della vita degli animali con gli uomini e le loro attività. La cosa eccezionale non è la presenza congiunta di animali e uomini, individuabile in tante fiabe, ma gli obiettivi che sono comuni anche se con finalità diverse, Penelope, la ragnetta, vuole ottenere una “seta perfetta”, la stilista Madame Lalou è insoddisfatta e sta ricercando nuovi materiali per i suoi modelli. La cosa straordinaria, Arianna, è che noi adulti non ci meravigliamo minimamente e accettiamo tranquillamente le cose come fanno i ragazzi, presi dalla simpatia per Penelope. E’ la forza del racconto e la forza della tua creatività. Arianna sei grande.
Emanuele
Bellissima fiaba dal significato profondo e incoraggiante. Si, bisogna seguire sempre i propri sogni, anche quando tutto ci è contro e ci viene detto che stiamo solamente perdendo tempo. E’ un po’ anche la metafora dell’aspirante scrittore, che come Penelope, nonostante le iniziali avversità, insiste seguendo la propria, irresistibile vocazione. E alla fine ha ragione. Bravissima. Complimenti.
Sai Anna Lisa,
credo che le azioni di generosità gratuita, ovvero quelle pure, che non si aspettano un debito da riscuotere, siano quelle che davvero ci rendano umani. Ultimamente ho poca fiducia in questa umanità, a parte nei bambini, che sono ancora ‘incorrotti’ dalle regole scialbe degli adulti. Gli animali sono quindi perfetti per incarnare valori alti, perché sono personaggi credibili, non avendo appunto NULLA di umano che li caratterizzi.
Arianna
Grazie Emanuele,
mi hai fatto arrossire. Molti adulti, presi dalla frenesia della quotidianità, che spesso rende piatti e poco riflessivi, dimenticano i propri sogni oppure li abbandonano, pensando che appartengano agli sciocchi slanci infantili, che appassiscono subito dopo l’adolescenza. Le persone che invece resistono, che alimentano i sogni col fuoco sacro della passione, beh, ecco, quei fortunati che ce la fanno nonostante i colpi bassi della vita, quelle persone sono creative per eccellenza: artisti, scrittori, poeti, musicisti.
Credo che in questa comunità vi siano molti che coltivano, seppur con fatica, il proprio sogno creativo.
Arianna
Certo Demian,
è esattamente così. Mi riallaccio un po’ a ciò che ho scritto nel commento di risposta a Emanuele Ratti. Siamo aspiranti scrittori e questa passione ci mantiene fanciulli dentro, spettatori della vita e suoi analizzatori, ne cogliamo l’essenza – o una parte dell’essenza – la pieghiamo alla nostra fantasia e cerchiamo di comunicare ai nostri ipotetici lettori il fuoco che ci arde dentro.
Mai spegnere i sogni, anche se il mondo intero ci dicesse di farlo.
Arianna
Grazie Adelisa,
amo gli animali e li ritengo migliori di noi, orribile specie animale che nei millenni ha prodotto più assassini che poeti. Ma tant’è.
Arianna
Cara Arianna,
dopo aver letto i tuoi racconti mi pare di conoscerti persino un po’. Volevo farti i complimenti per il modo in cui scrivi e per la tua ricchezza descrittiva.
In bocca al lupo per questo concorso e per la tua attività di scrittrice.
Giada
Gentile Giada,
ti ringrazio per aver dedicato il tuo tempo a leggere entrambi i racconti e per i complimenti.
Che il lupo VIVA e che vinca il più meritevole.
Arianna
Se la storia rappresenta la tua persona come animo, tu devi essere molto tenera!
Favola delicata, ben narrata, magica e avvincente… come solo Parigi sa essere!
Hai scelto location e ambienti perfetti per rappresentare questa meravigliosa storia… complimenti!!!
Di nuovo grazie Marta,
no, non credo che la favola mi assomigli troppo, altrimenti le scriverei tutte uguali. Altrimenti leggendo Il Coccodroccolo potresti pensare che io sia una feroce vendicativa!
🙂
Grazie per i complimenti e in bocca al lupo.
Arianna
No Arianna, volevo dire che il tuo modo di scrivere è bellissimo… penso denoti intelligenza, per questo dicevo che se sei quello che scrivi (nel senso del modo di scrittura non della storia) devi essere una persona davvero interessante!