Premio Racconti nella Rete 2015 “Voglia di libertà” di Lucia Finelli (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015In un attico di Piazza di Spagna, vivevano due giovani sposi, Antonio, famoso regista napoletano, ed Agata, scrittrice in erba, originaria dell’Umbria e cresciuta a Parigi. Avevano scelto quella casa per il bellissimo terrazzo, pieno di comodità e con una vista mozzafiato. Al centro del terrazzo, all’interno di un gazebo, avevano collocato un lungo tavolo con comode sedie, la gabbia dorata degli usignoli e le fioriere a forma di tronchi, in cui erano nascoste le casse per la musica in filodiffusione! Non poteva mancare il dondolo, su cui amava poltrire la gatta persiana di Antonio, Mimì, la quale conviveva tranquillamente con gli usignoli e con Toni, il nevrastenico barboncino di Agata. A Toni davano molto fastidio i nitriti dei cavalli giù nella piazza, che gli facevano ricordare la sconfinata campagna umbra e tutti i suoi amici cagnolini. Su quel terrazzo, invece, si sentiva come in una prigione dorata, per giunta in compagnia di una vanitosissima gatta tutta pelo! Le cose cambiarono quando nacque l’adorabile Mina, poiché Toni volle prendersi cura di lei. La situazione divenne ancora più interessante quando arrivò, da Napoli, la signora Luisa, tata tutto fare. In verità, Luisa faceva la cuoca in un ristorante di Posillipo, ma aveva mollato tutto per badare alla figlia del suo regista preferito. Da quel giorno, in casa, ci fu sempre un odore di ragù, salsicce, lasagne e dolci meravigliosi che inondava tutto il palazzo e tutta Piazza di Spagna! Toni era felicissimo e dimenticò persino la libertà della campagna.
Mina cresceva tra feste e merende organizzate sullo spettacolare terrazzo, alternate ai terribili compiti scolastici ed alle odiate lezioni di pianoforte. Non aveva molti amici, perché viveva circondata da persone adulte, tutti senza figli e concentrati solo sul lavoro!
Una mattina, però, furono svegliati da un grande trambusto sul pianerottolo: erano i nuovi vicini di casa. Mina e Toni si appostarono dietro l’uscio, spiando dall’occhiolino della porta. Il sogno di Mina si avverò: c’era anche un bambino con un grosso peluche tra le braccia, proprio nella casa accanto! Doveva avere più o meno la sua età, aveva i capelli rossicci tutti arruffati, gli occhi verdi ed era magrolino come lei. Mina andò a parlarne subito con Luisa, l’unica sempre presente, la quale le promise che l’avrebbe aiutata a fare amicizia col nuovo arrivato. Tuttavia, doveva superare un piccolo problema: i vicini erano francesi e non parlavano l’italiano e neppure il napoletano! Non si perse d’animo ed escogitò un piano: un pomeriggio preparò una delle sue fantastiche torte al cioccolato, lasciando la finestra spalancata, per cui un inebriante profumo inondò tutto il terrazzo. Il francesino, Pierre, non poté resistere a quel richiamo! Il suo terrazzo era diviso da quello di Mina solo da una cancellata con fioriere. Fece capolino tra i gerani e praticamente a gesti fece capire che avrebbe tanto gradito una fetta di torta farcita con frutti di bosco e panna.
Mina guardò Luisa, che, come sempre intese al volo! La piccola corse alla porta per far entrare il gradito ospite. In pochi secondi erano seduti intorno al tavolino a consumare la favolosa merenda. Da quel giorno Mina e Pierre divennero inseparabili.
Per il compleanno della bambina fu organizzata una festa sul terrazzo con ospiti famosi, ma a Mina sarebbe bastato un solo invitato. Ovviamente il regalo di Pierre fu il suo preferito: era una barbie con surf, che Mina volle chiamare “Luisa”! La tata fu veramente contenta della scelta e, come al suo solito, si commosse, anche perché doveva lasciare Roma e la dolce Mina. La partenza di Luisa, tuttavia, coincise con la chiusura della scuola e l’inizio delle vacanze, per cui l’addio fu meno drammatico del previsto. Anche Pierre tornava in Francia da nonni e cuginetti. Questo saluto fu un po’ più difficile per Mina, la quale, per ricordarsi di lui, portò in vacanza con sé la barbie di Pierre.
Mina fu accompagnata al mare, a casa dei nonni come ogni anno, mentre i genitori sarebbero partiti per chissà dove per i soliti motivi di lavoro! Fortunatamente, nonno Ciro aveva una bellissima barca di legno in grado di ospitare le amichette di Mina, mentre nonna Ada odiava barche e mare e rimaneva a casa a preparare pranzetti gustosi e genuini.
Fu organizzata subito la prima uscita in barca. Mina raccomandò alle due amiche del cuore di portare con sé una barbie per giocare tutte insieme; non vedeva l’ora di raccontare loro del nuovo amico francese! Giocarono a lungo sulla spiaggia e si divertirono moltissimo. All’improvviso, però, si alzò il vento ed il mare cominciò ad agitarsi. Il nonno di Mina, preoccupato per le sue giovani ospiti, riuscì faticosamente a portarle via dalla spiaggia. Le bambine, riluttanti, recuperarono le barbie e continuarono a giocare in barca, ignare del pericolo. Non erano molto lontani dal porticciolo del paese, ma il mare diventava sempre più gonfio, tanto che pure le bambine iniziarono a spaventarsi e ad emettere gridolini isterici tra il divertito e l’impaurito. Solo le barbie conservavano il sorriso sui bellissimi visi! Luisa, in particolare, guardava le onde con lo sguardo bramoso di un surfista: cercava l’onda perfetta! E poi aveva tanto desiderio di libertà, poiché Mina, da quando erano arrivate al mare, non la mollava un attimo! Luisa aspettò pazientemente un momento di distrazione della sua padroncina e, quando questa la depose sul telo per sistemare la fascetta dei capelli, Luisa colse l’attimo: l’onda fece inclinare la barca e lei si tuffò in mare! Era libera! La liberazione di Luisa fu la disperazione di Mina! Appena si rese conto che la sua barbie era caduta in mare, urlò con tutte le sue forze, come se avesse perso una persona cara. In effetti, per la piccola, Luisa non era solo una bambola, ma il suo mondo: la tata, Pierre, i genitori! Il nonno, poverino, provò a virare per recuperare la barbie, ma ogni tentativo fu vano. Luisa si allontanava sempre di più e, ad un certo punto, un’onda più disordinata la travolse completamente. Mina pianse a lungo, inconsolabile.
Luisa, invece, cominciò la sua avventura. All’inizio si divertì e assaporò quei momenti di libertà lontano dalla stretta presa di Mina, ma poi il mare impetuoso la privò del surf, portandolo chissà dove! Al tramonto, Luisa, in balia delle onde, si ritrovò sola in un mare scuro e pauroso. Si era già pentita del suo gesto, ma ormai era troppo tardi! Si era allontanata parecchio dal luogo di villeggiatura di Mina e il peggio doveva ancora arrivare. Navigò a lungo, incontrando oggetti di ogni genere ed in particolare grossi pesci, che, per fortuna, si limitarono ad annusarla. Rischiò di rimanere imprigionata in una rete abbandonata dai pescatori e si divincolò a fatica dai tentacoli di un grosso polipo, una specie di piovra! Ad un tratto si rallegrò, poiché vide da lontano delle persone; pensò di essere in compagnia e sperò che tra loro ci fosse anche la sua Mina. Man mano che si avvicinava, però, capiva che si era illusa: quelle persone galleggiavano sul mare, ma erano corpi inermi. Fu uno spettacolo desolante persino per una bambola! Luisa osservò quei corpi e si rese conto che lei era più viva di loro. Li guardò meglio: avevano la pelle nera e, le donne, i capelli lunghi e ricci e non lisci e biondi come i propri. Si rese conto che quegli uomini erano tutti morti! Luisa, enormemente rattristata, cominciò a piangere come una bambina! Intanto, le onde continuavano a divertirsi con lei, facendola rimbalzare senza tregua, fin quando non rimase intrappolata in qualcosa. Nel buio la poverina non riusciva a capire cosa fosse. Dopo un po’, con suo grande stupore capì di essere impigliata nella folta capigliatura di una bambina. I capelli di quella creatura, aperti a raggiera nel mare, disegnavano una stella marina sulla distesa di acqua blu. Ma la sorpresa più grande fu scoprire che la bimba respirava ancora. Era viva! Luisa provò una grande gioia, perché non era più da sola in quell’oceano sconfinato. Si dette subito da fare: le tirò i capelli per risvegliarla e le alitò sul viso per darle un po’ di calore. Sarebbe stato un vero miracolo aiutarla a sopravvivere. Pian piano la bambina si rianimò completamente; afferrò la bambola e si aggrappò ad uno di quegli strani oggetti galleggianti. Luisa si sentì soffocare da quel nuovo abbraccio, ma allo stesso tempo fu felicissima, poiché le sembrò che la sua fuga ora avesse un senso. Ricordò il proprio tuffo dalla barca seguito dall’urlo straziante di Mina e si dispiacque terribilmente; poi guardò il viso contento di quella bambina e si sentì sollevata, come se il dolore di Mina fosse compensato dalla gioia della piccola naufraga. Mentre inseguiva i suoi pensieri, si rese conto che il mare le aveva spinte sulla terraferma. Avevano navigato per giorni ed era di nuovo buio pesto, sicché le due poverine, stremate, si addormentarono profondamente.
All’alba furono svegliate dal garrito dei gabbiani, che a quell’ora erano i proprietari della spiaggia. All’improvviso, uno di loro, talmente grosso da sembrare un pollo, si avvicinò spavaldo alle due intruse e cominciò ad annusarle. Luisa ebbe paura e non aveva torto! Il gabbiano, infatti, aprì il becco e, con uno scatto veloce l’afferrò, volando basso lungo la spiaggia. Luisa si divincolò e solo le urla disperate della sua nuova padroncina le dettero la forza per sfuggire alla presa dell’uccellaccio. Purtroppo, però cadde nuovamente a mare, lontano dalla riva. Riusciva a malapena a vedere la bambina sulla spiaggia, la quale, in piedi, pietrificata, la guardava nella speranza di attirarla a sé con la sola forza del pensiero! Presto capì che per salvare la bambola doveva buttarsi in acqua. Con un atto di coraggio ricambiò la gentilezza: si tuffò suo malgrado alla volta di Luisa. Era nuovamente immersa nel suo amato odiato mare! Sembrava che quell’avventura non dovesse finire mai! Invece, qualcosa di meraviglioso accadde: furono recuperate da una barca di pescatori e condotte nel porticciolo in cui Luisa si era imbarcata con Mina. Riconobbe l’incantevole paesino con le casette colorate, il faro bianco e il campanile con l’orologio che scandiva l’inarrestabile scorrere del tempo ad ogni quarto d’ora! I pescatori, increduli, chiamarono l’autorità, un rubicondo vigile, ma prima ancora del suo arrivo furono circondati da una folla di curiosi. La piccola naufraga, felice ma spaventata, sgranò i grandi occhi neri e strinse forte a sé la barbie che le aveva dato tanto coraggio. Luisa, invece, cercava disperatamente tra la folla un viso noto, magari quello della sua Mina. Quando ormai stava per perdere le speranze, un urlo fece girare tutti i presenti: era proprio Mina, la quale, attirata dalla gente sul porto, si era fatta strada a spintoni per vedere meglio e, giunta alla barca dei pescatori, riconobbe la sua Luisa. Provò una gioia indescrivibile! La vide tra le braccia dell’altra bambina, ma non esitò a strappargliela con violenza, rivendicandone la proprietà. L’altra non fece resistenza; era sempre più impaurita e si sentì di nuovo sola pur in mezzo a tanta gente. Una lacrima le scese sul viso ed avvertì tutto il peso della sua solitudine.
Quando Mina si riprese dalla grande felicità per la barbie ritrovata, chiese spiegazioni al nonno, che le raccontò una storia molto simile a quella accaduta nella realtà. Mina sentì in cuor suo che bisognava aiutare quella bambina. Senza perdere tempo, abituata com’era ad essere sempre accontentata, fece chiamare d’urgenza il padre e la madre, ormai rientrati in Italia. Questi arrivarono al mare nella stessa giornata, conobbero la piccola africana e intuirono quale fosse il desiderio della loro amata figlia!
Tornati in città, avviarono le pratiche dell’adozione, e, dopo svariate difficoltà, alla fine, si ritrovarono con due figlie ed una marea di barbie!
Luisa, dal canto suo, ritornata nella casa romana delle barbie, si concesse una passeggiata a cavallo, una corsa in macchina, un giro in vespa, un pic nic, bagni e saune rilassanti nel salone di bellezza, una gita in camper, una nuotata in piscina, ed altro ancora, ma niente riuscì a toglierle dalla mente l’orribile spettacolo sul mare. Era rimasta profondamente turbata da quella visione e proprio non capiva il motivo di tanto orrore! D’altra parte lei era solo una bambola, perfetta sì, ma pur sempre una bambola! Gli uomini, così intelligenti e colti, di sicuro, avevano una spiegazione plausibile. Per quanto curiosa, non desiderò essere un’umana. Al contrario, era molto contenta di appartenere al fantastico mondo delle barbie!
Purtroppo non dimenticò mai ciò che aveva visto, poiché ogni giorno rivedeva tutto, come un brutto film, negli occhi sorridenti di Luisa, la bambina dalla pelle scura e dai capelli ricciuti, con cui aveva in comune il nome, l’amore per Mina, ma soprattutto quella voglia di libertà che le aveva fatte conoscere in mezzo al mare in tempesta e che, fortunatamente, non le avrebbe abbandonate mai!