Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il Sapore della Vittoria” di Andy Masi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Luana, da quando era rimasta incinta, aveva perso il lavoro. Da allora era cambiata, rideva poco, e più si avvicinava il momento di partorire più passava le sue notti a fare conti. Diceva che il denaro che avevamo non sarebbe stato sufficiente per sistemare la cameretta di Samuele, né per comprargli i pannolini e le tutine per vestirlo. Stufo di litigare con lei e nel tentativo di attenuare le sue paranoie, mi ero trovato un secondo lavoro: la mattina andavo con il mio socio Francesco a imbiancare le facciate dei palazzi. Poi, dopo le 16.00, quando staccavo, mi toglievo la vernice di dosso, e mi recavo al Market per riordinare gli scaffali e mettere a posto i carrelli. Mi spaccavo la schiena per soli quattrocento euro in più al mese ma lo facevo volentieri perché speravo che mia moglie stesse più tranquilla. Ma mi sbagliavo, il più delle volte, quando rincasavo Luana mi faceva le pulci per aver mangiato un panino di troppo al bar.

Una sera, verso l’orario di chiusura del supermercato, quando ormai gli occhi mi si chiudevano per la stanchezza, conobbi Elisa.

“Mi può passare una lattina di quelle?”, chiese lei.

Ero in cima al panchetto e stavo sistemando le birre. Mi voltai stando attento a non cascare. Lei si era messa in punta dei piedi e teneva il collo in tensione per vedere meglio le marche di birra. La trovai divertente perché aveva lo stesso modo di fare di una bambina.

Elisa mi ripeté: “Mi può passare quella lattina?”.

“Questa?”, dissi indicando una lattina di Pilfner.

Facendo una smorfia disse: “No, voglio la Budesmaier”.

Afferrai una lattina di Budesmaier, scesi dal panchetto e gliela porsi. Nel prenderla, Elisa arrossì. “Ho lavorato tutto il giorno. Appena posso mi concedo un piccolo piacere”.

Annuii e, prima che riuscissi a parlare, mi disse: “Per essere felice basta poco, a volte è sufficiente una birra in compagnia. Tu bevi?”.

“Sono da mesi che non bevo più. In compagnia poi…”, le risposi pensando a mia moglie che mi contava con quanti spiccioli uscivo da casa.

“Peccato”, fece lei. “Non si dovrebbero perdere certe occasioni”, e, mostrandomi la lattina di birra che gli avevo passato, disse: “Prendo sempre questa. È talmente buona che si può bere anche se non è stata messa in frigo”. Mi sorrise e se ne andò alla cassa.

Sospirai e ripresi a rifornire gli scaffali. Quando iniziai a sistemare le Budesmaier mi resi conto che l’etichetta riportava l’immagine di due fidanzati, un ragazzo e una ragazza che bevevano un boccale di birra schiumosa davanti a un caminetto. Mandai al diavolo Luana, afferrai una lattina di Budesmaier e andai alla cassa. Dissi a Rita di passarmela sul lettore e di mettermela da parte. Le lasciai due euro e cinquanta, il costo della lattina, e tornai al lavoro.

Cinque minuti più tardi avevo finito di sistemare gli scaffali. Attesi le 20.00 per salutare i mie colleghi e uscii con in mano il regalino che mi ero fatto. Con entusiasmo, esaminai la lattina color oro e ammirai quei ragazzi disegnati sopra. Avevano l’aria di essere così felici e l’invidiai. Senza accorgermene, tolsi la linguetta e mi portai la lattina alle labbra.

“Che bella sorpresa”, disse qualcuno alle mie spalle. Mi voltai e davanti alla fila dei carrelli notai una figura femminile. L’insegna del supermercato era spenta e nella penombra non distinsi i lineamenti della ragazza. Questa, per farsi riconoscere si fece avanti. Era Elisa e mostrandomi la lattina di Budesmaier disse: “Mi ero chiesta se sarei stata capace di invitarti a bere in mia compagnia”.

Mi avvicinai a lei e feci un brindisi. Sorridendo, sorseggiai la birra. E mentre Elisa si dichiarava, mi ripetevo che con lei avrei solo scambiato due parole, niente di più.

 ***

Rincasai più tardi del solito, ma non così tardi da indurre sospetti, almeno così pensavo, ma mi sbagliai. Trovai mia moglie imbronciata e con le braccia incrociate sopra il pancione. Lei mi fu subito addosso e mi rimproverò di averla abbandonata. Mi fece il terzo grado convinta che fossi andato fuori a sperperare il denaro in cavolate. Ovviamente negai, non potevo dirle di essermi fatto una birra in compagnia di una sconosciuta, lei non l’avrebbe accettato. Luana mi fece anche tirare fuori il portafoglio e gettare sul tavolo i soldi che avevo con me. Poi, li contò e scrutandomi di sbieco mi disse: “Qui manca qualcosa. Stamattina sei uscito con trentaquattro euro e cinquanta”.

“Ok, ok, mancano due euro e cinquanta. A pranzo, con Francesco ho deciso di farmi una birra”.

“Ecco, lo sapevo, sei un irresponsabile, tra poco nascerà Samuele e la cameretta come gliela paghiamo?”.

Scossi la testa. “Ogni tanto uno svago mi serve”.

“Uno svago?”, disse Luana battendo i pugni sul tavolo. “Uno svago? Presto diventerai padre e con che soldi tirerai su nostro figlio?”.

Mi alzai e le puntai il dito contro. “Mi faccio il culo per più di dodici ore al giorno e penso che una birra ogni tanto me la meriti”.

Mia moglie mi osservò. Il suo sguardo mi inquietava. Poi disse: “Hai venduto tuo figlio per una birra”.

“Ma piantala”, sbottai. “Una birra costa solo due euro e cinquanta. Non ho venduto certo nessuno. È solo che mi merito almeno un piacere al giorno”.

“Ecco, prima mi dici che vuoi bere una birra di tanto in tanto, adesso invece mi dici che vorresti bere una birra al giorno”, e attaccò a piangere. “Ecco quello che sei: sei solo un ubriacone”.

“Ma fottiti”, mi scappò detto. “Io, la birra, visto che lavoro, me la bevo quando voglio. E quasi quasi me ne faccio una adesso”. Poi, osservandola dritto negli occhi, aggiunsi: “Meglio essere un ubriacone che una pazza”.

Luana si alzò di scatto e muovendosi goffamente con quel suo pancione tentò di colpirmi al volto con un ceffone. Incassai il colpo, non volevo ferire mio figlio. Ma ovviamente non gliela volevo dare vinta. Uscii di casa sbraitando, mentre lei mi intimava di tornare indietro e di prendermi le mie responsabilità, e salito in auto, raggiunsi l’autogrill di corsa. Senza riflettere comprai una cassetta contenete dodici lattine di Budesmaier e quando tornai a casa, pronto a scolarmi tutte le birre davanti a lei, mi accorsi che Luana se ne era andata. Mi aveva lasciato un biglietto sul tavolo:

 

Passo la notte da mia madre. Goditi le tue birre perché quando ci sarà Samuele non ti permetterò più di berle.

Luana.

 

Accartocciai il biglietto e lo gettai contro il muro. Poi rovesciai la sedia e mentre stavo per sbattere sul pavimento la cassetta di birre compresi che avevo vinto. Mi calmai, aprii una Budesmaier e mi sedetti sul terrazzo. Godendomi la birra, lessi più volte il biglietto. Luana sarebbe tornata domani mattina e io mi sarei fatto una birra di tanto in tanto, che cosa potevo desiderare di più dalla vita? Era notte fonda ma nonostante l’orario quasi tutte le luci del palazzo di fronte erano accese. A pochi metri da me una decina di famiglie stavano passando la serata assieme. Osservai sulla lattina l’immagine di quei due fidanzati che si amavano. Sorseggiai la birra. Sul palato mi rimase l’acre del malto. Impugnando il biglietto mi chiesi se il sapore della vittoria era sempre così amaro. Posai la Budesmaier ancora mezza piena sul pavimento del terrazzo e andai a letto.

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2 commenti »

  1. Ciao Andy, descrive le vicende tipiche di una copia che stanno per diventare genitori. Definisci i caratteri dei due protagonisti, una moglie e futura mamma, già apprensiva, e un marito responsabile che si sobbarca dodici ore di lavoro al giorno per aumentare le entrate. Ho preso le parti del marito (“Dai resisti.” e ho assaporato la birra, anche se non conosco la Budesmaier.
    Emanuele

  2. Ti ringrazio Emanuele per la tua critica. Sono contento che ti sia piaciuto il racconto e che ti sia piaciuta anche la Budesamier 😉
    Andy

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