Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “La corte” di Gian Cosimo Grazzini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

-Che cosa hai letto di recente?-

E’ il mio amico Giovanni, il professore, che me lo chiede mentre mi stanno servendo questi bellissimi spaghetti di mare rossi di gamberi e neri di cozze.
-Sto leggendo Madame Bovary di Flaubert – rispondo distrattamente. Guido è lì davanti a me e il flusso della mia attenzione è attratto da lui, non riesco a pensare ad altro.

La cena è una di quelle organizzate “per stare un po’ insieme in allegria”, ma invece è sul triste, il ristorante è carino, la cucina buona, ma probabilmente manca tra noi quel clima che di solito rende queste riunioni piacevoli, quando l’attenzione si sposta sul ristorante e sui piatti vuol dire che la compagnia non è poi così interessante. Per me poi sta diventando una vera tortura, non posso fare a meno di pensare a Guido e lui invece sembra nemmeno accorgersi della mia esistenza, ora sta parlando con la Giorgia, parlano dell’unico argomento che a lei interessa, la pittura, ma lui non sembra cavarsela troppo bene, dice troppo spesso -Sai io non me ne intendo, ma…- perché non parla invece con me? Di libri ad esempio o di cinema, lo so che questi sono argomenti che gli piacciono che gli interessano. Ma come fa a non accorgersi di me? Di come vorrei per me ogni sua attenzione? E’ proprio vero gli uomini non hanno la nostra sensibilità, le nostre antenne!

-Come vi sembrano questi spaghetti ?- lancio questa domanda a tutta la tavolata con l’intento di interrompere il fluire delle conversazioni che si sono frantumate in più rivoli, e guardando soprattutto lui con la speranza di tirarlo fuori dalle pittoriche dissertazioni di Giorgia e di attrarlo verso di me…ma non c’è verso! Sarà intenzionale? O è solo insensibilità?
-Buoni-, -Ottimi- le risposte arrivano piatte , nello spirito di questa serata, e senza nessun seguito, i capannelli di parole si ricompongono…

L’ho conosciuto circa un mese fa, me lo hanno presentato ad una cena come questa, è nuovo del giro, abita qui in città da poco. All’inizio non mi colpì in modo particolare, ma poi quel suo modo di parlare, di porsi, quel suo atteggiamento calmo e riflessivo cominciarono ad arrivarmi come un odore, un profumo che si insinui lentamente e di cui si percepisce prima la gradevolezza che la fonte. Allora cominciai ad osservarlo con più cura e così mi si precisarono meglio anche gli aspetti fisici, non è molto alto, ha degli occhi scurissimi e molto vivaci, molto mobili, era sicuramente moro ma ormai i capelli sono brizzolati, corti, ha delle mani forti robuste use evidentemente non solo ad aprire libri e a impugnare la penna.
Ci siamo rivisti qualche volta, l’ho incontrato, lui crede per caso, in città e mi ha invitato a prendere un caffè, abbiamo parlato per più di un’ora, è veramente una persona interessante.

-Chi ha visto l’ultimo film di Almodovar?- il mio rosario di pensieri viene interrotto da questa domanda che ha fatto Giovanni che ha raggiunto per primo il traguardo della fine degli spaghetti di cui rimangono nel piatto le rossonere carcasse di gamberi e cozze.
La prendo come una ghiotta occasione per spostare la conversazione su un argomento che sicuramente interessa anche a lui
-Io non ancora, ma ho intenzione di andarci domani, anzi se qualcuno si vuole unire…- No nessuno, l’hanno già visto tutti, anche lui! Occasione persa! Lui però coglie almeno la palla al balzo per uscire dal fiume di parole colorate che scaturisce dalla tavolozza e dalla fantasia di Giorgia fiume nel quale non sa nuotare. La sua critica è precisa da intenditore e, con mia sorpresa, negativa.
– Non mi è piaciuto, la protagonista non è credibile per il personaggio che interpreta…-

Gli altri hanno opinioni diverse, lui sostiene la sua tesi con decisione, ma non si accalora, tutto quello che dice, tutto quello che fa me lo rende sempre più desiderabile, gli sorrido in segno di complice comprensione, solidarietà, il suo sguardo mi ringrazia, ma non si spinge più in là di un centimetro.

Mi hanno detto che le ragazzine di oggi al contrario di noi quarantenni, si dichiarano apertamente ai propri coetanei, ma io non posso, non è nello stile di una donna della mia generazione, vorrei (o forse no?), ma comunque non posso, non me la sento.
Perché, perché? Perché non si accorge di questa mia nube di pensieri?

Hanno portato il secondo, una meravigliosa catalana di gamberoni con tante belle fresche verdure che ha suscitato l’ammirazione di tutti, deve essere buonissima, ha davvero un aspetto invitante, ma i miei pensieri sono altrove.

Gli uomini si lamentano che devono essere sempre loro a prendere l’iniziativa e dicono che noi siamo fortunate perché non abbiamo bisogno di andare a caccia, è una divisione di ruoli che ci portiamo dietro come tante altre cose che vengono dalla nostra cultura, ma è proprio vero che quella dell’uomo sia la condizione peggiore?
Gli uomini dicono che noi donne possiamo scegliere, certo in parte è vero, tra più uomini che ci fanno la corte possiamo scegliere, ma se quello che ci piace la corte non ce la fa ? Se come sta succedendo ora a me non mi fila proprio? Almeno l’uomo quando incontra una donna che gli piace può farsi avanti, dichiararsi come si diceva una volta, ma io? Come faccio a fargli capire a questo qui che mi piace?

Giovanni mi ha detto che Guido ha cinquantaquattro anni, certo è più grande di me di tredici, è forse questo che lo inibisce? Dovrebbe essere il contrario, no? Io che sono più giovane potrei avere delle remore ad accettare la corte di uno più anziano di me, e invece forse è proprio la sua maturità che mi attrae.

In ufficio devo liberarmi dalle attenzioni di un collega insistente, ha più o meno la mia età, ma decisamente non è il mio tipo. Gli uomini pensano che noi donne dobbiamo apprezzare un uomo solo perché è carino con noi, solo perché ci gratifica delle sue attenzioni ed invece non sanno che per noi l’uomo che ci conquista deve essere l’uomo che ci piace, l’uomo che è già da prima nei nostri sogni, se volessi esagerare potrei dire che a noi donne ci può conquistare solo il principe azzurro…

La cena è finita, abbiamo già preso il caffè ora ci alzeremo, prenderemo ognuno la propria strada e chissà quando avrò l’occasione di rivederlo… e poi se le occasioni si risolvono così!… mah! Se almeno avesse funzionato lo stratagemma del cinema, se fossi riuscita ad andare al cinema con lui forse, stando insieme da soli per un po’ più di tempo… la donna ha mille modi per far capire ad un uomo… ma io almeno quattrocento li ho già spesi!…

– Senti se vuoi ti accompagno io al cinema domani, anche se l’ho già visto con te lo rivedo volentieri…- E’ Carlo che ha parlato. Lo sapevo, lo immaginavo, lui sì che sono mesi che timidamente ma insistentemente mi fa a modo suo la corte, ma non mi piace, non mi interessa… ed ora come faccio a dirgli di no, visto che sono stata io a fare pubblica offerta?
E così sono fregata, anche questa sera non è servita a niente, risultato negativo su tutti i fronti, Guido che non mi considera proprio e Carlo… povero Carlo è un bravo ragazzo, ma è così impacciato, così maldestro…

– Sai dopo quello che ha detto Guido ci ho ripensato, credo proprio che questo film di Almodovar non andrò a vederlo…- ci rimane un po’ male ma abbozza, la sua timidezza gli impedisce di insistere.
Usciamo, sono di umor nero, un’altra serata buttata via. Lui è lì che parla con Giorgia che è già salita in macchina, il suo viso è incorniciato nel finestrino gli sta dicendo le ultime cose fondamentali sulla pittura. Ecco Giorgia parte, se ne va. Anche gli altri sono tutti partiti con le loro auto, siamo rimasti io e Guido, abbiamo le macchine accanto, mi dirigo verso la mia C3. Sono imbarazzata non so cosa fare, lui si avvicina e…
– Vuoi un consiglio? Non andare a vedere Almodovar domani, non ne vale la pena… sai è tutta la sera che ti osservo ed ho avuto l’impressione che anche tu … se ti va domani sera potremmo andare a cena insieme, se ti fidi conosco io un bel posticino più carino e più intimo di questo… che ne dici? Ti va? –

Mi va!! Devo controllarmi non posso fargli vedere tutta e tutta insieme la mia gioia, una gioia che non viene solo da quanto mi ha detto ma da come…! E pensare che fino a due minuti fa ero del peggior umore!

Fissiamo già l’appuntamento e ci salutiamo, saliamo ciascuno nella nostra auto.
I tre chilometri dal ristorante a casa li ho percorsi guidando la mia C3 che volava a circa mezzo metro da terra.

 

Loading

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.