Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2015 “All’Inferno si va vestiti eleganti”, di Giulia Orati

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

La vicenda qui narrata racconta la terribile avventura di una donna che entra casualmente in un negozio d’abbigliamento. Il negozio si chiama “L’Ottavo Girone”, riferendosi al Girone dell’Inferno Dantesco, ospitante coloro che usano la malizia in modo fraudolento: ruffiani e seduttori, adulatori e lusingatori, ipocriti. Oltre a ciò, il negozio si rivela essere piuttosto insolito: tutti i vestiti esposti sono amorfi, poco attraenti, tutti grigi e fin troppo semplici. Nulla che possa interessare la giovane, abituata ad uno stile decisamente più raffinato e alla moda. A lei piace apparire, e di sicuro lì dentro non troverebbe nulla che faccia al caso suo.

Altra particolarità del negozio è la presenza dei manichini. Normali manichini senza faccia ma dai capelli che sembrano veramente dei capelli umani. E sono ovunque. Decine e decine di manichini posti in tutti gli angoli del grande ambiente, sistemati nelle pose più strane: chi beve il tè, chi gioca a tennis, chi conversa come se si trovasse ad una festa del 1800.

La ragazza sta per andarsene, quando, però, si imbatte nel proprietario del negozio: un uomo leggermente anziano, non troppo alto di statura, subito gentile e sorridente, ma dagli occhi di ghiaccio, che non esprimono neanche un briciolo del calore del suo sorriso. L’uomo la convince a rimanere almeno qualche minuto, sicuro che sarebbe riuscito a trovarle qualcosa che avrebbe potuto soddisfarla. Sfortunatamente lui non riesce nel suo intento, per  cui la ragazza cerca di defilarsi definitivamente. L’uomo, però, non se la lascia sfuggire e le rivela che gli abiti migliori li tiene nel retro del negozio.

La ragazza, spinta dalla curiosità e anche da un bel briciolo di bramosia, lo segue. Il retro è diviso in due stanze. Nella prima – oltre all’inusuale e costante numero di manichini – c’è un tavolo con sopra tanti oggetti, quali gioielli e portafogli di vario genere. Lei osserva ad alta voce che sembra il bottino di un ladro, e l’uomo le rivela che – sì – in effetti lui potrebbe anche considerarsi un ladro, ma non di quella futile chincaglieria, bensì di anime.

L’uomo continua il discorso spiegando la sua affermazione:

“Non è questo ciò che fanno i venditori? Vi offrono abbellimenti per il vostro corpo in cambio di un pezzetto di anima. Siamo nell’epoca del mostrarsi non per quello che si è, ma del mostrarsi e basta. Una bella collana, un bel rossetto, un bel vestito corto e braccialetti di perle aprono molte più porte di una bella anima. Per cui cosa farsene di essa? Io vendo una camicia elegante che faccia fare bella figura e ricevo uno spirito. E qualche soldo, ovviamente, con le anime non ci pago l’affitto.”

La ragazza commenta dicendo che questo sembra più che altro un patto con il diavolo, e l’uomo, con un sorriso, cambia improvvisamente discorso, conducendo la giovane nel secondo ambiente del suo retro-bottega.
Qui sì che ci sono abiti che fanno al caso della donna, abiti che lei adora e che è subito disposta a comprare. Si viene a sapere che lei ha una cena di lavoro, di lì a qualche giorno, a cui parteciperanno sia i suoi colleghi che il suo capo, per cui, con un abito particolare indosso, vorrebbe provarci con il suo superiore e cercare di rimediare almeno una promozione.
Questo non fa che confermare il discorso portato avanti precedentemente dall’uomo: anche la ragazza fa parte di quel mondo frivolo e pieno di tentazioni, in cui uno strusciamento vale più che ore di lavoro, per salire di livello. Per cui, dopo un altro breve scambio di battute, l’uomo le dice che le avrebbe sicuramente fatto indossare quel vestito, ma che si sarebbe anche preso la sua anima. Non era un semplice scherzo.
La storia si chiude con l’uomo che abbassa la saracinesca del proprio negozio, prima di andarsene fischiettando l’Inno alla gioia di Beethoven. La telecamera entra nel negozio, come fosse i nostri occhi, e ci accorgiamo della ragazza, con indosso il suo bel vestito elegante, tramutata in un disperato manichino senza faccia. Quello che era stato consumato era veramente un patto con il diavolo.

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6 commenti »

  1. Vanità ed altri peccati che rendono reale e diabolica una metamorfosi che normalmente è solo metaforica.
    È il secondo racconto partecipante al concorso, tra quelli che ho letto, che contiene uomini che si trasformano in manichini. Una metafora del conformismo, della solitudine e della vanità dei tempi…
    Nel tuo racconto in modo semplice, con descrizione che si addice ad un corto, tratteggi come la vanità porti la donna alla sua metamorfosi e alla sua dannazione.

  2. veramente interessante, sembra che il negoziante metta alla prova la donna, spingendola a indagare sempre di più su ciò che non appare, ossia i prodotti nel retro bottega stimolando, in questo modo, anche altri aspetti negativi citati nei gironi danteschi, come l’ingordigia e l’avarizia. Lentamente la malizia della donna si rivela nella sua essenza più profonda, trasformandola in un manichino uguale a tuttti gli altri, simbolo, come dice valerio , del conformismo dei nostri tempi. brava

  3. Ti ringrazio infinitamente! 🙂 Il tuo commento mi fa troppo piacere! Questo soggetto (compresa la sceneggiatura) è arrivato già finalista ad un festival del cinema, spero di ottenere anche qui buoni risultati. Grazie ancora!

  4. Non vale in questo caso, soddisfatti o rimborsati. A parte la battuta, noi siamo sempre sottoposti alle tentazioni e la battaglia sarebbe sempre persa se non avessimo saldi principi.
    Complimenti Giulia per il testo.
    Emanuele

  5. Intanto ti faccio subito i complimenti per come è scritto. Non sono un esperto ma credo che il tuo modo di esporre le cose semplificherebbe moltissimo il lavoro del regista. La storia funziona e il colpo di scena finale è da brividi… Complimenti. Sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio racconto “La torretta di Guardia”

  6. Anche se questo soggetto non è stato premiato, grazie a tutti! E’ bello sapere che comunque è piaciuto 🙂

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