Premio Racconti per Corti 2015 “Due imperfetti suicidi” di Giulia Orati
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015La scena si apre con l’interno di uno studio. Uno psicologo, il signor Bernardis, si sta per suicidare. Improvvisamente, però, la segretaria – tramite telefono – gli fa presente che c’è un paziente che chiede di lui. Bernardis, allora, mette momentaneamente da parte la pistola con cui ha intenzione di togliersi la vita, pensando che, d’altro canto, sentire un ultimo paziente non avrebbe rimandato poi di molto le sue intenzioni.
Il paziente è il signor Di Stefano, un uomo che ha da poco perso un figlio a causa di un pirata della strada. Non appena entra nello studio si capisce subito come Di Stefano sia agitato, sembra quasi febbricitante, ma alla fine confessa il perché del suo stato d’animo: ha deciso di togliersi la vita.
Bernardis, nonostante la singolarità della situazione, è costretto, ormai, ad ascoltare e a parlare con Di Stefano come ha fatto tutte le altre volte, per non destare sospetti.
Alla fine della conversazione si intuisce che Di Stefano, probabilmente, accantonerà l’idea di volersi suicidare, cosa che fa lo stesso Bernardis prima che si chiuda il sipario.
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Lo studio del signor Bernardis, lo psicologo, viene presentato come elegante, segno della (almeno apparente, si intende) bravura del professionista. La scrivania, di legno, è lucida, piena di fogli e cartelle, e dietro di essa è stata posta una poltrona dallo schienale alto. Davanti alla scrivania vi sono due sedie per eventuali pazienti che non stiano partecipando ad una seduta, più modeste della poltrona, ma comunque imbottite e provviste di braccioli di legno e di ruote per poter scorrere sul pavimento.
Dall’altra parte della stanza rispetto alla scrivania, vi sono altre due poltrone, utilizzate per la seduta vera e propria: una destinata allo psicologo, molto simile a quella posta dietro alla scrivania, ma con lo schienale più basso, e una per il paziente. Invece del solito lettino, qui si trova una bella, larga e accogliente poltrona, praticamente la stessa che si troverebbe in una baita di montagna di fronte ad un camino: serve ad accogliere meglio il paziente, rispetto ad un asettico e – a volte – intimidatorio lettino da psicologo. Una poltrona del genere esprime più sicurezza, simpatia e familiarità.
Lo studio, come detto, è elegante: questo presuppone la presenza di alcuni quadri, di una libreria, di uno slanciato attaccapanni con la giacca dello psicologo appesa su di esso, e dei tappeti che ricoprono il pavimento.
Nella storia si analizza la tipica seduta tra psicologo e paziente, che, però, di tipico potrebbe avere giusto l’ambientazione, gli intenti e qualche blanda dinamica.
Ci si trova nel caso in cui paziente e terapeuta hanno lo stesso problema: entrambi si vogliono suicidare. Per motivi diversi, certo: per quanto riguarda il paziente, il motivo viene subito espresso, per quanto riguarda lo psicologo, ci si arriverà quando si giungerà al culmine del dibattito.
Perché la seduta sfocerà proprio in un acceso dibattito, quasi un litigio, nel quale psicologo e paziente perdono le loro maschere e diventano semplicemente degli uomini che viaggiano sullo stesso livello, dalle vite diverse ma, allo stesso tempo, molto simili, a partire dal loro comune scopo: il suicidio.
Dapprima, dunque, la conversazione avviene tra psicologo e paziente, poi tra due uomini di pari livello.
Poi, però, la situazione si sviluppa ed il paziente, inconsapevolmente, diventa psicologo e lo psicologo, altrettanto inconsapevolmente, diventa paziente.
Entrambi si ritrovano a sminuire la propria vita e a lodare quella dell’altro in un circolo vizioso in cui ognuno verrà smentito e contraddetto, non importa il livello culturale e i ruoli professionali.
Alla fine di questa singolare seduta, il paziente riceverà alcuni consigli che lo faranno riflettere sulla propria situazione, consigli che a sua volta lui stesso avrà fornito allo psicologo, e anche quest’ultimo si ritroverà in uno stato di confusione che lo farà tornare indietro sui propri passi.
La visualizzazione del transfer psicologico è sempre cosa ardua, mi pare un bel progetto!
Ti ringrazio! Purtroppo, essendo composto tutto da un lungo dialogo tra psicologo e paziente, avrebbe occupato troppo spazio e ho preferito lasciare un riassunto più tecnico. Spero incuriosisca lo stesso! Grazie ancora!
Il soggetto è interessante e può portare a un Corto ben riuscito. Come lettore mi sarebbe piaciuto assistere ad alcuni passaggi della “singolare seduta”.
Ciao Emanuele