Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “L’occasione fa l’uomo ladro?” di Stefania Paganelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

“Scusi, forse le è caduto qualcosa”.

“Non mi pare, no, ho tutto, non mi è caduto niente”.

“E’ sicuro? Sono quasi certo di avere sentito un tonfo, proprio lì vicino a lei”.

“No, no tutto a posto non si preoccupi, la saluto buona giornata”.

“Eppure…io il tonfo l’ho sentito, non me lo sono sognato” pensò tra sé e sé.

Per tutto il resto della mattinata, Luigi Frappoli, impiegato allo sportello cassa della Banca Centrale di …. continuò in modo meccanico il suo lavoro, servendo un cliente dopo l’altro, il suo pensiero però continuava a vagare, non riusciva a togliersi dalla mente quel tonfo e la sensazione di aver notato qualcosa di importante che però continuava a sfuggirgli….

All’avvicinarsi della pausa la folgorazione! Davanti a lui, allo sportello stava una giovane signora, aveva appena cambiato un assegno e ritirato un po’ di contanti. Dalla borsa aveva sfilato un portafoglio marrone e vi aveva infilato i contanti. Il sig. Luigi seguiva l’operazione distrattamente, in attesa che la cliente firmasse la ricevuta, ma alla vista di quel portafoglio la nebbia che per tutta mattina sembrava avvolgere i suoi pensieri si diradò.

Il portafoglio marrone! Ecco cos’era caduto! Ne era praticamente sicuro.

L’anziano cliente del mattino aveva prelevato una forte somma di denaro e l’aveva infilato in un capace portafoglio scuro.

Sul ripiano dello sportello il cliente aveva posato parecchia roba: un raccoglitore, una cartelletta e un fascio di giornali un po’ disordinati.

Per poter firmare tutti i documenti necessari al ritiro di una somma così importante, aveva poi appoggiato il portafoglio sopra i giornali. Alla fine di tutta l’operazione, dopo essersi infilato il cappello e i guanti ed aver cercato il bastone appoggiato lì accanto, l’anziano signore aveva raccolto tutto e si era voltato per andarsene. A quel punto il tonfo.

Ora l’impiegato ne era certo: quando il cliente si era girato verso l’uscita, nella mano sinistra teneva tutta la sua roba tranne il portafoglio.

Poco dopo la banca chiuse per la pausa pranzo, Luigi non stava più nella pelle; aspettò che tutti i colleghi uscissero attardandosi a sistemare qualche documento poi, rimasto, solo fece il giro attorno a tutti gli sportelli fino ad arrivare davanti al suo, si abbassò ed eccolo!!

Incastrato tra il cestino dei rifiuti e la parete di plastica del bancone, ben nascosto, giaceva il famoso portafoglio marrone. Il signor Luigi lo raccolse, lo soppesò, se lo infilò in tasca e andò a pranzo.

 

Luigi Frappoli, lavorava in quella banca da che ne aveva ricordo. Venne assunto subito dopo il diploma di ragioneria, preso con molta fatica, praticamente obbligato dai suoi.

A lui i numeri non erano mai piaciuti, si sentiva un artista dentro, molto dentro in realtà, perché non era mai riuscito a capire in quale “arte” avrebbe potuto applicarsi.

Un sognatore, ecco forse avrebbe voluto fare il “sognatore”. Ma di sogni non si campa e quindi la famiglia obbligò, spronò, minacciò finché quel benedetto diploma fu suo. “Ora saranno contenti” pensò “e mi lasceranno in pace”. Invece il padre, in men che non si dica, gli trovò un posto nella banca della vicina città.

“Sei a posto” gli disse “e fortunato per di più! Sei sistemato per la vita: buon stipendio, bel lavoro e chi ti caccia da lì” continuava a cantilenare il padre. “Un giorno mi ringrazierai, anzi comincia a ringraziarmi adesso! Su le spalle e tira via quel muso.” Luigi alzò le spalle, tirò via quel muso e iniziò a lavorare, convinto che sarebbe stato un lavoro provvisorio, che prima o poi i suoi sogni li avrebbe realizzati.

Poi venne il matrimonio, il mutuo, le bollette, la rata della macchina e il posto in banca non fu più provvisorio.

 

Nella tasca del cappotto, pesante e ingombrante stava il portafoglio marrone. “Prima mangio poi vedrò come restituirlo” pensò avviandosi al solito bar dietro l’angolo”.

Così per scherzo, tanto per far correre i pensieri mentre mangiava in solitudine il suo panino, iniziò ad immaginare cosa avrebbe potuto fare con quella cifra: “potrei fingere con mia moglie di aver vinto alla lotteria e farle un bel regalo così la smette di ossessionarmi. Potrei concedermi un bel viaggio, la macchina sarebbe da cambiare… e poi potrei finalmente realizzare i miei sogni di gioventù, che, per inciso, non ricordo neanche più.

“Ma cosa sto dicendo, appena finito di mangiare, vado dal capo e gli racconto tutto, magari oltre alla pacca sulla spalla ci scappa una gratifica. Oppure rintraccio il vecchietto e lo faccio tornare a riprendersi il suo denaro e forse la gratifica me la da lui!

Però scusa chi lo può immaginare che l’ho trovato io il portafoglio. Era per terra potrebbe averlo preso chiunque! Io ho insistito con il signore e più di una volta, lui era sicuro di non aver perso niente!”

“No niente pazzie! Vado in ufficio e rendo il denaro! Però quando mai mi ricapita una cifra così in mano!”

Andò avanti per un pezzo a dar retta un po’ alla sua coscienza e un po’ al diavoletto tentatore. Ora vinceva l’una ora vinceva l’altro.

Mentre stava per recarsi alla cassa per pagare il suo panino suonò il cellulare, era sua moglie. Rispose e ascoltò, ascoltò, ascoltò, inutile parlare era una di quelle conversazioni in cui era meglio tacere, dopo tanti anni qualcosa l’aveva imparato.

La solita storia: quanto le sue amiche erano fortunate ad avere dei mariti che guadagnavano un sacco di soldi e lei invece no. Mariti che facevano regali ogni tre per due e lui neanche al compleanno, mariti che ogni sera le portavano fuori a cena e lui mai. Con dei figli che studiavano all’estero mentre i loro non studiavano neanche in camera loro. La sua migliore amica giusto stamattina le aveva mostrato il suo cappotto nuovo e lei indossava lo stesso da ben due mesi….

E basta! Quando è troppo è troppo! “Scusa cara c’è un’interferenza, non ti sento più” borbottò e chiuse la comunicazione.

Sospirando mise la mano in tasca lo toccò, lo prese, lo osservò a lungo e decise…

 

L’occasione fa l’uomo ladro?  2

 

“Scusi, forse le è caduto qualcosa”.

“Non mi pare, no, ho tutto, non mi è caduto niente”.

“E’ sicuro? Sono quasi certo di avere sentito un tonfo, proprio lì vicino a lei”.

“No, no tutto a posto non si preoccupi, la saluto buona giornata”.

 

“Bene bene, tutto secondo i miei piani” pensò tra sé e sé.

L’anziano signore uscì lentamente appoggiandosi al suo bastone. La prima parte del piano aveva funzionato a meraviglia. L’impiegato aveva sentito il tonfo distintamente e se ne sarebbe ricordato! Il portafoglio era caduto esattamente dove doveva cadere, nascosto dietro il cestino, non troppo visibile.

Ora non restava che aspettare e godersi il seguito.

Guardando l’orologio stimò di avere circa tre orette libere. Sarebbe tornato nei pressi della banca, verso l’ora di pranzo. Fischiettando e roteando il suo bastone, che, tra l’altro, non usava mai, passeggiò avanti e indietro sul lungolago, poi si sedette su una panchina e lasciò vagare il suo sguardo e i suoi pensieri.

 

Ernesto Scaroli era una distinto avvocato in pensione. La sua carriera era stata lunga e soddisfacente. Soddisfacente era anche il patrimonio che era riuscito a mettersi da parte.

Adesso poteva godersi il meritato riposo e poteva coltivare le sue piccole manie. Come la passione per i formaggi francesi, o la passione per i proverbi e le citazioni.

Ma soprattutto la sua passione per l’animo umano, adorava osservare le persone e cercare di intuirne i pensieri dall’espressione del volto; studiava le massaie al mercato, i ragazzi sull’autobus o i vecchietti al parco e cercava di indovinare i loro stati d’animo o le loro emozioni.

Pensava di essere bravo, talmente bravo da poter scrivere un libro, così per passare il tempo. Il primo capitolo sarebbe stato: L’occasione fa l’uomo ladro?

Gli serviva del materiale di prima mano e a poco a poco aveva messo a fuoco questo progetto. Lo stava elaborando già da qualche settimana ed era disposto anche a perderci un po’ di denaro.

Aveva scelto il sig. Luigi, l’impiegato della sua banca; lo vedeva da sempre, ogni volta che si recava allo sportello per qualche operazione, ma non si erano scambiati mai neanche una parola se non i cortesi saluti di convenienza.

Quell’uomo lo incuriosiva, il suo atteggiamento era sempre molto pacato e il suo volto tranquillo quasi inespressivo, i suoi movimenti erano meccanici, non guardava mai veramente negli occhi i clienti.

“Chissà come reagirà, se lo terrà? Mi cercherà? Lo restituirà?

All’ora di pranzo si incamminò verso la banca. Aveva già visto altre volte il sig. Luigi recarsi a pranzare nel bar lì vicino, quindi vi si diresse senza esitazione, prese posto ad un tavolino libero e si apprestò ad aspettare.

Pochi minuti dopo arrivò l’impiegato il quale si fermò un attimo vicino alla vetrinetta dei panini, ne scelse uno molto grosso e cercò un tavolino isolato. Teneva una mano infilata nella tasca del cappotto.

“Come per proteggere qualcosa” osò immaginare il sig. Ernesto. Fingendo di leggere un giornale l’avvocato non perdeva di vista l’uomo, mentre questi mangiava lentamente il suo panino, masticando con cura un boccone dopo l’altro con lo sguardo fisso davanti a sé.

“Il suo sguardo in questo momento è assente, il suo pensiero sembra molto lontano da qui” pensò Ernesto.

L’espressione dell’impiegato, dapprima seria sembrò rilassarsi un poco, poi un leggerissimo sorriso apparve sul suo volto, ma subito dopo il viso tornò serio, quasi determinato, socchiuse poi gli occhi per un attimo e sorrise di nuovo un po’ eccitato.

“Azzarderei che in questo momento il mio uomo si senta un po’ confuso; secondo me sta cercando di immaginare cosa potrebbe fare con il mio denaro, ma ogni tanto la sua coscienza lo riporta alla realtà.

Starà forse immaginando quale sfizio togliersi? Un regalo alla moglie, un viaggetto, la macchina da cambiare? No, ecco la coscienza s’è fatta risentire, quel denaro va restituito!” immaginò Ernesto. “Troppo facile il suo viso è come un libro aperto, riesco ad intuire tutti i suoi pensieri!”.

Dopo qualche minuto l’impiegato si alzò e andò verso la cassa, mentre aspettava il suo turno suonò il cellulare.

“La moglie senza dubbio” ipotizzò dopo un attimo l’anziano avvocato. “Quello è l’atteggiamento tra il rassegnato e l’irritato, tipico di chi sta ascoltando una sfuriata della moglie. Fa bene a non dire niente, in certi momenti è meglio tacere.”

Poco dopo però l’espressione di Luigi cambiò: era chiaramente esasperato. Poche parole e la comunicazione venne interrotta.

Sospirando l’uomo mise la mano in tasca.

“Ecco ci siamo questo è il momento giusto, ora decide” pensò con trepidazione il sig. Ernesto. Per vedere meglio e non perdersi il momento culminante si alzò in piedi.

L’impiegato tolse dalla tasca il portafoglio, fissò l’oggetto per un lungo istante e infine alzò lo sguardo…

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7 commenti »

  1. Di la verità: tu sei Ernesto Scaroli e hai messo in piedi questo stratagemma ai danni del povero Frappoli solo per poter scrivere questo gustoso raccontino dal sapore mefistofelico… Brava!

  2. Oh! Noo! Mi hai smacherato!

  3. Brava! Molto bello il modo di raccontare il fatto dalla parte dei due protagonisti. Il finale poi… insomma, mi è piaciuto. Avrei piacere se tu leggessi anche il mio racconto per aver modo di conoscere il tuo pensiero al riguardo. Grazie.

  4. Molto caruccio. C’è un contrasto in sottofondo che accompagna con discrezione l’intera vicenda. L’atmosfera rilassata del lungolago, la serenità dell’avvocato in pensione che gioca, come il gatto col topo, con il povero Luigi che, al contrario, è insoddisfatto e malinconico. Mi piace pensare che Luigi abbia restituito il portafogli non solo e non tanto per onestà, ma per una sorta di rivalsa nei confronti della vita e della moglie. E’ la prima volta che può prendere una decisione autonoma in ordine ad una vicenda non secondaria, e che fa? tutto il contrario di quello che pressantemente vita e moglie gli chiedono. Lo fa, però, decidendo per una volta da solo. Bellino davvero

  5. Mi sono veramente divertito leggendo il tuo racconto. La storia dell’impiegatuccio di banca frustrato e dell’avvocato annoiato che ne mette alla prova la rettitudine mi ha ricordato un po le commedie americane degli anni ’60… Davvero una prova eccellente. Mi è piaciuta anche la scelta di raccontare la vicenda da entrambi i punti di vista e quella di ricorrere al finale aperto
    Complimenti. Sarei davvero curioso FI conoscete il tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia” del 27 maggio

  6. l’occasione fa la donna ribelle? perché , da Stefania a Stefania, ti confesso: spero il dolcissimo Frappoli scappi con malloppo e senza moglie.
    Entrambi lo stanno usando.
    Ottima la soluzione del finale aperto

  7. Come finirà? Carognetto, l’avvocato in pensione. Ma la forza del racconto sta nel finale. Ognuno lo gestisca da sé, secondo coscienza. Meglio non dare giudizi morali troppo banali o troppo affrettati. Magari l’impiegato restituirà il portafoglio per ribellione contro la moglie. Oppure farà l’opposto, per troppa accondiscendenza verso la stessa che vuole regali e denaro. Chissà. Ill racconto fa pensare e riflettere sulle nostre coscienze. Dopo averlo letto mi sono chiesto “ma io che farei”? Forse era a questo che volevi arrivare, cara Stefania. O sbaglio?

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