Premio Racconti nella Rete 2015 “La giostra dei pulcini” di Roberto Contini (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Era un gioco divertente e forse anche istruttivo. Inventarsi delle tattiche per indurre i pulcini a uscire dal labirinto attraverso una porta prestabilita stimola la fantasia e l’ingegno. Nella fattoria inoltre non mancava certo la materia prima.
I due bambini adottavano strategie d’azione diametralmente opposte.
Lei si sforzava di rendere conveniente procedere verso la propria uscita. Disegnava piste di mangime fino allo scivolo diretto verso la sua rete; i migliori risultati si ottenevano con frammenti di mela.
Il progetto del fratello era sicuramente più macchinoso. Doveva aver letto da qualche parte che i pennuti sono attratti dalle tinte chiare e spaventati dai colori accesi, tant’è che, in ogni stanzetta del plastico scoperto, aveva tappezzato di bianco le pareti orientate verso di lui, di rosso le altre. Cercava poi di mostrarsi amichevole, fischiettando motivetti dolci e soffiando un tiepido alito sopra i dorsi delle bestiole. Faceva smorfiette e tentava addirittura di truccarsi per assumere l’aspetto di una gallina. Risultava davvero buffo con quel suo berretto rosso disposto a mo’ di cresta. Proferiva parole rassicuranti, che cercava di modulare nei toni tronchi e acuti del pigolio. Quella procedura non sembrava tuttavia particolarmente efficace. La maggioranza degli animali finiva per ruzzolare nel burrone nemico. Il pargolo comprendeva la necessità d’innovare la procedura e si rendeva conto di quanto fosse imperativo agire senza indugio.
La bambina si sentì bruciare di rabbia: il suo rivale stava palesemente imbrogliando! In realtà nessuno aveva ancora fissato regole precise in quel loro nuovissimo passatempo, ma certo inserire direttamente le mani nel labirinto, per direzionare opportunamente i pulcini, sembrava una tecnica non del tutto ortodossa. La fanciulla ebbe un breve, inavvertibile sussulto di piacere solo quando alcuni becchi aguzzi colpirono di gusto un dito di quel baro, costringendolo a estrarre, almeno per tre secondi, il braccio dalla gabbia.
“Vi perdono – dichiarò solenne il piccolo, succhiandosi le minuscole ferite – ma smettete di sbagliare strada: seguite il mio esempio”. Con indice e medio simulò allora di passeggiare, naturalmente verso il proprio campo.
Un pulcino, probabilmente miope, credette di ritrovare, nelle unghiette del bimbo che sforbiciavano a mezz’aria, gli artigli di un gallo e decise di raggiungere il padre finalmente ritrovato.
L’emulazione non è un vizio soltanto umano e molti di quei cuccioli zampettarono incontro alle pareti bianche.
Era sottointeso che i pulcini catturati sarebbero rimasti premio dell’abile cacciatore e la fanciulla non voleva assolutamente rinunciare a tutte quelle prede. Incominciò a osservare le bestiole con estrema attenzione, una alla volta, cercando di indovinare per ciascuna la tentazione più opportuna. Invitava quindi col cibo chi sembrava goloso, faceva correre un filo davanti ai giocherelloni, fissava a lungo i titubanti, cercando di ipnotizzarli. Ebbe un autentico moto d’orgoglio quando riuscì ad attirare i più curiosi accendendo alcuni fiammiferi e lasciando che l’odore di zolfo si propagasse sul suo lato del labirinto, ma alla lunga l’espediente si rivelò controproducente: per ogni animaletto attratto dalla novità, almeno due si allontanavano, disturbati dalla puzza. La bimba allora provò a nascondersi per saggiare se una presenza umana costituisse di per sé un disincentivo a intraprendere una specifica direzione.
Quel gioco appassionava entrambi e avrebbero potuto continuare ad affrontarsi in eterno, ma si era fatto tardi e la mamma venne a chiamarli “Luce, Jav lasciate in pace quelle povere creature e venite a mangiare, che il pasticcio di pollo si fredda”.
oddio che tristezza il pasticcio di pollo alla fine… la fine dei pulcini!!! Abbastanza agghiacciante, ma molto interessante come racconto!
Il racconto è originale come sono originali i giochi dei ragazzi. Luce e Jav hanno trovato qualcosa che permetta loro di primeggiare sull’altro, Ognuno cerca di invitare e condurre i pulcini, cavie o compagni di gioco, dalla propria parte. Creatività e ritmo sono efficaci.
Emanuele
Riconosco Linda che l’epilogo (end pigolo) sia agghiacciante e provochi tristezza.
Sono un credente che alterna attimi di fede convinta a periodi dominati dal dubbio. Evidentemente, è stato durante una di queste ultime fasi che mi ha colto l’ispirazione di scrivere la mesta metafora della sfida tra Jahvè e Lucifero per la conquista delle anime.
Mille grazie per il tuo commento.
Ti ringrazio, Emanuele, per il tuo generoso commento. In particolare, ho gradito la tua focalizzazione su un aspetto a cui ho dedicato particolare attenzione: il ritmo. Avevo infatti sfrondato una prima versione, escludendo ulteriori ambiti di competizione tra Dio e il diavolo, che rallentava e appesantiva la narrazione.
La tentazione e la dedizione questo mi viene da pensare con il gioco dei pulcini… come spesso le favole antiche ci insegnano, c’è molto perfidia e crudeltà nei racconti scritti per i bambini, il male si cela ovunque… forse come metafora per dire che anche nella vita, purtroppo, è così.
Il ritmo mi stimola alla lettura e un’introspezione più profonda, che mi fa scoprire anche il lato tenero della storia, con il pulcino figura emblema di delicatezza.
Da Credente ti dico, non perdere la fede… anche perché illumina molto la tua scrittura.
Complimenti, hai avuto una maestria non da poco, specie per un racconto per bambini!
Ti ringrazio Marta, per avermi raggiunto anche in questa sezione.
Hai colto il nucleo della metafora:tentazione e dedizione sintetizzano perfettamente le strategie adottate da Luce e da Jav, forse poiché costituiscono le modalità operative tipiche che la tradizione attribuisce al diavolo e a Dio, quando si fronteggiano sul “plastico”del mondo.
Le favole sono colme di efferatezze (come hai bene osservato), per poi concludersi fatalmente in un lieto fine (almeno per i protagonisti ritenuti positivi). Nel mio esperimento, quel canone è sovvertito: un epilogo atroce si prospetta dopo un esordio idilliaco. Certi dubbi deflagrano così! La mia speranza, in realtà, è che Dio, oltre a non giocare a dadi, non si trastulli neppure con noi pulcini.
Grazie ancora Marta, per la tua analisi, per i complimenti, per il consiglio, per gli spunti.
Ammetto che non sto leggendo molte storie per bambini, avendo poco tempo mi sto concentrando più sui racconti normali… qui ti ho raggiunto, proprio per leggerti.
Inferno e Paradiso attraverso il mondo che stiamo vivendo ora, le due versioni sono state stereotipate in molti modi e affrontate profondamente in altrettante versioni.
Mi piace perché quasi, se posso permettermi, la tua metafora si trasforma in parabola; è apprezzabile ogni passaggio del tuo racconto.
Bello anche il modo, come tu stesso hai detto, in cui inverti (emotivamente) epilogo e incipit.
Quanto a Dio, il mio umilissimo e inesperto pensiero, è che nonostante tutta la sofferenza che subiamo, non siamo parte di un gioco il cui “giocatore” giochi a trastullarsi con noi. Ovvio, facciamo parte di un “gioco” più grande di noi, ma è anche vero che in dotazione abbiamo molte “carte” e molti “dadi”.
Grazie a te… una delle cose belle è appunto confrontarsi. Insieme.
Concordo Marta e invidio la tua innata propensione all’ottimismo, a cogliere il bello ovunque, a focalizzare sempre l’attenzione sugli aspetti positivi.
Magari fosse innata, come ogni essere umano vacillo tantissimo e spesso cado, l’importante è rialzarsi… cercando di notare la positività e la bellezza, per quanto sembra impossibile esiste. Non è facile coglierla, forse perché spesso oscurata dalle nostre “cadute”… da terra si ha una visuale diversa, ma in questo no senso di ciclo di vita continuo, tutto avrà una collocazione e un suo perché, mi auguro. Altrimenti, perché esistere?
Un pò come i tuoi pulcini, per quanto hanno adombrati dal dramma, sono sintomo di bellezza, di positività… non posso che complimentarmi ancora con te!