Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il caso di Walter Keegan” di Elisabetta Bartolini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Il signor Keegan se ne stava seduto alla sua scrivania sfogliando le cartelle delle vittime di un brutale omicidio avvenuto qualche giorno prima, quando sentì la porta del suo ufficio sbattere alle sue spalle.

“Il signor Devil la sta cercando. Dice di sbrigarsi, è una cosa importante.”

Walter si alzò dalla sua sedia cigolante e si diresse verso la porta, ma prima di varcarne la soglia diede un’ultima occhiata ai fogli sparpagliati sopra la scrivania.

S’incamminò verso l’ufficio del signor Devil e si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.

Il signor Devil lo fece entrare e lo fece accomodare in una delle sedie di fronte a lui.

Il suo ufficio non era molto grande ma piuttosto ben arredato: alle pareti erano appesi trofei di caccia e cappelli da cowboys, di cui andava fiero, mentre agli angoli della stanza erano appoggiati dei mobili antichi mangiati dal tempo.

“L’ho convocata perché ho un altro caso da affidarle!” disse con tono rude e con un sigaro in mezzo ai denti.

“C’è stato un omicidio ieri notte, ed è stato lasciato un biglietto nella tasca interna della vittima.” Appoggiò una busta di plastica trasparente sopra la scrivania e disse “Voglio che se ne occupi lei! Può iniziare già da oggi le ricerche. E’ tutto, si tolga dai piedi adesso che ho da fare un’importante telefonata di lavoro!”

Walter annuì, e mentre stava ritornando verso il suo ufficio udì il signor Devil parlare languidamente al telefono con una certa Vivian.

Si rimise a guardare le carte sulla sua scrivania ma poi si ricordò del nuovo caso e del pezzo di carta che era stato lasciato di proposito addosso alla vittima, che diceva:

 

< Come una goccia d’acqua su un mare infuocato>

 

Cosa poteva mai voler dire una frase del genere? Walter si accese una sigaretta per allentare l’ansia del lavoro, ma della cenere cadendo si posò sopra al pezzo di carta. Soffocò un grido e d’impulso sventolò il pezzo di carta per non rovinare l’unica prova che aveva, ma nel farlo si accorse che il biglietto era costituito da due parti posate una sopra all’altra.

Le divise dolcemente e inizio a leggere ciò che era scritto nella parte inferiore:

 

< Hai trovato la prima tessera del puzzle,

complimenti signor Walter.

Ne rimangono altre 4. Buona fortuna!

M>

 

Walter sobbalzò con un’espressione mista di curiosità e orrore. Come faceva l’assassino a conoscere il suo nome? E come faceva a sapere che il caso sarebbe stato affidato proprio a lui? Iniziò ad agitarsi e le mani cominciarono a tremargli, fino a che non riprese ad analizzare dettagliatamente la situazione.

Da quel pezzo di carta il signor Walter poté constatare due cose: l’assassino avrebbe colpito altre quattro volte e il suo nome iniziava con la M.

 

Quella notte Walter non riuscì a dormire bene.

Sognò una stanza vuota. Lui legato a una sedia e tutto intorno un mare di specchi. Somigliava a una stanza da ballo e non sembrava poi così pericolosa.

I nodi che lo tenevano legato alla sedia si sciolsero, così lui poté finalmente alzarsi da quella sedia cigolante, che gli ricordava tanto quella che teneva nel suo ufficio.

Si avvicinò verso gli specchi e alzò lo sguardo per scrutare il suo riflesso.

Dagli specchi cominciò a colare del sangue e il suo volto cominciò a contrarsi e a cambiare forma trasfigurandosi in un colore scuro, scuro come la pietra che stringeva tra le mani, che allo stesso tempo stava prendendo colore e forma della sua faccia. Si sentì una forte fitta al cuore e cadde a terra.

Walter si svegliò di scatto con la fronte grondante di sudore e mentre quel sudore gli si gelava in corpo il telefono squillò, rimbombando per un momento dentro la sua testa.

“Keegan! Deve venire in ufficio all’istante!” – e chiuse la telefonata. Walter riconobbe la voce del signor Devil e infilandosi le pantofole si precipitò al piano inferiore. Prese le chiavi della macchina e, con le gambe ancora intorpidite, salì a bordo.

Appena arrivato all’entrata principale del comando di polizia passò la carta elettronica nella serratura e si diresse verso l’ufficio di Devil.

“Non ho potuto fare niente” – disse il signor Devil, scoppiando in un pianto dirotto – “Quando sono arrivato era già morto…”

“Di che cosa sta parlando signore? La vittima è morta l’altra notte, lei non c’entra niente.” – rispose Walter.

“Non parlo della prima vittima signor Keegan.”

“Mi sta dicendo che ce n’è una seconda signore?”

“Non ho potuto fare niente, mi dispiace! Non è stata colpa mia!”

“Signore risponda alla mia domanda! C’è stata una seconda vittima?” – domandò Walter con voce alterata.

Il signor Devil si mise a sedere e indicò un punto dietro alla sua scrivania, coprendosi il volto con l’altra mano.

Poco a poco Walter si avvicinò alla scrivania mentre da un angolo di questa vide spuntare prima una mano, poi un braccio e poi un cadavere. Walter rabbrividì e non riuscendo a rimanere in piedi per il sonno e per quella vista orribile crollò sulle ginocchia. Non poteva muoversi, era come incollato al pavimento: il corpo apparteneva a un ragazzo sui 25 anni che Walter aveva conosciuto in un bar e con cui aveva avuto anche una discussione qualche anno prima.

Rimasero entrambi in silenzio con la testa bassa e con un nodo alla gola, fino a che Walter intravide con orrore un pezzo di carta nella mano destra del cadavere. Lo sfilò dalle dita del ragazzo e iniziò a leggere:

 

< Hai trovato la seconda tessera del puzzle Walter, ma ne mancano ancora 3.

Voglio renderti il lavoro più intrigante… le prossime due raggiungeranno il mondo dei morti…insieme

M >

 

Walter continuò a fissare il pezzo di carta e quella M a fine messaggio.

Doveva impedire che il killer colpisse di nuovo, o almeno doveva provarci.

Si sedette con le mani in mezzo alle gambe per nascondere al signor Devil il leggero tremolio.

“Dobbiamo fare qualcosa!” – esclamò – “Non possiamo aspettare che attacchi un’altra volta.. io.. non posso!”

“Lasci fare Keegan! Queste non sono cose per lei!”

“Ma signore.. questo è il mio lavoro!”

“No Walter, me ne occuperò io. Lei vada a letto adesso, che è tardi.” – guardò l’orologio e disse – “Oh diamine! Sono già le 4! Ci vediamo tra un paio di ore, adesso ho delle cose da sbrigare prima che albeggi.” – e se ne andò senza salutare.

Walter si alzò dalla sedia e si mise a frugare nei cassetti del signor Devil, pur sapendo che, se mai se ne fosse accorto, non ne sarebbe stato entusiasta.

Nel primo e nel secondo cassetto non trovò niente di interessante. Quando arrivò al terzo si accorse che era chiuso a chiave e che da esso sbucava l’angolo di un pezzo di carta.

Walter cercò le chiavi del cassetto in tutta la stanza e, dopo una lunga e intensa ricerca le trovò dentro ad un carillon sopra a una mensola polverosa. Era così curioso di scoprire cosa nascondeva quel cassetto che i suoi occhi brillavano alla luce della luna.

Infilò la chiave nella serratura e aprì. Dentro al cassetto trovò un taccuino, i cui fogli, con alcuni angoli strappati, erano simili ai pezzi di carta trovati addosso alle vittime. Lì accanto, una rivoltella con il manico di legno, ma era scarica.

Walter, pensò tra se’ e se’: perché mai il signor Devil teneva quei due oggetti così simili a quelli usati dal killer nel cassetto della sua scrivania? Gli passò per la mente di mettere nella lista dei sospettati anche il signor Devil, ma se lo avesse fatto, pur avendo tutte le prove del mondo, sarebbe stato licenziato perché  nessuno gli avrebbe creduto.

Si sforzò di arrivare a una conclusione ma non riuscì a trovarne una.

Dopo circa dieci minuti il signor Devil varcò la soglia e trovò Walter a sbirciare nel suo cassetto.

“Cosa diavolo sta facendo Keegan? Si allontani subito da quel cassetto!”

“Perché, cosa c’è di tanto importante dentro?”

“Keegan, non lo ripeterò un’altra volta: si allontani subito o la denuncio per violazione della privacy!”

“Che ne dice se la denuncia la faccio io, per omicidio colposo?”

“Ma di che cosa sta parlando?”

“Lo sa bene di cosa sto parlando. Ho le prove.”

“Keegan non dica stupidaggini! Lei non sa neanche cosa volesse dire il messaggio che le ha lasciato il killer!”

“Quale messaggio? E come fa a sapere che quel messaggio era per me?”

“Pensa che sia così stupido? Di certo non ho lasciato che si accorgesse da solo del messaggio nascosto! Si è mai chiesto chi sia stato a tagliare l’angolo del primo strato di carta?” – rivolse uno sguardo di intesa a Walter e disse: “Come una goccia d’acqua su un mare infuocato, Keegan. Provi a scoprire chi sia la goccia d’acqua e a cosa si riferisca il mare infuocato. Non perda tempo in stupidaggini e vada un po’ a dormire. Si vede che è stanco.”

Walter rimase senza parole con mille idee che gli ronzavano nella mente. Era così certo che fosse stato il signor Devil ad uccidere le due vittime? Certo che no! Come non era certo del vero significato del biglietto che il killer aveva lasciato che leggesse. Prese coraggio e disse con voce sicura: “Arriverò fino in fondo alla questione Devil, e se scopro che lei c’entra qualcosa giuro che non resterò a guardare ma dirò a tutti la verità!”

“Anche se lo facesse Walter, non le crederebbe nessuno, lo sa bene.”

“Buonanotte!” e si affrettò a uscire.

Arrivò alla macchina e appena salito a bordo si fermò a ripensare agli eventi di quella sera. La faccenda si stava facendo fin troppo intrigata per i suoi gusti.

Accese il motore e partì.

Arrivato a casa si tolse le pantofole e si infilò nel letto, cercando di riprendere quel sonno ormai perso. Per farlo provò a collegare gli omicidi con il signor Devil, ma inutilmente. Non era stata trovata nessuna impronta digitale nei corpi o nell’area circostante e gli oggetti trovati nel cassetto potevano essere solo una coincidenza.

L’unica cosa da fare a quel punto era dare tempo al tempo e reperire almeno una prova che potesse essere sufficiente per identificare l’assassino.

Dopo aver fatto un’analisi schematica delle idee che aveva in testa, Walter si girò su un fianco e si addormentò.

Il mattino seguente non si recò in ufficio, sentendosi esausto. Verso le 7 di sera si convinse ad andare al dipartimento e dopo essersi scusato con il signor Devil e avergli promesso che sarebbe rimasto a lavorare fino al mattino seguente, per recuperare le ore perse, ricevette una telefonata:

“Signor Keegan?”

“Si, chi parla?”

“Sono il Detective Osborne. Abbiamo bisogno di lei all’incrocio tra la Green Walk e la Rich Street.”

Walter si sentì un nodo in gola pur non comprendendone la causa. La parola “detective” non lo rassicurava affatto.

Si schiarì la voce e sussurrò: “Si detective, arrivo subito.”

Mentre si dirigeva all’incrocio, sentì un forte dolore allo stomaco, come se qualcuno martellasse da dentro. Arrivato alla meta spense il motore e, scendendo dalla macchina, appoggiò malamente un piede e cadde a terra.

“Tutto bene? Si è fatto male?” – disse una voce alle sue spalle.

Walter si girò ed esclamò: “Si tutto bene! Sono solo un po’ distratto a volte”

“Lo vedo. Mi chiamo Jack Osborne e avrò il piacere di aiutarti a risolvere questo caso.”

Era un uomo sui 35 anni, con un pinzetto piuttosto curioso. Non era molto alto di statura ma le sue spalle muscolose lo rendevano forte ed elegante.

Jack lo accompagnò vicino ad un distributore di benzina davanti al quale Walter era passato la sera prima per arrivare a casa.

“Li hanno trovati senza vita questa mattina. Sono stati uccisi con una pietra. Una morte orrenda.”

Walter sobbalzò appena vide la pietra accanto al corpo di una delle due vittime. Era simile a quella che aveva sognato, e, ancora prima che il sergente potesse riuscire a fermarlo, afferrò la pietra e iniziò a scrutarla.

“Ma cosa ha fatto Keegan!! Quella pietra non era stata ancora analizzata! Potevano esserci delle impronte!”

Walter non lo stava ascoltando e continuando a fissare la pietra si ricordandò dell’incubo che aveva avuto qualche notte prima, e non appena gli tornò in mente la forma che aveva assunto nel suo sogno, ritrasse la mano, facendola cadere a terra. Si frantumò in mille pezzi lasciando intravedere al suo interno un messaggio.

Walter si chinò per raccoglierlo e iniziò a leggere mentre l’ispettore si avvicinava per poterne condividere la lettura.

 

< Ne manca uno Walter, solo uno. Non provare a scovarmi ma prova a ricordare.

M >

 

Walter s’irrigidì e si rivolse verso Jack “Io proprio non riesco a capire. Cos’ha contro di me? Cosa ho fatto di male per meritarmi le attenzioni di un omicida?”

“Non lo so Keegan” – rispose Jack – “ma sono certo che alla fine di tutto questo ci verranno date delle risposte… o almeno lo spero…”

“Lo spero anch’io.”

Dopo aver analizzato i corpi delle vittime Walter salutò Jack e s’incamminò verso casa, ma sul ciglio della strada vide un ragazzo disteso a terra, così parcheggiò la macchina il più vicino possibile e corse verso di lui.

“Mi aiuti per favore!” – disse il ragazzo con voce strozzata.

Walter si accorse che aveva un pugnale conficcato in un fianco e istintivamente cercò di sfilarglielo. Poi gli prese la mano e si mise a osservarlo.

Era come se un angelo e la morte giocassero a scacchi sopra al suo cuore, litigando come due bambini per l’anima che stava abbandonando quel giovane corpo. Si accorse che nella tasca del ragazzo si trovava un altro pezzo del taccuino, che diceva:

 

< Adesso puoi scegliere tu la sorte della vittima finale. Proprio come hai fatto con tutte le altre… >

 

Inizialmente Walter non riuscì a capire, ma poi gli tornarono alla mente i due giorni precedenti e gli omicidi che aveva compiuto e i pezzi del taccuino che aveva strappato per poi lasciare nel corpo delle sue vittime. Pensò a come quel caso sarebbe stato in ogni modo affidato a lui per via del suo nome riportato nella prima tessera del puzzle. Poteva essere lui la goccia d’acqua, ma una goccia d’acqua non può estinguere un mare di fuoco, così come un uomo come Walter non avrebbe mai potuto essere accusato di omicidio; un uomo silenzioso come una goccia d’acqua, in un mare di possibili sospettati.

Infine si ricordò della firma lasciata in tutti i messaggi e disse fra se e se “E’ tutto a posto Walter, il tuo nome non inizia con la M, nessuno si accorgerà che sei stato tu.”

Affondò il coltello nella gola del ragazzo che stringeva tra le mani e intagliò nella sua fronte una M capovolta.

“Va tutto bene” ripeté a voce alta, “Va tutto bene…”

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4 commenti »

  1. Racconto ben scritto e ben articolato. La narrazione risulta attenta ai dettagli e a quei particolari che, a prima vista insignificanti , risultano però necessari a chiudere il cerchio. La trama originali e ben costruita ricorda un pò i vecchi film noir alla Marllwe, con colpo di scena finale. Il brano si presta ad una lettura scorrevole e piacevole.

  2. Un piccolo gioiello da leggere tutto d’un fiato, per rimanere letteralmente senza fiato. Il povero, dimesso e insignificante Mr Keegan come un Mefistofele moderno ci trascina pagina dopo pagina nella sua conturbante macchinazione. Complimenti all’autrice!

  3. Bel noir, nella migliore tradizione del genere. Temevo la svolta horror alla Angel Heart (il nome del capo di Keegan ‘Devil’ mi aveva suggerito l’idea che potessi tentare di emulare Alan Parker e il suo signor Lou Cyfer) che per fortuna non c’è stata (c’erano però le atmosfere del film) “Una goccia d’acqua non può estinguere un mare di fuoco” è una bellissima frase ad effetto. Funziona… Trama ben costruita ( ti ci vedo proprio, taccuino alla mano, stilare la scaletta degli eventi e la sequela di enigmi). Bravo. Complimenti davvero. Sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio “La Torretta di Guardia” inserito il 27 maggio.

  4. Brava. Non sono gli omicidi, ma i dettagli sparsi qua e là che chiudono il cerchio, a fare giallo un giallo. Un unico appunto circa la qualificazione del reato. Non si tratta di omicidi colposi (“Che ne dice se la denuncia la faccio io, per omicidio colposo?”), ma volontari e, considerati i biglietti, premeditati. Complimenti. Mi farebbe piacere sapere che ne pensi del mio “Un giorno sotto al porticato” pubblicato il 25/5

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