Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Una ragazza “italiana”” di Maddalena Frangioni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Da alcuni minuti la ragazzina se ne stava in disparte nel corridoio della scuola con gli occhi bassi. La madre, accompagnata dal marito, cercava inutilmente di rincuorarla, ma la figlia non voleva saperne di tenere il busto dritto e guardare avanti.

Erano da poco passate le tredici,  e, a breve, il portone della scuola avrebbe aperto i battenti per far uscire gli alunni, che, vista l’ora, cominciavano a rumoreggiare e a fare baccano con i banchi, pronti all’uscita come un fiume in piena. A un tratto la campanella, come un segnale di guerra, mandò  tre squilli, le porte delle aule di botto si aprirono e i professori, in testa alle rispettive classi, cercarono di contenere l’onda chiassosa che premeva per andare.

La ragazzina, a tutto quel chiasso, ebbe paura e si rintanò vicino alla segreteria. Il bidello, incaricato di dirigere “il traffico”, la scorse nell’angolo e accennò un leggero sorriso. Fatto uscire l’ultimo alunno ritardatario,  le aule tornarono allo stato di quiete e il silenzio riprese posto tra i banchi, come accadeva ogni giorno dopo l’ultima campanella.

I genitori, in piedi, mandavano ogni tanto uno sguardo al grande orologio appeso in corridoio per controllare l’ora nella speranza di tornare presto a casa.

A un tratto una voce dall’ufficio in fondo chiamò il bidello per introdurre le persone, che sapeva in attesa da più di un’ora.  Era il capo d’Istituto che, diversamente dal solito, non aveva ritenuto necessario andare incontro a salutare.  Si limitò con la testa a fare un cenno al gruppetto di sedersi. Poi accomodatosi ben bene sulla poltrona cominciò il rituale delle domande, secondo la prassi stabilita. Chiese al padre  i documenti e con scrupolosità volle sapere tutti i dettagli prima di dare il consenso all’iscrizione della figlia.

Mosso da improvvisa generosità si rivolse alla ragazzina con un complimento chiedendo gentilmente il suo nome. Non ricevendo risposta si spazientì. Il padre capendo la situazione intervenne facendo presente che la ragazzina non poteva rispondere perchè non capiva la lingua. Il preside, al pensiero di dare il consenso e di iscrivere nel proprio Istituto la ragazzina, fu preso quasi da angoscia.  Come avrebbe fatto a giustificarsi  davanti ai docenti se avesse accettato una nuova “straniera”nella scuola. Già aveva accolto altri ragazzi, ma ora era l’ora di mettere un punto. Allora con aria seria e compita lasciò la poltrona e cominciò a parlare al padre di grande impegno scolastico, di difficoltà dei programmi e della fama  del suo Istituto Uscirono dalla sua bocca tante parole che dovevano dissuadere il genitore dall’iscrizione.

Il padre ascoltava senza capire, lo sguardo perso nel vuoto. La figlia osservava la scena e, pur non capendo i discorsi si rendeva conto che si stava tramando qualcosa contro di lei.

Fu in quel momento che il pensiero corse alla sua casa lontana, là, nel suo lontano Paese oltre l’oceano. Ebbe voglia di scappare, di tornare tra la sua gente. Il nuovo Paese che ora l’ospitava non era, come le aveva detto il padre al telefono, un bel Paese accogliente.

L’Italia che l’accolse  in quei primi giorni d’ottobre mostrò tutta la sua freddezza, sottolineando che lei non era una ragazza italiana e mai sarebbe stata alla pari delle future compagne di classe.

 

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