Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “La busta di arance” di Carolina De Santis

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Saro aspettava da  un po’.  Il sole entrava tagliato a spicchi  e dipingeva  un quadro di Mondrien sulla parete bianca, oltre quello non c’era nulla,   la stanza era nuda.

La panca in ferro cominciava a raffreddargli le gambe, accanto a lui c’era la busta con le arance.

Il profumo lo riportò all’agrumeto carico di frutti  che solo a guardarli mettevano allegria. La risata di Totò  ritornò dai ricordi.

  • Allora ti decidi a tirarmi un’arancia?
  • Invece di urlare, spia se viene qualcuno!
  • Tira dai che non c’è nessuno.

L’agrumeto  di Mimì era la conclusione preferita delle loro giornate in campagna. Dopo aver corso, saltato e giocato ai briganti, entravano da una breccia del muro di cinta e si ristoravano con le arance piene e succose che pendevano dai rami.  Mimì li  aveva beccati e rincorsi un paio di volte sparando a sale.  Lui Saro, si era spaventato parecchio ed era sempre più restio a seguire Totò nel luogo proibito.

Spavaldo, con i calzoni troppo corti  tenuti su da una sola bretella di traverso, un berrettino a cencio che arginava appena  un cespo di ricci corvini, Totò era la furbizia. Gli occhi, due spilli acuti mobilissimi , vagavano continuamente oltre quello che gli altri potevano vedere, rivelando una mente pronta e sveglia.

  • Totò oggi non ci vengo da Mimì, l’ultima volta il sale mi ha bruciato per due giorni.

E si toccò le natiche ancora doloranti.

  • Uh quanto sei piagnoso! Dai, che passando ho visto i rami belli carichi.
  • No, non contare su di me. Ha minacciato di dirlo a mio padre se mi vede di nuovo tra le piante.
  • Ma su, staremo attenti.
  • Non vedo perché non possiamo andare all’aranceto di zio Carmelo, lui non se la prende se prendiamo qualche frutto.
  • Le arance di Mimì hanno un sapore diverso: sanno di avventura!
  • Ma che avventura e avventura! A parte il fatto che mio padre dice che è reato prendere la frutta.
  • Eh! Ti pareva che il maresciallo non ci mettesse di mezzo la legge. Mo’ per qualche arancia!
  • Mio padre dice che si comincia con poco, poi uno ci prende gusto e non riesce più a fermarsi.
  • Ma di’ ho la faccia da stupido? Io so fin dove posso arrivare!
  • Sarà! Ma mio padre dice che stai prendendo una brutta strada. Ti ha visto l’altra sera con Vito.
  • Eh che sarà mai! Stavamo solo chiacchierando di certi fatti…
  • Lascialo stare quello!
  • Allora ci vieni da Mimì?
  • No, me ne torno a casa e faresti bene non andarci neppure tu
  • Ma va … va.. immagina come sono calde oggi le arance, con questo sole. Dai vieni, non senti già il sapore in bocca?
  • Andrà a finire che te le porterò in galera le arance!
  • Uh ! Quanto sei tragico! E’ meglio che non vieni, porti iella.
  • Ma si me ne vado,  . sai cosa? Domani non passare a chiamarmi  a casa.  Ha ragione mia madre è meglio non frequentare certe compagnie.

Le gambe stavano diventando insensibili. Ma quanto tempo ci voleva!  Saro si alzò e cominciò a camminare su e giù smagliando il filo dei ricordi.

Il padre, maresciallo della locale stazione dei carabinieri, lo aveva informato che Totò era sospettato di vari furtarelli avvenuti nella zona, e aveva sottinteso il divieto di averci a che fare.

 

 

Quando si  incontravano  per la strada, un saluto furtivo appena accennato, in campagna invece, non potevano fare a meno di essere  amici, ma  giocavano poco e discutevano molto. Gli argomenti, ormai, non riguardavano più le arance. Le loro idee diventavano sempre più antitetiche, contrastanti e pian piano le scelte personali che andavano delineandosi, cominciarono a pesare.

I loro sguardi si incrociarono sempre più raramente e le strade si fecero distanti: Saro all’Accademia Militare e Totò alla scuola di Vito Mezzatasca.

Cominciarono i titoli sui giornali:”Rapina all’ufficio postale”, e a fianco,  la foto di Totò.

“Successo investigativo del giovane maresciallo Rosario Mancuso”

“Sanguinosa rapina al Banco  del  Sud, due morti”  “Il ministro riceve il Maggiore Mancuso”

Ogni volta che  scorreva i quotidiani, Saro avrebbe tanto voluto ricordare  a Totò quella volta in cui aveva detto:

  • Ma di’ ho la faccia da stupido? Io so fin dove posso arrivare!

E fargli notare che non aveva saputo fermarsi.  Che non aveva capito dove arrivare e che aveva continuato ad andare.

  • Colonnello scusi per l’attesa, ma il detenuto è in regime di massima sicurezza e, .  Non è così semplice!

Si era scomodato il direttore in persona e, dietro,  il sorriso di Totò.

  • Sei venuto!
  • Ti ho portato le arance.

 

 

 

 

 

 

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