Premio Racconti nella Rete 2015 “La busta di arance” di Carolina De Santis
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Saro aspettava da un po’. Il sole entrava tagliato a spicchi e dipingeva un quadro di Mondrien sulla parete bianca, oltre quello non c’era nulla, la stanza era nuda.
La panca in ferro cominciava a raffreddargli le gambe, accanto a lui c’era la busta con le arance.
Il profumo lo riportò all’agrumeto carico di frutti che solo a guardarli mettevano allegria. La risata di Totò ritornò dai ricordi.
- Allora ti decidi a tirarmi un’arancia?
- Invece di urlare, spia se viene qualcuno!
- Tira dai che non c’è nessuno.
L’agrumeto di Mimì era la conclusione preferita delle loro giornate in campagna. Dopo aver corso, saltato e giocato ai briganti, entravano da una breccia del muro di cinta e si ristoravano con le arance piene e succose che pendevano dai rami. Mimì li aveva beccati e rincorsi un paio di volte sparando a sale. Lui Saro, si era spaventato parecchio ed era sempre più restio a seguire Totò nel luogo proibito.
Spavaldo, con i calzoni troppo corti tenuti su da una sola bretella di traverso, un berrettino a cencio che arginava appena un cespo di ricci corvini, Totò era la furbizia. Gli occhi, due spilli acuti mobilissimi , vagavano continuamente oltre quello che gli altri potevano vedere, rivelando una mente pronta e sveglia.
- Totò oggi non ci vengo da Mimì, l’ultima volta il sale mi ha bruciato per due giorni.
E si toccò le natiche ancora doloranti.
- Uh quanto sei piagnoso! Dai, che passando ho visto i rami belli carichi.
- No, non contare su di me. Ha minacciato di dirlo a mio padre se mi vede di nuovo tra le piante.
- Ma su, staremo attenti.
- Non vedo perché non possiamo andare all’aranceto di zio Carmelo, lui non se la prende se prendiamo qualche frutto.
- Le arance di Mimì hanno un sapore diverso: sanno di avventura!
- Ma che avventura e avventura! A parte il fatto che mio padre dice che è reato prendere la frutta.
- Eh! Ti pareva che il maresciallo non ci mettesse di mezzo la legge. Mo’ per qualche arancia!
- Mio padre dice che si comincia con poco, poi uno ci prende gusto e non riesce più a fermarsi.
- Ma di’ ho la faccia da stupido? Io so fin dove posso arrivare!
- Sarà! Ma mio padre dice che stai prendendo una brutta strada. Ti ha visto l’altra sera con Vito.
- Eh che sarà mai! Stavamo solo chiacchierando di certi fatti…
- Lascialo stare quello!
- Allora ci vieni da Mimì?
- No, me ne torno a casa e faresti bene non andarci neppure tu
- Ma va … va.. immagina come sono calde oggi le arance, con questo sole. Dai vieni, non senti già il sapore in bocca?
- Andrà a finire che te le porterò in galera le arance!
- Uh ! Quanto sei tragico! E’ meglio che non vieni, porti iella.
- Ma si me ne vado, . sai cosa? Domani non passare a chiamarmi a casa. Ha ragione mia madre è meglio non frequentare certe compagnie.
Le gambe stavano diventando insensibili. Ma quanto tempo ci voleva! Saro si alzò e cominciò a camminare su e giù smagliando il filo dei ricordi.
Il padre, maresciallo della locale stazione dei carabinieri, lo aveva informato che Totò era sospettato di vari furtarelli avvenuti nella zona, e aveva sottinteso il divieto di averci a che fare.
Quando si incontravano per la strada, un saluto furtivo appena accennato, in campagna invece, non potevano fare a meno di essere amici, ma giocavano poco e discutevano molto. Gli argomenti, ormai, non riguardavano più le arance. Le loro idee diventavano sempre più antitetiche, contrastanti e pian piano le scelte personali che andavano delineandosi, cominciarono a pesare.
I loro sguardi si incrociarono sempre più raramente e le strade si fecero distanti: Saro all’Accademia Militare e Totò alla scuola di Vito Mezzatasca.
Cominciarono i titoli sui giornali:”Rapina all’ufficio postale”, e a fianco, la foto di Totò.
“Successo investigativo del giovane maresciallo Rosario Mancuso”
“Sanguinosa rapina al Banco del Sud, due morti” “Il ministro riceve il Maggiore Mancuso”
Ogni volta che scorreva i quotidiani, Saro avrebbe tanto voluto ricordare a Totò quella volta in cui aveva detto:
- Ma di’ ho la faccia da stupido? Io so fin dove posso arrivare!
E fargli notare che non aveva saputo fermarsi. Che non aveva capito dove arrivare e che aveva continuato ad andare.
- Colonnello scusi per l’attesa, ma il detenuto è in regime di massima sicurezza e, . Non è così semplice!
Si era scomodato il direttore in persona e, dietro, il sorriso di Totò.
- Sei venuto!
- Ti ho portato le arance.